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Autore: Arisu95    11/07/2011    3 recensioni
N e Black si sono finalmente scontrati. La verità contro gli ideali. Reshiram contro Zekrom. Dopo una lotta furibonda il Palazzo del Team Plasma si piega alla potenza dei due Pokémon Leggendari, e quando tutto sembra essere finito, N si risveglia al fianco di Black, rivivendo il suo infelice passato.
++++
One-Shot principalmente sulla storia di N, ma con un pizzico di IsshuShipping (N/Black).
Spero di cuore che vi piaccia! (=
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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~ I Due Eroi ~





 
"Pensavo che fossi tu l'altro eroe. E' un vero peccato. Sai ... Cominciavi a piacermi ..."

"N ... Non é che uno stupido, un fallito. Anche solo come burattino nelle mie mani, é stato capace di fallire. Sapevo perfettamente che era troppo debole per un così arduo compito. Non ho fatto altro che usarlo, ma sappiamo entrambi qual'é l'unica persona in grado di assolvere l'arduo compito di dominare il mondo. Io, Ghecis, prossimo ed eterno sovrano dell'umanità!"




"Papà!" - Gridò allarmato N svegliandosi di colpo.

Si sentiva uno straccio.
I lunghi capelli verdi impolverati, dolori pulsanti qua e là.
Si guardò mani e braccia. Era pieno di lividi e ferite.
Avrebbe voluto riaccasciarsi a terra, chiudere nuovamente gli occhi e abbandonarsi, forse non svegliarsi mai più.
Suo padre l'aveva tradito, ingannato, fin dal giorno della sua nascita l'aveva condannato ad una vita reclusa, lontano dagli uomini e riempito di menzogne.

E lui a quelle menzogne ci aveva creduto.
Aveva costruito sé stesso, i suoi ideali, su quelle menzogne.
Si sentiva solo al mondo, deriso, insultato, tradito, senza più un' anima e qualcosa in cui credere.

L'intera sua esistenza pareva essere crollata come un castello di carte, ed ora non sentiva altro che dolore, stanchezza e voglia di morire.
Fare reset, come in un videogioco, ricominciare tutto da capo.
Ma non poteva, la vita non è un gioco, sebbene alcuni giochino con le vite degli altri ...

Dov'era...?
Non lo sapeva.
Si guardò intorno in cerca di indizi, appigli per la sua memoria, quando ...

"Touya!" - Esclamò.

Il ragazzo giaceva a terra, poco distante da lui, privo di sensi.
N si avvicinò lentamente.
Era anche lui coperto di graffi un po' ovunque, e da una ferita sul suo mento sgorgava ancora sangue.

Sangue.

Gli aveva macchiato il vestito.
Una lunga e spessa riga di sangue scuro, da sotto il mento fino a sotto un braccio, per poi sgorgare goccia a goccia per terra in un rumore inudibile.
Il suo cappello, poco più in là, era sporco e malconcio.

"Touya!" - Chiamò di nuovo N prendendolo per le braccia e dandogli una breve scossa.

Ci aveva messo tutte le poche forze che gli erano rimaste, in quel gesto disperato, ed ora lo chiamava ancora, ansimando con il fiatone, mentre le lacrime gli scendevano stanche sul viso, anch'esso graffiato e sporco.

Lo guardava inerme, con gli occhi inumiditi e le lacrime salate bruciargli sulle ferite ancora fresche, ripetendo il suo nome, sempre più flebile e meno speranzoso.

Morto ...?
No! Maledizione non poteva essere morto!
Non lui! Non ora!
Non ora che finalmente aveva aperto gli occhi, aveva capito i suoi errori, voleva voltare pagina.
Non ora che ...

"Sai ... Cominciavi a piacermi."

Le sue stesse parole iniziarono a riecheggiargli nelle orecchie, accentuando il suo malditesta.
Quelle parole gli erano uscite dalla bocca da sole, mentre Reshiram si ereggeva fiero alle sue spalle e il Nerolite non accennava ancora a reagire.

Da una parte ne era stato felice.

Touya non era l'eroe, i due non avrebbero dovuto scontrarsi, magari suo padre avrebbe calato le arie, lui si sarebbe ribellato, lo avrebbe insultato, e sarebbe scappato via dal castello in lacrime, verso la sua sorte.

No ... Sapeva che non lo avrebbe fatto.
Quel bastardo gli aveva offuscato completamente il cervello e, come se non bastasse, non poteva fuggire da lui ... Perché Ghecis stava vivendo in lui.
Gli stava succhiando anima e cuore, da sempre, da quando era piccolo, e di lui non era rimasto molto, ormai.

Invece il Nerolite aveva reagito, si era alzato in aria ed illuminato, mentre il leggendario Zekrom scese finalmente al fianco di Touya.

E com'era bello Touya ...

In piedi, con lo sguardo di colui che, pur essendo prescelto, teme di non saper assolvere il suo compito.
Aveva letto insicurezza nei suoi begli occhi arancio, mentre stringeva forte una PokéBall e si mordeva nervoso il labbro inferiore.
E Zekrom alto e fiero dietro di lui, nero e splendente, con gli occhi rossi che luccicavano, colpiti dalla luce che filtrava dalle vetrate.
Respiravano piano, seppur quasi affannati, ma regolari, insieme, come se fossero stati una cosa sola.

Si erano affrontati, come da profezia, uno contro l'altro, loro e i loro Pokémon.

I Pokémon ... Queste creature così affascinanti, che per la prima volta aveva intuito come non fossero schiavi dell'uomo ma suoi preziosi e fedeli amici.
Lo aveva capito da tempo.
Lui con i Pokémon ci sapeva parlare.
E glielo avevano raccontato con gli occhi pieni di eccitazione, ogni cosa, ogni avventura.
Specialmente i Pokémon di Touya.

Com'era diverso lo sguardo di quei Pokémon, rispetto a quello di quelle povere creature piene di lividi e terrore che gli portava a casa suo padre.
Quelli avevano gli occhi appannati, velati di paura.

Quante storie terribili aveva udito, di come l'uomo si sentisse il loro padrone, si sentisse in potere di renderli schiavi semplicemente imprigionandoli in una sfera.
Quei Pokémon avevano conosciuto la paura, l'abbandono, la derisione, avevano provato cosa significasse avere ferite così profonde che il sangue caldo pareva non smettere mai di scorrere, avevano provato come le carezze degli uomini potessero trasformarsi, proprio quando essi cominciavano ad acquistare fiducia, in violenza gratuita.

Pensava di poter udire lo stesso anche dai Pokémon di Touya, ne era certo.
Già pensava, il giorno del loro primo incontro, a come un ragazzo così apparentemente angelico potesse schiavizzare così delle creature innocenti ed avere il coraggio di chiamarle 'amici'.
Eppure, quello che udì dal suo Oshawott fu molto diverso.

Gli occhi del Pokémon brillavano di entusiasmo, mentre lottava contro Purrloin, e ad ogni attacco esclamava che faceva questo per Touya.

Perché lui era il suo Pokémon. Perché era il regalo del suo sedicesimo compleanno. Perché lui voleva bene a Touya. Perché Touya voleva bene a lui.

N era sicuro che prima o poi il ragazzo avrebbe tradito la sua fiducia, e si sorprese invece, di come ogni volta i suoi Pokémon sembravano acquistare più sicurezza, di come fossero pieni d'amore da dare e di quanto ne stessero ricevendo.
E non solo quelli di Touya.

Tutte le persone che incontrava parevano essere amiche dei loro Pokémon.
Anche i suoi Pokémon cominciavano a nutrire affetto per lui ... E lui per loro.
Più proseguiva nel suo viaggio alla ricerca del secondo eroe, più le sue convinzioni barcollavano.

E fu così fino a quel giorno, la resa dei conti.
I due eroi si erano scontrati.
N contro Touya, Reshiram contro Zekrom. il bianco contro il nero. La verità contro gli ideali.
Avevano perso tutti i loro Pokémon. Ormai mancavano solo Reshiram e Zekrom che, ormai risvegliati e fuori controllo, avevano preso a lottare sempre più violentemente, senza nemmeno dare più retta ai loro rispettivi allenatori.

Avevano utilizzato i loro attacchi più forti, proprio mentre suo padre Ghecis era salito su una colonna caduta e, allargando le braccia, si stava proponendo come loro signore, cercando l'appoggio e l'unione dei due Pokémon leggendari.

I due attacchi si erano scontrati in un rombo assordante, mentre tutto si era riempito di una luce bianca.
Poi buio. Poi silenzio.

E poi ... Più niente.
Non si ricordava altro.
Si era risvegliato lì, ed ora cercava disperatamente di risvegliare Touya, cercando di non pensare al peggio, perchè era troppo doloroso anche solo dirlo per scherzo.

"Cough Cough ..." - Touya prese a tossire, mentre i suoi occhi iniziarono a stringersi in una smorfia di dolore e il suo corpo si stava lentamente alzando.

"Touya!" - Gridò ancora N, con ancora le lacrime agli occhi, sporgendosi verso l'altro e aiutandolo a mettersi a sedere. - "Stai male ...?"

"Mi fa male dappertutto ..." - Disse con voce un po' rauca mettendosi una mano sul petto.
Evidentemente, tossire gli aveva provocato dolore.

"Touya ..." - N continuava a ripetere il suo nome.
Era felice di vedere che si era svegliato.

Avrebbe voluto dirgli un sacco di cose, che aveva capito che si sbagliava, che voleva scusarsi per i disastri che lui, suo padre e il Team Plasma avevano causato, che voleva viaggiare da allenatore vero, con il solo scopo di vincere medaglie al fianco dei suoi fedeli amici Pokémon.
Invece, dalla sua bocca non sapeva uscire altro, se non quel nome.

D'un tratto s'accorse che, benché inizialmente fosse stato lui ad abbracciare l'altro cercando di farlo rialzare, ora era proprio Touya ad avere N tra le sue braccia.

"Va tutto bene ... Non sto poi così male, davvero." - Cercò di rassicurarlo poggiandogli la mano, insanguinata, sulla schiena.

"Touya ... Dobbiamo uscire di qui." - Disse poi N, alzandosi un poco per ispezionare i dintorni.

Era il palazzo del Team Plasma.
Il suo palazzo.
Il suo regno.
Perché lui era il re.
Già ... N, il Re del Team Plasma.

Eppure non si era mai sentito all'altezza di quel ruolo.
I suoi sudditi gli facevano tante domande, e lui non sapeva rispondere.

"Perché utilizziamo i Pokémon per far valere il nostro ideale, se il nostro ideale é proprio quello di separare il mondo degli uomini da quello dei Pokémon?"

"Cosa vale di più davvero? Il nostro ideale di due mondi separati, o l'ideale di coloro che considerano i Pokémon amici?"

Nemmeno lui sapeva rispondere a quelle domande.

Verità ed ideali ...
Non erano concetti poi così diversi.

Esistono tanti ideali, e allo stesso tempo numerose verità.
Perché chiunque lotti per un ideale sente che quello per cui combatte é ciò in cui crede davvero. La sua verità.

Cos'aveva di meno la verità e l'ideale della maggior parte delle persone, rispetto a quello per cui si batteva il Team Plasma?

Anzi, non il Team Plasma ... Ma suo padre.
Ghecis voleva separare i due mondi per fare in modo che le persone non avessero più i mezzi per far valere le proprie ragioni.
Lui e il Team Plasma sarebbero stati gli unici con il diritto di possedere i Pokémon.

In questo modo era sicuro che tutto il mondo si sarebbe piegato al suo volere.
Ma probabilmente si sbagliava.
Non era quella la verità.

Perchè altrimenti Zekrom e Reshiram gli si sarebbero rivoltati contro?

N si era sentito davvero uno stupido.
Aveva vissuto la sua intera esistenza in un palazzo immenso, lussuoso e vuoto, in compagnia di Pokémon maltrattati che gli narravano una realtà distorta dalle loro esperienze, e con il solo conforto di Antea e Concordia.

Antea e Concordia ... Non poteva dire di essersi trovato male con loro.
Sua madre era morta da tempo, e di lei Ghecis pareva aver perso il ricordo.
Non aveva mai trovato nemmeno una foto di lei, da nessuna parte.
Solo Antea e Concordia gliene avevano parlato, come una donna bellissima e pura di cuore.
Era stato ore ad ascoltare le storie di Concordia, mentre Antea suonava l'arpa o il pianoforte, e lui lentamente prendeva sonno, abbandonandosi ai suoi sogni di poterla riabbracciare.

Era davvero morta...?
Non ne era certo.
Aveva il vago presentimento che Ghecis l'avesse usata come stava usando lui.
L'aveva usata con il solo scopo di avere un figlio, un burattino da manovrare per raggiungere il suo obiettivo, e nient'altro.
Forse sua madre non era morta, era fuggita.

E allora perché ...?
Perché non lo aveva portato con lei, anziché lasciarlo nelle grinfie di quell'uomo senza scrupoli?
Doveva odiarla per questo.
Eppure non ci riusciva.
Non era sicuro di nulla, se fosse morta o in vita, e non si permetteva di giudicarla.
Doveva aver avuto i suoi motivi, se non l'aveva portato con lei.

In tutto quell'insieme confuso di eventi, seppur Concordia ed Antea fossero state le uniche persone che si erano davvero prese cura di lui, e alle quali aveva legato ricordi piacevoli ... Non poteva fare a meno di disprezzare un poco anche loro.

Seppur con amore, l'avevano cresciuto solo perché si erano trovate in quel castello e non ne potevano uscire, per qualche ragione, così come non ne poteva uscire lui.
Abbassavano anche loro la testa al cospetto di Ghecis, come tutti gli altri.

Tutte quelle persone non erano che i cani rognosi di suo padre, al quale volere si piegavano solo per riceverne gli avanzi.


N aveva preso a camminare nei dintorni più prossimi, in quello spiazzo coperto di macerie, riconoscendo vagamente luoghi d'infanzia, volando con la mente a ricordi, alternandone di piacevoli e di angoscianti, con il fattore comune della tremenda solitudine.
Non aveva mai giocato con nessun altro bambino.
Le uniche persone che gli era permesso vedere erano suo padre, Antea, Concordia e pochi altri sudditi.

Ghecis diceva che gli uomini erano cattivi, e nemmeno loro facevano eccezione.
Ma N doveva crescere puro di cuore e senza peccato, e affinché questo si realizzasse, gli era vietato uscire dalle mura del palazzo, parlare e giocare con altri esseri umani.
Perché solo un puro di cuore poteva essere il prescelto.
Solo un puro di cuore poteva evocare Reshiram, affinché suo padre potesse ottenere la gloria.

Eppure anche Touya era stato prescelto da Zekrom.
Il ragazzo veniva da un quieto borgo di campagna, un paesino di quelli in cui si conoscono tutti, e i bimbi sono soliti giocare in gruppo per le strade.
Di quella vita N non sapeva assolutamente niente.
Tutto cio' che sapeva lo aveva visto nel suo breve viaggio alla ricerca del secondo eroe prescelto.
Aveva visto bambini ridere e giocare per le vie, sorridenti e felici con i coetanei e con i Pokémon.
Passava tra di loro freddo e in silenzio, rimpiangendo nel cuore la sua infanzia infelice.

"N ..." - Sospirò quasi in lacrime Touya, cercando di alzarsi e cadendo di nuovo a terra - "... Credo di essermi rotto una gamba ..."

N tornò da lui, inchinandosi.

"Scusami Touya ..." - Disse con voce pentita.

"Per cosa...?"

"E' tutta colpa mia ... Se non avessi dato retta a mio padre, a quest'ora ..." - Le lacrime avevano ricominciato a scendergli - "Avrei dovuto cercare di ucciderlo finché potevo, quel bast-"

"Non é colpa tua!" - Lo interruppe Touya alzando la voce - "Ghecis ... E' tuo padre, e ti ha raccontato un sacco di bugie ... E' normale che tu ti sia fidato di lui ... Tu non hai davvero niente a che fare con tutto questo ..."

N ascoltava come pietrificato le parole rassicuranti di Touya, mentre negli occhi gli scorrevano veloci i ricordi.

"Touya ..." - Disse infine abbassando la testa - "Ti invidio."

"Perché...?"

"Perché ... Perché non sono nato come te? Un bambino qualunque di Soffiolieve, nient'altro. Invece no, dovevo essere il prescelto, il re, l'eroe ... Non so cosa darei per provare anche solo per un giorno tutto quello che hai provato tu ... Invece la mia infanzia se n'é andata per sempre, e non potrò mai più averla indietro!" - La sua voce si era fatta mano a mano più alta e nervosa, mentre le lacrime si moltiplicavano rigandogli le guance e cadendo per terra.

"Mi dispiace N ..." - Disse a bassa voce Touya, stringendolo più forte e frustrato per non aver trovato parole migliori.

Lui non era mai stato un bravo oratore, preferiva tacere e lasciare la parola agli altri.

"... Vorrei solo che dopo questo giorno tutto si sistemasse. Non voglio più tornare alla vita di prima, non mi interessa più niente, né del Team Plasma né di nient'altro ... Voglio solo vivere come tutti gli altri ragazzi ..."

"..." - Touya rimase in silenzio, con lo sguardo perso tra le macerie con ancora l'altro ragazzo piangente tra le sue braccia.
Era disperato.

"Mi chiedo se mio padre é ancora vivo sotto le macerie ..."

"Non lo so ... Qui intorno é crollato tutto, ci vorranno giorni per scavare tra le rovine ..."

"Spero che sia morto."

"E' ... Pur sempre tuo padre ..." - Disse in un filo di voce Touya. Non era sicuro che quelle erano le parole giuste da dire ... Le si dicono sempre, quando un figlio dice qualcosa di brutto verso i propri parenti, ma era altrettanto vero che Ghecis, per come si era comportato, non doveva avere nemmeno l'onore di esser chiamato padre.

"Non dire frasi retoriche, Touya. Non nasconderlo, non mi offendo. La pensi esattamente come tutti. Persino io la penso così. Mio padre é stato un vero bastardo, e merita di morire. Spero che sia morto dopo una lunga agonia ..." - Sorrise sadico, sebbene i suoi occhi mostrassero un sentimento opposto.

"Non lo pensi davvero."

"..." - N emise un gemito tra le lacrime - "No ... Maledizione, dopo tutto quello che ha fatto a me e a tutti gli altri, ho ancora il coraggio di sperare che sia vivo. Sono uno stupido, sono ..."

"Sei puro di cuore." - Sorrise Touya prendendogli le spalle e guardandolo negli occhi.

L'altro rimase a guardarlo per un attimo, per poi voltare la testa altrove.

"Tsk ... Solo un altro ricordo della vita reclusa che mi ha fatto passare mio padre." - Rispose fermamente mordendosi il labbro inferiore.

"Non é vero ... Non é stato tuo padre ... Eri destinato ad esserlo, Ghecis o non Ghecis."

"E tu cosa ne sai ...?"

"Anche io sono stato prescelto. Eppure la mia vita é stata diversa dalla tua."

"Non me lo ricordare ... Ti prego."

"Un'altra persona al tuo posto sarebbe impazzita, in una situazione del genere. La persona a cui si vieta tutto é la più portata a trasgredire e peccare. Tu invece no. Hai mantenuto la tua purezza. Perché era scritto che fosse così. Perché se sei nato in quella casa, é perché chi decide della nostra esistenza sapeva che ce l'avresti fatta. E che non c'era persona più adatta."

Touya si era sbalordito di sé stesso.
Era la prima volta che parlava così tanto, e per un attimo chiese a sé stesso se non avesse detto un mucchio di stupidaggini.

N lo guardava commosso. Le lacrime avevano smesso di scendere.

"Touya ... E' la prima volta che ti sento parlare così a lungo ..." - Sorrise. Era la prima volta che sentiva la sua voce riecheggiare nell'aria per così tanto tempo, la prima volta che sprecasse il fiato per così tante parole tutte di seguito.

Touya arrossì e accennò un sorriso, non sapendo cosa rispondere.
Era sempre stato una persona timida.

Erano rimasti entrambi in silenzio.
Finché l'InterPoké di Touya non prese a suonare.
Attivò la videochiamata, mentre sullo schermo si accesero i volti di sua madre, di Belle e di Cheren.

"Tesoro, sei pieno di ferite!" - Esclamò preoccupata sua madre.
"Scommetto che é stato tremendo !!! Cos'é successo? Alla fine com'é andata? E adesso?" - Chiese titubante Belle.
"Touya, stai calmo, dicci solo dove sei, e arriviamo a salvarti con le autorità." - Concluse Cheren con il suo solito modo di fare pratico e 'dritto al punto'.

"State tranquilli, non è nulla di grave ..." - Cercò di rassicurarli. Non voleva dir loro che si era rotto una gamba, o si sarebbero allarmati troppo - "C'é anche N qui con me ..."

"Ragazzi, siete sicuri di stare bene? Ho visto alla televisione cos'é successo, quel palazzo é andato in frantumi ..." - Sospirò sua madre.

"No, va tutto bene, per fortuna io e N siamo svenuti su uno spiazzo. Intorno a noi ci sono tutte le macerie, ma noi siamo salvi."

"Non sai quanto io sia felice, avevo tanta paura di non rivederti mai più ... Tu sei il mio migliore amico ..." - Piagnucolò Belle.

"Avremo tempo dopo per parlare! Touya, N, resistete, stiamo arrivando con i soccorsi." - Concluse nuovamente Cheren, interrompendo la chiamata.

Touya rimise l'InterPoké in tasca facendo un sospiro.

"Sei fortunato Touya ... Ad avere amici che si preoccupano per te ... E anche ... Tua madre."

"N ... Non dire così! E' tutto finito, ormai. Cheren e Belle saranno anche amici tuoi e ... E ... Se non hai un posto dove andare ... Puoi venire a stare da me ..."

Le iridi di N tremarono di commozione, mentre abbracciò istintivamente il ragazzo.

"Grazie! Grazie! Prometto che aiuterò in casa! Farò tutto quello che volete!" - Disse quasi gridando e ricominciando a piangere.

Ma era un pianto diverso.
Meno disperato e più speranzoso e vitale.

Touya lo abbracciò di rimando.

"Non ce n'è bisogno ... Davvero ..."

"Ma é il minimo che possa fare per sdebitarmi ..."

"Sdebitarti? Non hai nessun debito!" - Sorrise Touya, cercando di sdrammatizzare.

N rise a sua volta, un po' per tensione e un po' per contentezza, guardandolo di nuovo negli occhi, mentre entrambi iniziarono ad udire il rumore di un elicottero, sempre più vicino e distinto.

"Touya! N! Siamo qui!"
"Touya! Bambino mio!"
"Touya! N!"

Erano Cheren, la madre di Touya e Belle.

"Sono arrivati ... Finalmente ..." - Disse il ragazzo sospirando e chiudendo lentamente gli occhi stanchi, mentre s'accorse che N già si era assopito tra le sue braccia.

E rimasero così ... Abbracciati e addormentati, attendendo di essere salvati.

 
~... Fine  ...

 
~ NOTA DELL'AUTRICE ~ 

Eh sì! Dopo un po' di tempo, sono tornata con una nuova Fanfic!
Sembra che riuscite a sbarazzarvi di me, ma ogni tanto resuscito, muahaha! =D
Allora, per prima cosa devo ringraziare Lampadina, dal momento che l'ispirazione iniziale
mi è venuta da una sua FanFiction su Hetalia (lo so che non c'entra niente coi Pokémon, ma 
é talmente bella che l'altro giorno mi ha messo proprio voglia di scrivere!) ...
Poi ... Beh, diciamo che ho completato da poco Pokémon Bianco (Alleluja!) e il finale mi
ha addirittura commossa ... La storia di N mi affascina molto (e anche lui in sè per sé, diciamolo!
Hihihi !!! >///<), la trovo molto profonda, e perciò ho deciso di scriverci sopra qualcosa.
Con un pizzico di Yaoi che non guasta mai ...
All'inizio la volevo fare più Yaoi e meno su N in sé per sé, ma come sempre, mano a mano che procedo
mi vengono nuove idee, e dell'idea iniziale a volte mi rimane poco! E' divertente, perché nemmeno io
so mai come possa andare a finire! Non mi piace pianificare troppo, voglio procedere mano a mano insieme ai personaggi nella storia! ^^
Il finale all'inizio era diverso, ovvero Black e N salivano sull'elicottero e, a casa di Black, si sarebbero dovuti baciare.
Ma poi ho cambiato idea.
Ho trovato che questo finale aperto, che lascia un certo dubbio se i due si siano semplicemente addormentati o se siano morti, sia molto meglio e anche più romantico. Meno materiale. E credo rispecchi molto di più la personalità di N.

Ci tengo molto a questa FanFiction, e sinceramente non sapevo nemmeno se lasciarla riposare per sempre nel mio Forum o pubblicarla ... Ma poi non ho resistito, dal momento che ne sono soddisfatta :3

Quindi spero di cuore che vi sia piaciuta, un bacio !!!

~Arisu95.
  
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