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Autore: Amy_Jones    13/07/2011    1 recensioni
"Kate, non ho mai visto i suoi occhi blu traboccare di lacrime di sicerità". La voce di Jesse si disperse per tutta la casa, così forte nelle mie orecchie, nel mio cuore. Così forte che persino lui avrebbe potuto sentirla.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
- She’s driking a cold Corona ;
 

 

 
 
Stammi a sentire Kate, la gente non ti morde. Sei bella, sei intelligente ed hai ventidue anni. Quanto vuoi rimanere ancora chiusa in quell’appartamento con una cucina un bagno ed una stanza da letto di un metro quadro? C’è un mondo lì fuori, che ti aspetta. Ci sono io che ti aspetto. Stasera si va al bar.
Se non sarai fuori casa entro le otto, ti vengo a prendere con la forza. Ciao scema.”
 
Non ho più credito per rispondere, ma credo che non abbia bisogno di una risposta. Evidentemente, la risposta se l’è data da sola e non ha mica tutti i torti. Mi immagino come mi rimprovererà stasera.
Con i suoi occhi tondi da cartone animato giapponese i suoi capelli arancioni, mi guarderà con quel suo visino bianco e le guance rosse tutta adirata, e mi punterà contro il dito smaltato di rosso per dirmene quattro. Io le voglio bene davvero. Se Jesse se ne andasse adesso, credo che quel briciolo di forza che mi rimane, se ne andrà insieme a lei. Jesse è il casino, Jesse è il divertimento, Jesse e l’amore e l’amicizia. Jesse è la miglior amica che si possa desiderare. Mi sento fortunata.
Lei ha bisogno di me, probabilmente. Ed io troppo presa con i miei conflitti esistenziali, sto diventando un po’ egoista. Jesse non si merita di essere estraniata dalla mia vita.
Sì, mi sa che questa sera ci vedremo.
 
 
Esco dal call center, bloccata sulla soglia della porta da una pioggerella che è destinata a diventare più forte del previsto, malgrado sia piena estate. Ma si sa, a Londra è raro vedere spiragli di luce attraverso il grigiore delle nuvole. Il clima londinese mi intristisce ancora di più.
Aspetto la fermata dell’autobus, srotolando le cuffie del mio mp3. Una sfilza di canzoni che mi riportarono alla mente i miei momenti più belli con Matthew. Si chiamava così.
Non so perché oggi Matt sia il mio pensiero fisso, di solito provo a distrarmi con qualche altra cosa quando mi accorgo che ci sto pensando. Ma oggi non sembra essere così.
L’autobus si ferma abbastanza lontano da casa mia. Devo farmi un po’ di metri a piedi e come sempre non ho un ombrello. Mia mamma mi ricordava di metterlo sempre in borsa.
-“La sfortuna può coglierti alla sprovvista”- rideva.
Lei ci scherzava su. A questo punto, credo che scherzando abbia detto la verità. Sono sempre stata un po’ sfigata, ma credo che in questo periodo io abbia superato me stessa.
La pioggia si sempre più forte quando esco dall’autobus. Metto la borsa sulla testa, è quella nuova, ma non ho altra scelta. Tanto non mi proteggerà abbastanza.
Arrivo a casa bagnata fradicia, le scarpe bianche infangate e la maglietta verde è diventata verde muschio. Completamente bagnata. Sembro una spugna.
Entro in casa, asciugandomi i piedi sul tappeto. Mi fiondo in bagno e metto via i vestiti bagnati per indossare qualcosa di asciutto: una maglietta taglia XL e un paio di pantaloncini di jeans.
Raccolgo i capelli ramati sul una spalla e sfoglio una rivista accendendo la radio.
Sempre la solita noia sui giornali: gossip, gossip e ancora gossip. A dire il vero questo giornale risale ad un paio di settimane fa, ed essendo un settimanale probabilmente sono rimasta parecchio indietro.
Non mi va di ricomprarlo. L’ho preso solo perché la mia vecchia libreria trabocca di libri vecchi e che avrò letto una dozzina di volte, dovrei comprare qualcosa di nuovo ma quando guardo i miei promemoria mi accorgo che le spese per la casa e l’università, i biglietti degli autobus hanno la priorità su tutto, anche sulle mie passioni. Accendo la radio, mentre provo a dare una rassettata alla casa. Mi raccolgo i capelli in una coda e prendo la scopa, strofinaccio e detersivi per pulire.
Quando vedo un piccolo monte di piatti nel lavello, tutta la forza di volontà svanisce in un attimo.
Devo per forza pulire, o la mia casa sembrerà un tugurio malgrado lo sia già per via delle sue dimensioni.
Il mio nome è Katerina, ma tutti mi chiamano Kate. Sognavo di fare la scrittrice ma alla fine ho scelto la strada più difficile, forse per dimostrare che Kate sapeva andare avanti anche da sola, contando sulle sue forze. Ma sta richiedendo troppo lavoro, e il mio umore contribuisce molto.
Voglio mollare tutto. Almeno, vorrei che nella mia vita accada qualcosa di particolare. Una novità, qualcosa che non avrei nemmeno potuto immaginare, neanche mentre scrivevo le favole da piccola per poi raccontarle alla mia sorellina più piccola prima di farla addormentare.
Probabilmente è solo un’utopia.
Mentre asciugo qualche piatto dalla montagna appena lavata, sento una canzone stupenda alla radio.
Mi fa quasi venire le lacrime agli occhi, non è la solita canzone pop. Devo scaricarla.
Prendo una penna ed un post it dalla lavagnetta e corro verso la radio per appuntare il titolo della canzone, ma la voce della speaker radiofonica è più veloce di me. Ha già annunciato il titolo.
Che sfiga. Delusa me ne torno in cucina nella speranza che la canzone possa essere trasmessa di nuovo. Di solito mi innamoro delle canzoni dopo averle sentite un paio di volte, da premettere che non ho alcuna band preferita. La voglia di conoscere il titolo della canzone mi assale, ma quando si aspetta una canzone alla radio, puoi aspettare ore, ma solo quando tu avrai deciso di spegnerla verrà trasmessa. Esperienza personale.
La musica mi piace tutta, l’importante che sia vera. La musica, è l’unica cosa che non mi tradirà mai.
Sì, ma dannazione qual’era il titolo della canzone?
 
 
Il cellulare squilla, squilla e squilla così forte che mi vien voglia di schiantarlo contro il muro.
Mi sono addormentata e sono le diciannove e quarantacinque! Jesse!
-“Pronto?”- rispondo.
-“Ehi! Dove diavolo sei?”- sbotta.
-“Ehm, mi sto cambiando sono..sono quasi pronta! Sali?”-
-“Mi sembra ovvio!”- sbuffa e riattacca.
Povera Jesse chissà da quando chiama ed io chissà quanto tempo ho dormito.
Spengo velocemente la radio e mi infilo un paio di jeans, mentre allaccio le mie vecchie all star viola.
 
 
 Il rumore dei tacchi di Jesse e dei suoi bracciali mi avverte del suo arrivo.
Spalanca la porta di casa e viene correndo verso di me:-“Kaaaaate!”
Non riesco neanche a guardarla che mi ritrovo le sue braccia attorno al collo. L’odore del suo profumo alla mela ha già riempito tutta la casa.
-“Tesoro, guardati come sei sciupata”- dice prendendomi il viso fra le sue mani morbide.
Tinge sempre le unghie di colori diversi, le tinte uniche non le piacciono.
E’ sempre più bella del solito. Indossa una gonna blu e un top azzurro e i capelli arancioni le ricadono sulle spalle, sciolti. Mi sento improvvisamente  bene. Come se tutte le paure, tutti i problemi, tutti i miei sbalzi d’umore siano svaniti in un attimo, solo guardando gli occhi verdi di Jesse.
E’ proprio bello, avere amiche come lei. Malgrado il lavoro, Jesse è sempre presente.
Si cura più lei di me, che mia madre. E l’adoro per questo.
Jesse ha due anni in più di me, ed è sempre stata il mio punto di riferimento. Lei guarda il mondo con gli occhi diversi e mi impara a sapermi muovere dentro, perché io ancora non ho imparato.
-“E tu sei sempre bella”- l’abbraccio –“Mi sei mancata Jesse”-
-“Anche tu”- sussurra.-“Ho portato una bottiglia di Corona, so che ti piace.”-
­-“Spero che tu non ne abbia comprate tante!”- sorrido.-“Ti va del gelato?”-
Jesse annuisce:-“Cioccolato, ne hai?”-
-“Credi che io non ti faccia trovare del gelato al cioccolato sapendo che tu l’adori?”-
-“Questa si che è la Kate che conosco!”-
Scoppiamo a ridere così forte che mi sento quasi esausta. Una di quelle risate belle che ti risvegliano l’anima ne avevo proprio bisogno. Accendo lo stereo e slitto verso la cucina.
Jesse posa le bottiglie di Corona dentro al frigorifero e mi chiede:-“Programmi per la serata?”-
-“Ti concedo una passeggiata dopo il gelato”- rispondo, spazientita.
-“Ho un mucchio di cose da raccontarti!”-
Preparati psicologicamente Kate, la tua migliore amica è pronta ad assalirti con i suoi mille racconti.
Jesse ha la parlantina, ma a me piace ascoltarla, e stavolta credo che abbia davvero tante cose da raccontarmi e io butterò via tante lacrime che solo lei saprà asciugarmi.
D’un tratto, un pensiero mi passa per la testa. Quella canzone, quella voce, sta diventando un tormentone nella mia testa. Chissà qual'era.

  
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