…
 
Neve. Questa è neve.

No. La neve non è calda. È fredda.
Un po’ come il mio cuore, in fin dei conti.


Alzo lo sguardo al cielo. La vista è offuscata, questa strana nube non mi permette di vedere bene. Apro il palmo di una mano, ospitando su di essa un presunto fiocco di neve.
Lo guardo. Non è neve, come avevo intuito.
È cenere, grigia come la pietra. Dovevo immaginarmelo, dopotutto sono ai piedi dell’ Hekla.
Ancora cenere che cade insistentemente sulla mia mano. Resto immobile, ad occhi chiusi, contemplando quel momento di pace, interrotto ogni tanto da qualche boato proveniente dal vulcano.
Questi sono i gridi della terra. La mia terra. La mia amata patria.
Così fredda, così isolata dal resto d’Europa, inaccessibile a chiunque. Io posso viverci, ci sono nato.
Ed è bella, l’Islanda.
Ricca di natura, di bellezze introvabili ovunque, di gente buona e piena di cultura, senza guerra.
Un piccolo paradiso. Il mio paradiso.
Tossisco, portandomi la mano davanti alla bocca. La cenere mi solletica il viso, pallido come la neve che però, piano piano, si sta ricoprendo di questo sottile strato grigiastro. Presto si creeranno molti cumuli di cenere, lo so, è sempre così.
Si è alzato un leggero vento proveniente da ovest, che fa svolazzare queste piccole sfoglie color pece. Uno spettacolo davvero incredibile, non trovi Mr. Puffin?  Ma che te lo chiedo a fare, tu l’avrai già visto un mucchio di volte. Come me, del resto.
Un altro colpo di tosse, stavolta più forte del primo. Porto la solita mano alla bocca, mentre l’altra la poggio all’altezza dei bronchi. Fa male, molto. Il mio respiro diventa sempre più affannoso e, come se non bastasse, inizio anche a sudare. Sarà l’atmosfera pungente, forse… No, non credo.
Mr. Puffin, vecchio mio, perché mi inciti a tornarmene a casa? Voglio restare qui, a godermi questo spettacolo sempre più meraviglioso. Resto immobile, con le braccia aperte e gli occhi serrati.
Solo il mio amico fedele, a volte un po’ scorbutico, si accorge che sta arrivando un’improvvisa tempesta di cenere, accompagnata da qualche fiocco di neve. Mi afferra svolazzando la giacca con il becco, tirandomi in direzione opposta rispetto al vulcano.
Peccato, la mia pace è stata interrotta. Ancora una volta.
Tossisco, di nuovo, emettendo un leggero lamento per il dolore ai bronchi e portandomi sempre la solita mano alla bocca. Cavolo, del sangue mi ha macchiato il guanto nuovo. Mi toccherà lavarlo da quel liquido vermiglio e ferroso, di nuovo.


…Va bene Mr Puffin, torniamo a casa.
La cena ci aspetta.