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Autore: Neko no Yume    12/07/2011    6 recensioni
Ogni anno, Ludovico passava l'estate in quel paesino sperduto tra la fitta macchia mediterranea, mentre i suoi giorni si susseguivano sempre uguali nella torrida afa.
Eppure quell'anno un paio di scarpette di tela erano destinate a scombussolare la sua vita in una pioggia senza nuvole.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il paesaggio scorreva rapido oltre gli opachi finestrini della corriera che l'avrebbe portato nel solito, minuscolo, isolato, bucolico paesino dove avrebbe trascorso le vacanze estive.
Era sempre così, ogni anno quella scena si ripeteva identica, come un vecchio film visto troppe volte, i suoi genitori partivano nei primi di Giugno e lui li raggiungeva successivamente, di solito qualche settimana dopo.
Per quanto l'aria calda e immobile, quasi immutabile, del paesino lo asfissiasse anno dopo anno, i suoi si ostinavano a trascinarlo lì senza che lui potesse opporre resistenza.
Ludovico posò la fronte contro il vetro fresco e lasciò che lo sguardo scorresse lungo la disordinata macchia mediterranea che si dipanava come un obiettivo grandangolare davanti a lui, finché lo stridio dei freni non lo avvertì che erano giunti, purtroppo, a destinazione.
Sbuffò e si alzò a fatica dal sedile di stoffa logora, le gambe indolenzite dal lungo viaggio.
Come ogni anno scese dal trabiccolo e si immerse nel solito panorama che si offriva davanti alle sue iridi scure, vi si rispecchiava pigramente, gli dava il bentornato.
Dalla fermata della corriera il terreno scendeva in un pendio di terra brulla e sabbia dorata, solcato da un sentierino appena visibile e punteggiato di ginepri, cardi e fichi d'india, fino a degradare nelle prime casette intonacate di bianco che segnavano l'inizio del paese.
L'afa calda e umida avvolgeva tutto in una cappa traslucida e azzurrina, come quando ci si porta agli occhi un bicchiere di vetro con qualche goccia di latte sul fondo.
E poi c'era il mare, distesa di blu che scintillava sino a confondersi con l'orizzonte.
Ludovico si portò istintivamente una mano davanti alla fronte per schermarsi dai riflessi del sole, con l'altra afferrò la valigia e si incamminò lungo il sentiero, inspirando a pieni polmoni l'aria salmastra del luogo.
A un tratto un mugolio sommesso attirò la sua attenzione e il ragazzo si voltò verso la macchia, notando un movimento dietro un cespuglio.
Si avvicinò circospetto al bordo della stradina e scostò con un braccio le sterpaglie che gli impedivano la visuale, riuscendo a scorgere davanti a sé un ragazzo seduto per terra che si massaggiava la caviglia con una smorfia dolorante.
-Hey, va tutto bene?-, chiese, avvicinandoglisi.
L'altro alzò due iridi immense e azzurre su di lui, sembrava che il cielo vi fosse colato dentro goccia a goccia.
-I-insomma...-, rispose in una risatina tirata -Ho preso una storta-.
-Me ne sono accorto-, borbottò lui, per poi porgergli una mano e aiutarlo ad alzarsi -Certo che se vai in giro con scarpe del genere è ovvio che cadi!-.
Il ragazzino calzava infatti un paio di ballerine di tela leggera, da cui partivano dei nastri che aveva allacciato attorno alle caviglie sottili.
-Lo so, ma sono così carine-, si giustificò lui allegramente, per poi porgergli una mano sporca di terriccio -Piacere, Elia!-.
L'altro esitò un attimo, preso in contropiede da tutta quella disinvoltura, poi gli strinse la mano.
-...Ludovico-, si limitò a biascicare controvoglia, non era di certo in vena di stringere amicizia con un fuscello biondo cenere dagli occhioni grandi e un paio di scarpette graziose.
Peccato che Elia non fosse del suo stesso parere.
-Allora, vieni spesso qui?-, gli chiese, mentre gli trotterellava accanto lungo la discesa, ormai quasi dimentico della distorsione.
Ludovico soppesò tentato l'idea di gettarlo di nuovo tra gli irti cespugli da cui l'aveva tirato fuori, ma aveva ancora le membra indolenzite dal viaggio, quindi si limitò a uno sbuffo insofferente.
-Sì, ogni estate-, rispose alla fine -Tu?-.
-Io abito in quella casa lì, ma d'estate sono sempre in viaggio-, spiegò Elia, indicando una villetta appartata circondata da un grazioso cortile -Quest'anno però rimarrò qui-.
Ma che bello si ritrovò a pensare il turista in tono sarcastico.
Nel frattempo i due erano arrivati alla fine del sentiero e la cittadina marittima si apriva davanti a loro, intrisa del profumo di salsedine e ginepro.
-Che faticaccia...-, esalò Elia, intento ad asciugarsi il sudore dalla fronte con un fazzolettino scarlatto che aveva legato attorno al collo -Ti va di prendere un gelato al bar?-.
Ludovico non seppe mai dire cosa esattamente lo spinse ad acconsentire a quella richiesta, forse era il principio di una grave insolazione, ma seguì quel buffo ragazzino sino al bar e lasciò che la stessa scena si ripetesse giorno dopo giorno, mentre la loro amicizia germogliava tra i granelli di sabbia e i bastoncini dei ghiaccioli al limone.

-Lulù! Ben svegliato!-.
-Ti ho detto mille volte di non chiamarmi in quel modo!-.
-Ma suona bene! Dai, andiamo al mare, oggi è una bella giornata-.
-Sei impossibile...-.
Un "Lo so" ridacchiato si disperse tra il lieve tintinnare degli scaccia pensieri mossi dalla brezza, mentre i due si incamminavano lungo i vicoli di pietra bianca del paesino, sino a sbucare sulla spiaggia dorata.
Tuttavia i due non fecero neanche in tempo a stendere i teli sulla sabbia che una sottile pioggerellina iniziò a scendere e crepitare tutt'intorno.
Ludovico alzò lo sguardo al cielo, l'aria azzurra e tersa non era solcata da nessuna nuvola, eppure le gocce continuavano a cadere.
La gente attorno a loro iniziò infastidita a riporre le proprie cose e avviarsi verso casa, mentre la spiaggia si svuotava lentamente.
Il silenzio bagnava ogni cosa, impregnava le barche verniciate di rosso e blu, il pontile di legno e il viso di Elia, acceso d'entusiasmo.
-Che hai da sorridere così? Piove-, lo rimbeccò seccato l'amico.
-Questa non è una semplice pioggia-, ribatté lui piccato -Non vedi che non ci sono nuvole in cielo?-.
-E con ciò?-.
Elia sbuffò esasperato.
-In Giappone questo si chiama "Matrimonio della volpe"-, spiegò -Dicono che sia un evento benevolo, ma che se vi si assiste si verrà perseguitati a vita!-.
-Le volpi si sposano?-, scherzò Ludovico, per poi zittirsi intercettando l'occhiataccia dell'altro.
Stettero un attimo in silenzio, immersi in quel bagno di luce che si rifrangeva nelle mille gocce d'acqua, nelle orecchie solo il loro ritmico ticchettio.
-Certo che uno spettacolo del genere la vale bene una persecuzione a vita-.
-Sì, credo di sì-.
Stettero immobili così ancora per qualche istante, poi Elia si voltò verso di lui, inchiodandolo con uno sguardo febbrile e brillante.
-Ti va di provare a fare il bagno mentre piove?-, chiese eccitato e, senza neanche aspettare la risposta, lo prese per mano e lo trascinò verso la riva, tuffandosi in mare.
Nonostante piovesse, il sole riscaldava l'immensa distesa d'acqua salata e, dopo un brivido iniziale, le loro membra si abituarono immediatamente al fresco pungente che le lambiva.
Riemersero nello stesso istante e immediatamente furono inondati dalla pioggia che batteva incessantemente, creando cerchi concentrici tutt'intorno a loro in una melodia ticchettante e umida che invadeva ogni cosa, scivolava ovunque.
Elia schiuse le labbra in una risata euforica e gettò il capo all'indietro, i sottili capelli biondi appiccicati alla fronte e al collo, lasciando che le gocce gli inzuppassero la bocca.
-Non è pazzesco? Siamo circondati dall'acqua!-, esclamò, per poi voltarsi verso Ludovico e sfoderare un sorriso raggiante.
La pelle diafana, resa appena più bruna dal sole in quei giorni, sembrava splendere sotto quella luce filtrata dalle gocce e le iridi ialine rilucevano come due pozzi limpidi e profondi, ombreggiati dalle lunghe ciglia.
-Sì, è uno spettacolo bellissimo-, mormorò l'altro, lo sguardo rivolto a lui, non al cielo, non al mare.
Quelle labbra cremisi tremarono appena sotto il peso della sua occhiata, mentre le guance si imporporavano vistosamente, poi fu un attimo.
Un attimo e le sue dita affusolate si posarono sul petto di Ludovico, i piedi si sfiorarono tra la sabbia del fondale ed Elia lo baciò.
Pioggia ed Elia ovunque, sul suo corpo, tra le braccia, sulle labbra umide e fresche che sapevano di acqua di mare e luminosa acqua piovana, dolci e salate allo stesso tempo, mentre il fruscio delle onde li cullava dolcemente in quell'estate irrazionale e inebriante che calzava un paio di ballerine di tela.
  
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