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Autore: Eastre    11/07/2011    6 recensioni
Danny dimentica sempre tutto.
Ma accadrà qualcosa che non gli farà dimenticare più niente in tutta la sua vita.
Attento Danny, non sai mai chi può riportarti le cose perse...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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oneshot NON SAI MAI CHI PUO' RIPORTARTI LE COSE PERSE.



Ecco, avete presente quelle belle baite di montagna in stile Heidi, ben illuminate, con un atmosfera calda e familiare e perchè no? Un ruscelletto a due passi? Ecco, adesso immaginate tutto il contrario.
La casa per le vacanze era infestata da polvere, ratti e chi più ne ha più ne metta. Non si poteva negare che fosse grande, quattro piani non sono mica pochi, solo che dentro quei quattro piani era racchiusa la più grande vastità di acari della polvere esistenti, una foresta Amazzonica in miniatura con specie e specie di selvaggina e piante. Mamma e zio Jack volevano farci passare le vacanze in una vecchia casa dai mobili polverosi e dalla luce rara invece che portarci al mare, e la cosa ancora più brutta era che con me e Sam era venuto anche Denny, il caro dolce fratellino Denny tutto occhi azzurri e capelli rossi che dimenticava perfino le scarpe se non eravamo noi a ricordargliele.
Fatto sta che la prima cosa che disse Sam quando entrammo nella polverosa abitazione fu << siamo circondati da un bosco fitto e scuro, in una casa polverosa e cadente, mi ricorda tanto i libri Horror che mamma ci leggeva prima d farci addormentare >>
<< manca solo un pozzo in lontananza >> rabbrividii
<< ho sempre desiderato conoscere Samara di "the Ring" >> annuò Sam portando una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio
<< una vera gioia >> commentai posando la valigia a terra con un rumore molto simile ad una palla da bowling che cade dal quarto piano di un palazzo. Come immaginavo, tutti i mobili della casa erano coperti da lenzuoli bianchi e pieni di polvere, ( zio Jack, che aveva come minimo 15 allergie iniziò a starnutire ). Le finestre erano mezze rotte con le tendine strappate in stile "tela di ragno", la casa era immersa in una penombra che non avrebbe sfigurato sul set dell'esorcista.
<< ma è adorabile! >> commentò mia madre sbattendo le mani << non trovi anche tu Bree? >> chiese guardandomi speranzosa, io in risposa guardai la casa con una smorfia disgustata ed il suo sorriso si spense come se avessero cliccato il tasto off.
Camminammo sul pavimento cigolante, immaginai di dovermi svegliare durante la notte per un bicchiere d'acqua e camminare su quel pavimento da cui fuoriuscivano rumori sinistri come lamenti pieni d'angoscia di qualche uomo sepolto sotto il parquet.
<< non mi stupirei se sotto la casa ci fosse un cimitero >> commentò Sam mentre premeva l'interruttore della luce. Naturalmente questa si accese, naturalmente un secondo dopo iniziò a diventare fioca fino a spegnersi.
<< ottimo >> sbuffò Denny
<< Denny dove sono i tuoi calzini? >> chiese lo zio Jack notando le scarpe da ginnastica in cui erano infilati i piedi di Denny senza l'ombra di un calzino, Denny fece spallucce e rispose come se fosse la cosa più normale del mondo << li avrò lasciati a casa >>

Ci misi quattro ore ad addormentarmi, Sam, nel lettino affianco al mio, aveva raccontato fino a mezzanotte leggende del luogo, una in particolare che non mi fece chiudere occhio ( anche se i rumori sinistri e quel ramo che sbatteva come un arto scheletrico alla finestra fecero il loro dovere )
<< Helly >> iniziò Sam puntandosi una torcia sotto il mento ed illuminando il suo volto di una luce spettrale << era una ragazza vissuta tanti anni fa. Un giorno qualcuno la uccise, la fece a pezzi e nascose le parti mutilate del suo corpo nei muri della casa, nessuno sa quale casa sia, ma si dice che ogni notte di luna piena Helly ritorni alla vita ed uccida chiunque abiti in quella casa, vi riconoscerà dal vostro odore >> lanciai uno sguardo tremante alla finestra, non c'era luna quella sera, improvvisamente un senso di pace mi invase, mi trattenni dall'emettere un sospiro di sollievo. Sam era pazza e non faceva altro che inventare macabre leggende, probabilmente aveva inventato anche quella.
<< questa leggenda me l'ha raccontata la vecchia dietro l'angolo >> spiegò allegramente Sam << dice che potrebbe essere questa la casa notte sorellina >> esclamò ancora più allegramente e spense la torcia con un CLIK che io interpretai come un CRAK di ossa che si rompono, da quel momento i rumori si fecero ancora più sinistri e - come se qualcuno si divertisse (ma veramente tanto) a spaventarmi - un lampo annunciò l'arrivo di una pioggia torrenziale (in Agosto) che iniziò ad abbattersi sui vetri della finestra. Osservai quelle goccioline che si infrangevano contro il vetro e colavano verso il basso come scie di sangue, un lampo illuminò per un attimo la stanza e, riflesso nel vetro, mi parve di scorgere il volto di una donna che mi fissava arrabbiata.

La mattina seguente qualcuno ebbe la brillante idea di andare a fare una scampagnata nel bosco (fitto ed incredibilmente lugubre ) Naturalmente Denny scordò la giacca, naturalmente nessuno volle tornare indietro per prenderla.
In pomeriggio andammo ad un piccolo ruscello ad almeno 1km da casa. Naturalmente doveva accadere qualcosa di lugubre, naturalmente quel qualcosa era una scritta sui bordi del ruscelletto che diceva "sono con voi", naturalmente il volto della donna arrabbiata mi ritornò in mente, naturalmente raccontai della donna a Sam che, naturalmente, spalancò gli occhioni blu da bambina ed esclamò tra l'allegro e l'affascinato << wow >>
Naturalmente ci accorgemmo che al ritorno Danny aveva scordato il giubbino e tornammo a prenderlo. La scritta era sparita.

Ma, naturalmente, mamma e zio Jack dovevano andare in paese ( a 80km dalla casa ) a comprare qualcosa di importante (come il cibo o meglio: le lampadine )
<< vi divertirete un mondo! >> esclamò mamma sulla soglia della porta
<< potete mangiare patatine e guardare un film >> propose zio Jack sbattendo la porta e lasciandoci soli. Danny lo prese in parola, ci portò due scodelle piene di patatine e naturalmente inserì il DVD di Paranormal Activity.
Si fece buio e le cose strane iniziarono, mamma aveva detto che si sarebbero fermati in un ristorante se non fossero riusciti a tornare per cena.
<< lo sentite questo rumore? >> chiese ad un tratto Danny
<< quale rumore? >>
<< questo Sam! >> insistette lui << ascolta >> sussurrò. Spensi la TV facendo si che nella casa regnasse il silenzio, ma qualcosa lo interrompeva, il rumore di passi che si avvicinavano
<< sarà la mamma... >> sussurrò Sam alzandosi
<< no >> la presi per il polso << se fosse stata mamma avremmo sentito la macchina arrivare >>
<< forse è venuta senza macchina: ha parcheggiato prima >> optò Danny. Sam lanciò uno sguardo alla finestra, poi tornò con gli occhi spalancati su di me e disse con un filo di voce << c'è la luna piena Bree >>
Deglutì a fatica. I passi si avvicinavano sempre di più. Danny si alzò e corse alla finestra scrutando l'oscurità fuori dalle mura della casa. Si girò lentamente, le mani gli tremavano bruscamente ed il volto era più pallido del solito mentre i suoi occhi azzurri erano due pozze di terrore spalancate.
<< c'è qua...qualcuno là fuori >> balbettò con un filo di voce << e non è la mamma >> aggiunse, i passi si avvicinarono ancora
<< che facciamo? >> sussurrò Sam
<< se è veramente ciò che pensiamo non riuscirà a trovarci non ha il nostro od...>> mi bloccai, io e Sam ci girammo contemporaneamente a guardare Danny
<< ho scordato la giacca nel bosco >> disse con un filo di voce
<< saliamo al piano di sopra >> proposi sentendo i passi avvicinarsi, lanciai uno sguardo disperato alla porta, erano a pochi centimetri, solo pochi passi e...
Toc Toc
Sam deglutì a fatica e sussurrò con voce spezzata << ho paura >>
<< saliamo sopra >> continuai prendendola per il polso e trascinandola verso le scale seguita da Danny che continuava a lanciare sguardi tesi alla finestra, dovevo mantenere l'autocontrollo, ero io quella matura del gruppo! Ogni gradino che salivo velocemente il cuore sembrava perdere un battito ed ogni passo che si avvicinava il corpo mi si riempiva di sudori freddi e lo stomaco si contorceva in una morsa glaciale.

Sam accese la luce della camera da letto, il letto era disfatto e l'armadio aperto. Non mi ero mai sentita così felice di essere in una camera da letto. Danny chiuse la porta a chiave ed io spostai un vecchio comodino fino a farlo arrivare di fronte alla porta in modo da bloccarla. Il cuore pompava sangue all'impazzata, le mani sudate tremavano come foglie autunnali mosse dal vento, l'aria calda e pesante della camera mi penetrava nelle narici come se fosse ghiaccio, avevo paura. Una vomitevole, incredibile paura.
<< che facciamo? >> chiese Sam in preda al panico.
<< chiamiamo la polizia >> propose Danny prossimo alle lacrime.
<< la polizia? E che gli diciamo? Un fantasma cattivo vuole ammazzarci? >> urlai mettendomi le mani nei capelli
<< e poi il telefono è al piano di sotto >> deglutì a fatica mia sorella.
Corsi alla finestra, scostai le tendine beige con un gesto isterico ed i miei occhi si spalancarono mossi dal terrore: davanti alla porta una figura spettrale batteva pugni insistenti con la mano destra e con la sinistra reggeva in mano qualcosa e qual qualcosa era il giubbotto di Danny. Riuscivo a vedere solo la lunga camicia da notte bianca con gli orli ricamati sporchi di terra, una macchia di sangue che colava dalla schiena fino all'argine degli indumenti ed i capelli scuri bagnati sotto la pioggia le arrivavano alle spalle. L'immagine di Samara che usciva dal pozzo mi fece gelare il sangue, quella era la cosa più simile a lei che avessi mai visto.
<< Bree ho paura! >> piagnucolò Sam spostando una sedia davanti alla porta.
Mi girai verso di lei, aveva gli occhi lucidi, la matita le colava disegnandole leggere occhiaie, i capelli elettrici come se fosse stata al freddo e le mani tremanti scosse come da spasmi incontrollabili. Danny stava anche peggio: era rannicchiato in un angolo con le ginocchia al petto ed il viso nascosto in esse mentre con un filo di voce ripeteva in continuazione "non voglio morire, non voglio morire"
Mille domande mi affollarono la testa provocando un caos che mi fece venire il voltastomaco
Mamma perchè non torni?
Perchè devo morire proprio adesso?
Perchè?
Perchè?!
Con uno scatto voltai la testa per guardare il vetro ripieno di gocce della finestra. Dalla mia bocca fuoriuscì un gemito di dolore, fuori l'essere non c'era più, la porta era stata abbattuta a forza di pugni con una furia inumana. L'eco di passi isterici e furiosi che salivano le scale diede credito alla mia ipotesi: Lei era entrata e stava venendo da noi.
La follia prese il posto della ragione, la consapevolezza che stavo per morire mi invase la mente, un singhiozzo isterico fu la mia unica consolazione, mamma e zio Jack cosa avrebbero fatto trovando i nostri cadaveri? Non mi sarei mai sposata, non avrei mai avuto una famiglia, dei figli, un cane, non avrei più rivisto i miei amici? Esiste la cioccolata all'inferno? già...dove finirò?
<< nascondiamoci >> sussurrò con un filo di voce Danny rannicchiandosi nell'armadio chiudendo l'anta con un rumore secco. Sam si guardò istericamente intorno. I passi si avvicinavano alla porta veloci, troppo, dannatamente veloci.
Il panico non mi face ragionare, continuai a correre da una parte all'altra della camera cercando un nascondiglio provando ad eliminare il misto di adrenalina panico e caos che si era creato nel mio cervello fino a sfinirlo. Il cuore pompava veloce, sbatteva contro le ossa della cassa toracica come se volesse brutalmente spezzarle, non mi sentivo più le gambe, o le braccia tutto diventò offuscato, la sensazione che stai per cadere a terra priva di forze mi invase. Sam si era intrufolata sotto il letto e tramava come una foglia tra i singhiozzi soffocati ignorando gli acari della polvere che la circondavano.
Toc toc
Quei due colpi mi fecero fermare di scatto, come un cane con le orecchie ben ritte che ha sentito un rumore sospetto, gli occhi mi si riempirono di lacrime amare.
Toc toc toc toc toc
La furia di quei colpi provocò uno spasmo al mio petto, la mia gola sembrava intasata come se ci avessero infilato dentro un gomitolo di lana impedendomi di parlare. Ogni mio arto sembrava immobilizzato come pressato tra muri invisibili, non potevo far altro che tremare mentre con un rumore sordo la porta si spalancava mossa da una forza sovrumana spingendo via la sedia ed il comodino con un rumore di legno strusciato.
Ne emerse una figura vomitevole, gli occhi erano due pozzi neri ripieni di larve che ne mangiavano i capillari ricolmi di sangue che colava dalla guancia fino al mento e cadeva con piccole gocce sul legno del pavimento, la bocca sbiancata era mezza deturpata, il viso pallido ne faceva intravedere le ossa degli zigomi fuoriuscite. Ad ogni suo uno spasmo partiva al collo e si espandeva fino alle punte dei piedi, credevo di soffocare, la gola era chiuse e ogni respiro era un atroce supplizio. Si stava avvicinando a me, le punte dei capelli scuri gocciolavano e le gocce cadevano sul pavimento con un rumore tintinnante, dietro di se quell'essere lasciava una scia di sangue mista ad acqua putrida che minacciava di farmi venire un conato di vomito. Si stava avvicinando a me
Probabilmente avrebbe affondato le sue unghie gocciolanti di sangue nel mio collo e lo avrebbe stretto fino a farmi staccare la testa. Era a due passi da me troppo vicina, ormai era fatta: dodici anni di vita finiti per un fantasma...un bel modo per morire. Strinsi gli occhi fino a farmi male supplicando che se c'era un dio là sopra mi fulminasse adesso, almeno non avrei sofferto come per uno sgozzamento da parte di uno spiritello arrabbiato, riuscivo a sentire il suo respiro gelido e regolare sulle mie guance, il gocciolare dell'acqua dai suoi capelli e l'acre odore del sangue caldo salirmi per le narici fino ad entrarmi nel cervello ed a penetrarmi nelle ossa, un odore che sapeva di fine, sapeva di morte . Dalle mie labbra fuoriuscì solo un flebile sussurro, la mia vita finiva quel giorno e non potevo oppormi. Poi, improvvisamente, sentì l'odore di sangue farsi distante lasciando solo una flebile scia ed il respiro della creatura scomparire insieme al suono di passi che puntavano in un'altra direzione.
Riaprii gli occhi di scatto, sentii una sensazione di pace invadermi, Lei non era più davanti a me, Lei era...voltai lo sguardo scuro verso l'armadio e sentii una scarica d'elettricità entrarmi nella carne: Lei era lì. Davanti all'armadio e stava aprendo l'anta con un cigolio simile al vetro che graffia sulla lavagna.
Ne emerse un Danny rannicchiato in posizione fetale, tremante, con le lacrime che gli rigavano le guance e lo sguardo supplicante, il mio fratellino Danny, ucciso da una stronza morta, un singhiozzo disperato si fece strada sulle mie labbra, era finito, tutto finito.
Lo spettro alzò la mano con il giubbotto, chiusi gli occhi aspettandomi un atroce grido di Danny.
Danny! Danny mi dispiace!
Silenzio.
L'unico rumore era il gocciolare tintinnante dai capelli dell'essere ed i gemiti tremanti di Danny. Riaprii lentamente gli occhi. Lei porse il giubbotto a ragazzino tremante e con voce bassa e fredda disse << hai dimenticato il giubbotto idiota >>
La vedemmo uscire da dove era entrata a passo lento come ad un corteo funebre, con la scia di sangue che si portava dietro ed i capelli gocciolanti. Sam riemerse dal letto, guardò con gli occhi spalancati dallo shock prima me, sull'orlo di una crisi isterica, poi Danny, che tramante osservava con occhi stralunati il giubbotto tra le sue mani.
Da quel giorno Danny non scordò mai più niente in vita sua.





LA PAROLA ALLA PAZZA

Cari lettori (sempre se qualcuno legga questa ciofeca )

Ehm...veramente non so cosa dire riguardo a questo schifo, solo che non mi convince per niente rispetto alle mie altre storie, siete liberi di criticarmi quindi ^^

Sempre vostra
Eastre
  
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