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Autore: kiku77    12/07/2011    14 recensioni
“E’ inutile… non riesco a dormire…” sussurrò Sanae, a mezza voce, anche se nella sua camera d’hotel, non c’era nessuno.
Si sollevò e s‘infilò il suo vestito bianco, con le finiture ricamate a punto pavone.
Barcellona era stata invasa da un’ondata di caldo eccezionale: l’estate era arrivata al culmine, trasformando i metalli, dilatando l’aria in piccoli aloni torridi...
Questa storia partecipa al concorso "One shot dell'estate!"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ inutile… non riesco a dormire…” sussurrò Sanae, a mezza voce, anche se nella sua camera d’hotel, non c’era nessuno.

Si sollevò e s‘infilò il suo vestito bianco, con le finiture ricamate a punto pavone.

Barcellona era stata invasa da un’ondata di caldo eccezionale: l’estate era arrivata al culmine, trasformando i metalli, dilatando l’aria in piccoli aloni torridi.

Nemmeno la brezza del mare pareva trovare la sua via, per rinfrescare i vicoli della città.

Avvilita, scese nella hall.

“Signorina!”

Lei si girò, osservando sorridente l’hostess alla reception.

“Sì?”

“E’ quasi mezzanotte…”

“Lo so. E’ troppo caldo… esco a fare due passi.”

La donna la fissò e poi diede un’occhiata in giro.

“Non funziona l’aria condizionata?”

“Non l’ho accesa. Non ci sono abituata e ho paura di prendermi un raffreddore… domani… domani…”

Lei sorrise.

“Domani sarà tutto perfetto. Solo che… ecco… non è prudente uscire a quest’ora.”

Sanae si mise le mani dietro la schiena.

“Dica la verità: le hanno chiesto di tenermi d’occhio?”

La donna abbassò la testa.

“… è tutto il giorno che vengo sballottata di qua e di là, come una cosa fragile che si può rompere da un momento all’altro. Scommetto che neanche una principessa è controllata in questo modo!”

“… mi spiace… a me è stato detto di non farla uscire...”

“Non riesco a dormire… torno presto, prometto.”

La receptionist fece cenno di avvicinarsi.

“Se le dovesse succedere qualcosa? Sta per diventare la moglie del Signor Ozora… domani…”

“Domani sarà tutto perfetto. Non è così che ha detto prima?”

“Sì…”

Sanae le fece un inchino e lentamente riprese la sua strada.

“Un momento…”

La ragazza si fermò ancora.

“Lasci almeno che la faccia accompagnare da uno dei nostri autisti…”

“D’accordo…”

Appena fuori dalla hall, attese pochi istanti e una macchina si accostò.

“Buonasera!”

“Buonasera, signora.”

Signorina: sono ancora signorina per questa notte…”

L’autista annuì e si volse verso il viale.

“Vorrei andare al porto… forse lì si respira un po’ di fresco…”

“Va bene.”

Sanae si rannicchiò in un angolo e guardò fuori. Dalla borsa prese un foulard per coprirsi le spalle, visto che all’interno della macchina, l’aria condizionata era accesa e lei non la sopportava.

Pensò di chiedere di spegnerla, ma si trattenne.

Era un po’ stanca e voleva solo stare da sola.

Le luci sfilavano, insieme alla gente che, come lei, si voleva godere la notte all’aperto, cercando il fresco in una bibita ghiacciata, o andando al mare.

Sentiva un nodo alla gola, come se da un momento all’altro dovesse scoppiare a piangere, anche se non sapeva bene perché.

Era tutto pronto per il grande giorno: l’abito, la cerimonia, gli invitati, la festa.

Tsubasa.

Dopo la vittoria del campionato, le vacanze erano cominciate, e il capitano si era buttato anima e corpo nei preparativi del matrimonio insieme a Sanae, senza parlare di calcio, cercando di rendersi utile in tutti i modi possibili.

Era tutto già perfetto così.

Eppure sentiva quel nodo stringersi, una pietra in fondo allo stomaco.

Attraversando una piazzetta, le venne in mente di quando, da bambina, andava con sua nonna, dietro il fiume, alla fonte del tempio.

La donna riempiva una cassa di bottiglie di vetro verde, mentre la piccola Sanae, sedeva sul bordo della fonte e zampilli d’acqua le bagnavano i vestiti, la faccia, le braccia.

Adesso riusciva a mettere a fuoco solo quella sensazione di bagnato e di fresco: vedeva con chiarezza il volto della nonna, la bellezza dei sassi della fonte, il bagliore che l’acqua creava, scontrandosi con i colori del cielo.

“Siamo arrivati. Aspetto qui, va bene?”

“Sì, grazie.”

Lei scese e vide la bambina che era stata, andare via, sfocata dal calore che le attraversò il corpo e la trafisse, togliendole il respiro.

Camminò fino a sedersi, lungo la passerella, in un punto da cui si poteva vedere il mare, illuminato dai lampioni e dalle imbarcazioni che si preparavano alla pesca.

L’area pedonale era piena zeppa di persone e c’era molto rumore.

Lei però, teneva gli occhi fissi al mare.

Piccole gocce di sudore le si formarono sulla fronte e sopra il labbro.

Lasciò scivolare il foulard e si sistemò i capelli, accarezzandoli.

“Posso sedermi?” chiese un ragazzo, ad un passo da lei.

Sanae lo guardò, con i suoi occhi stupendi, e sorrise.

“Sì…”

“Brutti sogni?” domandò.

“No… ma il caldo non mi fa dormire…”

“Sì, è difficile riuscire ad addormentarsi. Ogni dieci anni Barcellona viene avvolta da un vento caldo per una notte intera.”

“Ah sì?”

“Sì, almeno così mi hanno raccontato…”

“E come mai?”

“E’ a causa delle sirene…”

“Le sirene?”

“Già. Ogni dieci anni tutte le sirene s’incontrano qui, nel fondo del mare.”

Lei lo fissò.

“E cosa fanno?”

“Ah questo poi non lo so! Bisognerebbe chiederlo a loro!”

Scoppiarono a ridere, ma fu per poco. Quasi subito tornarono seri.

“E’ una bella storia.”

“Sì. Ma in Giappone ce ne sono di più belle.”

“… il Giappone…” sussurrò Sanae, cercando la fine del mare e l’inizio del cielo: una linea bluastra, rigata di bianco.

“Sembri triste.”

“Infatti… ma non so perché. In realtà non potrei essere più felice di adesso. Sai… domani mi sposo…”

“Ah sì? Anch’io…”

“Sposarmi era il mio unico sogno. E adesso che lo sto realizzando, mi sento… mi è venuto un nodo qui” disse, indicando la gola.

Lui la guardò.

“Sarà per via di questo vento caldo… e delle sirene…”

“Tu dici?”

“E’ la tua ultima notte. La tua ultima notte da sola. Anche se ne sei felice, è come se una parte di te si stesse staccando dal tuo corpo e ti stesse dicendo addio…”

Sanae si volse verso di lui: era esattamente quello che stava provando.

La piccola Sanae alla fonte, l’aveva salutata. Era sparita, come inghiottita nel ventre del mare.

Adesso non sentiva più l’effetto del bagnato, ma solo il ricordo.

“L’ho provato anch’io, tempo fa. Lo provano tutti.”

“Fa un po’ male.”

“Sì, lo so. Ogni volta che succede qualcosa di bello, si ha anche l’impressione di perdere una parte di sé…”

Lui si alzò e si mise le mani in tasca.

Allora si alzò anche lei.

“Sarà meglio rientrare…”

“Sì…”

“Bene…” disse lui.

“Buonanotte…”

“Notte…”

Si sorrisero e ognuno prese la direzione opposta.

“Sanae…”

Lei si girò.

“Dimmi, Tsubasa…”

“Ci vediamo domani.”

La ragazza si avvicinò fin quasi a sfiorarlo.

“Domani è già oggi…”

“E’ vero…” fece il capitano, strofinandosi la mano dietro la testa, come faceva sempre, quando si sentiva in imbarazzo.

“Se potessi, resterei con te, fino all’ora del matrimonio…”

“Nessuno ce lo impedisce, in realtà” replicò Sanae, appoggiandosi al suo petto.

“Ma questa è la tua ultima notte da sola… e scommetto che hai ancora molti ricordi a cui vuoi dire addio.”

Lei gli sorrise, scortandolo, mentre si allontanava e la lasciava lì, con il nodo che le chiudeva la gola, il caldo umido che l’avvolgeva come se fosse dentro una bolla di vapore.

Cercò ancora il mare e pensò alla bella storia delle sirene, che si radunano a Barcellona.

Nessuno sapeva il perché e nemmeno chi avesse inventato una storia del genere.

Ma non era importante.

Ebbe l’impressione che le sirene potessero proteggerla, sigillando quell’ultimo pezzetto di notte che ancora le restava, prima dell’arrivo di un nuovo giorno.

 

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Ringrazio tutte le persone che leggeranno questa shot^^

 

   
 
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