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Autore: __AnNa    10/07/2011    3 recensioni
Hyukjae riamse scioccato, non si era mai reso conto dei veri sentimenti di Donghae. E fu in quel momento in quella stanza, che per la prima volta Hyukjae si rese conto di avere sbagliato tutto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Era enorme, vecchio e malandato. I margini quasi cadevano a terra, rovinati dalle piogge e dai segni di una città che non poteva perdere tempo. Eppure l’enorme scritta era ancora riconoscibile. Super junior.
E in quella carta gialliccia, ancora i visi di tredici ragazzi allora ancora visibilmente giovani e alcuni incredibilmente belli. A vederli così non lo si sarebbe mai detto ma quei tredici ragazzi un tempo avevano attraversato tutta l’asia, e per un pelo non avevano conquistato il cuore di tutta l’Europa, e del mondo intero.
Hyukjae accennò un sorriso nostalgico. Sì erano stati proprio grandi, lui e i suoi fratelli. Con lo sguardo attraversò il volto di ciascuno di loro, l’espressione pacifica di una ragazzo bellissimo Siwon, quella determinata e dolce allo stesso tempo di Leeteuk, e infine quella misteriosa e incomprensibile di Heechul. Ma non osava scendere, non osava incontrare quel viso, quegli occhi. E non voleva nemmeno rivedere se stesso, quel se stesso che a quel tempo avrebbe potuto cambiare le cose, ma che era rimasto impassibile e passivo davanti agli eventi, quel se stesso allegro solo a metà ma timoroso e quasi morboso dall’altra.
Le cose erano cambiate, era vero. Ma forse molto meno di quanto Hyukjae si aspettasse.
Il cielo incominciava ad assumere quelle delicate tinte che annunciano il crepuscolo. E mentre una tenue luce arancione illuminava i visi dei suoi vecchi amici sul cartellone, Hyukjae si rese conto che era ora di andare. Che anche per oggi la sua visita al passato era finita.
Eh sì perché passava di lì ogni sera, sempre alla stessa ora, sempre allo stesso modo. Hyukjae sorrise ancora una volta, e piano piano incominciò a tornare con quella tipica stretta al cuore, di dolore e dolcezza che oramai gli era cara.
Cap. 1
15 anni prima…
Hyukjae era assolutamente certo di una cosa; la sua carriera da idol presto, molto presto sarebbe finita. Non che fosse una sorpresa, lo sapeva fin dall’inizio. Ma adesso con Leeteuk e Heechul partiti per il militare come del resto era giusto che fosse, Hangeng fuori dai super junior e Donghae e Siwon sempre più impegnati nella carriera di attori, questa eventualità non sembrava poi tanto lontana.
Lui non era come Leeteuk o Heechul, non aveva quella fama incredibile al di fuori dei super junior. Lo sapeva, e non riusciva a non biasimarsi per questo. Non era davvero questo granché, ballava sì, e anche bene ma era forse l’unica cosa che sapesse fare. Era simpatico sì, ma i suoi scherzi avevano sempre quel che di maligno che lasciava il pubblico perplesso, e poi senza i suoi amici non era capace di dimostrarsi carismatico. Per uno così, quale futuro poteva esserci?
Hyukjae soffriva spesso in quel periodo, più di quanto avrebbe voluto.
Sapeva che gli altri membri condividevano le sue stesse preoccupazioni, solo pochi di loro potevano definirsi indipendenti dal gruppo. Ma nessuno osava parlare. Come se tacendo il male potessero dimenticarsi degli effetti.
Ma poiché dopotutto erano ancora una famiglia riuscivano ad andare avanti quel tanto che bastava affinché ognuno potesse fingere una tranquillità che oramai non esisteva da tempo.
Solo una persona riusciva ad essere veramente positiva in tutto quel casino. Una persona che Hyukjae aveva sempre ammirato e a mai capito davvero, nonostante dicessero sempre a tutti di essere quel che si definisce con la parola “migliori amici”. Una parola assolutamente ridicola per loro due. Ma certe volte, così pensava Hyukjae, certe volte era meglio semplificare le cose. E Donghae era un mago nel semplificare le cose. In realtà era un mago in molte cose, era un mago nel sorridere, nel farsi perdonare, nel farsi volere bene, nel farsi guardare. E, per restare in tema, Hyukjae era rimasto stregato da lui tante di quelle volte da averne ormai perso il conto. E ne rimaneva stregato tutt’ora, tutt’ora che lo vedeva sorridere ancora come un bambino, felice nonostante tutto. E si sentiva frustrato, quasi umiliato dallo stato d’animo dell’amico. Possibile che non si rendesse conto della situazione?
Qualcuno avrebbe dovuto sbattergliela in faccia primo o poi, la situazione. E allora avrebbe pianto e sofferto, almeno il doppio di quanto non lo facesse Hyukjae. Perché Donghae, beh Donghae amava i super junior in una maniera altruistica e illimitata. Hyukjae questo lo sapeva, e soffriva anche per lui, in silenzio però. Li amava anche lui i super junior, ma sapeva che era diverso. Sapeva di essere tanto egoista da essere preoccupato più per se stesso che per gli altri. E si sentivo uno schifo per questo.
Una sera, una delle poche che passavano a casa in quel periodo, Donghae era sceso per bere un drink con lui, dato che gli altri erano tutti fuori avevano deciso di tenersi compagnia. La serata era iniziata come sempre con loro che si prendevano giocosamente a pugni, e ridevano per qualsiasi sciocchezza. Ma dopo un paio di bicchieri Donghae si era zittito di colpo. E la situazione era diventata pesante senza nessun motivo particolare.
-Vado a prendere un’altra bottiglia- disse Hyukjae tanto per rompere il silenzio.
-Hyukjae?.-
-dimmi-
-ci pensi mai a come sarebbe stato se noi due non ci fossimo mai incontrati, se non avessimo passato l’audizione?-
Hyukjae si fermò. La domanda era molto più importante di quanto l’altro volesse farla sembrare.
-Sono sicuro che vivrei molto meglio- disse Hyukjae con una risata forzata. Donghae accennò un sorriso, ma lo sguardo nei suoi occhi rimase serio.
Dopo quella sera Donghae non fece più domande strane. Ma era impossibile non notare il suo sguardo che si incupiva giorno dopo giorno.
Le performance quella settimana erano state massacranti, ancora più del solito.
E durante l’ultima con sorpresa di tutti Donghae cadde. Non sembrava niente di serio grazie al cielo, non c’era nemmeno stato bisogno di andare all’ospedale. Ma una volta tornati al dormitorio Donghae si rinchiuse nella sua stanza a chiave, senza più rispondere alle chiamate di nessuno. Nessuno sembrò preoccuparsi anche perché effettivamente i dottori non aveva riscontrati danni, e poi in quel periodo ognuno di loro volesse godersi la solitudine. Ma si tratta di Donghae, protestava mentalmente Hyukjae, che aspettò che tutti fossero a letto prima di bussare alla porta dell’amico. Bussò piano quasi sperando che anche lui si fosse addormentato, ma sfortunatamente Donghae era sveglio, più che sveglio, ed aprì dopo alcuni secondi. Quando aprì la porta pareva invecchiato di dieci anni, con le occhiaie marcate e gli occhi arrossati. Hyukjae non riuscì a pensare a niente di sensato da dire con l’amico in quello stato. Per fortuna ci pensò Donghae, come sempre, a parlare per entrambi.
-Hyukkie, sei tu, vuoi entrare?-
Hyukjae annuì ed entrò in silenzio mentre Donghae chiudeva la porta.
-Donghae che hai?-
-niente- disse Donghae con un sorriso forzato.
-dico davvero? Che diavolo ti prende sono giorni che sei strano-
Donghae distolse lo sguardò, improvvisamente affascinato dalle mattonelle del pavimento.
-Donghae, vuoi parlare che diavolo, non ce la faccio più a vederti così-
-Cosa vuoi che ti dica?-
-La verità-
Donghae continuava a tacere e Hyukjae, incominciava a sentirsi davvero inquieto.
-Donghae … - disse Hyukjae con un lamento .
-Che cosa vuoi che ti dica, che non ce la faccio più, che ogni giorno mi sento più inutile? Che non sono sicuro di quello che farò domani dopo domani, o fra dieci anni, ho provato, cercato di ignorare tutto questo, ma non ce la faccio, non ce la faccio!-
Hyukjae riamse scioccato, non si era mai reso conto dei veri sentimenti di Donghae. E fu in quel momento in quella stanza, che per la prima volta Hyukjae si rese conto di avere sbagliato tutto. Non l’aveva mai conosciuto davvero, mai saputo comprendere, nonostante fossero amici da più di dieci anni. Il viso di Donghae era rigato di lacrime lo sguardo lontano e più disperato di quanto Hyukjae potesse ricordare. Hyukjae alzò la mano come per toccarlo, ma la riabbassò subito.
-io… ti capisco-
Donghae alzò lo sguardo, sorpreso.
Anche io mi sento così- Hyukjae si strinse nelle spalle, improvvisamente fragile. E Donghae fece una cosa che nessuno dei due si aspettava, si avvicinò lentamente, e lo strinse a sé. Con tutta la forza che aveva. Strofinando tra le lacrime i capelli al suo viso. Fino a quando lentamente i loro occhi non s’incontrarono, davvero stavolta, come se tutti i muri fossero crollati, senza più maschere né bugie.
E Hyukjae trovò la risposta che quella sera non aveva saputo dare all’amico. Se non si fossero incontrati, nessuno dei due sarebbe stato lo stesso ora, erano stati vicini, per tutti quegli anni, forse senza comprendersi, ma ognuno era stato la forza dell’altro. E lo sarebbero stati fino alla fine perché loro erano amici, fratelli , perché loro erano i super junior e molto di più. Hyukjae sorrise radioso, finalmente consapevole dei propri gesti. Ma Donghae non ricambiò il sorriso, lo fissò ancora, e ancora con un intensità che faceva tremare le gambe a Hyukjae.
-Hyukjae… Tu ci sarai sempre per me?
-Certo che ci sarò sempre-
Donghae non rispose e sciolse l’abbraccio, avvicinandosi al letto. – è ora di andare a dormire chiudi la porta quando esci- disse con il viso contratto in una strana espressione. Hyukjae tornò nella sua stanza, con uno strano groppo al cuore. E sistemò al letto, lasciando che il sonno si portasse via pensieri che non voleva avere.
  
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