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Autore: L u c i n d a    04/07/2011    9 recensioni
"...Arte la so, anche se so che non è vero.
Latino sì, so anche latino, non rompetemi le scatole.
Scienze dovrei rivedere qualcosa, ma non ho voglia.
Fisica, nebbia più totale. E matematica...
'Calcolo combinatorio...' mi ricorda inesorabile il mio io razionale.
Non so neanche cosa sia il calcolo combinatorio, diamine. [...]
No, no. Oggi mi metto a studiare.
Seriamente..."
Genere: Demenziale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola introduzione:
Qualche puntualizzazione sulle note d'autore.
Non sapevo esattamente che categoria selezionare, per cui ho scelto 'comico' perchè alla fine è una shot che mira proprio a far sorridere specialmente tutti quegli studenti che, come me, hanno avuto e sperimentato l'esperienza dell'esame di maturità, ma soprattutto l'esperienza angosciante e drammatica che precede il fatidico giorno dell'orale. 
Da qui si spiegano anche le note Drammatico, Demenziale e Introspettivo, ma sarà tutto più chiaro una volta che avrete letto XD
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STUDENTE MODELLO
-tipica giornata di uno studente maturando-
 



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Sonno inquieto, anche ieri era così, devo ancora abituarmi a questo letto.
Dicono che cambiare posto favorisca la concentrazione, non lo so perché, forse perché si è presi dall’euforia per l’ambiente nuovo, o semplicemente per il mutamento di prospettiva che ci fa vedere il tutto in modo diverso, studio compreso.
Non so quanto sia vero, ma mi sto auto convincendo che lo sia, anche se sin’ora i risultati sono stati ben pochi.
Ideona andare a dormire dalla nonna nei giorni pre esame..
La luce entra indisturbata dalle righe della tapparella, io odio la luce, ma odio anche il caldo estivo di fine giugno, e almeno uno dei due mi è toccato sopportarlo. Ho scelto la luce.
Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Mi rigiro nel letto schiacciando la faccia nel cuscino, allungo il braccio verso il comodino per prendere il cellulare: le 7. Non ci posso credere.
Luce di merda, ho sonno.
Cerco disperatamente di riaddormentarmi, la sveglia suona tra più di un’ora e non voglio togliere nulla al mio riposo, per me il riposo è sacro.
Rimango in un dormiveglia animato sporadicamente da qualche immagine confusa, sogni forse, visioni indefinite. Inevitabilmente subentrano i pensieri.

La Rivoluzione Russa…
No, ti prego, non adesso, voglio dormire.
Se porti Orwell te la chiederà per forza, anche i Totalitarismi…
Dopo, dopo, ci penso dopo.
1984… Di cosa parla 1984?
Non mi ricordo.
Merda.
Riprendo il cellulare con uno scatto nervoso, le 7 e 45. Che mondo ingiusto.
Guardo il soffitto con gli occhi spalancati.
Come devo fare...? 
Faccio una rapida rassegna delle materie.
Arte la so, anche se so che non è vero. Latino sì, so anche latino non rompetemi le scatole. Scienze dovrei rivedere qualcosa, ma non ho voglia. Fisica, nebbia più totale. E matematica..

Calcolo combinatorio… mi ricorda inesorabile il mio io razionale.
Non so neanche cosa sia il calcolo combinatorio, cazzo.
Devo mettermi a studiare.
Sì, è questa la conclusione a cui arrivo sempre, peccato che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare. E’ stupefacente come i proverbi sappiano spiegare con esauriente semplicità quello che ci sconvolge.
No, no. Oggi mi metto a studiare.
Seriamente.

La Rivoluzione Russa..
Che tormento. Odio i russi.
Marx..
Ecco, filosofia non l’avevo ancora messa in conto.
Ma questi russi dovevano farla per forza la rivoluzione? Mannaggia a loro.
Suona la sveglia. "No…” mi lamento, avvolgendomi addosso il lenzuolo. Ancora cinque minuti, ho sonno.
La porta si apre ed entra mia nonna.
“Cucù!” mi dice, come se fossi ancora una bambina. E’ tenera mia nonna ma in un frangente del genere diventa piuttosto insopportabile, specialmente dopo che la sera prima si era fatta una discussione apposta e si era deciso che gli orari me li sarei dovuti scegliere da sola.
E’ venuta a svegliarmi lo stesso. Tenera sì, ma anche testona, accidenti.
“Sì nonna ma mi sveglio da sola” le rispondo alterata. Lei se ne va in silenzio e non riesco a capire se si è offesa oppure no, mi sento un po’ in colpa.
Cominciamo bene.
Dopo neanche mezz’ora sono sui libri, o meglio, sono alla scrivania, ma i libri ancora sono chiusi, devo ancora decidere cosa fare.
Scienze? No. Arte? La so.

La Rivoluzione Russa…
Va bene, va bene, facciamo sta Rivoluzione Russa.
Apro il quaderno con gli appunti della rivoluzione che non sono miei ovviamente, la scrittura è piccola e le pagine sono tante. Troppe.
Se avessi internet cercherei qualcosa di più corto. Lancio uno sguardo al pc.

No, no, il computer no.
Perché no?
Perché sarebbe la fine ancor prima dell’inizio.
Ma figurati, cerco solo qualcosa sulla Rivoluzione Russa.
Ti prego..!!
Smettila.
Guardo se nelle reti wireless c’è qualcosa di non protetto: “wlan up” con segnale pieno, questo è un segno del destino. Mi connetto. La serietà dura solo qualche minuto.
Mannaggia ai russi, ripeto tra me.

Mannaggia a te..
Chiudo la pagina di google, apro facebook.
La fine.

 
Tra tre giorni hai un orale vorrei ricordarti.

Il senso di colpa mi investe. Lo so, ma non ce la faccio, è inutile. E’ come se avessi la nausea nei confronti dello studio, come se non trovassi più alcuna volontà, come se il mio io negasse tutto colto dallo sfinimento più totale.
Sfinimento. E’ questo quello che sono stati questi ultimi anni dopotutto.
Potrei limitarmi a studiare la tesina.

E il resto?
Il resto lo so, l’ho studiato per la terza prova.
Non diciamo fesserie, per piacere.
Hai ragione.
Hai avuto culo nella terza prova, non sperare sempre nella fortuna.
Sì, lo so.
Spegni il computer.
Ok.
Chiudo il pc senza realmente spegnerlo, non si sa mai, un altro attacco di fancazzismo potrebbe essere alle porte.
“Io esco!” mia nonna entra in camera e mi vede in mano gli appunti. “Stai studiando?”
“Sì” rispondo, e mi sento in colpa anche per questo. Non stavo affatto studiando, cazzo.
Mia nonna esce di casa richiudendosi la porta alle spalle.
“Torno per le 11 e mezza” mi dice prima di uscire.
“Ok!” le rispondo.
Non avrebbe MAI dovuto dirmelo.
Guardo gli appunti che ho finto di studiare con tanto interesse e vedo le parole confondersi tra loro.
Non potevano starsene a casa loro invece di fare una rivoluzione?
Mi alzo abbandonando tutto sulla scrivania, prendo l’i pod e lo collego alle cuffie. La musica parte e perdo la concezione del tempo.
Che me ne frega, tanto oggi pomeriggio vado dalla Fra a studiare.
Ogni tanto guardo l’ora. Ho tempo fino alle 11 e mezza, poi giuro che mi metto a studiare.
Finisco di cazzeggiare prima del dovuto, colta dai sensi di colpa. Mi siedo alla scrivania e mi costringo a concentrarmi sui russi.

Se non ti trovi a studiare da quegli appunti allora riscrivili più chiaramente.
Ascolto il consiglio, incomincio a ricopiare, chissà, magari qualcosa mi entrerà in testa.
Dio, salvami.

 
Pranzo in fretta, alle 2 e mezza devo essere dalla Fra.
Ci troviamo bene a studiare insieme, siamo nella stessa classe sin dall’asilo. Tuttavia la nostra voglia di studio ha subito ecco..un moto parabolico discendente. Le prime volte eravamo entusiaste e diligenti, poi sono cominciati a subentrare i piccoli gossip giornalieri, le prime distrazioni, la racchetta acchiappa mosche…
Sono due giorni che proviamo a concentrarci, ma la voglia passa dopo la prima mezz’ora. Inevitabilmente poi cominciamo a dire cagate, a pettegolare, a ridere ed acchiappare le mosche con la racchetta elettrica…
Farei di tutto pur di non studiare, mannaggia a me.
Prendo la bici e vado verso casa sua, oggi ci aspetta filosofia, e sono carica, devo rifarmi da stamattina.
Ci sediamo in cucina e tiriamo fuori tutto, da brave, con tanto di astuccio e programma. Tiro fuori anche il bigino dal quale ho attinto preziose informazioni durante l’anno.
Il ripasso di Kant in qualche modo ce lo sbrighiamo, poi arriva lui, Giovanni Amedeo Fichte.
Giovanni Amedeo?!
Scoperta clamorosa, il mio bigino italianizza i nomi di tutti i filosofi.
Federico Guglielmo Shelling… Giorgio Hegel… Arturo Shopenhauer… Ludovico Feuerbach… Augusto Comte… Erberto Spencer… Sigmundo Freud…
Sigmundo è proprio terribile.
Dichiaro ufficialmente concluso il nostro pomeriggio di studio intenso di filosofia.

No no no no!! Devi studiare!!
Eh, ciao.
Decidiamo di uscire ad informarci per i biglietti dell’autobus che prenderemo per andare al mare a fine luglio. La vacanza di maturità.
Ci salutiamo ad una traversa dicendoci che domani faremo fisica, e che dovremo essere certamente più serie di oggi.
Sì, anche ieri l’avevamo detto.

 
Pedalo stancamente mentre torno a casa di mia nonna, penso all’orale e al fatto che manchi veramente poco, e che non sono pronta, per niente.
La Rivoluzione Russa..
Ma basta, che persecuzione.
Quando torno a casa devo mettermi a studiare, oggi non sono riuscita a far nulla. O per lo meno ripeto la tesina.
No, no. La tesina la ripeto stasera a Marco.
Arrivo a casa e mi metto a parlare con la nonna, cercando di evitare prontamente l’argomento ‘studio’.
Beata lei che non ha di questi problemi, penso, mentre la ascolto raccontarmi di quando era giovane.
Mi descrive come preparava la pasta coi legumi quando ancora viveva nelle campagne della Sicilia, ah, vorrei la pasta coi legumi.

Non ti piacciono i legumi.
Farei di tutto pur di non studiare, lo sai.
Sei senza speranze…
 

Faccio la doccia, ceniamo ed esco.
Non vedo Marco da tre giorni per colpa dell’esame, sto sempre a casa a studiare, lui domani parte e torna domenica.
E io dovrei ripetergli la tesina?
Per sicurezza me la sono portata dietro, non si sa mai.
Andiamo in un centro commerciale per stare più freschi, così gli ripeto tutto con tranquillità.
Mi sento in colpa, so che non ha voglia di sentire la mia tesina ma lo fa perchè sono io e perché si è stupidamente innamorato di una tal cretina come me.

Se avessi studiato stamattina a quest’ora avreste potuto fare altro.
Che martirio.
Arriviamo al centro commerciale. Chiude alle 9, e sono le 8e45. Non c’è destino.
Fanculo alla tesina.
Andiamo in centro a farci un giro, abbandono il fascicolo in macchina e mi dedico a lui, che non vedrò più se non il giorno dell’esame.

Tra tre giorni.
Oddio.
Che ansia.
Ci salutiamo con un bacio.
“Stai tranquilla” mi rassicura, alludendo al fatidico giorno, il mio stomaco si contrae.
Tranquilla un cazzo, Marco.

Poverino, ti vedrà fare una figuraccia il giorno dell’orale.
Grazie.
Devi studiare. S T U D I A R E.
Saluto Marco con un cenno facendogli un sorriso falsissimo per ringraziarlo del suo incoraggiamento. Beato lui che va a divertirsi, e io sono qua, a studiare.
Che tale ingiustizia.

Che invidia, vorrai dire.
Già.
 
Salgo a casa e do la buona notte a mia nonna che mi ha aspettato sveglia. Che tenera mia nonna.
Mi butto sul letto, stanca.

Ma stanca di cosa?!
Ma che ne so.
Cerco di prendere sonno affondando la testa nel cuscino. Mi addormento felice, il sonno riesce a levarmi dalla testa tutte le mie preoccupazioni.
Quasi tutte.

 
La Rivoluzione Russa…
Sono le 0:37..... -2…
 

Che strazio. 





Epilogo
Ovviamente la fic era già pronta a -2 dall'orale, ma l'ho postata solo oggi per scaramanzia! xD
Oggi è stato il fatidico giorno e diciamo che è andata, ora non voglio più sentir parlare di scuola, di esami o quant'altro, sono liberaaaaa!! Che leggerezza *.*
Un bacio a tutti e se avete voglia di lasciarmi un piccolo commento sappiate che lo leggerò con piacere ^^
luci ^^



 
   
 
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