Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: yuki21    08/07/2011    1 recensioni
Ciel negli anni, si era costruito un immagine di Elizabeth ben definita. Era l'immagine di una bambina graziosa circondata da cose graziose. Per questo rimase senza parole quando quell'immagine andò in frantumi...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Importante!: Prima di leggere 'sta roba qui, è importante sapere che vi sono chiari spoiler dei capitoli 57 e 58 ancora inediti in Italia. Quindi se non amate le anticipazioni...che state a fa qui?!

E poi...so bene che quando si scrive su Kuroshitsuji, si alza una folla di fan yaoiste della coppia Sebastian/Ciel. Bene, qui non ve ne è minimamente traccia e la coppia protagonista della storia è quella formata da Elizabeth/Ciel, dunque, se non amate questo paring...che state a fa qui?!
In ultimo, il dialogo finale tra Sebby e Ciel è la mia visione personale delle relazioni interpersonali che vi sono all'interno del manga originale. Io adoro Sebastian sia chiaro, ma lo vedo solo per quel che è: un demone di maggiordomo! Ciò ci riporta al punto che...non si parla di rapporto affettivo tra conte e demone-maggiordomo.
Premesso quanto sopra, grazie a chiunque vorrà leggere questa mia nuova fic e vorrà lasciare un commentino. Per chi legge gli spoiler, il vostro di commento sarà ancora più gradito. Sono curiosa infatti di sapere cosa ne pensate di questi ultimi due capitoli che per me sono strepitosi!
Buona lettura.
Yuki-san 






Volevo solo che tu mi trovassi graziosa...fino alla fine!

 

Chi era costei che gli si parava davanti?
Ricordava di essersi aggrappato con tutte le sue forze ad Elizabeth un istante prima che l'acqua li travolgesse.
Aveva udito Sebastian chiamarlo disperatamente, poi, la violenza dell'onda lo avevo sbattuto distante dal suo maggiordomo e distante dalla sua fidanzata bambina.
Quando l'occhio aveva smesso di bruciargli a causa dell'acqua salata, gli zombie avevano attirato immediatamente la sua attenzione.
Il suo cuore aveva perso un battito nel rendersi conto che, il corpo svenuto di Elizabeth, era proprio tra lui ed un orda di zombie affamati che procedevano verso la figura della lady.
L'aveva chiamata ordinandole di alzarsi e quando lei lo aveva fatto, un dolore lancinante alla gamba, gli aveva fatto chiaramente comprendere che non avrebbe potuto avvicinarsi alla fanciulla in nessun modo.
Le mani di quegli esseri immondi la stavano per sfiorare allorché, si ricordò della sua fedele pistola.
Sparò mirando alla testa e abbattendo quattro, cinque, sei di quei mostri fino a quando le pallottole terminarono.
Allora fu solo panico quello che avvertì mozzargli il fiato.
Elizabeth spalancò gli occhi osservando le creature avanzare verso lei, poi si voltò in direzione del suo amato conte.
Piangeva scossa da singhiozzi violenti e nello stesso tempo...sorrideva.
Guardava Ciel e gli sorrideva.
Il ragazzino non riuscì a comprendere subito, poi lei gli rivolse un solo pensiero:
“Volevo solo che tu mi trovassi graziosa...fino alla fine!”
Stupida, stupida, stupida ragazzina!
Ma di cosa andava preoccupandosi in una situazione del genere! Non sarebbe stata graziosa da morta! Non sarebbe stata graziosa dilaniata e sporca di sangue!
Lui lo sapeva bene e glielo aveva anche detto, eppure ancora lei si preoccupava del suo aspetto esteriore. Che idiozia in quel frangente.
La chiamò ancora più forte dopo quelle parole. Gridò il suo nome con talmente tanta disperazione, che anche Sebastian lo udì, nonostante fosse preso dal combattimento contro i due shinigami.
Avrebbe perso un altro pezzo del suo passato Ciel. Con Elizabeth, sarebbe morta forse l'ultima parte di se, che ancora ricordava i momenti di gioia vissuti nell'infanzia.
Spalancò il suo occhio blu pronto all'orrore a cui avrebbe a breve assistito...ma ciò che invece si ritrovò ad osservare, fu qualcosa di assolutamente imprevedibile.
La testa di uno zombie venne trapassata da parte a parte dalla lama affilata di una spada.
Subito dopo di essa, altre teste si ritrovarono nella medesima situazione.
Elizabeth Middleford colpiva e squarciava uno dopo l'altro quelle orribili creature.
Il braccio fermo, la mano stretta intorno all'elsa, la posa perfetta e negli occhi, in quei dolci e innocenti occhi verdi che così tante volte avevano osservato con infinito amore Ciel, nessuna esitazione o paura.
Chi era quella ragazzina davanti a lui? Che ne era stata della Lizzie piagnucolona ed esteta che conosceva sin dall'infanzia?
Si muoveva con grazia e sapienza la lady imbrattata di sangue nemico.
I suoi lunghi capelli biondi danzavano nell'aria mentre le sue vesti si alzavano con l'avanzare del suo passo sicuro, lasciando intravedere le sottili caviglie che mai in altro contesto, una signorina per bene avrebbe mostrato.
Poi le spade divennero due e la danza fu ancora più vertiginosa.
A bocca aperta, Ciel cercava di trovare una logica in quella scena. Tentava di riconoscere la sua Lizzie, nel corpo scatenato che stava trucidando così tanti zombie.
Non si accorse quindi che due di quei morti viventi gli erano alle spalle, pronti ad avventarsi sul suo giovane corpo.
Elizabeth fu più veloce e Ciel si voltò appena in tempo, per vedere le due teste trafitte dalle lame.
Ancor senza parole, qualcosa di nuovo catturò l'attenzione del conte.
Il suo viso stava venendo bagnato da una sostanza calda e salata.
Alzò lentamente lo sguardo fino ad incontrare il volto di Elizabeth straziato dal dolore.
Il labbro inferiore massacrato dai denti, gli occhi gonfi pieni di lacrime e lo sguardo di chi aveva appeno commesso il più orribile dei delitti.
“Questo aspetto per nulla grazioso! Io, non volevo che tu o qualcun altro mi vedesse mai in questo stato...ma questa volta voglio essere io a proteggerti!”
Si voltò Lizzie, parandosi davanti a lui facendogli da scudo umano, contro un gruppo di zombie affamati che stava avanzando. Le spade sguainate come fossero estensioni delle sue braccia che mai come ora, non sembravano affatto esili come Ciel le aveva sempre immaginate.
Forte fu la voce della ragazza, alta e sicura.
“Io sono la figlia del comandante dei cavalieri dell'ordine inglese, il marchese Alexis Leon Middleford. Sono Elizabeth! La moglie del cane da guardia di Sua Maestà, la Regina!”

Debole per amare, forte per proteggere e restare al fianco del suo conte.

Questa era l'Elizabeth che si presentò a Ciel.
Ma quando? Quando era avvenuto quel cambiamento?
O forse Lizzie era da sempre così forte...e in tal caso, perché lui non ne sapeva niente?
Se non fosse stato accecato dal desiderio di vendetta, Ciel avrebbe compreso molto tempo addietro perché la fanciulla che tanto credeva di conoscere, ora gli sembrava così diversa, quasi estranea.
Se non si fosse legato con un patto indissolubile a Sebastian, si sarebbe reso conto degli sguardi preoccupati che Lizzie gli rivolgeva ad ogni loro incontro.
Se fosse stato meno concentrato su se stesso e il suo casato, avrebbe notato tanti di quei dettagli in lei da fargli comprendere chi era veramente quella ragazzina esagitata e urlante che lo stringeva così forte certe volte da non farlo respirare.
A mente fredda, avrebbe poi realizzato il Conte Phantomhive, che i cambiamenti in Elizabeth erano iniziati proprio con il suo ritorno a casa insieme a Sebastian, un mese dopo l'incendio...
Quel giorno Lizzie aveva compreso che il suo Ciel si era nascosto nel corpo di quel ragazzino più basso di lei che non sorrideva mai. Ciel era cambiato, si era trasformato in un estraneo e lei doveva trovare il sistema di riportare indietro il Ciel di un tempo.
Non sarebbe stato facile e molto probabilmente avrebbe sofferto perché le rinunce da fare sarebbero state tante e dolorose.
E così, Lizzie rinunciò al suo sogno di diventare una moglie ben felice di farsi proteggere dal suo amato marito. Lei era di un anno più grande, era più alta e forse, fisicamente più forte di come ora gli appariva Ciel dopo la tragedia.
Quindi addio alle graziose scarpe coi tacchi. Per lei ci sarebbero state solo scarpe basse da eterna bambina e se questo non fosse bastato, avrebbe trovato il modo di modificare la sua postura così da apparire della stessa statura del suo fidanzato.
Lei sarebbe stata una moglie pronta a difendere il suo bellissimo e delicato marito.
Quindi le lezioni di scherma da parte di sua madre non sarebbero mai terminate.
E avrebbe parlato sempre e solo di cose belle e allegre Lizzie al suo Ciel. Gli argomenti complicati o pesanti non sarebbero stati affrontati fino a quando non fosse stato Ciel stesso a prendere parola in merito.
Si sarebbe così reinventata Elizabeth per l'amato Ciel e soprattutto, non l'avrebbe mai lasciato solo anche a costo di imporgli la sua presenza fino allo sfinimento di quest'ultimo.
Perché l'unica cosa che Elizabeth voleva ancora oggi, era far capire a Ciel che comunque non era solo. Lei ci sarebbe sempre stata...anche a costo di farsi odiare da lui.
Non poteva certo immaginare quanto il distruggere quella sua falsa immagine creata a puntino per il conte, lo avrebbe colpito profondamente.
Così continuò a massacrare qualsiasi cosa si trovasse davanti, convinta nel profondo del cuore, che una volta terminato lo scontro, Ciel l'avrebbe abbandonata.
Del resto lo sapeva no? Il conte molti anni fa glielo aveva detto. Al termine di un allentamento di scherma con la zia Frances aveva dichiarato a Lizzie che era felice di sposare una fanciulla dolce e delicata come lei. Non avrebbe voluto una moglie forte come la zia Frances.
Quel pensiero aveva scatenato in lei una moltitudine di paure e timori, tanti da farla tremare ogni qualvolta che qualcuno le diceva che era cresciuta.
Perché questo non andava bene. Lei non poteva essere più grande del suo amore. Ne più forte. Ne più decisa.
Doveva essere la moglie che Ciel voleva, altrimenti, l'avrebbe lasciata.
E se in cuor suo aveva sempre avuto la consapevolezza che quel fidanzamento era solo una formalità dettata dall'etichetta, di contro non vi era dubbio alcuno che lei volesse veramente bene a Ciel.
E proprio in nome di quell'affetto che tanto le era caro, aveva gettato via la sua maschera di debolezza.
Ora doveva essere forte.
Lo avrebbe protetto. A costo della sua stessa vita, Elizabeth avrebbe protetto il suo conte fino alla fine.
Continuò a colpire e affondare fino a puntare contro lo shinigami Grell.
Buffo pensare che quella fanciulla così fissata coi pizzi e gli strass, corresse incontro ad un dio della morte pronto a colpirlo senza alcuna paura.
Fu Sebastian che fermò tale attacco.
Un attacco che sarebbe stato letale per la lady.
Bloccata la lama si inchinò a domandar perdono alla fanciulla per aver mancato ai suoi doveri di maggiordomo, obbligando così lady Middleford a farsi carico di un pesante fardello quale quello di dover difendere il suo signorino.
Nel breve istante in cui un po di quiete sembrò avvolgere le ormai tre sole figure, Lizzie pianse ancora lacrime amare, pronta a scontare il suo gesto coraggioso, con il proprio amore.
“Sono il tipo di ragazza spaventosa che Ciel odia!”
“Cosa? Che intendi con questo?”
“Una volta hai detto che non volevi una moglie forte, ricordi?!”
“Ma quello era il passato e comunque, dovrei essere io in questo momento a scusarmi con te...”
“Quindi mi sposerai ancora? Non mi odi?”
“Io non potrei mai...”
Ciel non riuscì a terminare la frase. L'imbarazzo lo aggredì cacciando indietro il suo orgoglio. Rimanere senza parole davanti ad una fanciulla che vergogna!
Tentò di riprendere il controllo della situazione ordinando a Sebastian di inseguire la sua preda.
Docile come sempre, il maggiordomo obbedì alzando tra le braccia il suo signorino.
Ciel assicurò Snake e Lizzie al fratello maggiore di quest'ultima, pregandolo di prendersene cura.
Elizabeth tentò di opporre resistenza: se il suo Ciel non restava con lei e gli altri, la ragazzina lo avrebbe seguito.
Ma Sebastian pose fine subito alla questione. Con un colpo ben assestato, la lady perse conoscenza. Il maggiordomo domandò perdono spiegando che sarebbe stato troppo complicato badare anche alla piccola lady oltre che al suo giovane signore.
Svenuta tra le braccia di suo fratello, Ciel le lanciò un ultima fugace occhiata.
Quanto l'aveva sorpresa quella fragile bambina.
Si ritrovò a chiedersi se in fondo entrambi, potevano ancora considerarsi dei bambini.
Cosa ne era in loro della spensieratezza della loro giovane età?
Affondò le unghie nelle braccia di Sebastian il quale, lo osservò di sottecchi sorridendo come al suo solito.
“La signorina tiene molto a Voi giovane signore” sibilò divertito l'oscuro maggiordomo.
“Lo so” rispose il conte.
Lo sapeva da una vita intera che Lizzie lo amava sul serio.
Ma gli era sempre stato più facile pensare a quell'affetto come ad una futile infatuazione infantile.
Ciel sapeva che sarebbe finita. Lo sperava. Lo desiderava per entrambi.
Così che, giunti all'epilogo della sua vendetta, nessuno avrebbe sofferto. E di questo si era ormai quasi convinto.
Che stolto!
Illudersi che la sua vita così come la sua morte fosse solo un suo affare.
Illudersi che la sua vendetta non avrebbe avuto conseguenze su altri al di fuori di se.
“Sapete signorino? Devo ammettere di essere rimasto impressionato da lady Elizabeth. E' riuscita a farla franca persino a me”.
“E questo ti diverte? Io ancora non ci credo a quello che ho visto”
Mille pensieri gli si accalcavano nella mente. La figura di Lizzie così risoluta, così forte, così...bella?
Arrossì di nuovo il conte e Sebastian lo notò immediatamente.
“Voi essere umani siete sorprendenti! Ogni volta riuscite a stupirmi. Anche laddove sembra non esservi più speranza, ecco che ve ne uscite con una forza di volontà indescrivibile. I vostri affetti sono fonte di invidia per esseri come me”
“Sta zitto! E pensa a correre piuttosto”
“Yes, my Lord”
E mentre Sebastian correva veloce tenendo saldamente stretto a se il suo signorino, Ciel continuava a riflettere sul comportamento di Lizzie. Possibile che negli anni avesse finto di essere debole e indifesa, solo per far sentire lui più forte?
“Non riesco a capire perché si sia comportata così. Solo per una stupida frase detta quando eravamo dei bambini, che sciocca ragazza!”
“Permettetemi di dissentire my lord. Lady Elizabeth ha semplicemente omesso di dirvi ciò che poteva turbare il vostro stato d'animo. E' stata debole per amore, pensando che solo così Voi l'avreste degnata di affetto. Pensate davvero che sia stata una sciocca? E' un peccato che Voi signorino non possiate leggere l'animo umano come possono fare quelli come me. Se aveste questa abilità, oggi avrebbe visto una forza di volontà che non ha nulla da invidiare alla Vostra e cosa ancor più interessante, avreste percepito l'odore dell'anima di lady Middleford”.
“L'odore della sua anima?”
“Si. Un profumo dolce eppur deciso. Un odore da farsi venire l'acquolina alla bocca my lord...”
“Tu! Non osare nemmeno pensare una cosa del genere! Sebastian non ti permettere neppure di accarezzare l'idea di...”
“Non temete signorino. Non ho altri desideri all'infuori della Vostra anima. Volevo solo dire che la signorina è l'unico essere umano ad aver destato interesse in me, dopo Voi. Ma state sereno, io sono completamente Vostro, almeno fino alla fine del nostro contratto”.
Ciel rabbrividì a quelle parole. Quel discorso lo pugnalò dritto allo stomaco confermandogli una realtà alla quale si era imposto di non pensare fino ad ora.
Eppure semplice e crudele era li da sempre, Sebastian gliela stava solo ricordando ancora una volta: lui sarebbe morto e la sua anima divorata. E comunque il mondo, sarebbe andato avanti.
Il suo maggiordomo avrebbe trovato qualcun altro da sedurre con desideri da realizzare e Lizzie avrebbe continuato a vivere senza di lui.
Sarebbe cresciuta lei, sarebbe diventata una donna.
Avrebbe vissuto tutte quelle esperienze che Ciel sapeva non avrebbe mai fatto. Elizabeth si sarebbe innamorata di un altro uomo, lo avrebbe sposato, avrebbe avuto degli eredi, insomma, avrebbe vissuto forse dimenticandolo.
Già, Ciel avrebbe avuto la sua vendetta e dopo, avrebbe lasciato a quella vita tutto il resto. Lo comprese il giovane conte, comprese che andandosene con la sua vendetta, avrebbe lasciato delle persone che avrebbero sofferto pur vivendo.
“Lo abbiamo quasi raggiunto signorino”.
La voce di Sebastian lo riportò al presente. Entrambi posarono gli occhi sulla preda e l'oscuro maggiordomo si preparò ad entrare in azione.
Solo per un istante osservò il suo signore e grave in viso domandò:
“Devo proseguire my lord?”.
Ciel sospirò. Non c'era tempo per quelle cose, ne per quei pensieri. Glielo aveva detto ad Elizabeth, e un giorno lei se ne sarebbe fatta una ragione.
“Si, esegui il mio ordine! Continua ad obbedirmi fino alla fine Sebastian!”
Il maggiordomo si inchinò.
“Yes, my lord”.
Prima di lanciarsi sull'uomo, Sebastian rivolse un ultimo pensiero al suo signorino...
“Comunque my lord...lei non se ne farà mai una ragione. La Vostra anima sarà divorata, quella di lady Elizabeth straziata”.
Ciel tremò non appena Sebastian si allontanò.
Ripensò ad Elizabeth e decise che si, con quelle spade in mano la sua fidanzata era più bella. Decise che col volto sporco di sangue era ancora più graziosa.
Sorrise di un sorriso amaro Ciel.
Decise anche che terminato quell'affare sulla nave, sarebbe tornato da lei che tanto aveva paura di perderlo.
Smise di tremare e rimase in attesa del ritorno di Sebastian.

Si, sarebbe tornato da lei...almeno per questa volta.

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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