What about us?
Il rumore
dei tacchi delle sue Manolo rieccheggiavano per tutto il loft, scandendo con
decisione il tempo che scorreva. Ogni passo corrispondeva a 3 secondi di
una vita di un normale essere umano di Brooklyn. Ma lei non era normale
e -grazie a Dio- non era neanche di Brooklyn. Le sue gambe snelle e fasciate da
un costoso paio di collant rosse avevano percorso il grosso salone almeno sei
volte da quando era arrivata.
- Come sei entrata?- la voce roca del suo interlocutore la fermò prima che
potesse finire il suo settimo giro.
- Non mi stupisce che in questa città ci siano così tanti delinquenti dato che
le vostre porte con rispettive maniglie sono così facili da aggirare -
- Hai scassinato la porta?!-
- No, ho solo forzato la mia entrata -
Lui la guardò stupito. Cercava di immaginarsi quei 45 chili di ragazza prendere
a spallate la non troppo spessa porta di ferro; forse era più plausibile
immaginarsela trafficare la serratura con una forcina. Notando lo sguardo perso
e sospettoso del ragazzo, Blair lo informò del fatto che non era entrata per
rubare il suo elegante e costosissimo mobilio. Lui sorrise.
- Allora potresti dirmi di grazia perchè sei entrata in casa mia?-
- Avevo bisogno di parlare Humprey- confessò con un filo di voce
- Parla allora-
Blair abbassò gli occhi. Si vergognava così tanto. Non avrebbe mai immaginato
che un giorno si sarebbe recata da Dan Humprey per sfogarsi, per cercare
conforto. Dan, intanto, osservava la ragazza; osservava le sue gote tingersi di
rosa, il vestito nero di cashmere fasciare il suo corpicino, i capelli scuri e
morbidi che aveva avuto l' onore di averli così vicini al viso da poterne
sentire il dolce profumo di albicocca. Osservava tutto quello che non sarebbe
mai stato suo e sentì lo stomaco stringersi.
- Mi sto per sposare- disse
- Credo che ormai anche i pigmei africani ne siano a conoscenza - disse
sarcastico, cercando di rendere l' atmosfera che si era creata un po' meno
pesante. Lei non rise.
- Non so se sto facendo un errore- annunciò tutto d' un fiato e incatenò lo
sguardo a quello del ragazzo.
Dan rimase in silenzio e serrò le labbra con forza cercando di trattenere quel
moto di gioia che non ne voleva sapere di andarsene. Si sentì in colpa. Fece un
respiro profondo.
- Devo farti uno dei miei discorsi saggi?-
- No devi solo dirmi se tu vuoi che io mi sposi-
- Perchè?- domandò rigido
- Perchè mi fido di te più di chiunque altro- confessò torturandosi le mani, e
Dan rimase un po' deluso da quella risposta. Cosa si aspettava? Che Blair gli
avrebbe confessato che anche lei dopo quel bacio non aveva fatto altro che
immaginarsi le labbra dell' altro ancora una volta sulle sue?
- No non voglio-
- Come scusa?- chiese stupita, sperando di aver capito male
- Tu me l' hai chiesto e io ti ho risposto-
Blair non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere. Voleva sentirsi
dire che si, lui approvava il suo matrimonio. Aveva bisogno di sapere, di
capire. Capire perchè era arrivata a prendere uno sporco e puzzolente taxi per
raggiungere Brooklyn, capire perchè Dan Humprey era la prima persona che le
veniva in mente quando sentiva bisogno di pace. Pretendeva che lui rispondesse
ai suoi dubbi senza doverglielo chiedere.
Ma non l' aveva fatto, e se c' era una cosa che aveva imparato vivendo nell'
UES e facendo parte di una delle più ricche famiglie di New York era che si può
ottenere tutto senza fare la minima fatica e, se non si riesce, allora non si
deve dare a nessuno la soddisfazione di vedere un proprio fallimento.
Specialmente se quel fallimento ti spezzava il cuore.
Si sistemò la borsa firmata sul gomito piegato, sbattè un piede sul pavimento
di legno, alzò lo sguardo e si diresse verso la porta.
- Aspetta aspetta aspetta, dove stai andando?-
- Lontano da te e dalla tua stupida gamma di camicie di flanella!- urlò
camminando a passo svelto per aprire la porta.
- Ma che ti prende Blair?!-
La prese per un braccio e la fece voltare. Lo spettacolo che gli si parò davanti
non gli piacque per niente; gli occhi nocciola che fino a un secondo prima
emanavano una luce gloriosa, ora erano rossi e lucidi di un pianto troppo
doloroso per essere trattenuto.
- Credevo che almeno a te importasse la mia felicità, che almeno tu mi avresti
sostenuto perchè fino a questo momento eri l' unico che non aveva ancora
cercato di sabotare il mio matrimonio! -
Mollò la presa.
- Vattene- le disse stizzito
- Perchè?!-
- Perchè mi sto arrabbiando!-
- Per l' amore del cielo Humprey, invece di iniziare adesso a fare il duro
della situazione parla!-
L' interpellato fece un respiro profondo. Non contento ne fece un altro. Si
avvicinò di più a Blair, lasciando fra di loro quella ditanza che -per lui- era
di sicurezza.
- Tu dici che non m' importa della tua felicità quando sai benissimo che nei
momenti più difficili io c' ero. Ti ho aiutata quando tu mi disprezzavi e, si,
lo facevo per Serena ma lo facevo. Perchè per me non sei mai stata la bambolina
perfetta Blair; per me sei sempre stata una ragazza che aveva solo bisogno di
essere ascoltata ma che era troppo orgogliosa per dirlo. Ci siamo odiati per
tutti questi anni; tu troppo ricca e presuntuosa e io troppo ... Humprey.
E poi è successo che ... ci siamo trovati, nel mezzo. E aiutarti è diventato
spontaneo, guardare un film in bianco e nero la cosa più divertente per passare
il tempo e litigare ... bè litigare è la cosa che ci riesce meglio . E scusami
quindi se adesso voglio fare l' egoista e dirti che no, non voglio che ti sposi
perchè se lo fai perderemo tutto quello che siamo riusciti a costruire! - altro
respiro - E io non voglio perderlo-
Aveva mosso così tanto le braccia per enfatizzare il discorso, che adesso le
sentiva così pesanti da doversi sedere sul divano. Senza smettere però di
fissare la ragazza.
- Hai finito Humprey?-
- Credo di sì-
Non si era parlato di sentimenti o amori repressi, non ce n' era bisogno. Blair
capì, tutto. Capì perchè in fondo aveva sempre saputo e sperato.
Quando lanciò la borsa per terra rompendo la pregiata chiusura, non pensò alla
grossa somma che avrebbe dovuto pagare per farla sistemare ; quando si mise a
cavalcioni sul ragazzo, non pensò al probabile mal di schiena che si sarebbe
presentato il giorno dopo e quando le loro labbra s' incontrarono per un
famelico e quasi violento bacio, tutto quello che pensava era che probabilmente
non si sarebbe mai stancata di quelle labbra così morbide e diverse da tutte le
altre che la sua bocca aveva toccato.
Le mani di lui vagavano per la schiena liscia e candida della ragazza, che
ormai era intenta a carezzare quel petto che solo ora realizzava di aver
immaginato così tante volte sotto i maglioncini attillati che Dan portava.
Quando si unirono in un unica forma, nelle loro teste non balenò il nome Louis
o Chuck o Serena.
Perchè adesso la loro felicità era lì. Su quel divano che aveva visto il loro
rapporto crescere, mutare. Su quelle coperte di morbida stoffa italiana. Eleganti
e costosissime.
» Angolo autrice
Lo so, lo so. Praticamente 1 persona su 10 tifa per loro ma io ci spero dalla 1
stagione quindi ... dovevo farlo! E -stranamente- sono piuttosto fiera del mio
lavoro ^^ Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate quindi ... non siate timidi ;D
Ah mi scuso in anticipo per gli errori di ortografia … l’ ho riletta un po’ di
volte ma qualcosa mi è sfuggito sicuramente!
Ti ringrazio di cuore, te che stai leggendo. Mi hai donato minuti della tua
vita e ne sono contentissima ^^
Bacio. A