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Autore: Rainie    08/07/2011    6 recensioni
Una raccolta di storie sulla FerrisWheelShipping, ovvero la NxTouko/White, da leggere ogni volta che si vuole. Spero la possiate apprezzare :)
#1: Quindi, immaginate che sorpresa nel vedere la favola infantile divenire realtà, anche se lei lo definì un incubo bello e buono.
#2: ... decise che era ora, per lui, di lasciare Touko al suo futuro, di non interferire la sua avventura, di non salire mai più sulla ruota panoramica con lei.
#3: «Sai quanto ho dovuto cercarti, carissimo N Harmonia?»
#4: Per salire sulla ruota panoramica, si doveva essere in due, dopotutto. N non poteva mica sdoppiarsi così, di punto in bianco!
[N, Touko | Romantico | What if...?, Time line? What time line?| Raccolta, One shot/Flashfiction, Missing moments, Slice of life]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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The happiness I’ve imagined
 
Per la Touko di cinque anni la felicità era: mamma, papà, Belle, Komor e Soffiolieve.
Ogni sera, il cibo della mamma e il suo profumino delizioso le ricordava che il papà stava per tornare a casa, e che spesso Belle e Komor venivano a cena; lei non poteva desiderare di meglio, dopotutto, era solo una bambina.
La Touko di cinque anni amava il papà.
Anche se spesso stava assente per lunghi periodi, lei gli voleva un bene dell’anima, perché era l’uomo che amava la mamma.
Per lei, il padre era un principe in groppa ad un Unfezant che si era presentato davanti alla madre chiedendole di sposarlo e di vivere nel suo regno quale era Soffiolieve. Ricordava che lui la chiamava “Principessa” (forse per questo lo immaginava in tal modo) e sognava di poter avere, anche lei, un principe su un destriero bianco che le facesse una proposta di matrimonio.
Eppure, la Touko di nove anni imparò che non tutte le favole divenivano realtà e che, soprattutto, non tutte avevano un lieto fine come aveva sempre immaginato.
Il papà non ritornò più. In un primo momento, madre e figlia pensarono che fosse normale, ma non ritornò mai più.
Da allora, Touko non pianse più, diventò più matura di tutti i suoi coetanei, persino Komor non poteva reggerle il confronto, e smise di credere nei propri sogni da bambina sciocca, come aveva deciso di definirsi lei. La delusione era una brutta bestia, forse più dell’invidia; lei si promise che non si sarebbe più innamorata per tutto il resto della propria vita, o, almeno, non di un uomo come suo padre. Non voleva soffrire come la madre, sebbene quest’ultima non l’avesse mai dato da vedere – ringraziò il cielo di avere una genitrice come lei.
Quindi, immaginate che sorpresa nel vedere la favola infantile divenire realtà, anche se lei lo definì un incubo bello e buono.
La Touko di quindici anni scoprì che i principi potevano anche essere dei re con aspirazioni assurde, che i destrieri si tingevano il manto di nero e azzurro e che le proposte non erano sempre quelle di matrimonio, bensì anche di sfida.
La vita attorno a un individuo come N era di un colore tenue, come quello delle onde del mare che si riversavano sugli scogli, forse solo un po’ più chiaro e un po’ più delicato, perché lui pareva così malinconico da non riuscire a trovare un colore più vivace per poterne tingere l’essenza. Touko sviluppò per il ragazzo una specie di affetto odiato, solo per quello che aveva visto da quando l’aveva conosciuto.
“Perché ogni volta che ti guardo sembri triste?” aveva chiesto una volta, notando l’aura solitaria che alleggiava, da sempre, attorno a lui. N aveva sorriso, rispondendole che non lo sapeva, e la cosa finì lì.
Touko aveva bene in mente, sin dall’inizio, una cosa sola: quella che chiamava “incubo” era veramente diventata una favola, peccato che non avesse, come quella della madre, un lieto fine: era quel genere di favola che proprio la terrorizzava. Perché, alla fine, il re se ne andò in groppa al destriero nero, lasciando la principessa in lacrime.
E lei, forse per puro egoismo, cominciò a cercarlo quando si era promessa che avrebbe lasciato andare chiunque l’avesse ferita.
Forse era per il fatto che N le ricordava tante cose.
N era il ricordo della mamma che stendeva il bucato, quello delle giornate soleggiate insieme a Belle e Komor, anche quello dell’aria impregnata dell’odore dell’acqua di Soffiolieve. N era il ricordo di papà che se ne andava chiamandola “Principessa”.
Il ragazzo le faceva stare bene, e lei non se n’era accorta in tempo. Si impose, allora, che la principessa doveva avere un lieto fine, altrimenti non si sarebbe potuta considerare tale.
Per la Touko di quindici anni la felicità era: mamma, Belle, Komor, Soffiolieve, Pokémon e il bacio silenzioso che il re le aveva dato prima di andarsene.













N/A: Uh, spero che possa essere soddisfacente.
Mi è venuta un po’ così, a caso, sinceramente. Con tutto il tempo in cui potevo annoiarmi durante il viaggio, ho scritto tantissime fan fiction.
Signori, non sono molto brava nel fluff, ma ci ho provato. Mi piace tanto la parte del fatto che N ricordava tante cose.
Ho visto che non c’è alcuna raccolta sulla FerrisWheel, quindi credo di aver avuto l’onore di essere la prima ad aver cominciato una long del genere -w- Mi sento realizzata <3
Penso che la N x Touko sia la coppia più dolce e delicata di tutto il mondo di Pokémon. Per questo ho messo un titolo del genere :3 Mi sto abituando a scrivere di loro, la mia prima fan fiction su una coppia fa sempre schifo D: Spero che questa possa piacervi.
Un’ultima cosa: in questa raccolta le cose possono essere un po’ a caso, nel senso che se in questa one shot Touko odia il padre, in un’altra magari gli vuole ancora bene. Cioè, le storie sono scollegate.
Oddio, un’altra cosa e poi la pianto di parlare: cambio nickname! Da rainySpeaking passo a N o t h, un, diciamo, diminutivo della parola “nothing” :3
Spero che possiate seguirmi.
Alla prossima,
              Noth.
   
 
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