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Autore: Aesir    05/07/2011    2 recensioni
Non so perchè mi sia venuto in mente questo strano crossover con Assassin's Creed... la parte ambientata a Venezia è una mia invenzione, non c'è una campagna così nel gioco, l'ho scelta solo perchè conosco molto bene tale città. Sa un po' d'assurdo, però...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dubhe
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Sogni di sangue

Nella sua stanza, un buco umido che sapeva di stantio e di muffa, con il pugnale posato attentamente vicino a sé, Dubhe era immersa nel sonno.
Ma non era un sonno tranquillo; la ragazza si agitava, contorcendosi sotto le coperte, bagnata di sudore.
Era sempre così, ogni notte: ormai doveva solo aspettare i sogni, conosceva fin troppo bene il copione che doveva svolgersi.
Eppure, quella notte lo spettacolo fu molto diverso…
Cammino in una città. Palazzi di pietra, strade lastricate… sembra molto ricca.
Ma è così strana.
Mi guardo intorno, stupita: tutto questo posto, sembra essere costruita sull’acqua. Ci sono ponti ovunque, e battelli e strane barche con la punta rialzata che trasportano uomini o mercanzie. L’aria è impregnata di un odore salmastro; sembra la Terra del Mare, ma… non ho mai visto un posto del genere lì, e credo d’averla girata tutta.
È un luogo strano.
Colta da un dio o da un demone abbasso lo sguardo su di me.
Sono vestita… in maniera assurda come questo posto, almeno. Indosso un abito bianco, decorato, con il cappuccio, legato in vita da una cintura decorata d’argento, e sotto da una fascia rossa, nella quale v‘è il fodero del pugnale del Maestro. Sul bianco si scorgono sfumature dello stesso colore, come l’interno del mantello che ondeggia dietro di me, trattenuto sulla spalla destra.
Attorno al braccio sinistro porto un bracciale di cuoio, rinforzato e decorato da intarsi d’argento, e non appena aziono un meccanismo ne scatta fuori una lama lunga e sottile.
Mi premuro di nasconderla di nuovo, guardandomi intorno: fortunatamente non mi ha vista nessuno.
Non so a chi appartengano gli abiti che ho addosso, anche se un’idea me la sono fatta.
Sono vesti da Assassino.
Supero l’ennesimo ponte. Lo spettacolo che mi si apre davanti agli occhi è grandioso.
Stanno costruendo un edificio immenso, ai miei occhi sembra grande almeno come il palazzo reale a Makrat.
Mi avvicino ad un uomo e chiedo: “Scusi… cos’è quest’edificio?”
“È di fuori, vero?”, replica questo, in tono divertito.
Annuisco seccamente. “Me l’aspettavo”, continua questi “non c’è abitante di Venezia che non sa che quella è la Basilica di San Marco! Sarà un’opera grandiosa, una volta ultimata.” Sospira.
Un edificio religioso… e bene, ora so che questo luogo si chiama Venezia. Vediamo di farlo continuare a parlare.
“Perché ‘se sarà ultimata‘?”, chiedo.
“Sa, con i tempi che corrono…” fa, guardandomi. “Lei è giovane… e bella”, a questo commento non posso fare a meno di arrossire. “Ma immagino sappia che cosa sta succedendo in giro…”
“Eh, sì”, replico, non avendone la minima idea, ma sapendo che è il modo migliore per tagliar corto.
“Beh, devo proprio andare. È stato un piacere parlare con una fanciulla così graziosa. A rivederla!”
“Altrettanto”, mormoro.

Arrampicati, forza.
Striscia nell’ombra, muoviti
Una guardia, attenta.
Il soldato si volta, gli passo alle spalle e, prima di riuscire a fermarmi, incomprensibilmente il mio braccio scatta in avanti e gli taglio la gola con la lama da polso.
Stringo i denti, pronta a sentire la Bestia ruggire.
Invece niente, silenzio assoluto.
Per un attimo contemplo l’assurdità della cosa: sono libera.
Dentro di me, non ne capisco il motivo, sento altresì che quella vittima è inevitabile, che la missione dev’essere portata a compimento: è un imperativo che non capisco, ma sento di dover eseguire.
Ma nulla è ciò in confronto al fatto di essermi sbarazzata della maledizione.
La gioia mi invade, facendomi commettere un passo falso.
Una seconda guardia mi vede, grida…
Salto, facendo una capriola e atterrando in una balla di fieno, senza danni.
Mi toccherà attendere.
Non so perché sto facendo ciò, ma sento che lo devo fare, l‘ho già detto: il mio corpo avanza quasi autonomamente.
Non so se Nihal s’è sentita così, nella ricerca che dovette compiere per trovare i santuari, ma l’ho sempre immaginata in questo modo, quando leggevo le Cronache.
Mi arrampico di nuovo, salto, mi nascondo, torno ad arrampicarmi.
Giungo ad una finestra aperta.
Scivolo dentro in silenzio.
C’è un uomo che dorme, in una stanza piena di velluti, suppellettili e di oggetti d’oro.
Contrariamente alle mie abitudini mi dirigo non verso di questi, ma in direzione dell’uomo addormentato.
Dal braccio scatta fuori la mia lama e lo trafiggo.
È giusto.
In pace requiescat*, penso.
Che cosa significa? Mi chiedo subito dopo.
Sento un rumore, lo scricchiolio di una porta.
“Ehi! Ferma!” grida qualcuno.
Dannazione!
Corro, mi arrampico, mi acquatto dietro i muri, evito per un pelo di finire in un canale e alla fine mi nascondo in un vicolo, dei quali questa Venezia sembra essere piena.
Mi hanno scoperta, però l’omicidio è andato a buon fine.
Ripulisco con fare distratto la mia lama.
Io sono Dubhe della Terra del Sole… io sono un’Assassina.
Mi dileguo, pensando al mio successivo obiettivo…
Accidenti, successivo obiettivo di cosa?, penso.
Non importa, so che ho una missione da compiere e mi basta.

_______________________
* 'Riposi in pace',
in latino

   
 
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