What more, in the name of love?
 
 
 
 
 
 
 
 

Saito si lasciò cadere a terra.
Si sentiva stanco, maledettamente stanco.
Aveva paura, lo ammetteva.
Ma ormai non gli importava più di essere sconfitto.
Poteva accettarlo.
Avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa, per lei.
Chiuse gli occhi e ripensò a quanto era cambiata la sua vita in quegli ultimi mesi: non avrebbe saputo dire se in meglio o in peggio.
In quell’arco di tempo erano successe tante di quelle cose, che ancora faticava a credere che tutto ciò fosse accaduto proprio a lui.
Era stato portato via da casa sua con la forza.
Era stato costretto a credere alla magia – date le circostanze, non avrebbe potuto fare altrimenti-.
Aveva lavato tonnellate di biancheria intima femminile.
Senza contare che veniva pestato a sangue quasi ogni giorno.
E tutto questo, per chi?
Soltanto per lei.
Gli venne in mente quel volto infantile aperto in un sorriso.
Preferiva ricordarlo così, piuttosto che con quell’espressione imbronciata che pure trovava tanto adorabile.
Beh, almeno ora non avrà nulla di cui lamentarsi, pensò con un sorriso amaro.
…dato che…
… sto morendo, per lei.