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Autore: Siz    15/03/2006    5 recensioni
un chiarimento che entrambi aspettano da anni, un ragazzo che non ce la fa più, con troppo dolore dentro, passato e presente che vengono finalmente compresi. Un angst malinconica e drammatica ma il finale sarà dolce...non vi fa male veder ogni volta combattere i due fratelli?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gokugakuji, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno! Ecco una ff angst, sapete tutte che non sono molto brava in questo genere ma sono soddisfatta del risultato e spero lo sarete anche voi. Il titolo deriva dal fatto che Gojyo è sia un half-blood (mezzosangue) che un half-brother di Doku (ovvero fratellastro con un genitore comune).

La ff è dedicata a Kuso Baba (caraaaaaa *__*) perché non solo mi ha aiutato ma è da una frase della sua bellissima ff puzzle che ho preso spunto, ci ho lavorato sopra ed è uscito questo. La frase della mia bravissima ispiratrice era “Rivoltanti come sua madre, che aveva passato tutta la vita a piangere il tradimento di suo marito, rivoltanti come suo padre, che aveva avuto la “brillante” idea di far crescere a sua moglie il suo figlio bastardo, rivoltanti, infine, come suo fratello, che lo aveva rinnegato per mettersi al servizio di Kougaiji. Aveva persino cambiato nome pur di cancellare ogni traccia del suo passato… e pensare che una volta gli aveva confessato di averlo fatto perché “Kou” (così lo chiamava amorevolmente) gli ricordava tanto lui… già lui che, ogni volta, si ritrovava a dover incassare colpo su colpo… ma adesso… adesso basta.” E attorno a questo ruoterà la ff.
Perciò tanti bacioni a Kuso Baba e buona lettura a tutte.





Gojyo era davvero strano quel giorno. La jeep/hakuryu aveva fatto una lunga strada, sotto il gelo pungente di Gennaio; i quattro ragazzi, incuranti del freddo e vestiti pesantemente si erano messi in viaggio quella mattina, subito dopo l’alba, e si erano fermati solo per pasti e bisogni fisiologici. Ma la loro sofferenza era stata ricompensata perché, ora che era quasi il tramonto, erano riusciti a giungere nell’unico centro abitato nel raggio di chilometri e chilometri in quella tundra gelida.
Il kappa dai fluenti capelli rossi, durante tutto quel tempo, non aveva aperto bocca, proprio mai, neanche una volta. Lui non era un tipo petulante come Goku, ma di solito le battutine che uscivano dalla sua bocca non si contavano e gli dispetti per far scattare l’ira e di conseguenza le risse con il suo scimmiotto preferito era ancora maggiori. Cosa stava succedendo al pervertito di un kappa?
Questo si chiedeva Goku durante le lunghe ore di silenzio a cui era costretto in quello scomodo sedile posteriore. Di solito lui e il rossino litigavano, scherzavano, mangiavano, litigavano ancora, mangiavano, venivano picchiati…ma soprattutto si divertivano, sempre. Ora invece era tutto così noioso…e poi quel freddo sembrava penetrargli nelle ossa. Si strinse nel cappotto scuro che indossava e guardò verso il Sole…se solo avesse potuto rifugiarsi nel suo abbraccio caldo e luminoso come riusciva a fare da qualche notte a questa parte, quando si infilava silenziosamente nel sacco a pelo del ragazzo più grande senza che questi (per volere di non si sa quale kami, anche se un’idea io ce l’avrei) si arrabbiasse o lo scacciasse.
E invece adesso anche il suo sole sembrava oscurato dall’ira. Non apriva bocca neanche lui da più di tre ore (a parte qualche raro –Tsk-) e non rispondeva neanche più ai suoi lamentosi –Saaaaanzo, ho fame!!! Quando arriviamo?- che nascondevano solo la voglia di incontrare quelle ametiste adorate.
Ma cosa succedeva a tutti? Si chiese nuovamente con le lacrime agli occhi; l’unico normale sembrava Hakkai che continuava a guidare e sorridere come suo solito.

 

-Saaaaanzoooo, fra quanto arriviamo???-  neanche il tempo di finire la frase che delle case scure contro il cielo grigio di nuvole apparvero basse all’orizzonte.
-Evviva!!! Cibo!!! Hai sentito pervertito? Si mangia!- urlò entusiasta contro il rosso che se ne stava stravaccato contro lo schienale a fumare una sigaretta con la mano che gli tremava per il freddo.
-Nh- rispose solo quello guardandolo di sfuggita e schiacciando la sigaretta contro la portiera della macchina. Un –Kyuuuuuuuuu- sofferente ed arrabbiatissimo di alzò dal cofano della jeep.
-Gojyo, per favore! Hai fatto male al povero Hakuryu!-
-Sì sì, scusa- rispose il mezzodemone tornando con sguardo perso al panorama alla sua destra.
Cosa gli sta succedendo? Si chiese ancora Goku con le lacrime che stavolta pungevano forte ai suoi occhi. Seguendo un istinto momentaneo, il ragazzino si tese verso l’altro lato della vettura e con le braccia circondò lentamente la vita del rossino, lo strinse sui fianchi magri e mise la testa sulla sua spalla, poi, senza essere sentito dagli altri chiese sottovoce
-C’è qualcosa che non va?-
Gojyo si accorse del movimento dell’altro solo quando sentì il respiro solleticargli il collo, solo poi avvertì il corpo caldo e morbido, come quello di un bambino, premuto contro di lui, le braccia attorno alla sua vita, la testa che gravava piacevolmente sulla spalla ed afferrò le parole che gli aveva rivolto. Voltò la testa e ritrovò il suo sguardo in un mare dorato pieno di apprensione e affetto. Abbozzò un sorriso tirato e scosse lievemente la testa
-Non sono un cuscino, quindi togliti-
Goku ci rimase malissimo e ritornò mesto mesto al suo posto con la testa bassa…ma sorrise fra se e se perchè gli sembrava uno sprazzo del vecchio Gojyo. Non aveva notato lo sguardo ametista che con occhi di brace aveva seguito tutta la manovra.

Gojyo sospirò più calmo. Quel Goku…mphf. A volte era davvero pestifero e lo faceva arrabbiare, mentre altre volte era così dolce e tenero, proprio come un peluche. Una parte di lui avrebbe voluto rispondere all’abbraccio, avrebbe voluto strapazzarlo di coccole, ma l’altra parte non era proprio dell’umore gusto per avere rapporti umani, non per quel giorno almeno.
Sapeva che il demone dagli occhi dorati era davvero in ansia per lui e gli dispiaceva farlo sentire così, lui che sembrava volergli così bene, lui che era riuscito a restituirgli un po’ di calore in quell’abbraccio, lui che era considerato come un fratellino minore, un dolcissimo e affettuosissimo fratellino con cui scannarsi e mangiare, a cui insegnare a giocare a carte e magari i primi trucchi dell’imbroglio, o a rimorchiare o magari nuove mosse per il combattimento anche se il moccioso era più forte di lui. Un legame fraterno, non un legame di sangue ma più forte di tanti del genere. Forte come quello che sentiva con Hakkai e…beh, un pochino anche con il bonzo corrotto (ma questo non ditelo in giro. Shhhh!!) Non un legame di sangue…
Dopo che tutta la sua famiglia lo aveva abbandonato non gi era rimasto nient’altro che quel gruppetto sgangherato che viaggiava sulla jeep. Dopo che sua madre, quella naturale, una semplice amante, era morta; che suo padre lo aveva portato in casa con se, ma non se ne era mai occupato molto, lo aveva lasciato alle “cure” della matrigna la sua moglie legittima, che aveva tradito per anni e solo di fronte al misfatto (ovvero lui stesso, povero innocente neonato che portava su di sé i colori eretici del peccato) aveva confessato di avere un’amante; che la sua matrigna lo aveva sempre disprezzato, trattato come feccia e tentato di uccidere nonostante lui la amasse con tutto se stesso, come solo un figlio fa con la donna che gli ha dato la vita e l’ha cresciuto, nonostante l’unica cosa a cui anelasse e che fosse davvero importante per lui (più della propria vita che avrebbe sacrificato pur di fermare le lacrime di quella donna) era ricevere il suo amore…per sempre negatogli. E per ultimo suo fratello…l’unico ancora in vita. Colui che lo aveva salvato dalla morte sacrificando il legame che lo univa a sua madre…e che ora era suo nemico.
Ora invece aveva una madre premurosa (ovvero Hakkai…ma sarebbe stato contento se avesse saputo che Gojyo lo considerava così?), un fratellino minore da poter amare…e…e…beh, Sanzo cos’era? La suocera?

Finalmente Hakuryu arrivò nel centro del paese e fermò il motore giusto davanti l’unica locanda presente. Tutti scesero infreddoliti dalla macchina che subito si ritrasformò in draghetto bianco ed andò a rifugiarsi sotto il caldo giaccone del demone dagli occhi verdi, sospirando di sollievo e sollevando una nuvoletta di vapore per il freddo intenso a contatto con il suo piccolo respiro caldo. Hakkai lo strinse forte a se ed entrò nella locanda seguito dai suoi compagni.
Con assoluto dispiacere dei quattro ragazzi, la piccola locanda poteva offrire solo due doppie poiché tutte le singole erano già occupate.
-Grazie mille, le prendiamo- disse con un sorriso Hakkai alla
receptionist afferrando il paio di chiavi che gli porgeva.
-Tsk!!- esclamò incazzato nero Sanzo che detestava passare la notte con anche solo uno di quegli animali (compreso Hakuryu) che viaggiavano con lui…nonostante le azioni delle sere precedenti lo smentissero da solo.
-Avanti Sanzo, poteva andare peggio, almeno abbiamo un tetto sopra la testa- continuò il demone sorridendo e facendo tintinnare le chiavi nella sua mano.
-Tsk!! Ma come fai ad essere contento Hakkai? Ti si è congelato il sorriso…?- borbottò il biondo, ma venne sentito da Hakkai che continuando a sorridere annuì. Sulla nuca del bonzo comparve una grande goccia di sudore.

I quattro giovani si diressero verso le stanze a loro assegnate senza aver ancora parlato delle coppie per la notte. Gojyo aveva afferrato la prima chiave ed ora camminava qualche metro davanti agli altri, a testa bassa con i capelli lunghi che gli coprivano gli occhi. Dietro stavano Goku e Sanzo che precedevano Hakkai. Mentre camminavano per il corridoio Goku si avvicinò a Sanzo e gli prese una mano guantata per attirare l’attenzione, un’occhiataccia fulminò prima lui e poi la sua mano, ma lo scimmiotto sembrò non accorgersene.
-Sanzo,- cominciò lamentoso ma a bassa voce –tu sai cos’ha Gojyo? E’ tutta oggi che è strano… Non l’ho mai visto così, sembra…uno zombie-“sembri tu durante i giorni di pioggia” ma questo non lo disse per evitarsi un harisennata in testa.
-Cosa vuoi che ne sappia io, scimmia- e tentò di liberare la mano. Goku continuò a tenerlo.
-Non mi ha mai parlato oggi, ha mangiato pochissimo. Ha fatto finta di dormire per tutto il tempo…-
”Allora anche la scimmia se ne era accorto che fingeva…”
-Mi fa male qui…- indicò il proprio cuore.
-Tsk- Tuttavia il suo cuore gelido come il vento all’esterno si intenerì quasi a sentire il tocco caldo della manina di Goku attorno alla propria, nel guardare i suoi occhioni di miele brillare di lacrime represse. In un moto istintivo e sorprendente, la mano che pochi secondi prima tentava di respingere la presa dell’altra si mosse in modo inverso e strinse lievemente la piccola abbronzata. Goku spalancò gli occhi e guardò prima la mano candida che tanto amava…quella che lo aveva liberato, poi guardò il viso di Sanzo, impassibile mentre continuava a camminare per arrivare alle camere, contornato dai capelli biondo oro, così bello. Si sentì più sereno e un sorriso si affacciò sulle sue labbra soffici.
Hakkai guardò con dolcezza le dita dei due intrecciate e il rossore delizioso sul visetto di Goku, era davvero felice per come il loro rapporto si stesse evolvendo.
-Bene –disse avvicinandosi da dietro ai due, spaventandoli a morte e facendoli staccare di colpo (colti sul fatto) –vedo che avete già deciso le coppie per stasera- sorrise-allora buonanotte!- si fiondò nella camera dove era appena entrato Gojyo e lanciò le chiavi rimanenti ai due chiudendosi poi la porta alle spalle.
-EHI! Aspet…-troppo tardi Sanzo, troppo tardi.

Notte. Il vento ululava forte fuori dalla finestra, ma sotto le coperte del grande letto matrimoniale si stava bene al caldo. Ciò nonostante il sonno di Gojyo era inquieto.
Improvvisamente si sveglio di scattò, sudato ed ansimante e non era a causa dei soliti sogni a luci rosse che il kappa pervertito faceva. Ma era stato un vero e proprio incubo, terribile ed agghiacciante a destarlo. Ma non un semplice incubo, bensì un ricordo, tanto doloroso da fermare il cuore per pochi secondi, da bagnare i tuoi occhi di acqua salata, da mandare in tilt il tuo cervello, da far salire il ritmo dei respiri affannosi. Il solito ricordo: la morte della sua matrigna. Il giorno in cui lei, stremata dalla sua esistenza, decise di togliere di mezzo la causa del suo dolore, il giorno in cui lui si era rassegnato a morire, il giorno in cui l’amore materno a cui aveva sempre anelato aveva perduto ogni speranza, il giorno in cui vide per la prima volta piangere suo fratello, lui che gli aveva sempre detto di non piangere…Tutto in un’unica giornata, in pochi momenti impressi indelebilmente nella sua mente.
Oggi il dolore si faceva particolarmente sentire, perché oggi era lo stesso giorno in cui lei era morta, uccisa dal suo stesso figlio che amava e da cui era amata, l’anniversario di quel giorno.
Era questo il motivo per cui era stato così scostante per tutto il giorno.

Gojyo si rimise supino cercando di calmare il proprio respiro. Possibile che per tutta la vita dovesse portarsi dietro un peso simile?
Sospirò a fondo e chiuse gli occhi per pochi secondi, ma li riaprì subito dopo. Ormai non riusciva più a dormire. Improvvisamente sentì un sussulto provenire dalla sua sinistra nel letto; si voltò e vide il viso di Hakkai, profondamente addormentato, accanto a lui. Era girato su un fianco e probabilmente un sogno lo aveva fatto muovere. Gojyo si girò anch’egli su un fianco e guardò il viso rilassato di Hakkai, senza la solita maschera di falsi sorrisi, sincero. Osservò le sue palpebre abbassate, i suoi zigomi candidi, i capelli scuri in fine ciocche sul cuscino bianco…Con un leggero sorriso sulle labbra si disse che ora lui, lui e gli altri due stupidi nell’altra camera erano la sua famiglia ora. Tirò fuori una mano da sotto il lenzuolo e la portò accanto al viso dell’amico, del suo migliore amico; con la paura di svegliarlo e farsi scoprire in un gesto tanto tenero e lontano dal suo modo di essere, gli accarezzò con tre dita una guancia calda un paio di volte sentendolo sospirare nel sonno. Con labbra lievemente tirate in un sorriso si riaddormentò. E passò anche quel giorno pieno di dolore.



Qualche giorno dopo la jeep era di nuovo in viaggio, in luoghi più caldi di quelli appena attraversati. Gojyo era tornato il solito kappa di sempre dopo quella giornata, ora non faceva altro che rompere le scatole alla scimmietta, fumare, mangiare e prendersi harisennate in testa dal bonzo corrotto. Goku (così come Hakkai) era al settimo cielo di riavere indietro il suo amico e si dimostrava molto più affettuoso e rissoso del solito.
Fu in una giornata così, né calda né fredda, ai bordi di una foresta mentre all’orizzonte si vedeva il prossimo villaggio, a metà pomeriggio, nella noia più totale  che qualcosa venne a risvegliare le vene pulsanti del venerabile Sanzo  
-Pelato Sanzoooooooooooooooooooo- urlò una voce stridula e petulante...
-Oddio, ecco che ritorna la mocciosa…ooops, venerabile, non devo insultare la tua fidanzata!-
Il click della shoreiju zittì all’istante il povero kappa rosso.
-Consegnatemi il sutra!!- urlò la mocciosa (appunto) piazzandosi davanti la macchina che intanto si era fermata e puntando un dito verso i nostri quattro eroi.
Sanzo con tutta tranquillità, e indifferenza, si accese una sigaretta e tirò fuori il giornale del giorno prima aprendolo e cominciando a leggerlo con uno –tsk-.
-Ma pelatooooooo, cosa fai?????? Non combatti???????- Urlò la ragazzina dai capelli arancioni appollaiandosi sulla testa bionda e ignorando altamente tutti gli altri membri del gruppo.
-Tsk tsk- mormorò Sanzo voltando pagina e scrollando le spalle nella vana speranza che quella ventosa si staccasse di dosso. Dopo pochi istanti si sentirono degli sbattere d’ali e una voce leggiadra urlare
-SIGNORINA LIRINNNN. SCENDA SUBITO, E’ PERICOLOSOOOO- (cornacchia-mode NdSiz)
Lirin girò gli occhi con fare scocciato alle parole di Yaone, mentre questa, suo fratello e il demone Dokugakuji atterravano con i loro draghi volanti.
Il principe Kogaiji  scese con leggerezza dalla sua cavalcatura, fece ondeggiare con eleganza degna di un principe i suoi capelli rosso fuoco e rivolse il suo sguardo di ghiaccio ai possessori del sutra.
Dokugakuji dietro di lui gonfiò il petto per dare man forte al suo principe …ma subitò lo sgonfiò quando incrociò lo sguardo rosso di Gojyo che ancora se ne stava nel sedile posteriore di Hakuryu. Sembrava…come dire?...triste…e ferito. Non lo aveva mai visto in lui, o almeno non lo vedeva più da molti anni.
Gli occhi neri si persero in quelli rossi per molti istanti, isolati dal resto del gruppo tentarono di dialogare tra loro, ma non vi riuscirono: non erano abbastanza vicini da poter capirsi capire senza parole, forse un tempo ce l’avrebbero potuta fare…ma ora…dopo tanti anni…dopo tanta lontananza. Gojyo non vide altro che occhi neri interrogativi, nascosti dietro il principe dei demoni che aveva cominciato a parlare a vanvera sul fatto di consegnargli il sutra; Doku vide quegli occhi simbolo del peccato di suo padre velati da sentimenti di disperazione e non ne capì il perché, cosa c’era di diverso? Era lì con i suoi nuovi amici, la sua nuova vita, avrebbe dovuto essere felice…il passato non poteva tornare ancora a tormentarlo, non dopo tutto questo tempo.
Goku saltò fuori dalla jeep e si posizionò con un sorriso di fronte al rosso chiamando a se il Nyoybo, la lotta fra i due cominciò subito al massimo dei ritmi. Anche Hakkai scese tranquillamente dalla macchina, dopo un inchino e qualche cordiale parola scambiata con Yaone la lotta a colpi di Ki e bombe fumogene cominciò.
-Sha Gojyo, cosa ti succede?- chiese preoccupato ma simulando abilmente col solito sorriso ironico il moro.
Gojyo si alzò stancamente dalla macchina, scese con un balzo e chiamò a se l’alabarda tenendola poi come sostegno per se stesso. Se sembrava essere ritornato il vecchio Gojyo (allegro e donnaiolo) ora la sua faccia sembrava molto quella mantenuta per tutta la giornata del triste anniversario.
-Nulla che ti possa interessare. Combattiamo-  disse alzandosi dallo shakujo e guardandolo nuovamente negli occhi.
Doku si sentì tremare dentro ma cercò di farsi tranquillo e face comparire tra le mani la sua spada. Anche lo scontro tra loro due iniziò.

Doku attaccò di corsa con la spada sguainata, ma si scontrò contro il bastone dello shakujo che gli fece fare un salto all’indietro per la potenza dell’urto. A quel punto la catena dell’arma del rosso uscì e scagliò la mezzaluna contro il moro che abilmente schivò e gli si lanciò ancora contro. Parò con l’altra parte della sua alabarda mentre ritirava a sè la mezzaluna. Ci fu un altro paio di attacchi feroci da entrambe le parti, dopodichè i due si misero di fronte l’uno all’altro a un metro di distanza, piegati con le mani sulle ginocchia, ansimanti come dopo una lunga corsa (o un orgasmo, avrebbe detto il kappa). Un grande boato si sentì provenire da alcuni metri più in là, mentre un fumo di colore marrone si alzava dal luogo dove Kou e Goku combattevano. Quando si fu diradato tutti poterono vedere la scimmietta con il suo Nyoybo conficcato nella terra in un piccolo cratere e il principe dai capelli carminio ad un passo di distanza, per fortuna illeso.
Dokugakuji tirò un profondo sospiro di sollievo nel sapere che il suo principe era salvo. Gojyo guardò con finta impassibilità quell’ennesima dimostrazione di affetto e devozione di suo fratello per Kogaiji, dentro di se si sentì invece tremare, il cuore sussultò dolorosamente nel vedere lo sguardo pieno d’amore…fraterno, amore fraterno che il moro lanciava in continuazione a quello.
Quell’amore che lui non aveva più.
Si morse il labbro inferire in un moto di nervosismo, lo morse fino a che non sentì il sapore ferroso e caldo del sangue. Dopodichè la vista gli si annebbiò. Con ira avanzò in un attacco fulmineo, l’alabarda stretta in pugno. Fu tanto veloce che Dokugakuji non ebbe il tempo di schivare o difendersi…la mezza luna, affilata e fredda, lo colpì in pieno, perforando la sua pelle e la sua carne, trapassò la sua spalla in un fiotto di sangue e due gemiti di dolore: uno della vittima e uno del carnefice.
Gojyo si ritrasse di qualche passo, fissando la lama della sua arma sporca di sangue di demone. Doku invece fissava la propria ferita tenendola con una mano per tamponare l’emorragia…ma il dolore non cessava. Improvvisamente entrambi spostarono lo sguardo, nuovamente occhi neri in occhi rossi. Entrambi confusi e addolorati.
Mai, nemmeno una volta, nonostante i numerosi scontri, i due avevano combattuto sul serio, le massime ferite erano state qualche graffietto che guariva in pochi giorni…ma non si era mai arrivati a questo. A questo dolore sia fisico che mentale.
Tutti si voltarono verso loro due. Persino Sanzo che aveva continuato imperterrito a leggere il giornale con attaccata al braccio la mocciosa di demone. I due fratelli continuarono a fissarsi fino a quando Gojyo non ce la fece più ed abbassò lo sguardo.
-Non fare quella faccia, siamo nemici, dico bene? Nei combattimenti succede questo. Tu hai perso Dokugakuji- disse quelle parole con cattiveria…ma non alzò lo sguardo e Doku non seppe se erano vere oppure no.
-Parli sul serio? Perché lo hai fatto?-
-…..-
-Gojyo…io…-ma una fitta di dolore lo interruppe. Gojyo sussultò nel vederlo contrarsi e accennò a fere un passo…ma si bloccò.
-DOKUGAKUJI!!!- urlò Yaone correndo al suo fianco e sostenendolo. Anche Kogaiji corse accanto all’amico interrompendo così lo scontro con Goku, il quale tuttavia non si lamentò affatto, sconvolto anche lui.
Piano piano anche gli altri si fecero accanto al ferito, tutti tranne Gojyo che continuò a guardare la scena…ogni tanto gli occhi neri di Doku cercavano i suoi, ma non li trovavano. Hakkai si offrì di curare con il suo ki la ferita, dopo una breve resistenza Dokugakuji accettò e la ferita fu richiusa ma era ancora dolorante.
-Doku, come stai ora?- chiese amorevolmente Kogaiji sostenendolo.
-Bene Kou, non ti preoccupare- rispose con un sorriso tirato.
…Kou….quel soprannome rimbombò dolorosamente nella testa di Gojyo. Quel soprannome…quel soprannome intriso d’amore ed affetto…un’altra prova di ciò che suo fratello provava per Kogaiji, l’ennesima prova di ciò che lui non aveva mai ricevuto, l’ultima che poteva sopportare il suo cuore spaccato da troppi anni.

Dokugakuji si rialzò in piedi sostenuto dal suo principe.
-La ferita era profonda, dovrebbe farsi vedere da un medico signor Dokugakuji- disse con faccia dispiaciuta Hakkai.
-Potremmo andare in quella città allora- propose Yaone molto preoccupata. Gli altri acconsentirono e proposero un passaggio al ferito nella jeep.
-Gojyo, adiamo!- chiamò Hakkai…tutti si erano temporaneamente dimenticati del rosso. Tutti tranne Sanzo che asserì:
-Se n’è andato- Infatti si poteva vedere una figura scura che camminava in tutt’altra direzione del villaggio.
Goku si preoccupò tantissimo e urlò con quanto fiato aveva in gola –GOJYOOOO!!!- facendo per mettersi a correre e raggiungerlo. La figura sembrò fermarsi un attimo, ma riprese poi a camminare. Sanzo mise una mano sulla spalla dell’eretico fermandolo
-Ci raggiungerà quando gli sarà passata-
Il piccolo lo guardò con le lacrime che premevano
-Ma….- non aggiunse altro, guardò un ultima volta in direzione del suo amico e poi salì in macchina con gli altri, nel sedile posteriore al fianco di Doku, rannicchiandosi in un angolo il più possibile distante dal moro. Gli altri demoni seguivano sui loro draghi volanti.

Circa un’ora dopo tutto era sistemato: avevano raggiunto in fretta il villaggio, avevano trovato un medico e Dokugakuji era stato curato alla perfezione, ora una bianca fasciatura ricopriva la sua spalla sinistra (non vi dico lo spavento del medico quando si era visto piombare nello studio un gruppo formato da due mocciosi, un monaco con la faccia incazzata, una ragazza semivestita, e tre uomini sospettati di essere demoni…per poco non aveva bisogno lui di un medico!), poi il sanzo ikkou aveva trovato una locanda per la notte…avevano prenotato una stanza anche per Gojyo.
Ora i sette si trovavano nella sala da pranzo dell’hotel, mangiando la loro cena (oddio…due la stavano trangugiando come animali, gli altri mangiavano compostamente). Finito di mangiare, il gruppo di quattro propose di tornare al castello.
-Scusate…io vorrei rimanere ancora un po’, tornerò presto- sussurrò il demone moro.
Gli altri annuirono con facce gravi e partirono verso ovest. Sanzo sbuffò qualcosa sul fatto che una cena con i nemici è una cosa mai vista e se ne andò in camera seguito fedelmente da Goku. Dokugakuji si congedò gentilmente da Hakkai e fece per uscire dalla locanda e fare una passeggiata per il paese…era sulla porta quando il richiamo del demone gentile lo fece fermare.
-Digli di tornare presto, non vorrei avessimo speso i soldi della camera per niente…anche se in realtà non siamo noi a pagare- disse con un gran sorriso.
Doku lo guardò interrogativamente per un decimo di secondo, poi annuì con un piccolo sorriso tirato ed uscì.


-Sono patetico…sembro un moccioso…- mormorò stancamente il rossino portandosi la testa fra le mani. Come un flash gli ripassavano davanti le immagini di ciò che aveva fatto: Kami! Aveva ferito suo fratello…forse era sbagliato chiamarlo fratello. Loro non erano fratelli. Avevano un padre in comune, un padre mai presente, che lo aveva lasciato crescere da una matrigna fredda ma che era stata l’unica donna in vita sua che avesse amato. Quel debole legame di sangue non faceva di loro due fratelli….anche se…
anche se…
questo non aveva impedito a Dokugakuji di sacrificare un legame ben più forte, quello con la propria madre naturale che amava e da cui era amato, in nome suo. Si portò le mani a coprirsi la faccia dall’espressione disperata…stava toccando il fondo. Quella giornata di poche settimane prima lo aveva distrutto, era strano perché di solito non si lasciava influenzare da anniversari, pioggia o roba simile come il bonzo corrotto…eppure quella volta non aveva saputo mettere su una maschera fatta di battute taglienti e maliziose, di risse e risate con la scimmia…ed era naufragato in quell’apatico mare di dolore.
Così come non era riuscito di fronte a quel fratello perduto e ritrovato in circostanze assurde (rivali in una guerra per salvare il mondo in cui non si capiva chi erano i cattivi), non aveva saputo fare buon viso a cattivo gioco guardando tutto quell’amore che Doku riversava su Kogaiji…mentre lui non riceveva nulla…o almeno non palesemente.

Fu così che Dokugakuji lo trovò. Seduto su una panchina del parco deserto e muto come una tomba, tutto piegato su se sesso a coprirsi la faccia, con i capelli in avanti dello stesso colore del cielo in quel bellissimo tramonto…un immagine che esprimeva tanta disperazione ma anche un po’ di tenerezza.
Il moro si sedette silenziosamente al suo fianco su quella fredda panchina, entrambi zitti.
Dopo due minuti di immobilità Gojyo si fece coraggio e guardò il fratellastro negli occhi. Dokugakuji vi lesse dentro tanta angoscia ma non sapeva da dove provenisse.
-Ti fa molto male?- domandò il rosso spostando lo sguardo sulla fasciatura sulla spalla. Doku portò una mano lì, sorpreso, pi rispose con un sospiro
-Non molto-
-Nh-
-Nh-
Silenzio imbarazzato.
-E…-
-Sì?- domandò il rosso.
-Ma...no niente…-
-Ok-
Silenzio imbarazzato.
Dokugakuji guardò di sottecchi il più giovane…i suoi capelli erano molto lunghi ora, li aveva sempre tenuti lunghi ma ora arrivavano sotto le spalle, si erano anche leggermente scuriti…sembravano davvero sangue. Invece i suoi occhi erano sempre gli stessi, di quel rosso vivo e malizioso, ma in fondo erano davvero cambiati anche loro: da piccolo in essi vi vedeva sempre paura, amore e dolore ogni volta in cui guardava sua madre…sua madre. Sua madre.
Una fitta al cuore gli fece stringere i denti e mise in mostra una vena contratta sulla tempia. Gojyo la notò e si voltò preoccupato
-Cosa c’è?-
-Niente…non ti preoccupare ora passa- disse cercando di sorridergli. Quella tristezza che il fratellastro sembrava emanare doveva averlo contagiato, pensò, perché di solito non gli capitava mai di sentirsi così triste. Lui non ripensava mai a quegli avvenimenti di tanti anni fa, non era tormentato dal ricordo come Gojyo o il resto del Sanzo ikkou, lui aveva fatto la sua scelta e non la rimpiangeva affatto: lui aveva sacrificato sua madre in nome dell’amore per suo fratello. E poteva anche aver sofferto per i primi tempi, tanto da scappare da quella casa per cercare di dimenticare, ma il vedere Gojyo diventato così forte e bello gli dava una tale soddisfazione da non pentirsi di nulla. Lentamente il dolore passò e nuovamente fu il silenzio.

Senza accorgersene alzò una mano verso il viso del fratellastro, con leggerezza posò l’indice e il medio sulle cicatrici che da anni lo sfregiavano…
-Continui a nasconderle…-
-…-poi cercò di fare un sorriso e rispose-ma no! E’ che ho provato a stare con i capelli corti ma sto molto meglio così, me lo hanno detto tutte-
Dokugakuji sorrise. Ma entrambi tornarono subito seri. Doku continuò a tenere la mano lì…lentamente la ritirò ed entrambi tornarono a guardare per terra.
-Perché…prima...?- Gli argini parvero rompersi a quella domanda.
-…Non lo so…immagino solo per nervosismo…lo sai che giorno è appena passato?-
-Lo so…sono passati tanti anni. Non credevo ti desse ancora così tanto dolore-
-Non si può mica dimenticare una cosa del genere!-
-Non sto dicendo questo, ma non devi portare un peso del genere all’infinito-
-Stai dicendo che tu non ci soffri più?-
-Beh, no. Ci soffro, ma molto meno di quanto sembri fare tu-
-Come puoi?-
-Perché ogni volta penso che grazie al mio gesto sei potuto sopravvivere tu- e con una mano gli scompigliò i capelli per levare un po’ di tensione a quel momento.
-...Come fai a dire questo…dopo che te ne sei andato? Dopo che mi hai lasciato solo?-
-…-
-Io davvero non riesco a capirti…hai sempre detto che mi vuoi bene e me lo hai dimostrato salvandomi la vita, e poi te ne sei andato…ed ora stai dietro il principe dei demoni diventando mio nemico…Tu non hai idea di quanto io abbia desiderato incontrarti per tanti anni, all’inizio era solo per chiederti scusa, perché ciò che hai fatto l’hai fatto per colpa mia, ma poi ho cambiato idea, poi volevo solo mostrarti con orgoglio che sono riuscito sopravvivere grazie e senza di te…ma ora ho cambiato di nuovo idea…ora non so più cosa voglio da te-
-Tu sei sempre stata una persona importantissima per me…lo sai? Da piccolo desideravo tanto un fratellino più piccolo e quando arrivasti tu fui così felice, non sapevo da dove venissero i bambini così non mi ero stupito che mia madre non avesse avuto il pancione e sinceramente non mi interessava, ero troppo preso dal coccolarti. Eri davvero carino. Poi però cominciai a capire che qualcosa non andava, perché la mamma piangeva ogni volta che ti vedeva e i tuoi capelli erano di un colore mai visto, così mi feci spiegare tutto da nostro padre…e da quel momento tu non diventasti il mio fratello di mezzo sangue, ma un fratellino da proteggere dalle ingiustizie del mondo e di mia madre; sapevo che lei soffriva più di quanto immaginassi e non mi interessava se tu venivi dal tradimento di mio padre, per me lei non avrebbe mai dovuto prendersela con te, non solo perché non era tua la colpa del suo dolore…ne eri unicamente la prova…ma perché eri i mio fratellino e mi ero ripromesso che nessuno mai ti avrebbe fatto del male, nemmeno mia madre-
Gojyo abbassò la testa guardando da un'altra parte, e con voce che riuscì a far uscire ironica quanto voleva disse:
-Ero davvero tanto adorabile?-
Doku gli sorrise e rispose:
-No, eri proprio un ragazzino viziato ed arrogante…e noto che non è cambiato poi molto- ridacchiò –ma te l’ho detto, eri mio fratello…lo sei ancora-
-Non lo so…comunque tu ora hai Kogaiji da proteggere, no?-
Doku rimase un attimo interdetto da quella frase che sembrava di un moccioso geloso ma che in realtà nascondeva molto di più e lui lo sapeva.
-Mpfh, sai che all’inizio mi sono affezionato molto a lui proprio perché ti assomigliava: stessi capelli rossi e cicatrice sulla guancia…-
-ECCO!- Gojyo si alzò in piedi inveendo contro il moro –Come puoi dire una cosa del genere? Io non riesco a capirti!! Sembra che tu mi voglia così bene, ma sembra soltanto! Ricordo che una volta andasti perfino a letto con la mamma per non farle sentire la mancanza di nostro padre e poi l’hai uccisa per me…ora hai Kogaiji e mi dici che ti sei affezionato solo perché mi assomigliava…- cadde sulle ginocchia tenendo il viso tra le mani -…allora perché ogni volta che ci incontriamo dobbiamo combattere?-
Dokugakuji si alzò lentamente e si portò accanto al fratello che se ne stava ancora accovacciato nascondendo il viso ma senza piangere una lacrima, fece una smorfia che voleva essere un sorriso nel ricordare se stesso tanti anni prima che diceva ad un Gojyo undicenne di non piangere, anche se il mondo gli fosse crollato addosso lui non doveva piangere e il ragazzino aveva risposto imperterrito “Io non sto piangendo”…e poi era stato lui a piangere, mentre trafiggeva sua madre e si sporcava del suo sangue…e le lacrime avevano un sapore tanto freddo e amaro da esserne rimasto disgustato.
Si inginocchiò di scatto e lo abbracciò forte, circondandolo con le braccia come a volerlo proteggere. Gojyo non rispose ma si strinse tra quelle braccia forti che gli davano affetto. Ed erano davvero un bel quadro sullo sfondo del tramonto che ormai volgeva al crepuscolo in quel parco deserto.
Stettero un po’ in silenzio così, solo al suono dei loro respiri e alla luce che diminuiva visibilmente.
-E’ complicato spiegare il perché sono scappato lasciandoti solo, ma puoi immaginare quanto stessi male…Kogaiji mi ha trovato e mi ha salvato. E’ grazie a lui che sono ancora vivo, io gli devo tutto, e poi è una persona meravigliosa, io gli sarò per sempre fedele-
Gojyo si strinse in se se stesso.
-Tu sei ancora importante per me, sono stato felice quel giorno in cui ti ho ritrovato, anche se poi abbiamo combattuto è stato bello vederti così cresciuto e forte, sono stato quasi orgoglioso nel vedere che ce l’hai fatta da solo nonostante tutto-
-…-
--Ma non posso lasciare Kogaiji, ho giurato fedeltà a lui e non ho intenzione di tradirlo. Perciò saremo ancora “nemici” noi due-
-Lo so. Non ti ho mai chiesto di lasciarlo…-
-Allora cosa mi chiedevi?-
-Non lo so. Immagino niente. Forse ero solo nervoso e tutto il dolore è uscito, io non sono forte come dici, nessuno del nostro gruppo lo è realmente, ognuno ha un buco in se. O magari avevo solo bisogno di attirare la tua attenzione e parlare con te…Lo sai? Non credo mai di essere stato abbracciato in questo modo nella mia vita-
-Come? Le tue innumerevoli amanti non ti stringevano?- chiese con un sorrisetto ironico che assomigliava tanto a quello che usava sempre il rossino.
Gojyo non rispose ma si sciolse dall’abbraccio e tornò in piedi seguito dal moro.
-Quindi voi andrete verso ovest-
-E voi tenterete di rubare il sutra…tutto torna come prima insomma-
-Sì…credo che il modo di cambiare questa situazione sia qualcosa di complicato-
-Mh-
-Tu soltanto cerca di non ferirmi più così seriamente, è vero che siamo nemici ma in un senso piuttosto bizzarro del termine-
-Nh, va bene-
-Allora…dovrei tornare al castello prima che faccia definitivamente buio…-
-Ok. Ci vediamo…-
-Sì, stammi bene-
-Anche tu…- continuarono quasi riluttanti al lasciarsi.
A quel punto Doku lo prese per una spalla e lo attirò a se abbracciandolo di nuovo, sorrise ne sentire la risposta del rosso stavolta. Fu un altro lungo e tenero abbraccio fraterno, il primo nella vita d’entrambi. Sapeva di famiglia mai avuta per Goku, di una leggerissima nostalgia per Dokugakuji.
Dopo di quello si staccarono e il più grande scompigliò giocosamente i capelli al kappa per poi voltarsi e avviarsi verso dove aveva “parcheggiato” il drago volante.
-Ah!- si voltò con la faccia di qualcuno che ha dimenticato qualcosa-Hakkai ha detto di tornare alla locanda altrimenti i soldi della tua stanza andranno sprecati-
Gojyo rimase un attimo stupito ma poi pensò alla faccia di Hakkai mentre diceva quella frase e scoppiò in una risatina. Anche Doku sorrise sollevato.
-Allora arrivederci-
-Ciao- e Doku se ne andò definitivamente.
Gojyo sospirò un attimo nel pensare che ora sarebbe tornato nel castello da Kogaiji, ma cercò di non farci caso. Fece un profondo respiro dopo del quale si sentì più leggero, si accese una sigaretta pensando al contegno e all’aria da figo che aveva definitivamente perso per quella sera, vabbè voleva dire che non sarebbe andato a caccia e con le mani in tasca se ne tornò mesto mesto alla locanda dove Hakkai lo aspettava in piedi.
Parlarono a lungo quei due quella notte, come amici di lunga data…beh, quello lo erano. Si addormentarono verso le cinque della mattina stanchissimi, nello stesso letto singolo sfiorandosi senza volerlo. Alla fine i soldi della stanza di Gojyo andarono sprecati, ma tanto pagavano i Sanbutsu Shin!


OWARI

ç_ç sono commossa, è la mia prima angst fic che mi piace. Chissà che finalmente abbia imparato a scriverne!!
Bacioni a tutte coloro che leggeranno e commenteranno.

 

  
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