Prayers.
Sua madre le aveva insegnato a chinarsi davanti alla magnificenza
delle arcate della Chiesa, di fronte ai mosaici sulle vetrate, e al cospetto di
un unico canto, donato a Dio da centinaia di persone.
Così, anche quel giorno, Karen Kasumi, in piedi tra la folla, mormorando le sue
preghiere, osservava con rispetto tutto ciò che la circondava.
E fu proprio nel voltarsi per poter vedere meglio un anfratto della Chiesa che notò
una bambina. Era più piccola di lei, e molto, molto fragile. Tremava.
Le strinse la mano, e le chiese il suo nome. “Kazuki”, rispose lei.
Quella sera, Karen, stringendo tra le mani una candela, pregò per quella creatura
così fragile, e versò una lacrima per lei – e in quel pianto vi fu l’incrollabile
fiducia di una bambina.
Anni dopo, Karen, mentre stringe a sé il corpo di Nataku e ne accarezza il viso
con delicatezza, versa nuovamente una lacrima, ed un’altra, ed altre ancora – e
in quel pianto v’è l’eterno amore di una madre.
Oh, insomma. Sono entrambi nella Top Three dei miei personaggi preferiti, in X,
e al volume 18 non ho retto.
Ora, sinceramente non so quanti anni potesse avere Kazuki quando morì, né mi
pare che venga specificato; e lo stesso vale per la piccola Karen. Allo stesso
modo, credo che sia improbabile che si siano incontrate in una Chiesa
cristiana, specie a Tokyo.
Però, dai, passatemela. :3
Vi lascio con una delle strofe più commoventi dei Nightwish, che trovo
particolarmente adatta al loro rapporto.
Be still, my son: you’re home.
Oh, when did you become so cold?
The blade will keep on descending – all you need is to feel my love…