Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: virgily    11/07/2011    2 recensioni
"Ci vediamo dunque costretti a sguinzagliare le tre ombre della Regina: il fedele Cane; l’abile Ragno e la nobile Perla. Speriamo che la collaborazione di questi grandi enti della sicurezza inglese possano rendere sua Altezza fiera di voi, come sempre è stato.
Cordiali saluti.
Sua maestà, la Regina."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tavola era imbandita di pietanze succulente e squisitamente cucinate dal fido maggiordomo che all’angolo della sala osservava i due cenare silenziosamente, sebbene era certo che in verità gli spunti per discutere fossero molti.
-So che non è un argomento molto consono da trattare a cena. Ma volevo avvertirla che Sebastian ha svolto una ricerca al riguardo delle vittime che sono state ritrovate recentemente a Londra...- Ciel spezzò quella breve quiete e osservò gli angoli delle labbra fine e rosee della fanciulla sollevarsi divertiti, e i suoi occhi puntarsi contro il maggiordomo, che nel frattempo non aveva detto una parola
-Cucinare e svolgere ricerche. Non so come tu abbia fatto ma tutto ciò è notevole Sebastian- affermò sorseggiando dal calice del vino rosso
-La ringrazio lady Killarney- si limitò a rispondere senza scomporsi, sebbene oramai era più che consapevole degli effetti delle sue occhiate
-Dunque? Che cosa hanno ricavato queste ricerche?- domandò la ragazza bevendo ancora del vino dal calice che teneva tra le mani
-Le vittime avevano frequentato durane la loro infanzia un orfanotrofio che si trova non troppo distante dal centro urbano. Questo ha preso fuoco circa due settimane fa, durante una festa data per i settantanni dalla sua apertura. Sembra che siano rimaste vittime dell’incendio Mary Angie Wotton e Juliet, sua figlia.- affermò il giovane conte prima di cominciare a consumare il suo pasto
-Ma certo!- esclamò la lady sollevando di scatto il capo, fissando il più piccolo con sorriso beffardo. Tutti i muscoli di Ciel s’irrigidirono di colpo quando quelle iridi lo sfiorarono penetranti ed euforiche
-C-Cosa?- domandò portandosi una mano al viso, nascondendosi le labbra che lasciavano sgusciare impertinenti e fastidiosi colpi di tosse
- Cerchiamo la lista degli invitati a quel ricevimento. Sicuramente vi troveremo i nomi delle vittime e quelli delle “possibili” vittime-
-Beh, si... Potrebbe essere un’idea- si limitò a rispondere il giovane Phantomhive abbassando lo sguardo, concentrandosi al cibo piuttosto che a quella sensazione di vuoto che provava alla testa, come se quel dolce visetto lo incatenasse in una sorta di claustrofobia momentanea, strappandogli il fiato
-Bene, domani mattina allora ci recheremo lì-
Calò un fastidioso silenzio nella sala da pranzo. Cupo e molesto che durò più di dieci minuti, il tempo di terminare le prime portate. Neanche si erano degnati uno sguardo in quel lasso di tempo. Viola non lo disprezzava, infondo amava avvolgersi nel casto rumore del “nulla”. Tuttavia non doveva essere lo stesso per il giovane conte, che fingendosi disinvolto mangiava e beveva come se, intimidito, stentasse a far uscire la voce dalle sue labbra. E appariva così tenero ai suoi occhi
-Voi, Ciel, amate la scherma?- spezzando la nervosa quiete, la voce squillante e quasi maliziosa della duchessa fece tornare Ciel con i piedi sulla terra, il quale sollevando appena un angolo delle labbra si accomodò sullo schienale della seggiola imbottita, e osservando il suo maggiordomo, che nel frattempo portava via i piatti vuoti, rispose:
-Non particolarmente, tuttavia me la cavo bene- affermò scrutando il volto della donna che sorridendo beffarda afferrò nuovamente il suo calice, bevendo elegantemente il nettare purpureo e amarognolo al suo interno
-Mi piacerebbe molto verificarlo-
-Beh, tra i programmi previsti per il pomeriggio del mio signorino, c’è una lezione di scherma, potete sempre assistervi se vi fa piacere- affermò Sebastian sbucando proprio alle spalle della giovane duchessa. Chinandosi al suo fianco le porse, proprio innanzi agli occhi, un piccolo piatto di porcellana contenente un trancio di cheese cake ai frutti di bosco guarnita con soffici riccioli di panna montata. Le iridi verdognole della fanciulla si posarono inizialmente sul dessert, e poi sull’uomo il cui viso era non molto distante dal suo. Viola lo fissò come se non riuscisse a farne a meno, come se dipendesse da quello sguardo, come se il mistero velato dietro quelle macchie rosso sangue la invitasse a qualcosa di pericoloso e proibito. Odiava ammetterlo ma sentiva i brividi sotto pelle, soprattutto perché’ sapeva che da quel Sebastian doveva stare lontana. Tuttavia il suo visetto candido non trapelò’ neanche il minimo segno di debolezza davanti a quel maggiordomo, anzi, da quel che Michaelis poteva fastidiosamente notare, la nobile donna lo sfidava con arguta presunzione, inchiodandolo per pochi miserabili secondi che bastarono a fargli sentire il calore dell’inferno ribollirgli nelle vene
-Se sarete voi il maestro allora sono sicura che sarà molto interessante ammirarvi duellare...- ridacchiò coprendosi le labbra con il palmo, che anche in quell’occasione la lady portava fasciato da un paio di guanti. Sollevandosi di scatto, libero finalmente da quella morsa quasi letale, il maggiordomo raggiunse l’altro capo del lungo tavolo in legno scuro e porgendo il dolce anche al suo giovane padroncino Sebastian si sentì penetrare dallo sguardo freddo e indagatore di Ciel che ammiccandogli un’occhiata di complicità lo lasciò andare a svolgere le sue mansioni. Sembrava più complicato del previsto indagare su di una persona, e quella donna era più enigmatica di quanto pensasse. Era affascinante il modo in cui il giovane conte la scrutasse di sottecchi, cercando di scoprire qualcosa in più sul suo conto.
-Volete chiedermi qualcosa Ciel?- domandò riponendo il cucchiaino al suo posto, prima si ripulirsi elegantemente gli angoli delle labbra con il tovagliolo candido. Spiazzato da quella domanda il piccolo Phantomhive non poté’ far altro che fingersi “tonto”
-Come prego?- domandò a sua volta schiarendomi appena la voce, com’era possibile che con un solo sguardo fugace quella ragazza riuscisse immediatamente a toccare i suoi pensieri
-Suvvia conte, lo vedo nei vostri occhi che morite dalla voglia di farmi delle domande. Ebbene domandate pure- finalmente, l’occasione della sua vita, ed era stata proprio LEI a servirgliela su un piatto d’argento. Abbassò appena lo sguardo, fissando le striature rosate che aveva lasciato sul piatto mentre consumava il suo dessert. Chinando appena il capo sollevò un angolo delle labbra, mostrando in tutto e per tutto una bellezza oscura e truce che lady Killarney mai aveva visto prima: occhi gelidi e forti, una bocca beffarda e seducente che gli conferivano un’aria semplicemente spietata
-Non posso nascondervi nulla non è vero? In effetti ci sarebbero delle domande a cui non riesco a darmi risposta- affermò sicuro di se, puntando il gomito sul bracciolo della seggiola e il mento sul suo pugno chiuso. Un breve intervallo silenzioso gli concesse un brevissimo scambio di sguardi, occhiate fugaci che portarono ad altrettanti sorrisi
-Come mai una donna come voi bada agli affari della Regina piuttosto che alla ricerca di un marito? Eppure sono sicuro che molti uomini illustri sarebbero disposti a tutto pur di accedere alla vostra mano...- affermò con voce tagliente e parole affilate. Ma sebbene fossero una bella arma d’attacco non erano forti abbastanza per scalfire la difensiva d’acciaio della giovane duchessa. Quest’ultima sorrise, e accavallando le gambe sotto il tavolo si sistemò più comodamente sulla sua sedia
-Avete ragione. Molti uomini si sono presentati, anche solo affascinati dal mio nome, per  richiedere la mia mano. Tuttavia io non voglio prendere marito. Ed ‘è per questo che svolgo con diligenza i compiti che sua Maestà mi affida. Li trovo molto più interessanti di rimanere in casa ad aspettare il proprio uomo- alla sua affermazione il sopracciglio sinistro del giovane Phantomhive si sollevò in aria non riuscendo a nascondere la sua espressione divertita e stupita allo stesso tempo
-Ho sentito dire invece che la vostra fidanzata, Elizabeth Midlleford, è una fanciulla molto gioiosa-
-Oh si, direi anche troppo...- confessò il più giovane abbassando appena lo sguardo, cominciando a fissarsi i piedi. Elizabeth, o come voleva sentirsi chiamare lei: Lizzy. Semplicemente la bambina più fastidiosa che potesse incontrare sulla faccia della terra. Tutta quell’allegria, quel vedere sempre e comunque il bello delle cose... No quella visione tutta “rose e fiori” del mondo non era affatto per lui. 
-Povero Ciel, il Cane da guardia che chiunque vorrebbe avere. Piccolo Ciel, strappato alla sua giovinezza per placare le acque scure con il sangue- un sussurro leggero, caldo e avvolgente che gli sfiorò appena le goti. Stentava a crederci ma lei era li: inginocchiata al suo fianco, con le braccia poggiate sul suo bracciolo, il collo e la schiena inarcati contro di lui, il suo viso pallido e delicato ad una distanza pericolosamente seducente. Gli mancò il fiato quando si gettò nel verde cupo e tentatore dei suoi occhi, stupendosi dello strano calore che cominciava a sentire sulle sue guance candide. Era stata veloce, a tal punto che Ciel neanche si era accorto dei suoi passi. Si, la duchessa era stata anche “troppo” agile per i suoi gusti
-C-Come avete fatto?- domandò facendo scivolare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, che sottili si erano allungate fino a disegnare un dolce sorriso. Viola non gli rispose, bensì avvicinò ancora il suo viso a quello del giovane conte, accorciando sempre più le loro distanze. Morbide, vellutate e tiepide, così erano quelle labbra a contatto con la sua guancia. Così la duchessa aveva risposto a quella domanda, con un casto bacio sulla sua gote
-Buona notte Ciel- sussurrò accarezzandogli il viso con la punta delle dita, facendolo fremere. Leggiadra e silenziosa Viola Killarney si allontanò da lui, svanendo nell'ombra della casa proprio così com'era apparsa.
  
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