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Autore: Harriet    17/03/2006    7 recensioni
Roy Mustang, una tomba, mille pensieri. Una persona che non è lì, ma di sicuro sta ascoltando. Un'altra presenza, discreta, che aspetta in silenzio.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spoiler puntata 25!!!!!!

Qui

Certe cose durano troppo a lungo, certe voci sono troppo forti. Certe volte il sole è implacabile, certe volte si vorrebbe essere altrove, il più lontano possibile da dove siamo adesso.

La folla silenziosa e riverente inizia a disperdersi. Nessuno parla, e nell’aria risuona solo l’ultimo flebile eco del pianto della bambina.

Non c’è dubbio, quella voce era troppo forte, quell’eco sembrava infinito. E lui, che si attarda ancora, sa che non lo dimenticherà per tutta la vita. Un’altra cosa che si aggiunge a quelle che non dimenticherà per tutta la vita. Chissà se gli basterà questa vita, per ricordare tutto. Tutte quelle voci.

Il sole è forte, non c’è un alito di vento e tutto è immobile. L’erba verde ben curata sembra espandersi e ricoprire il mondo. Il mondo è davvero un po’ come un immenso cimitero, a volte, e lui lo sa meglio di tanti altri.

Con un’occhiata si accerta di essere solo. Non ha problemi a mostrarsi sorridente, sicuro di se, e pure un po’ strafottente, in mezzo agli altri. Non ha proprio problemi ad avere gli altri intorno, ma certe cose non riesce a mostrarle a tutti. O almeno, non più.

Anche perché una delle poche persone a cui concedeva di farsi vedere fragile, infranto, adesso giace sottoterra, ed è proprio per quella persona, che ora lui è nuovamente fragile, nuovamente infranto.

Muove qualche passo verso la lapide, come se gli servisse a sentire più vicina la persona che quella lapide ricorda.

“Un alchimista pensa razionalmente e difficilmente crede in ciò che non si vede. Ma c’è qualcosa che non si vede, vero?

C’è un luogo da cui puoi ridere del mio patetico tentativo di portare a termine i miei obiettivi, vero?”

Gli viene l’istinto di chinarsi, come se toccare quella pietra serva a qualcosa. Domina l’impulso. La sua mente abbandona terreni spirituali, difficili da percorrere, e si sposta sulle pragmatiche questioni legate alla necessità di capire perché quella morte.

Un’indagine, avevano detto.

Aveva scoperto qualcosa, sì.

Probabilmente faccende pericolose.

Se c’entrava quel laboratorio? Forse.

I fratelli Elric? Sì, la cosa riguardava anche loro.

Ma non aveva mai voluto dire niente al colonnello, di quello che stava succedendo.

Mai.

“Dannato idiota!”

Il pensiero è così forte, così totalizzante che gli sembra di averlo gridato.

“Idiota, pensavi di proteggermi facendo così?

Pensavi di essermi utile, mettendoti nei guai?

Pensavi che fosse un buon modo per mantenere la tua promessa, rischiare la vita, eh?

La tua promessa…

Guardami, dal luogo dove sei!

Quanto sono avanzato, lungo quella strada che mi ero prospettato? Avrò ottenuto le mie promozioni e la stima dei superiori. Ma io, come uomo, cos’ho acquistato? Cos’è cambiato in me?

Ho scoperto come si fa a sorrider,e in modo da far credere a tutti di essere sicuro di me e sufficientemente in gamba per sopravvivere in questo ambiente. Nient’altro.

Un bel modo di onorare gli alti scopi che mi ero prefisso, sì.

E’ per questo che sei morto, eh?”

Pensa che all’improvviso andrà in pezzi.

Pensa che si staranno chiedendo tutti dov’è andato, da solo.

Poi si accorge, da particolari infinitesimali, da uno spostamento d’aria, da una sensazione in qualche luogo remoto del suo cuore, che non è solo.

C’è una presenza viva, una creatura di carne, lì, dietro di lui.

A pochi passi, alla distanza discreta di chi non vuole entrare nel dolore altrui, alla distanza necessaria per correre a raccogliere i suoi pezzi, ma solo se ce ne sarà bisogno.

“Anche lei finirà come te, seguendomi? Si farà uccidere con tutta la sua buona volontà, per proteggermi?”

“Beh, se succederà, almeno avrà vissuto credendo in qualcosa, no?”

Sente quelle parole nella sua mente pronunciate dalla voce sempre vivace, sempre un po’ giocosa di Maes Hughes, e rabbrividisce.

“Non voglio arrivare in alto grazie alla morte delle persone che…che credono in me!”

“Tu però potresti credere in loro, e fidarti un po’. Non sono tutti così stupidi da farsi ammazzare.”

“Già, non sono tutti così stupidi come te.”

“E piantala di stare lì a fissare quella lapide! Hai qualcosa da fare, no?”

“Sì, ho da portare a termine un compito impossibile.

Ma lo farò. Vedrai.

Tu ci hai creduto. Io non so se ci credo più molto. Ma voglio credere in te.

E anche in tutte le persone che mi proteggono. Come lei.”

Per un attimo torna bambino e gli viene voglia di salutare Maes Hughes con un gesto della mano, sicuro, come lo sono i bambini, che lo sta ascoltando. Ma poi torna se stesso e lascia perdere quell’istinto puro e folle, rimanendo ancora per un istante immobile.

Lei è là dietro, lei aspetta.

Lui è davvero contento che lei sia lì.

- Brigadiere generale Hughes, eh? L’uomo che mi aveva detto che avrebbe lavorato come mio sottoposto, per assistermi, è stato promosso ad un grado più alto del mio. Assurdo. Stupido…-

- Colonnello…-

La voce di lei lo raggiunge. E’ come se si fosse accorta che c’è bisogno di quella voce, ora, per vincere i pensieri che lo stanno afferrando.

Il vento si leva all’improvviso, disperde le loro parole. Lui le chiede perché, perché quell’idiota abbia voluto tenergli nascoste tante cose.

Lei risponde che forse lo ha fatto per il suo bene. Perché il colonnello potesse arrivare in alto senza preoccupazioni.

E sorride, e in quel sorriso c’è scritto chiaramente solo una cosa: è stato Hughes, potevo essere io, avrei fatto lo stesso, farò lo stesso, se si presenterà l’occasione.

La guarda, stupito, disarmato. Si lascia sfuggire un sorriso anche lui.

All’improvviso si volta, comprende che gli sta per succedere qualcosa, e vorrebbe essere solo, ma sa anche che lei è l’unica, adesso, a cui può mostrare quell’evento segreto.

Lei capirà.

La goccia preziosa scivola giù.

- Sta cominciando a piovere.-

- Sì.-

FINE

Note:

Hughes! ç_______________ç

Ho versato fiumi di lacrime. Adoravo quell’uomo! Ma adoro anche Roy, e i suoi propositi, e Riza.

Ho notato che nel sito ci sono altre storie su questa puntata. In questi oscuri tempi di plagi vaganti, giuro che questa fanfic è nata nella mia mente prima di scoprire tali storie, subito dopo aver visto la tragedica puntata. Che poi, se leggete le altre storie, vedrete che sono diversissime!^^

Il titolo della storia mi è stato gentilmente fornito da Jucchan (me incapace di sfornare titoli).

Grazie a chi ha letto! Dedicata a Jucchan, che mi ha introdotta a FMA (e che è la mia nipotina adorata, chiaro!) e a Wren.

I’m at yumemi@hotmail.it

   
 
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