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Autore: giraffetta    08/07/2011    7 recensioni
"Stefan camminava a testa china lungo la battigia, incurante del forte vento che si alzava dal mare e generava onde alte e spumose.
Sembrava triste, più del solito, con le sopracciglia aggrottate e la fronte corrugata in un’espressione pensierosa.
Da quanto tempo il suo cuore non batteva più per qualcuno o qualcosa? Da quanto tempo non si sentiva percorrere da sentimenti ed emozioni? Aveva davvero premuto quel magico tasto dell’insensibilità dentro di lui e spento ogni cosa?"
Esperimento Stefan/Damon!:)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                       Il mare d’inverno. 

 

Salve!:) So che non aggiorno da un po' le altre due mie storie in corso su questo fandom ma sono ancora occupata con gli esami (maledetta università!) e ho zero tempo per scrivere!:(
L'idea per questa shot però mi è venuta all'improvviso, mentre ripassavo, e l'ho buttata giù in meno di venti minuti, così ho deciso di pubblicarla!
Dunque, andrebbe collocata pochi mesi prima del pilot della prima stagione, quando Stefan vede per la prima volta Elena. Lui e Damon sono ancora acerrimi nemici, e Damon non sa ancora tutta la faccenda della cripta e dell'incantesimo fatto da Emily su Katherine e sugli altri vampiri!
Caratterizzare il personaggio di Damon cattivo mi è costato un po' di fatica, ma spero di aver fatto un buon lavoro. A voi la sentenza!:)
A presto!

Baci, giraffetta



Stefan camminava a testa china lungo la battigia, incurante del forte vento che si alzava dal mare e generava onde alte e spumose.
Sembrava triste, più del solito, con le sopracciglia aggrottate e la fronte corrugata in un’espressione pensierosa.
Da quanto tempo il suo cuore non batteva più per qualcuno o qualcosa? Da quanto tempo non si sentiva percorrere da sentimenti ed emozioni? Aveva davvero premuto quel magico tasto dell’insensibilità dentro di lui e spento ogni cosa?
Aveva vissuto insensibile a tutto per anni, e ora era bastata la semplice visione di una ragazza per farlo piombare nell’abisso dei dubbi.
Continuò a camminare avanti e indietro, rivolgendo di tanto in tanto rapide occhiate al mare grosso.
D’un tratto si fermò a contemplare le onde alte che si infrangevano sugli scogli e senza accorgersene si ritrovò seduto quasi a riva, sulla sabbia dura e fredda.
Erano passati 145 anni e sembrava ieri, soltanto ieri, quando tutto era iniziato.
Non aveva mai rimpianto niente, ma era da un po’ di tempo che si fermava a riflettere su come sarebbe stato avere una vita normale. A quest’ora sarebbe già morto da un pezzo, poco ma sicuro. Invece, era ancora vivo. Per modo di dire, ovviamente.
D’un tratto, una figura nera si stagliò dietro di lui.
<< Ciao, fratellino. >> ghignò divertito.
Damon Salvatore aveva sempre adorato le entrate a sorpresa e le prese in giro verso il fratello minore, ma da quando era successo il “fattaccio” aveva preso gusto nel deriderlo e perseguitarlo in modo preciso e meticoloso.
Stefan sospirò e non rispose, mentre Damon continuava a ghignare.
Dopo tutto quel tempo, non si era ancora stancato di rendergli la vita un vero inferno. D’altronde, glielo aveva giurato: avrebbe passato tutta la sua vita, o meglio la sua eternità, provocandogli solo dolore e sofferenza. A volte, Stefan si stupiva che un tempo lui e Damon fossero stati davvero fratelli.
Intanto, Damon si sedette accanto a lui, osservandolo divertito.
<< Siamo più tristi del solito, oggi. Che succede, non hai trovato nessun coniglietto paffuto per sfamarti? >> lo schernì.
Stefan continuò a restare in silenzio, cercando di escludersi nel suo mondo ovattato. Ma non riuscì a stare zitto per molto.
<< L’ho vista. >> disse d’un tratto, l’espressione del viso seria e tesa.
Il viso di Damon si contrasse in una strana smorfia mentre cercava di decifrare le parole del fratello.
Dopo alcuni secondi interminabili, si costrinse a chiedere spiegazioni.
<< Chi? >> il suo tono era urgente, ansioso.
Stefan si voltò e incontrò gli occhi azzurri di Damon. Ci si specchiò per alcuni istanti, cercando di trovare brandelli di vita passata e un barlume di umanità. Ma, non vi scorse che freddo e vuoto.
<< Lei. >>
Nell’istante esatto in cui le parole di Stefan arrivarono alle orecchie di Damon, fu come se gli avessero appena ficcato un paletto nel cuore. Sbiancò e provò a dire qualcosa senza riuscirci.
Prima che potesse rendersene conto, Damon aveva preso Stefan per la maglia e lo aveva sollevato da terra.
<< Che cosa hai detto? >> chiese con un verso strozzato, gli occhi che mandavano lampi di rabbia.
Stefan scosse la testa e si voltò a guardare di nuovo il mare. Sembrava essersi fatto ancora più minaccioso, proprio come lo sguardo di Damon.
<< Non era lei. Non proprio. >> spiegò Stefan.
Damon lo guardò fisso e con lentezza lo rimise a terra.
Strinse i pugni e deglutì parecchie volte.
<< Ti stai prendendo gioco di me? >> riuscì a dire. << Mi stai prendendo in giro, fratellino? >> chiese ancora, sputando con disprezzo l’ultima parola.
Erano lontani i tempi in cui quella parola veniva pronunciata con affetto e calore, troppo lontani ormai.
Stefan scosse il capo.
<< Non era Katherine. >> disse lentamente.
Riuscì a pronunciare il suo nome senza troppo dolore. Sentiva solo una lieve fitta laddove prima batteva il suo cuore.
Damon lo guardò con la faccia corrucciata, rimanendo in silenzio.
<< Era identica a lei, ma non era lei. >> bisbigliò Stefan.
<< L’ho capito dopo alcuni minuti: non solo ha un nome diverso- credo si chiami Elena-, ma non è affatto lei, se non nell’aspetto esteriore. Ha lo stesso viso, lo stesso corpo, gli stessi capelli lunghi e setosi e gli occhi scuri e magnetici. Ma, semplicemente, non è lei. È stato come vedere un fantasma e per un attimo, un solo attimo, ho creduto davvero di non star sognando e che quella a pochi passi da me fosse Katherine. >> continuò a dire.
Damon rimase immobile, i pugni contratti e lo sguardo basso. Non capiva se era uno scherzo del fratello o la verità. Come era possibile che esistesse un’altra Katherine che non era Katherine? No, non poteva crederci.
<< Stai farneticando. >> riuscì a dire infine.
Stefan scosse la testa, con più energia.
<< È la verità. >> disse, più a se stesso che a Damon.
Rimasero in silenzio, contemplando il mare che ruggiva e si gonfiava, spruzzando gocce salate sui loro visi.
Il silenzio iniziava a pesare, ma entrambi rimanevano chiusi nel loro mutismo, scorrendo con la memoria le immagini di un lontano passato, come un film in bianco e nero.
<< Ti credo. >>
Damon ruppe il silenzio.
Stefan si voltò di scatto, aggrottando le sopracciglia.
<< Mi credi? >> chiese piano.
<< Verificherò la tua storiella. Ma, non so perché, ti credo. >> continuò Damon, con lo sguardo perso e le labbra tremolanti.
Stefan temette di star sognando, forse il sangue animale iniziava a fargli male o a sviluppare qualche danno collaterale.
Continuò a fissare Damon con uno sguardo sconvolto, incapace di parlare o di formulare anche solo un pensiero.
Ricadde a sedere sulla sabbia e tornò a fissare il mare: ora appariva meno pauroso, e le onde sembravano essersi quasi placate.
Forse poteva ancora ricominciare a vivere, pensò Stefan, poteva ancora crearsi una vera vita e ricucire i rapporti con Damon. Non era poi così cattivo, dopotutto.
Una fitta lancinante gli percorse la schiena e boccheggiò senza fiato, roteando gli occhi.
Damon, alle sue spalle, infilò con forza il ramo tra le scapole di Stefan.
<< Sai perché ti credo, fratellino? >> sussurrò all’orecchio di Stefan, la voce di nuovo dura e cattiva.
<< Perché sei stato tu ad uccidere Katherine e lei non può più esistere. Grazie a te. >>
Stefan si chinò ancor più in avanti, rantolando.
Il vento riprese a soffiare con forza e il mare a ruggire. Le nuvole si addensarono nel cielo, oscurando tutto, come una cappa densa e pesante.
Di colpo, Damon tirò via il ramo dalle spalle di Stefan.
<< Chiunque sia questa fantomatica copia della mia Katherine, sappi che sarà mia. Non accadrà mai più quello che è successo nel 1864. Mai più. Mi hai capito? >> sibilò a denti stretti.
Stefan rimase chinato in avanti, incapace di rispondere, mentre Damon si allontanava, scomparendo oltre le dune di sabbia.
Non sarebbe mai cambiato, pensò tristemente Stefan, cercando di non respirare per non acuire il dolore. Ormai, il loro legame si era spezzato quella maledetta notte d’estate, la notte in cui tutto era iniziato e finito.
A fatica si alzò, rimettendosi in piedi e guardando ancora il mare scuro.
Era vero, Katherine era morta per causa sua e non sarebbe mai più tornata. E ora suo fratello avrebbe di sicuro fatto qualcosa a quella ragazza, Elena, ma lui non poteva permetterlo.
Aveva guardato gli occhi scuri della ragazza e vi aveva scorto una nuova luce, una nuova luce per lui. Era rimasto incantato dal suo sorriso e dalle sue movenze eleganti e sbarazzine al tempo stesso e aveva capito di sentirsi non solo attratto da lei, ma di provare qualcosa che rasentava l’affetto e il calore umano.
Per la prima volta dopo 145 anni Stefan Salvatore aveva guardato una donna come aveva fatto un secolo prima soltanto con Katherine: con desiderio, amore, affetto. E poco importava se Elena era la copia del suo primo amore, perché lui sentiva che lei era diversa. E che era destinata a lui.
Guardò ancora una volta il mare spumoso e furente.
Prima che tutto iniziasse, per lui e Damon era sempre stata un’eterna estate e il mare era calmo e tranquillo, ricordò con nostalgia.
Adesso invece non c’era più futuro per loro: solo una distesa d’acqua senza fine, fredda e scura.
Un mare d’inverno.
 
  


 

  
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