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Autore: Lene Johannesen    08/07/2011    1 recensioni
Che succederebbe se due giovani, segretamente innamorati l'uno dell'altra, rimanessero da soli in casa?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BuonSalve! Prima fanfic che pubblico, abbiate pietà! ^ ^’ Buona lettura!   
 

 Drømmer Jeg

 
«Beh, sei tu la donna, no? Tocca a te cucinare!» sbottò Mathias dopo una lunga discussione su chi dovesse preparare la cena. Avrei voluto tirargli una sberla, ma avevo troppa fame e poca forza. Così, mi limitai a fulminarlo con lo sguardo e mi misi a preparare una mousse di piselli (l’unica cosa che so fare senza combinare qualche disastro).
Finche io cucinavo, lui si sedette sul tavolo ad osservarmi.  
Presa dalla preparazione, non mi accorsi che si stava avvicinando. Quando sentii le sue braccia forti stringere i miei fianchi, stavo per lasciar cadere a terra il sale. Trattenendo il respiro, mi aggrappai al banco, mentre lui cominciava a passarmi la bocca sul collo, per poi fermarsi vicino all’orecchio, prendendomi il lobo tra i denti. «Sei così sexy quando cucini…» mugugnò, infilando una mano sotto la mia maglia.
«M-Mathias… Che stai…?» cercai di parlare, ma lui mi toglieva il fiato. Mi girai a guardarlo in viso, e vidi i suoi occhi blu brillare di… desiderio?! Possibile che lui desiderasse me? Non feci in tempo a chiederglielo che mi baciò. Con foga, con passione. Non ci misi molto a capire che sì, desiderava me. Così lo spinsi verso il tavolo della cucina, saltandogli praticamente addosso. Lui mi appoggiò le mani sui fianchi e mi sfilò la maglia. Cominciai a sbottonare la sua camicia aiutata da lui, perché ero un po’ impacciata. Quando anche quella fu a terra, gli passai una mano sugli addominali, e fui compiaciuta scoprendo, per quanto il mio tocco fosse piuttosto inesperto, che lui fremeva.
Mi fece sdraiare sulla tavola, e il contatto con la superficie fredda mi fece rabbrividire. Mathias slacciò il bottone dei miei jeans e poi fece scendere la zip. Sfilò anche quelli. Mi accorsi in tempo della finestra: la serranda era alzata, e con la luce accesa in cucina da fuori si poteva vedere tutto. Arrossii di riflesso a quel pensiero. «Jessie, che c’è?» chiese Mathias avendo notato il rossore sulle mie guancie.
 «Spegni la luce…» mormorai, imbarazzata.
«Non c’è motivo di vergognarsi, su!» disse lui, sorridendo malizioso.
«Non è quello, scemo! Guarda la finestra!» dissi, arrossendo ancora più violentemente. “Forse è anche per quello…” pensai.
Lui rivolse lo sguardo alla finestra. «Ah, cazzo! Ok, spengo la luce. Ma non scappare, eh?!» disse facendomi l’occhiolino.
«E dove vuoi che vada?» brontolai, a voce bassa.
«Hai detto qualcosa?» mi chiese Mathias.
«Eh? No, niente, niente! Muoviti, piuttosto!» sentenziai, impaziente.
Mi misi a sedere e, con la luce finalmente spenta, lui ritornò da me. Lo attirai verso di me per baciarlo. Lui deviò le mie labbra e mi affondò i denti sul collo. «E-ehi… Sarai mica un vampiro?» sussurrai, stringendomi a lui.
«Perché, non ti piace?» rispose, continuando a mordicchiami.
«Sì… Mi piace...» gli infilai una mano tra i capelli, avvicinandolo di più.
Con una mano mi slacciò i fermagli del reggiseno. Io gli sfilai i pantaloni, e con un calcio li gettò dall’altra parte della cucina. Finirono sopra una sedia, che si rovesciò a terra. Ridemmo entrambi.
«Non vorrei che arrivasse qualcuno adesso», disse lui, tra le risate. «Non saprei che scusa inventarmi per questo macello.»
«Non ci pensare...» mormorai, togliendo definitivamente il reggiseno.
«Mh, impaziente, la ragazza.» rise lui, compiaciuto.
«Puoi dirlo forte!» Gli passai le braccia intorno al collo, e lui, senza preavviso, mi prese in braccio e mi portò in salotto, dove mi fece sdraiare nel divano.
Cominciò a baciarmi il collo, a mordere, a succhiare. Poi si spostò in basso, a giocherellare con i miei seni.
«M-Mathias…» gemetti.
Intanto lui era sceso ancora più giù, fino a sfiorare l’orlo dei miei slip con la bocca. Lo prese tra i denti e lo tirò giù, poi, aiutandosi con le mani li sfilò del tutto.
“Dio, come sono finita in questa situazione?!” pensai. “Nemmeno so se gli piaccio…”
Lui, notata la mia esitazione, alzò gli occhi a guardarmi.
“Oh. Come sono… Blu. Ha degli occhi stupendi. Non me n’ero mai accorta. No, non è vero. Lo so da sempre…” mi dissi, tra me e me. “Oh, fanculo! Se non mi metto in gioco adesso!”
Mi misi a sedere, e lui mi seguì. Gli baciai le labbra e il collo, e nel frattempo gli passai una mano dietro alla schiena, sempre più giù, fino ad infilare un’unghia nei suoi boxer. Percorsi la circonferenza dell’elastico fino ad arrivare davanti, e quindi vi misi tutta la mano. Lui cercò di trattenere un gemito. Io sorrisi maliziosamente. Dopo averlo stuzzicato un po’, presi i lati dei boxer e glieli sfilai.
Lui mi spinse all’indietro, fino a ritrovarci distesi uno sopra l’altra.
Lo guardai e lui ricambiò il mio sguardo.
«Sei… Sei sicura di voler…» disse, imbarazzato.
Mathias imbarazzato?! «Certo che lo voglio.» affermai, decisa.
Sorrise. Io ricambiai, ammirando il suo viso perfetto. Mi innamorai di lui in quel momento, credo.
«Mi sei sempre piaciuta. Da subito.»
Rimasi di stucco. «D-Davvero?!»
«Puoi scommetterci…» disse infine, entrando in me. Quasi urlai, da quanto ero eccitata. Lui grugnì e iniziò a muoversi, subito piano, poi sempre più veloce.
«Oh, Mathias!» sussurrai, ansimando.
«Ti piace?» bisbigliò lui, con voce roca. Estremamente eccitante.
«Oh, si… Non ti fermare.»
Intrecciò una sua mano con la mia, poi mi baciò e mi sembrò di diventare una parte di lui.
«Sei mia.» disse, e mi lasciò di nuovo senza fiato. “Questo ragazzo… Continua a sorprendermi…” pensai, pervasa da una sensazione di piacere indescrivibile.
Gli misi le braccia dietro la schiena, e ad ogni sua spinta gliela graffiavo. Lui gemeva, io anche.
Mi sembrava di stare in paradiso. Il mio paradiso, privato e personale.
Mi baciò di nuovo, quasi a suggellare un accordo.
Le spinte si fecero sempre più incalzanti.
Lo sentivo dentro di me, forte, duro. Mio.
«Mathias!» gridai, raggiungendo l’apice.
In quel momento mi sembrò di morire, in senso buono.  
Mi sembrò di rompermi, in miliardi di pezzetti.
Non avevo mai provato un piacere così... immenso… così perfetto.
Venne anche lui e si accasciò su di me, ancora tremante. Appoggiò la testa nell’incavo del mio collo, e mi sussurrò delle parole in danese.
«Drømmer du om mig?»
«Mathias…?! Non ti capisco.» ridacchiai, mettendo una mano tra i suoi morbidi capelli biondi.
«Ti ho chiesto se mi hai mai sognato…» mi disse, alzando la testa e guardandomi negli occhi. «Io si, davvero molto spesso da quando sei arrivata. Credevo di impazzire… Ma adesso… adesso…»
 «Mi sorprendi sempre di più, Mathias. Io… non credevo di piacerti. Non me l’hai mai fatto capire.» Ripensai alle sue battute, ai suoi sguardi, a qualcosa che potesse rivelare i suoi sentimenti nei miei confronti. Non mi venne in mente niente.
«Nemmeno tu, se è per questo.»
«Hai ragione, però…»
Riappoggiò la testa, e mi sussurrò all’orecchio. «Ti amo.»
Rimasi a bocca asciutta. «Co… Cosa?!»
«Hai capito benissimo, Jessica.» fece una pausa. «So che è troppo presto, che non ci conosciamo molto, ma.. non posso farci niente.. Ti amo, punto e ba…»
Lo interruppi baciandolo.
Lui, sorpreso, non reagì subito, ma poi mise una mano dietro la mia schiena e mi strinse a se.
Le nostre lingue giocarono, e le nostre mani si cercarono.
«Ti… Ti amo anch’io, Mathias…» gli sussurrai a fior di labbra, tra i baci.
Lui mi morse il labbro. «Era ora…»
Scese sul mio collo e cominciò a leccarmi, facendomi rabbrividire.
«Ma… Mathias…» mugugnai. Con tutta la mia forza di volontà gli posai le mani sul petto e lo spinsi, facendo in modo che si staccasse da me.
Invece di staccarsi, mi strinse ancora di più, e continuò ad occuparsi del mio collo. Io gemetti, estasiata.
«Ti prego… D-Aah.. Aspetta…» riuscii a biascicare.
«Oh, cosa c’è?!» si lamentò lui, staccandosi.
«Tra un po’ arriveranno François e gli altri… Non vorrei farci trovare cosi..» dissi, poggiandogli una mano sul cuore e scoprendo che batteva velocissimo, in sintonia con il mio.
«Hai ragione.» Si alzò e prese la mia mano nella sua, facendomi alzare dal divano. «Mettiamo a posto questo macello, poi potremo salire nella mia camera e, chessò… fare qualcosa più costruttivo?!» mi disse, sorridendo malizioso. Trattenei un gemito. Quel sorriso…
Prese la coperta dal divano e me la avvolse addosso. Poi mi squadrò, da capo a piedi. Mi guardò negli occhi e ammiccò. «Bomba sexy…» sentenziò.
Io arrossii, e mi chinai a raccogliere un indumento.
«Oh, ma chi ha voglia di riordinare?» disse lui, all’improvviso.
In un batter d’occhio mi ritrovai sul primo gradino delle scale, avvinghiata a Mathias, con la sua bocca sulla mia.
Non so come, salimmo le scale ed entrammo nella sua stanza.
Mi buttò sul letto e mi fu subito sopra. La coperta era finita già prima sul pavimento.
«Eh, no!» esclamai, sgusciando da sotto di lui. Sorpreso dal mio diniego, si girò e io, approfittando del momento, mi misi a cavalcioni su di lui. «Adesso tocca a me stare sopra…» dissi, con fare provocante.
Un lampo passò negli occhi di Mathias. Quella cosa lo eccitava.
«Oh, come vuoi, lille...» sussurrò.
Di nuovo, facemmo l’amore.
 
Non molto conscia di quanto tempo fosse passato, me ne stavo distesa al suo fianco, e lui mi teneva stretta a se. Ad un tratto, sentimmo un vociare giù nel salotto. Mathias si alzò, infilò un paio di jeans e scese. Sentii la voce di François ancora prima di uscire dalla camera.
«Hey, Math! Ti sei dato un gran daffare, eh, oggi pomeriggio?!» rise, sarcastico. «Chi è la fortunata?!»
Mathias non rispose, così decisi di scendere le scale facendo finta di niente. Quando Francis mi vide, fece un sorriso a trentadue denti. Poi si accorse di come ero conciata, coperta solo dal lenzuolo, con i capelli arruffati e le labbra gonfie di baci. Strabuzzò gli occhi.
«François, stai bene?» gli chiesi, con fare innocente.
«C-Cosa avete fatto tu e... mia sorella?!» domandò, voltando la testa verso Mathias.
 
O-oh.
 
Lui si passò una mano tra i capelli, e sorrise imbarazzato. «Oh, beh, ecco… Noi…»
«Abbiamo fatto sesso, François. Ho ventidue anni e me lo posso permettere. Se per te è un problema, beh… Per noi no…» dissi, passandogli di fianco. Gli sorrisi, mi alzai in punta di piedi e gli baciai la punta del naso. Poi andai da Mathias e lo presi per mano. Mi voltai di nuovo verso François. «Ah, e… Noi stiamo insieme.» conclusi, stringendo più forte la mano del danese.
Detto questo, salii le scale, seguita da un Mathias a bocca aperta. Ci chiudemmo in camera, attaccammo la musica e riprendemmo da dove ci avevano interrotti. 
  
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