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Autore: Jules_    07/07/2011    4 recensioni
"Ma, infondo, Syd non se n'è mai andato..."
-Syd non si trova.-
-Dovremmo preoccuparci di andarlo a recuperare?-
-Naa, non preoccupiamoci-
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resta,
Diamante Pazzo.

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Stay and help me to end the day...

(Resta ed aiutami ad arrivare alla fine del giorno)

 

-Syd?-
Silenzio.
Richard fece qualche passo mentre sbatteva le chiavi dell'auto sullo stipite della porta.
-Syd? Dove sei?-
Eppure non era uscito, doveva essere in casa. Passò dalla cucina al salotto, e lui era lì, seduto sul tappeto, che gli dava le spalle. Aveva spostato il divano infondo alla stanza, il tavolino era ribaltato e le finestre spalancate.
-Hey?- La sua voce s'era fatta tremante.
Si avvicinò lentamente alla schiena del ragazzo e gli appoggiò la mano sulla sua spalla, sentendo che il corpo del chitarrista non reagiva al contatto con il metallo freddo delle chiavi.
-Syd, io esco, vado a prendere le sigarette.- Richard aveva un nodo alla gola. Odiava mentirgli. Tutto quello che ebbe come risposta fu un “Ok”. Aveva una voce fioca, quasi innaturale mentre lo disse.
A Wright gli si strinse il cuore e stampò un leggero bacio sui capelli ricci di Syd, che si girò a guardarlo. Questa fu una cosa che intristì il tastierista. Infatti lo sguardo di Barrett non era più lo stesso, o, bisognerebbe dire, che non c'era proprio. Erano solo grandi buchi neri che stavano fissando il viso di Rick come confuso.
-Tutto bene, Richard?- Questa volta la sua voce aveva assunto più colore, il che lo risollevò per un attimo.
Sforzò di sorridere. -Certo, Syd, tutto a posto-.
Si alzò per dirigersi verso la porta e lasciarsi alle spalle l'immagine dell'amico che si voltava e dei suoi occhi neri. Non era la prima volta che gli mentiva per andare a suonare con il resto della band. Ma quella volta fu micidiale.
E così salì in macchina, dirigendosi lentamente verso il luogo del concerto e cercando di nascondere le lacrime che leggermente avevano iniziato a bagnargli il viso.

 


And if you don't mind, we'll break a bottle of wine,

stick around and maybe we'll get one down...

(e se ti va, apriremo una bottiglia di vino
non allontanarti e forse ne finiremo una intera)

 

-Syd non si trova.- La voce di Richard era sottile per la corsa fatta per raggiungere gli altri. Roger deglutì.
-Dovremmo preoccuparci di andarlo a recuperare?- Chiese Nick sperando che qualcuno parlasse.
In quel preciso istante, nel buio della quinta, a un passo dal palco, Roger tratteneva il respiro. Sapeva c
he attendevano una risposta . E lui fece quello che gli sembrava giusto, prese una decisione.
-Naa, non preoccupiamoci- la sua voce appariva disinvolta e menefreghista ma attorno a quel nero nessuno sapeva che quello era l'ultimo posto dove avrebbe voluto essere.

 

Lui non era Syd, però.
Lui era Roger. Come avrebbe potuto “prendere il suo posto”?
Farsi carico del gruppo, parlare, prendersi il peso di tutto e di tutti.
Ma la sua pietra peggiore, il mattone più pesante, era una sola: il fatto di aver deciso che Syd fosse definitivamente fuori.
E questo mattone è ancora lì, incastrato nel suo muro e nella sua pelle.

 

 

Cause I want to find what lies behind those eyes...

( perché voglio scoprire cosa si nasconde dietro quegli occhi )

 

-Questa registrazione fa schifo. La mia voce fa schifo!-
-E dai, Roger, calmati, si può rimediare...-
-Parli bene tu, almeno una bella voce ce l'hai, Dave...-
Roger era davvero esausto. Sapeva di non essere un bravo cantante e la sua registrazione di Shine On You Crazy Diamond non gli piaceva per niente. Non ci arrivava, ecco tutto.
Lanciò le cuffie atterra mentre, dal fondo della stanza, Richard sbuffò sorseggiando il suo tè. L'atmosfera era tesissima.
Nick aprì la porta e si diresse verso gli altri tre mentre chiudeva la porta della sala di registrazione.
-Hey, avete visto? C'è un tizio fuori dalla sala, proprio davanti al vetro, lo vedete? Sapete per caso chi è?-
-Mmm, l'ho visto anche io prima- disse non curante Roger cercando di vedere oltre al vetro e intravedendo solo un profilo familiare e una testa calva.-Penso sia il custode-
Richard incuriosito si alzò e si avvicinò a Nick per osservare meglio. Adesso riusciva a vederlo: aveva le sopracciglia e i capelli rasati, era in sovrappeso e se ne stava lì a fissare qualcosa in direzione della porta della sala d'incisione. Poi, finalmente, si alzò e fece per uscire dagli studi mentre Roger e Richard eran ancora intenti a guardarlo. L'uomo si voltò verso di loro e i due percepirono un brivido.
Il viso dell'uomo non trasmetteva niente, nessuna emozione, ma i suoi occhi erano strazianti. Appena Roger percepì il suo sguardo si girò tremante verso David, ma Richard no: in quello sguardo vedeva di tutto. Tristezza, compassione, odio, amore, rimorso, paura, rancore. E lo aveva riconosciuto. Aveva riconosciuto quegli occhi che per tanto tempo erano stati vuoti. Ma, senza neanche rendersene conto, l'uomo era scomparso nel nulla lasciando il tastierista a fissare la porta aperta e lasciando attorno quella sensazione che solo un sogno può dare.

 

 

Comfortably Numb


La fredda stanza d'albergo era buia, solo la televisione era accesa. Lui se ne stava su una poltrona davanti ad essa, dando le spalle a Roger che stava sulla porta. Lo guardava ma lui non si girava. La mano era lasciata cadere dal bracciolo della poltrona e tra le sue dite aveva una sigaretta. Una sigaretta accesa e ormai bruciata fino al filtro. La cenere cadeva sul pavimento e si consumava pian piano, ma lui sembrava non accorgersene. Il suono assordante della televisione riempiva la stanza e produceva un rumore fastidiosissimo, ma gli occhi di lui, quei grandi occhi neri, sembravano fissare oltre l'immagine che scorreva su quello schermo. Erano assenti. E questo a Roger faceva molto male.
Se ne andò chiudendo la porta e con quell'immagine in testa, lasciandoselo alle spalle. Peccato che il suo nome gravava ancora sulle sue spalle e dopo quell'incontro il peso s'era fatto sempre più grande.
Quella fu l'ultima volta che vide Syd.

 

Ma, infondo, Syd non se n'è mai andato.
Il suo nome,
era un masso intrappolato in note,
o piume trasportate da melodie.
Lui c'è sempre stato.
In ogni singola nota,
in ogni piccolo gemito,
in ogni profonda parola.
Lui era lì che ricordava a tutti
il perchè avesse aperto gli occhi;
quelle due immense stelle
che divennero buchi neri
ma che adesso stanno brillando in cielo
più forte che mai”


Notes from Penny Lane

Ed ecco cosa ho creato. Questa cavolata. Diciamo che era da tempo che avevo in mente queste scene e attuarle per il 7 luglio mi è sembrata un'ottima idea.
La prima scena è sviluppata attorno a una dichiarazione di Rick, sul fatto che viveva a Richmond con Syd e doveva mentire quando andava a suonare con gli altri, il tutto risale al 97/98, appena entrato Gilmour.
La seconda è invece segna la fine di Barrett con i Pink Floyd e risale ad uno spettacolo all'università di Southampton intorno al 26 gennaio 1968. Le frasi in corsivo sono state dette realmente ma, in questo caso, non si sa CHI le abbia dette.
La scena di Syd agli studi di Abbey Road, invece, è del 5 giugno 1975.
L'ultima è un ricordo di Roger, che dice di aver incontrato Syd in uina stanza d'albergo dell'Hollywood Hawaiian, e descrive proprio così Barrett, il che verrà preso come ispirazione per il film The Wall, quindi penso sia attorno al 75/77, ma non sono sicura.
Il tutto è accompagnato dalla prima strofa di Stay, che amo, e da appunto Comfortably Numb.
Gli ultimi versi sono una cavolata scritta da me.
Quindi..niente. Ringrazio Syd. E basta.

Jules

  
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