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Autore: Tsuki_94    09/07/2011    0 recensioni
Keisuke è uno scrittore, o almeno cerca di esserlo. Mancando di ispirazione, partirà per una vacanza, accompagnato dalla sua fedele agente/manager/colf, affettuosa (fin troppo), con un seno decisamente prosperoso e un fisico da modella. Troverà ciò che gli serve per il suo debutto?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 The inspiration is received from the summer
 
 


 
 
 
Dal primo momento che l’ho vista, ho pensato che fosse speciale. Non perché si vestiva in modo carino ed elegante. Non perché aveva un viso innocente. Non perché sembrava impalpabile come l’aria.
Non so perché… ma lo pensai.
 


 
 
 
 
 
 
Keisuke Nakamura, 22 anni, scrittore. O almeno… vorrei essere uno scrittore.
Ancora non ho debuttato, sono riuscito a malapena a farmi pubblicare qua e là in qualche rivista per giovani donne single. Speravo che mi avrebbe aiutato ad avere un fascino accattivante per attirarne qualcuna. Insomma, non suona mica male dire:”Sì, ho pubblicato su questa rivista e su quest’altra”. Anche se non sono riviste molto conosciute, la sola idea di essere in grado di farsi pubblicare alla mia età è qualcosa che, ancora non mi spiego il motivo, piace alle donne. Si vede che pensano che l’uomo in questione sia un tipo di quelli molto impegnati, serio, carismatico, sicuro di sé.
Beh, io sono l’esatto opposto. Non mi ritengo malaccio, però non corrispondo alla descrizione di poco fa. Sono magro, alto… do l’impressione di essere un otaku, insomma. E forse posso dire di esserlo.
Pur di trarre un minimo di ispirazione leggo libri e  manga a più non posso, anche shojo,  per carpire le tecniche di narrazione che possono attirare anche  un pubblico femminile.
I miei racconti, perciò, finiscono per essere tutti melensi, ambientati in una città qualsiasi del mondo, con la solita trama: i due protagonisti si conoscono per caso, il loro amore è proibito per un motivo o per un altro ma dopo diverse vicende possono coronare il loro amore.
Banale, vero?
Eppure riesco a tirare su qualcosa per  vivere scrivendo questa roba ipercalorica.
Ma ecco che suona il campanello. È la mia agente/manager/colf. Sì, avete capito bene, colf.
No, d’accordo, non è una colf… ma non sopporta il disordine. E casa mia è il caos primordiale. Così si “diletta” a sistemarmi la casa… gratis.
Anche oggi, nonostante siamo ormai da un  paio di settimane in estate, è venuta a farmi i soliti servizi. Nessuno glieli ha mai chiesti però.
“Signor Keisuke!” mi saluta allegra non appena apro la porta di casa.
Naoko Yamaguchi, 24 anni. Segni particolari: un seno prorompente e curve mozzafiato.
Mi abbraccia con entusiasmo e sento il suo seno premuto contro il mio petto.
“Signorina Yamaguchi! La prego, si stacchi!” urlo imbarazzato.
Ristabilita la sua immagine professionale, ci dirigiamo in cucina e comincia a preparare un caffè per entrambi.
“Allora, le è venuta qualche idea per il suo prossimo lavoro, Keisuke?”
Io abbasso lo sguardo, colpevole.
“No… ho il vuoto totale, ispirazione zero…”
“Mmmh…”
La caffettiera gorgoglia e finalmente mi viene versato il caffè.
Per un po’ c’è silenzio. Poi la mia agente/manager/colf parla di nuovo.
“Ho un’idea da proporle!”
La guardo perplesso.
“Che ne dice di un ritiro estivo in una bella località di mare eh?” aggiunge sorridente.
Io per un attimo mi sono incantato a fissarle la scollatura, così ad un calcio sotto il tavolo da parte sua mi risveglio e rispondo.
“Ma… lo sa che non ho soldi a sufficienza…”
“Oh, non si preoccupi, sarà già tutto pagato dalla mia agenzia!”
“In questo caso…”
Mi viene alla mente una visione di me disteso su una sdraio ai Tropici, con un cocktail di composizione ignota, completo di ombrellino, e la signorina Yamaguchi con un due pezzi striminzito a fianco a me che corregge la mia prossima bozza.
Come immagine non è male, senza contare che in un posto nuovo potrei davvero avere un lampo di genio. Non badate alla parte sulla Yamaguchi in costume… quello è un altro lato della mia natura che non voglio approfondire…
“Accetto”
E la Yamaguchi è tutta contenta. Forse è solo una sua scusa per poter  andare al mare…
 
 
 




 
 
Ho scoperto di soffrire l’aereo. Sono stato male per tutto il tempo, mentre la mia compagna di viaggio era elettrizzata come una bambina di cinque anni e si stringeva a me dando l’impressione di essere la mia ragazza. Non che mi possa dispiacere, anzi… ma lei è così con tutti, suppongo. È il suo carattere. Da una parte sono contento di averla al mio fianco, mi risolleva le giornate. Dall’altra, però, è imbarazzante da morire.
“Keisukeeeee! Mi compra dello zucchero filatoooo?”
Non mi ero neanche accorto che si era allontanata da me!
Ora stiamo passeggiando nei dintorni del nostro hotel, con lei che si gusta il suo zucchero filato.
“Ne vuole un po’?”
“N-no… grazie…”
Mi mette continuamente a disagio. Si diverte un mondo a farlo.
Siamo ad Okinawa, un’isola a sud del Giappone. Qui fa molto caldo.
Yamaguchi indossa un top così scollato che il suo seno risulta essere molto scoperto… no no!! Ho detto che questo lato non voglio approfondirlo!!
“Keisuke, è ancora presto, che ne dice di fare un salto in spiaggia?”
Abbiamo l’hotel che dà sul mare, quindi in dieci minuti, dopo aver preso il necessario, eravamo già sotto il nostro ombrellone.
Non vengo al mare da quando me ne sono andato di casa, non ricordavo la sensazione della sabbia sotto i piedi.
“Io non mi muovo più da qui!” sospira beata Yamaguchi “Queste sono le ore migliori per prendere il sole!”
E infatti alle 19 era ancora lì. Io ero riuscito a farmi una passeggiata, a scrivere un racconto breve ispiratomi da un paio di bambini che giocavano poco lontano da noi e a mangiare il primo gelato della stagione.
“Mangiamo fuori stasera!” mi annuncia Yamaguchi in camera d’albergo.
“Ok… avrei una domanda…”
“Mi dica!”
“Ecco… beh… mica dormiremo insieme qui?” chiedo indicando il letto matrimoniale.
Una frazione di secondo in silenzio e poi Yamaguchi scoppia a ridere.
“Ma no, si figuri! La mia camera è di fronte alla sua!”
“Ah, capito… bene…”
Non so se sentirmi sollevato o triste… va bene, l’altro lato della mia personalità ormai lo avrete chiaro no? Sono anche un po’ pervertito. Ma come si fa a non esserlo con una donna del genere vicino?
“Coraggio, andiamo!” mi trascina e usciamo di nuovo.
 




 
 
Sono tre giorni che siamo qui e io ho scritto ben cinque racconti, tutti pubblicabili, a detta di Yamaguchi.
“Hai proprio talento!” mi ripete sempre dopo aver finito di leggere qualcosa di mio.
Però il colpo di genio che mi aspettavo ancora non è arrivato.
Oggi mi sono svegliato prestissimo, Yamaguchi non rispondeva al mio bussare alla sua porta, quindi sono andato in spiaggia da solo.
Non c’è ancora tanta gente e il rumore del mare è rilassante.
“Facciamoci un bagno…”
Mi avvicino all’acqua sul bagnasciuga e lascio che si bagnino i piedi. È freschissima. Mi decido e mi tuffo nell’acqua limpida.
Faccio qualche bracciata per allontanarmi dalla riva e poi mi metto a dorso, col sole in faccia.
Riesco godermi giusto un istante di quella pace paradisiaca quando un grido mi fa tornare dritto.
Poco più in là, dove già non si tocca più, c’è una ragazza che si agita in preda al panico.
“N-non so… nuotare..! Aiuto!”
Nei dintorni non c’è nessuno a parte me. Comincio a nuotare verso di lei.
“Afferra la mia mano!” le urlo allungandole la mia.
Con uno sforzo riesce a prenderla e io riesco a trascinarla verso di me, per portarla dove si tocca.
“G-grazie… anf… anf…”
“Di nulla…” rispondo anch’io a corto di fiato.
Alzo lo sguardo e guardo la ragazza. Si tiene la mano poco sotto il collo, ancora un po’ spaventata, tenta di respirare di nuovo regolarmente.
È così che l’ho incontrata. Con i capelli bagnati e a dir poco terrorizzata. Non era così che speravo di conoscere una bella ragazza.
 
 
 



 
 
 
“Ecco qua!” le porgo la lattina.
“Grazie!!” la apre entusiasta e beve rischiando di soffocarsi.
“Ehi, ehi, attenta!”
“Grazie per avermi salvata… prima…”
“Oh, figurati… ma che ci facevi lì dove non si tocca se non sai nuotare?”
“Volevo provare a superare la mia paura della profondità del mare…”
“Ah capisco…” annuisco.
Siamo seduti sotto il mio ombrellone, sul mio asciugamano. Sta rannicchiata, con le gambe strette al petto e nel mentre sorseggia la bibita.
“Grazie di tutto, ora devo scappare!”
Si alza all’improvviso, si inchina e scappa via.
“E-ehi, aspetta!”
Non so neanche il suo nome…
 
 
 
 
 

 
 
 
Il mio ritiro estivo mi fu di grande aiuto. Tornai a casa pieno di idee e finalmente riuscii a debuttare come scrittore professionista.
 
 
 
 


 
 
Beh, se non siete stufi potete continuare ad ascoltare la mia storia. Altrimenti, approssimativamente finisce così.

Dov’ero rimasto… sì, mi ricordo.
Poco dopo arrivò la mia agente/manager/colf e tutto tornò come prima. Lei prendeva il sole e io mi scervellavo per altri racconti, col portatile sulle ginocchia.
Ma non mi venne in mente nulla.
Dopo l’ora di pranzo, decidemmo di fare un giro per la località.
“Vorrei fermarmi in quella libreria…”
Indicai a Yamaguchi un negozio dall’aspetto antico.
“Vedo che ce la mette tutta, Keisuke! Allora io mi prendo un gelato in quel bar!” e si diresse dal lato opposto della strada.
Entrai nella libreria seguito dal tintinnio dei campanelli attaccati alla porta e cominciai a dare un’occhiata ai diversi libri. Alcuni avevano l’aspetto consumato, altri erano nuovi di zecca. Ma non c’erano molti clienti.
Poco più in là, però, c’era la ragazza di quella mattina in spiaggia, assorta nella lettura di un volume.
“M-ma tu sei..!”
La indicai stupito, peggio di un bambino che vede qualcosa per la prima volta.
“Ehm… mi scusi?”
A quelle parole, il mio entusiasmo colò a picco.
“Non… non ti ricordi di me?” sono davvero così anonimo?
“Oh, sì, scusami! Non ricordavo bene il tuo viso…” si scusò lei.
Io il suo lo ricordavo benissimo. La ricordavo tutta benissimo.
Un viso tondo e dai lineamenti dolci, magra al punto giusto, curve ben distribuite (non al pari di Yamaguchi, ovviamente…). Indossava un vestitino colorato sul verde acqua che le donava moltissimo e teneva i capelli lunghi raccolti in una treccia. Insomma, un piccolo angelo sceso in terra.
“Non ci siamo presentati stamattina! Io mi chiamo Keisuke Nakamura” le porsi una mano.
“Io… sono Midori Akinomiya…”
“Cosa stavi guardando di bello?” strano come mi fosse venuto spontaneo quell’approccio diretto.
Mi mostrò semplicemente la copertina. “Stili di disegno manga”
“Sei una mangaka?” domando meravigliato.
“Sì… ma sono riuscita a pubblicare pochissime cose…”
“Allora vuol dire che sei brava! Se si è mangaka è molto difficile farsi pubblicare!”
“G-grazie” sorride imbarazzata. È super carina.
Dopo il mio complimento, si avviò verso la cassa e paga il suo libro, mentre io, ammaliato, la seguii a mani vuote.
“Potrei offrirle un tè, per farmi perdonare della scortesia di non averla riconosciuta e per ringraziarla per stamattina…” mi propose timidamente.
“Ma certo, volentieri!”
“Allora possiamo incontrarci in quel bar alle quattro, se vuole” e mi indicò il bar di fronte.
“Con piacere!”
“Allora a domani, la ringrazio molto, signor Nakamura” si voltò e andò per la sua strada.
“Si ricorda come mi chiamo…” sorrisi ebete.
Poi ricordai che proprio nel bar lì di fronte c’era Yamaguchi ad aspettarmi.
Mi fiondai nel locale e la trovai circondata da un sacco di uomini, sopra un tavolo, ubriaca fradicia, intenta a far divertire il suo pubblico.
“Yamaguchi!”
“Oooooh, Keisuke, sei tornatooooo!!”
“Scenda, non sta bene!”
La trascinai a forza giù dal tavolo, in mezzo alla confusione che aveva creato e uscimmo.
“Quanto sei carino, Keisukeeeee… te l’hanno mai dettoooo??... Hic!”
La feci appoggiare sulle mie spalle e tornammo a nostro albergo.
“Solo lei riesce ad ubriacarsi in pieno giorno…”
 
 
 





 
Più tardi, la sera…
“Ha conosciuto una donna???” urlò Yamaguchi.
“Sssshhhhhh!! Eviti di farsi sentire da tutto il ristorante!”
“È del posto?”
“Non lo so… glielo chiederò domani…”
“Bene bene, chissà che questo non le cambierà qualcosa!”
“Che intende?”
“Una ventata d’ispirazione per lei e un mucchio di soldi per entrambi se scriverà un libro degno di essere pubblicato!” mi fece l’occhiolino.
“Mmmm, non credo…” dissi poco convinto.
 
 
 




 
 
“Sono di Tokyo” mi rispose.
“Anch’io! Di che quartiere? Io ho un appartamento vicino a Shibuya!”
“Anche io non sono lontana da lì”
“Come mai non ci siamo mai incontrati?” mi chiesi tra me e me.
“Tokyo è una città molto popolosa, signor Nakamura” rise Midori.
“Signorina Akinomiya, mi chiami pure Keisuke e mi dia del tu”
“E lei faccia lo stesso con me” sorrise lei di rimando.
Conversammo amabilmente bevendo i nostri tè.
Scoprii così che anche lei è in una specie di ritiro per raccogliere idee e informazioni.
“Per quanto starai qui… Midori?”
“Ancora un paio di settimane, credo… e tu?”
“Anch’io…”
“Allora ti andrebbe di fare dei giri con me? Sai, ho paura di perdermi, da sola…”
“Hai paura di tante cose tu!” ridacchiai io.
“Devi prenderlo come un no?” chinò il capo triste.
“Verrò con te con piacere!” accettai.
Il ritiro si faceva interessante.
 
 
 
 
 
 


 
“Ti piace eh?”
“Cosa?” sputai un po’ del panino che stavo mangiando.
“Ma sì, quella ragazza!” Yamaguchi è fin troppo perspicace alle volte.
“Anche se fosse, lei non è interessata…”
“Ti ha già respinto???”
“No! Ma…”
“E allora prova no?”
“M-ma…”
“Vuoi restare per sempre con una donna bella come me che non potrai mai avere o preferisci riuscire a farti una vita?” mi disse scherzando.
“E che cosa posso dirle?”
“Ah, questo non lo so, sono affari tuoi” e torno al suo frappé alla fragola.
 
 
 
 
 
 



“Ma quanti anni hai?”
“Diciannove…”
“Ma sei giovanissima! Sapendo che sei una mangaka ora ti ammiro ancora di più!” le dissi sinceramente stupito.
“E tu?”
“Ventidue… sono vecchio!” risi.
“No, sei ancora nel fiore degli anni… sei…” e si interruppe, arrossendo.
“E di che segno sei?” ricominciò dopo un po’.
“Del cane”
“Io del drago”
Andammo avanti così per ore, a scoprire qualcosa l’uno dell’altra. E ogni volta che ci salutavamo, mi sentivo carico di idee per i miei racconti. Ne scrissi tantissimi, come non avevo mai fatto. E dopo non molto, qualche giorno prima di tornare a Tokyo, mi decisi.
 
 
 
 
 
 
“Sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto… io… credo… mi sono innamorato di te!”
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mio ritiro finì senza che ottenessi una risposta. Non la vidi più e da stupido sperai di incontrarla per caso in mezzo alla folla dell’aeroporto.
“Mi dispiace sia andata male…”
Yamaguchi si strinse a me come faceva sempre ma stavolta aveva un fare più materno e gentile. Sull’aereo mi abbandonai a qualche lacrima sul suo seno come se fosse la cosa più naturale del mondo e non mi venne in mente nemmeno un pensiero sconcio.
La mia mente era completamente piena di lei, Midori Akinomiya. Così piccola, così dolce, così timida…
Come ho detto all’inizio… la consideravo speciale, pur conoscendo pochissime cose di lei… avrei voluto rivederla, potergli essere almeno amico.
A Tokyo tornai nella mia voragine di vuoto totale. Punto a capo. Nessuna ispirazione, nessuna voglia di scrivere. Passavo il tempo con videgiochi, manga, televisione e programmi idioti.
Sentivo che mi mancava. Mi mancava la sua compagnia.
Un giorno decisi di uscire. Andai semplicemente in libreria (di nuovo), per cercare i numeri che mi mancavano di One Piece. Mentre leggevo un altro manga, sentii la sua inconfondibile voce parlare col commesso alla cassa.
“Midori!”
Le corsi dietro appena la vidi uscire e lei si voltò.
“K-Keisuke…”
“Io.. io volevo..”
“Mi dispiace non essermi fatta più vedere, ad Okinawa…”
“Anche a me, tu… io…”
Mi guardo con occhi colmi di rimpianto.
“V-verresti… a casa mia?”
Sembrava che la stessi invitando a venire a letto con me… o forse no, sono io che leggo troppi manga ecchi…
“Va bene…”
 
 
 
 
 
 
Averla in casa mia era una strana sensazione. Ma era anche una bella sensazione.
Mi sentivo osservato da lei mentre preparavo il tè.
“Hai una bella casa…” commentò.
“Grazie…”
“Come fai a tenerla così ordinata?”
“Beh, ecco…”
In quel momento entrò Yamaguchi. Magnifico.
“Keisukeeeeee! Ti ho portato la cena di stasera!”
“O-oh, no…”
“Chi è?” Midori si alzò in piedi.
“È solo la mia…”
“Eccoti! Oh, sei in compagnia!” entrò in cucina Yamaguchi “Piacere, sono Naoko Yamaguchi! Sono la badante di Keisuke!”
“N-non è vero!! Io…”
“Keiiii, mi sei mancatoooo!” mi strinse forte al suo seno.
“Credo sia meglio che vada…” Midori si avviò verso l’ingresso.
“No, aspetta!”
Ci trovammo entrambi davanti alla porta, con Yamaguchi che ci osservava di nascosto dalla cucina.
“Avevo accettato il tuo invito di venire qua perché avevo una cosa da dirti, ma…”
“Dimmi, dimmi!!” la incitai, quasi pregandola.
“Sei uno scrittore, vero?”
“Cosa..? Come fai a…?” io non gliel’avevo detto, vergognandomi del mio poco talento.
“Ho letto i tuoi racconti su qualche rivista…”
“Ah… capisco… e mi hai riconosciuto?”
“Sì, dal modo in cui scrivi… e poi da una tua foto pubblicata con uno dei tuoi scritti…” un sorrisino apparve di nuovo sul suo viso.
Mi sembrava assurdo che avesse letto le mie stupidaggini.
“Li ho trovati tutti bellissimi, dal primo all’ultimo! Riuscivo ad immedesimarmi in ogni personaggio, ogni emozione era descritta benissimo e anche gli ambienti dove si svolgeva la storia!”
Parlava presa da una forte ammirazione. E io ero impietrito a tutti quei complimenti.
“L’ho capito solo poco dopo essere tornata da Okinawa, leggendo uno dei tuoi nuovi racconti… e ho pensato… che magari… potessi scrivere per me…”
“Cosa?”
“Non capisci, sciocco?” Yamaguchi mi si avvinghiò al braccio “Vorrebbe che tu fossi l’autore delle sceneggiature dei suoi manga!”
“D-davvero?”
“Sì…” ammise Midori.
“Come… mai?”
“Mi sono… innamorata anch’io di te… attraverso le parole che scrivi e il nostro incontro a Okinawa…”
“Lavorare con questo scansafatiche sarà difficile, sai? Sono la sua agente” si presentò finalmente Yamaguchi “Vi aiuterò, comunque” sorrise.
Midori, senza dire altro, si allungò verso di me e mi diede un bacio leggero.
“Allora domani pomeriggio torno qui… e decidiamo qualcosa insieme…”
Non riuscii a far altro che annuire. Lei sorrise imbarazzata e se ne andò.
“Bravo il mio Keisuke! Ora debutterai!”
“Stia zitta, Yamaguchi! Ci mancava poco che rovinasse tutto!”
Ecco che riavevo la mia musa ispiratrice.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo soli due mesi, ad agosto. ecco che il primo capitolo del nostro manga fantasy è uscito sulla rivista più conosciuta di manga. Un guerriero con un segreto che non può rivelare, un’amazzone molto procace e una maga minuta dai poteri misteriosi. Ci sono i nostri nomi, l’uno a fianco all’altro. E anche noi due siamo così, in questo momento. È notte fonda e lei sta dormendo. È davvero grandiosa a letto… credo che scoprirà presto il mio lato pervertito… accidenti!
 

 
 
 
 
 
 
 
Otaku: appassionato di manga (fumetti), anime (cartoni animati giapponesi), videogames
Cane, Drago: segni zodiacali cinesi. Ho tirato a caso i due segni, ma ognuno corrisponderebbe ad un anno, quindi sono diversi dallo zodiaco occidentale.
Mangaka: disegnatore di fumetti
 
Grazie per aver letto questa storia! La faccio partecipare al concorso della one-shot estiva ma sono comunque contenta di averla scritta, anche se non vincerà (cosa  probabile XD).
Vi prego di lasciare comunque qualche recensione, vorrei conoscere le vostre opinioni!
Grazie ancora, Tsuki_94
 
 
 
 
  
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