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Autore: Nyappy    09/07/2011    2 recensioni
Dovremmo decidere un po’ di cose prima di continuare.
-Già, dovremmo farlo.
Anche tu non ti senti più le mani?
-Sì.
[Quarta classificata per l'Original Concorso 11 di Eylis] [Molto sperimentale]
Genere: Drammatico, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Inventiamo una storia, ti va?

Perché dovremmo farlo?

Non so, mi annoio qui.
E’ buio e fa caldo, almeno passiamo un po’ il tempo.

Se lo dici tu…

Inizio io.
C’era una volta-

No, c’era una volta no, è troppo banale.

Allora parti tu dato che sei così brava.

Beh, lo sono.
Allora…

Stava correndo, scappando da quell’uomo che l’aveva ingannata fino ad un momento prima.
Il fiato corto, le ciocche umidicce di capelli che le si appiccicavano al viso mentre si voltava indietro senza fermarsi, una stretta al cuore mentre percorreva quel vicolo scuro, abbandonava la sua vita.

Tocca a te.

Bah, mi sa tanto di già visto.
Le grane comunque le dai a me, vero?

Non sa di già visto, sei tu che critichi e basta.
Continua.

Aspetta, dobbiamo almeno decidere le basi della storia.

Sempre a farti problemi.

Detta così potrei ambientarla in una metropoli futuristica come nel più sperduto villaggio medievale.

Una donna secondo te potrebbe scappare dal “più sperduto villaggio medievale”?
Contestualizza, diamine.
Le donne medievali erano schiave della società.

Ci sono sempre le eccezioni.
Però va bene, niente villaggio.
Vuoi sparatorie o magia?

Voglio un bicchiere d’acqua, un po’ di luce e le braccia libere, ecco cosa voglio.
…va’ avanti.

Non mi hai detto cosa-

Sparatorie magiche, così sei contento.

Ho perso il filo però.

Inizio di nuovo.
Mu correva, schivando i raggi al plasma e cercando di stare lontano dai muri del vicolo, acciaio brillante che in alcuni punti colava liquido.

Mu? Acciaio liquido?

Continua, dai.
La maschera arancione gli proteggeva gli occhi dalle scintille mentre lui sforzava gli stivali a reattore, costringendoli ad accelerare sempre di più.
Non poteva finire così, non doveva finire così.
Perso nella città di Saran, quel maledetto intrico di strade, macchine, luci fluorescenti senza cielo, rincorso dalla SPV, intrappolato in quella tuta che lo stava soffocando, Mu doveva raggiungere la Sorgente.
Perché hai fatto Mu maschio?

Perché tu non hai detto niente a riguardo.
Impara a parlare.

La fialetta che stringeva in mano era così importante che avrebbe dovuto raggiungere quel luogo ad ogni costo, ferito, mutilato, quasi morto.
Doveva curare l’universo.

Sempre stringato tu, ma è interessante.
Quasi morto?

Un raggio azzurrò gli passò a poca distanza dai fianchi e sentì la tuta raggrinzirsi, intrappolando nelle pieghe anche la sua carne.
Quello era niente, niente.
Intravide una traversa e si tuffò all’ultimo istante, rotolando a terra sulle lastre lucide e scorgendo la sua immagine riflessa.
Mu, una maschera a coprirgli gli occhi e ciuffi di capelli biondi che spuntavano dal cappuccio.
Mu, barba da fare e bocca aperta in un ansimo di stanchezza.
Mu, che qualche ora prima era solo un ricercatore alle prime esperienze ed era diventato un ricercato.
Però...
Si rialzò piegando le ginocchia e mettendo ancora sotto sforzo i motori degli stivali.
Con uno scatto si alzò in piedi prima di riprendere a correre, svoltando a caso per le molte viuzze del sottosuolo. Doveva essere uscito dalla strada maestra.

Sottosuolo?

Alzò appena gli occhi per scorgere delle lastre trasparenti impedirgli di volare, diversi metri più in alto. Scappare per il condotto d’emergenza non era stata una buona idea, ma doveva cercare di seminare l’SPV e restare lucido. Le scintille degli stivali riflettevano sulle pareti lucide e luminose stille arancioni e rosse, così in contrasto con tutto quel bianco, tutta quella luce metallica che lo stava soffocando, esattamente come la sua tuta, le ginocchia che iniziavano a cedergli.
Ah!

Cosa?

Crampo. Devo cambiare un po’.

Non calciarmi.

Scusa, non si vede niente.
Fatto.
Continua tu.
Aumentò la presa sulla fialetta viola, sentendo solo il rumore dei suoi passi.
Niente più raggi a colpirlo, forse poteva pensare di aver finalmente sistemato quelli della Pulizia Veleni.
Fottuti bastardi.
Immaginavo che prima o poi ci avresti infilato qualcosa del genere.

Prego?

“Fottuto”, “bastardo”, era da un po’ che non te le sentivo dire.

Scusa sai, ma quelli sono i pensieri di Mu.
Quando pensi ad un nemico lo insulti di solito, no?

Giusto.
Comunque.
Non sentiva più le gambe, i polmoni gli bruciavano come fosse stato sott’acqua, complice l’aria stagnante del sottosuolo, impregnata di carburante.
Poi la vide e gli occhi gli si spalancarono, un ultimo sforzo prima di riuscire a raggiungere quella piccola porticina e liberarsi dall’SPV.

A me piace l’odore di benzina.

Fece scivolare la fialetta nella mano sinistra, allungando il braccio destro e appoggiando con forza il palmo contro il pannello di riconoscimento.
Non dovevano averlo già bloccato e quando si riprese dall’impatto la barriera si dissolse, lasciandolo passare.
Attraversò la fessura nella parete liscia con un gemito di dolore per le fitte ai muscoli, poi si girò e la riformò con il codice che sapeva a memoria.
Poteva considerarsi quasi libero.
Diede un’occhiata all’enorme stanza in cui si trovava: cupa, immersa in un silenzio spezzato solo da scariche elettriche e lampi blu, un’enorme capsula ovale percorsa da fasci di cavi e luci pulsanti esattamente al centro del locale .
E sopra, ritto e fiero come il Governatore della Terza Galassia, Lui.
Praticamente i nomi li devo scegliere tutti io.

Hai scelto solo Mu.

Vabbeh.

Quello basta ed avanza.
Lascia che rimanga Lui.

Il corpo del custode della Sorgente era metallico, simile ad uno scheletro umano ricoperto di tubi.
Il motivo era semplice: Mu si ricordava di aver studiato della Grande Guerra delle Galassie e dell’intervento miracoloso del custode della Sorgente, Lui.
Aveva salvato il mondo perdendo la sua unica parte realmente umana, il guscio che racchiudeva il suo corpo, l’esuvia di uomo che lo proteggeva.

Wow.

Inizio ad avere sete davvero.

Dovevi pensarci prima.

Mu si tolse la maschera per poter vedere meglio senza lo schermo aranciato, in quell’oscurità sinistra propria di Lui. C’era freddo e la gola gli bruciava, riprese fiato velocemente anche se sentiva l’adrenalina pompare nelle vene e premere sul petto, opprimerlo quasi.
-Custode.-, lo chiamò cercando di mantenere ferma la voce a fatica e subito gli occhi di questo s’illuminarono, una fredda luce azzurra che lo colpì in faccia.
-Umano. Mu di Saran. Numero identificativo sette-nove-due.-
La caratteristica peculiare del Custode era questa, ripetere esattamente quello che udiva riportandolo alla realtà dell’interlocutore, risultato della compromissione di molti dati ai tempi della Guerra, e Mu non era mai stato bravo con i giochi di parole.
Convincere il Custode ad aprire la Sorgente sarebbe stato molto difficile.
Sempre a complicare le cose.

Sono quella che s’impegna di più, voglio ottenere un buon risultato, non “C’era una volta”.

Ancora con questa storia?
Cosa poteva dirgli?
-Apri la Sorgente.-, tentò con la via più banale.
-Per aprire la Sorgente hai bisogno del mio aiuto.-, replicò Lui.
Iniziò a riflettere. Lui era stato posto alla custodia di quel tempio della vita per un motivo, per proteggere le Galassie.
E lui era lì per salvarle, avevano lo stesso obiettivo.
-La Sorgente è stata infettata.-, Lui doveva saperlo già, no? Poteva aiutarlo.

Vediamo d’inventare qualcosa di buono.

-La Sorgente è il luogo dov’è nato l’universo.-, iniziò il Custode, -La cellula che si è formata dando vita al tutto, la Madre, la Matrice.-
Una volta mi hai detto che questo si chiama
“Mettere in bocca ad un personaggio informazioni per il lettore”

Aspetta, c’è un motivo.

Lui aveva iniziato a citare esattamente il più autorevole libro di Storiografia Galattica, quello su cui aveva studiato anche Mu.
-E’ infetta, non capisci? Malata.-, lo interruppe concitato.
-La Sorgente è il luogo…-, Lui iniziò a ripetere la definizione di prima e Mu digrignò i denti, cercando di pensare.
Poteva mostrargli la fialetta con la cura?
Poteva farlo, sì. C’era il rischio che il Custode lo attaccasse però, ritenendolo pericoloso.
-Guarda!-, esclamò levando il piccolo contenitore e allentando appena la presa in modo da mostrare il contenuto tra le dita, -Questa è la cura per la Sorgente.-
-Quello è il virus Xa-novembre-due.-
Che razza di nome è?

Un nome.

-Con questo virus.-, urlò Mu chinandosi per non svenire, -Curerò la Sorgente!-
-Hai bisogno del mio aiuto per curare la Sorgente.-
-Quindi dev’essere curata.-, notò lui con soddisfazione.
Gli occhi del Custode si spensero e crollò a terra in modo sgraziato, trasformandosi in un ammasso informe di acciaio e cavi da cui spillava un liquido blu scuro simile al sangue.

L’hai risolta davvero in modo semplice, poteva durare molto di più.

Dai, vai avanti.
Mu gli lanciò un’occhiata prima di vacillare: l’intera stanza era stata percorsa da una violenta scossa e quando recuperò l’equilibrio strizzò subito gli occhi, feriti da una luce abbagliante.
La Sorgente si stava aprendo, il guscio si divise in tanti spicchi a raggiera che si ritirarono nel pavimento, lasciando Mu alle prese con una superficie bianca e dolorosamente luminosa.
Si avvicinò piano, quasi respinto dall’energia della Sorgente, ma un passo alla volta, a fatica, facendo crollare le suole sul pavimento ci riuscì.
Alzò la fialetta davanti agli occhi e la ruppe, sbriciolando il vetro sottile con la pressione di entrambe le mani.
-Vai!-, soffiò appena e si sollevarono volute di polvere viola, sospinte dal suo fiato, quasi pulsanti, che resero l’aria soffocante, che irritarono la pelle di Mu.
Irrespirabile come qui.

Già.

Non appena un minuscolo granellino di polvere toccò la superficie davanti a Mu tutto si distorse: si ritrovò a respirare lentamente e pensare velocemente.

Non è spiegato bene, faccio meglio io.

Sentì i polmoni bloccarsi, il respiro farsi pesante. Mentre la sua mente era ancora sveglia sembrò quasi staccarsi dal corpo, immobile. Voleva muoversi, voleva respirare ancora ma non poteva, non voleva abbastanza, stava soffocando, stava soffocando.
Era quello il potere del virus? Stava davvero purificando tutte le Galassie?

Sai, ci sto prendendo gusto.
E ho davvero sete.

Dovremmo decidere un po’ di cose prima di continuare.

Già, dovremmo farlo.

Anche tu non ti senti più le mani?

Sì.

Allora, chi era stato ad infettare la Sorgente e perché?

*

-Signora, abbiamo tagliato la parte finale. Ci sembrava…-, il comandante chinò appena il capello sulla testa stringendo le labbra, i baffoni grigi e gli occhi compassionevoli,
-Poco delicato, ecco.-
La signora davanti a lui, che aveva ascoltato tutta la registrazione senza dire una parola, senza nemmeno muoversi dalla posizione costretta con le mani giunte si chinò con un singhiozzo.
-I miei bambini.-, gemette flebile prima di stringere gli occhi e lasciare che le lacrime scivolassero sulle guance piene, le labbra contratte in una smorfia di dolore.
-Non siamo potuti intervenire prima, le porgiamo le nostre più sentite condoglianze.-, era sempre così, toccava a lui il lavoro sporco, raccontare ai parenti delle vittime una verità artificiale, glissare sugli ammassi informi di carne e pallottole, sul sangue rappreso sulla telecamera all’interno di quel bagagliaio.
-Non avevano fatto nulla, i miei bambini…-, iniziò a cantilenare la donna e lui si limitò a toccarle gentilmente una spalla.
Cosa poteva dirle di più, lui che non conosceva direttamente quei due ragazzi?
-Si vedeva che erano gemelli, si volevano bene.-, decise per l’ovvio, una consolazione superflua ma che l’avrebbe fatto sentire a posto con la sua coscienza.
La loro vita era come la storia che avevano iniziato a raccontare per distrarsi, un viaggio incompiuto.


Scritta per l'Original Concorso 11 di Eylis, si è classificata quarta :) i due temi erano "sorgente" e "lui". Ero partita con l’intenzione di scrivere una storia solo a dialoghi e poi alla fine mi sono ricreduta. Ho utilizzato il grassetto ed il giustificato per alternare le voci, mentre la parte strettamente narrativa è in corsivo. L’ho scritta di getto senza eliminare eventuali incongruenze, per ricalcare la parlata dei due personaggi. Non ho utilizzato nomi a parte un paio. E’ una cosa altamente sperimentale ma sono piuttosto soddisfatta del risultato.
Mi piacerebbe sapere che ne pensate :)


   
 
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