A mia madre.
Sono il nulla dei tuoi occhi stanchi.
Non
capisco come fai ad uccidermi con uno sguardo, un
bisbiglio,
una lieve increspatura del tuo labbro stanco.
Eppur lo fai, senza darmi risposte, trascinandomi in uno
sconforto che ho sempre provato,
che tutto il mio
essere è ormai diventato.
Tu
mi guardi, e m’accusi, di non essere il riflesso
perfetto della tua immagine tremolante; tu mi guardi e
alla mia vista ti
scomponi: in una
smorfia ostentata, in
un cenno negativo del capo.
Io ti guardo e rabbia non ne ho più, non ho più
niente,
stringo nulla e aria tra dita insufficienti, inadatte.
Guardo
i tuoi occhi così simili ai miei e vorrei affondarci,
affogare in loro e perdere consistenza,
diventando te e smettendo di deluderti –
uccidendomi.
Mi ritrovo ad urlare senza aver voce, ad annegare in un
sospiro, avvelenandomi d’impotenza e umiliazione, urlando
parole per farti
capire;
parole che non scalfiscono il colore scuro dei tuoi occhi delusi.
Tu
mi guardi e vedi il nulla, mi uccidi con un piccolo e
inesistente sospiro.
Io ti guardo e vedo tutto, e urlo, ma tu non mi senti,
non mi vedi e le mie parole diventano nulle,
si sciolgono al sole vergognandosi
di esistere.
Le
mie parole sono burro e le mie difese nulle
( riflettono ciò che vedi ogni volta che non mi
guardi).
Le mie parole sono deboli, di fumo, si spargono nell’aria
e tu non vedi niente, non senti niente.
Non vedi niente perché di te, in me, non
c’è mai stato
nulla -
ed è come una condanna per te e per me, per il riflesso
inesistente che ci
lega.
Io
mi guardo e non sento nulla, solo l’aria che cerco di
afferrare, solo il colore degli occhi che non riesco ad
emulare
( mi hai portato
via tutto e non mi sento più).
Nello specchio solo un tremolio, come di aria elettrificata,
la mia immagine si è annullata, è affogata! - E
io non ho più niente da dirti,
più voce da darti.
Sono il nulla dei tuoi occhi stanchi.
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Grazie a chi leggerà e un grazie doppio a chi commenterà.
Red.