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Autore: _Clarita_    06/07/2011    4 recensioni
" Sempre pronto a proteggerla, sempre lui, sempre e solo per lei, sempre Tony." 
Tony e la sua nuova missione.
" Non voglio più mentire! Voglio seguire il mio istinto. Voglio poter essere me stesso, e voglio farlo con te." 
Ziva e i suoi dubbi.
" Non poteva amarlo, non voleva odiarlo, non ci sarebbe riuscita, ma doveva trovare un modo per allontanarlo dai suoi pensieri. 
[...] i suoi occhi ancora la tradivano e DiNozzo sapeva leggerli come mai nessuno prima."
  
Un' altra prova di fiducia per la squadra di Gibbs.
"Erano lame roventi e affilate che gli si piantavano tra le vertebre, quegli sguardi [...]  
Stava cercando il modo per ricompattare la sua squadra, di nuovo
."   
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Benvenuti nella mia storia!
Temporalmente può essere collocata alla fine dell'ottava stagione: ho, infatti, fantasticato un po’ sulla misteriosa missione di Tony.
Contiene Spoiler vari sull'ottava stagione ma alcune scene sono state riscritte per adattarsi alla storia, e possono non trovare rispondenze in quelle andate, effettivamente, in onda.
La storia segue il "filo rosso" di una mia vecchia curiosità Tiva: cosa sarebbe successo in una sorta di "Somalia a ruoli invertiti"?!?
Spero vi piaccia!
Un grazie in anticipo a chi leggerà!
Se volete, lasciate un segno del vostro passaggio!
_Clarita_









Mise l’ultimo punto al suo rapporto. Lo rilesse svogliatamente per controllare se avesse ricordato di trascrivere tutto di quell’indagine: come faceva a non ricordarla?
Forse era stata l’indagine più dura della sua carriera, la più misteriosa, la più buia … ma per fortuna era finita.

– Già, è finita … – sospirò incerto DiNozzo, tenendo per se il resto del pensiero “Questo è quello che pensano tutti. È stata solo la punta di un iceberg. Questo è solo l’inizio di una faccenda ancora più grossa, in cui ci sarà da scavare a fondo per trovare tutte le risposte necessarie e in modo che tutti i pezzi del puzzle ritornino al loro posto. E dovrò scavare da solo questa volta … Ancora una volta.”

Si guardò intorno ed osservò quell’open space che da otto anni era il suo ufficio.
Lo guardò attentamente, come se lo stesse vedendo per l’ultima volta. Voleva fissare nella sua mente ogni particolare, ogni sfumatura di colore, ogni presenza che ormai faceva parte della sua vita.
Accarezzò la sua scrivania. L’aveva maltrattata parecchio in quegli anni. Sorrise al pensiero divertito che si reggesse ancora in piedi. Lei era stata una testimone silenziosa, non aveva mollato, aveva retto a tutti i colpi ricevuti, volontari e non … contrariamente di lui che ora si sentiva tremendamente vuoto e tremante al pensiero di quello che lo attendeva.
Guardò alla sua destra.
Trovò il suo collega, il suo amico, intento a battere alla testiera la sua versione dei fatti.
Aveva fretta McGee. Voleva finire e tornarsene a casa, era esausto, come tutti del resto.
Spostò di poco lo sguardo davanti la scrivania del pivello ed incontrò quella del Capo.
Vuota.
Come sempre.
La usava poco Gibbs, non riusciva a starci seduto dietro per più di dieci minuti. Il suo ufficio era l’intero edificio. Correva da mattina a sera, sempre con un caffè tra le mani, in cerca di riscontri, date, nomi, moventi, prove …
Fece fatica a spostare lo sguardo davanti a sé.
Perché davanti a lui c’era Ziva. La vide stranamente rilassata, concentrata anche lei nel compito che avevano tutti. Lei, però, aveva qualcosa in più da scrivere: il suo rapimento.
Tony la fissò. Lo faceva spesso, ma quel giorno era diverso. Era confuso, arrabbiato, deluso, sconfitto.
“Non ho più nessuna speranza. Non abbiamo più nessuna speranza. Ho fatto di tutto solo per lei, ma lei non prova lo stesso sentimento che ho io. Ora ne ho le prove. Me ne devo fare una ragione!” pensò l’Agente, cercando di convincersi che la decisione che aveva preso poco prima fosse l’unica possibile.
Ebbe una fitta allo stomaco nel vederla e non poté fare a meno di tornare con la mente a qualche ora prima.




(qualche ora prima)





DiNozzo era distrutto, fisicamente e mentalmente. Stava scaricando la tensione accumulata durante quel breve rapimento di Ziva.
Gli era tornato nella mente, e nel cuore, quel senso di vuoto che aveva avuto quando la credeva morta in Somalia. Aveva paura! Paura che questa volta non era lì con lei a difenderla, a proteggerla. Cercava indizi, prove, ma niente! Non riusciva a trovare un appiglio su dove quel bastardo l’avesse nascosta!

– Tutti siamo preoccupati, Tony! – gli aveva detto EJ, cercando di rassicurarlo.

– Lo so, è solo che per alcuni di noi è diverso. – le aveva risposto lui, fissandola con quegli occhi verde acqua che lei conosceva bene, o almeno così credeva. Ora le sembravano due occhi sconosciuti, impauriti, confusi … Quasi innamorati …

Alla fine tutto si era risolto per il meglio.
Gibbs aveva torchiato il rapitore a dovere ed era riuscito a capire dove si trovasse il suo nascondiglio.
Erano, così, partiti velocemente per andare a salvare Ziva.
A quel ricordo DiNozzo sorrise malinconicamente.
Questa volta l’eroe non era lui.
Non era stato lui a rischiare la vita per salvare quegli “occhioni belli” in difficoltà.
Non era stato lui il primo ad abbracciarla, a rassicurarla.
Non era stato lui ad affondare le sue mani nei capelli neri e folti di lei, sussurrandole – Tranquilla, è tutto finito, sei al sicuro ora. –
No! Decisamente non era stato lui a fare tutto questo.
Come un attore attempato, era stato sostituito per il ruolo da protagonista. Al suo posto ora c’era Ray. Fu lui a recitare la parte che qualche anno prima era spettata a Tony.
Immerso nei suoi pensieri, era arrivato fino alla sala relax per prendere qualcosa dal distributore automatico. Stava per entrare, ma delle voci lo risvegliarono dallo stato di trance in cui era caduto nel tragitto fin lì.
Erano inconfondibili. La voce dolce e sensuale di Ziva, e quella bassa e subdola di Ray.
Si fermò. Si appostò.
Sì! Li spiò!
Vide quello che un innamorato non vorrebbe mai vedere nella sua vita.

Perché era inutile negare ancora l’evidenza: lui era innamorato di lei.

La sua Ziva tra le braccia di Ray, con una scatolina per anelli tra le mani … vuota!

–Una promessa! – sentì dire da Ray. – La promessa che tornerò e passeremo la vita insieme. –

Tony si voltò di scatto. Non voleva vedere più niente, non voleva sentire più niente.
Si rigirò, però, di nuovo verso i due non resistendo alla curiosità di vedere la reazione di Ziva a quella dichiarazione d’amore di dubbia qualità.

“Andiamo Occhioni belli, non ti farai mica convincere così facilmente? Il ragazzo non ha classe! Sarei stato capace di molto meglio, io!” pensò, guardando quella scena con aria quasi disgustata. Tony non vide però quello che successe dopo perché venne interrotto dalla mano di McGee che toccò la sua spalla facendolo sobbalzare per un istante.

– McSilenzioso! Vuoi farmi prendere un colpo! – disse DiNozzo sottovoce per non far sapere alla coppia che aveva fatto il guardone finora.

– Perché bisbigli Tony?! – Chiese l’altro, con aria sorpresa della reazione dell’amico.

– Che ci fai qui McFiccanaso?! Hai qualcosa da dirmi?! – incalzò di nuovo Tony, afferrandolo per un braccio per spostarsi da lì prima che McGee lo facesse scoprire da Ziva. Non voleva di certo morire tra atroci torture, per mano della sua piccola ninja.

– Il Direttore ti cerca, Tony, con una certa urgenza. – rispose alla fine McGee, arreso al fatto che mai avrebbe capito il comportamento di Tony quando aveva a che fare con Ziva … o con qualche suo fidanzato.

Tony sembrò sorpreso, fissò per un istante la porta della sala relax, ringraziò il collega per averlo avvertito e salì le scale fino alla porta del Direttore.

– Prego DiNozzo! Accomodati. – lo invitò Vance, con un sorriso un po’ tirato e nervoso che non sfuggì all’Agente.

– Signori! – salutò l’Agente, cercando di sembrare a suo agio e tentando di capire cosa diavolo volessero Vance e il nuovo SecNav da lui.

Si mise seduto senza staccare gli occhi dai due uomini.
Il SecNav lo studiava, guardando ogni sua minima reazione muscolare. D’un tratto gli passò un fascicolo, – Lo apra.– disse solo quello.
Tony obbedì.
Guardò le foto che conteneva, allegate ad un dossier. Quello lo avrebbe letto dopo, con calma, ora era troppo preso dal nascondere la sua meraviglia e mostrarsi impassibile e sicuro di sé. Aveva capito lo scopo della sua convocazione: una missione sotto copertura. Di nuovo … e sicuramente molto più difficile e pericolosa.

– Ha dubbi Agente Speciale DiNozzo? – fu la domanda del SecNav

– No! Nessuno! – rispose Tony, scuotendo il capo e accennando una smorfia spavalda … finta spavalda.

– Bene! Veda di tornare con delle informazioni, e vivo … se ci riesce! – sentenziò il SecNav sulla soglia della porta, nel fare di uscire.
Tony deglutì a fatica e guardò Vance con aria interrogativa.

– Gibbs e gli altri non devono saperlo. Quello che ci siamo detti deve rimanere in questa stanza, siamo intesi? – Vance rispose così alla domanda tacita che gli occhi dell’agente, diventati di un verde più scuro, gli avevano rivolto. – Ora torna a scrivere il tuo rapporto. E se dovessero chiederti qualcosa, di’ loro che volevo delucidazioni sulla tua “relazione” con la Barrett. – disse, tornando a sedersi dietro la sua scrivania – Credevi non me ne fossi accorto DiNozzo? – ridacchiò divertito, vedendo il sottoposto sgranare gli occhi e arrossire leggermente.

– Agli ordini, Direttore. – Tony si finse divertito da quella frase ed uscì ritornando alla sua postazione.

“Perché proprio io? Dovrebbe lusingarmi che la scelta sia ricaduta su di me, e invece ora mi sento tutto tranne che lusingato!” pensò tra sé Tony, cercando di nascondere il dossier, da occhi indiscreti, sotto la sua giacca.



 




°°° °°° °°°






Un sonoro scappellotto riportò DiNozzo alla realtà.
Quanto tempo era stato fermo a fissare il vuoto?

– Ahi! E questo per cos’era? – gemette massaggiandosi la nuca maltrattata con una smorfia di dolore.

– Per quello che non hai ascoltato! E anche per quello a cui stavi pensando! – tuonò Gibbs, davanti a lui, ancora con la mano alzata. – Il direttore ci aspetta nel suo ufficio – continuò poco dopo l’uomo, fissando il suo agente anziano, con i suoi soliti occhi di ghiaccio indagatori per cercare di capire che cosa gli stava frullando per la mente. Lo sguardo perso nel vuoto di Tony non gli piaceva affatto.
“È solo stanco” pensò il Capo, quasi come se volesse convincersi della verità di quel pensiero.




 



°°° °°° °°°







–Bene! Vedo che ci siete tutti. – esordì Vance, passando a rassegna con lo sguardo la squadra di Gibbs al completo, cui si era aggiunta anche Abby Sciuto. In realtà lei era l’esperta forense, ma poteva essere considerata a tutti gli effetti una del team.
– Mi congratulo con voi per come avete condotto l’indagine. Non è stato semplice per voi, me ne rendo conto, soprattutto perché non l’avete seguita fin dall’inizio. Me è stato solo grazie al vostro intuito che tutto si è risolto per il meglio. – continuò il Direttore, consapevole degli errori che egli stesso aveva commesso durante quella missione, e cercando di mascherarli lodando la migliore squadra del dipartimento. Sapeva bene che quello era solo un modo per zittire la sua coscienza, ma sperava che almeno così il suo operato passasse in secondo piano, e che quella storia venisse archiviata nel dimenticatoio.
Vance sapeva altrettanto bene, però, che a Gibbs, quel tentativo maldestro non sarebbe passato inosservato. Ne ebbe la conferma, infatti, quando incontrò quello sguardo freddo e di ghiaccio, inconfondibile, alla fine del suo discorso.
– Per questo ho deciso di premiarvi e di darvi tre settimane di riposo. Ne avete bisogno. Ricaricate le vostre energie perché l’Agenzia ha bisogno di voi! – finì con un sorriso tirato, ma anche fiero, perché in fondo una base di verità c’era. Senza di loro, il caso sarebbe ancora in alto mare.
Li congedò e li invitò a tornare a casa, seguendoli con lo sguardo mentre uscivano dal suo ufficio, tra i saltelli di gioia di Abby, l’incredulità di McGee, la pacatezza di Ziva e la preoccupazione di Tony.
DiNozzo prima di uscire scambiò uno sguardo veloce con Vance, e chiese a Gibbs –Capo, tu non vieni? –

–No! – fu la risposta secca che ricevette.

– Hai qualcosa da dirmi, Gibbs? – chiese a quel punto Vance, capendo che non sarebbero bastate tre settimane di riposo per placare la rabbia e il dolore di Gibbs per la morte del suo mentore. Infatti, ne ebbe subito la conferma.

– Finalmente hai capito che la mia è una buona squadra, Direttore! Non avrei mai immaginato, però, che ti servisse un morto per arrivarci! Forse ai piani alti dimenticheranno tutta questa storia, ma io NO! Mike è morto anche per colpa tua! Ricordatelo! Gibbs gli sputò contro tutta la sua rabbia e sbatté la porta dell’ufficio dietro di sé, lasciando Vance impietrito dietro la sua scrivania.

Il Direttore si lasciò cadere sulla sua poltrona di pelle nera. Quelle parole ancora gli risuonavano nella mente. Gibbs aveva ragione. Lo sapeva. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro, ma ora doveva pensare alla prossima missione. Il killer del porto era morto, ma mai si sarebbe aspettato che sotto quel polverone alzato per il Tenente Cobb si nascondesse una minaccia ancora più pericolosa.

– Non fare cazzate, DiNozzo! – sospirò speranzoso, prima di chiudere gli occhi cercando di rilassare i suoi muscoli tesi.

Faceva bene ad essere preoccupato.
Se qualcosa fosse andato storto, se Tony avesse perso anche un solo capello in quella missione, Gibbs sarebbe diventato una belva e, come una leonessa quando i suoi cuccioli sono in pericolo, non ci avrebbe pensato due volte prima di ucciderlo con le sue stesse mani.
















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N.D. A. I personaggi non mi appartengono. Tutti i diritti sono riservati all'ideatore degli stessi. La storia non è scritta a scopo di lucro.



Che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate?! ^_^

Besos :D









 
  
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