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Autore: Mizar19    13/07/2011    9 recensioni
[Storia partecipante all'iniziativa Il triangolo no di Calypso, Veive e Mizar19]
Ottobre 1987, Lady Lara Henshingly Croft inizia a studiare archeologia in una delle più prestigiose università dell'Inghilterra, dove conosce Amanda Evert.
[...]«Sono vere le voci sul tuo conto?» domandò Amanda, dalla cui postazione godeva di una privilegiata vista sulle terga della nuova arrivata.
«Quali voci?» sibilò Lara alzando appena il capo dal suo vestiario.
«Che tu sia una sprezzante nobildonna che ha rinnegato il suo rango, orfana di archeologi di straordinaria fama scomparsi in circostanze misteriose. Chiedo scusa ancora una volta per l‘indelicatezza, probabilmente penserai che sono inopportuna e maleducata».
«Diciamo che l’inizio avrebbe potuto essere diverso» replicò pungente Lara iniziando a riempire l’armadio con le cose che si era portata appresso.
Quella ragazza la turbava. Cambiò posizione per non essere costretta a darle le spalle: mal tollerava non poterla tenere sotto controllo. L’ambiguità non era una caratteristica apprezzata da Lara.
[...]
[La storia è ambientata nel periodo universitario di Lara Croft, da Tomb Raider Legend]
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante all’iniziativa Il triangolo no di Calypso, Veive e Mizar19.
 
Prompt di Veive: sbucciatura
Prompt di Calypso: “Stringimi”


Titolo: La prima impressione
Genere: Romantico, Erotico
Rating: Arancione
Avvertimenti: Femslash, Lemon, Missing Moments, One-shot
Fandom: Videogiochi > Tomb raider
Personaggi: Lara Croft, Amanda Evert
 

Questa storia è il regalo di compleanno per la maggiore età di Wrath, che sta attendendo con ansia nella sua finestra di Msn! Ancora auguri, cara!

*
 

LA PRIMA IMPRESSIONE

 

Ottobre 1987
 

«Permesso» domandò cortesemente picchiettando con le nocche il legno pitturato di bianco che la separava dalla sua nuova sistemazione.
«Avanti!» la accolse una voce acuta e un po’ stridula.
Lara abbassò la maniglia dorata e spinse la porta con la spalla mentre afferrava le sue valigie.
La moquette grigia attutiva i suoi passi. Varcò la porta con un fruscio di stoffe, sbuffando quando la valigia più pesante le rimbalzò contro lo stinco.
«Hai bisogno di una mano?» domandò la ragazza che l’aveva fatta accomodare. Se ne stava seduta sul davanzale della finestra, uno spesso libro dalle pagine ingiallite era aperto sulle sue gambe.
Lara la osservò un po’ stordita e un po’ curiosa, cercando di carpire il maggior numero di informazioni possibili su quella sconosciuta: è il primo sorso che ti permette di capire la qualità dell’acqua che stai ingurgitando.
«Sono innocua» pigolò lei, inclinando appena il capo sotto al suo sguardo invadente.
«Ti chiedo scusa, sono solo un po’ stanca per il viaggio...»
La ragazza balzò giù da dove si era appollaiata e ripose con cura il libro sullo scrittoio antico alla sua sinistra. Si avvicinò alla nuova venuta e le porse la mano destra con un sorriso affabile.
«Tu devi essere Lady Lara Henshingly Croft, mi hanno parlato di te. Io sono Amanda Evert».
«Ti hanno anche detto che detesto essere chiamata Lady?» domandò ironicamente la ragazza, posando una valigia per poter stringere con forza la mano della nuova compagna.
«No, ma mi hanno detto che non sei propriamente un tipo facile» rispose con sincerità Amanda, indietreggiando di alcuni passi per permetterle di sistemare le sue cose.
«Io non so chi tu sia, ma devi essere un tipo spiritoso e intraprendente».
Se da una parte il suo atteggiamento la irritava, dall’altra la incuriosiva e le faceva crescere il desiderio di rapportarsi con lei: il confronto sarebbe senz’altro stato interessante.
«Sono una persona affabile, in realtà. Non farti idee strane» replicò Amanda con un caldo sorriso. Si accomodò con un gesto elegante e posato sull’antica sedia imbottita, incrociando le gambe con un teatrale guizzare di cosce, tant’è che il sistema nervoso di Lara dovette imporle di deglutire rumorosamente per distogliere le pupille da quello spettacolo provocante.
Si chinò rapida sulla sua valigia, facendone scattare i ganci che impedivano al contenuto di riversarsi all’esterno in una colorata esplosione serica.
«Sono vere le voci sul tuo conto?» domandò Amanda, dalla cui postazione godeva di una privilegiata vista sulle terga della nuova arrivata.
«Quali voci?» sibilò Lara alzando appena il capo dal suo vestiario.
«Che tu sia una sprezzante nobildonna che ha rinnegato il suo rango, orfana di archeologi di straordinaria fama scomparsi in circostanze misteriose. Chiedo scusa ancora una volta per l‘indelicatezza, probabilmente penserai che sono inopportuna e maleducata».
«Diciamo che l’inizio avrebbe potuto essere diverso» replicò pungente Lara iniziando a riempire l’armadio con le cose che si era portata appresso.
Quella ragazza la turbava. Cambiò posizione per non essere costretta a darle le spalle: mal tollerava non poterla tenere sotto controllo. L’ambiguità non era una caratteristica apprezzata da Lara.
«Dicono anche che tu sia una specie di genio. Mi soffierai il primato, Croft?» domandò Amanda con tono neutro, che irritava notevolmente l’altra ragazza.
«Cosa sei, la prima della classe?»
«Della scuola» precisò Amanda, ma ora il suo tono aveva assunto un tono dolce e morbido, come se stesse sussurrando parole zuccherose ad un gattino di pochi mesi.
«Complimenti, Amanda» si limitò a rispondere Lara, decisa a non darle corda.
«Sinceramente non me ne importa nulla. Io sono solo interessata allo studio del misticismo, è così affascinante...». Lara rimase ad ascoltare con nuovo interesse le parole della compagna di stanza, apparentemente lunatica ma forse solo troppo timida per aprirsi direttamente e spontaneamente. Lara non lo sapeva e sperava di scoprirlo con il tempo: risolvere enigmi era sempre stato il suo passatempo preferito.
«Io sono principalmente attratta dalle cose pratiche e concrete, è per questo che amo così tanto l’archeologia. Non rinnego il misticismo, senz’altro, però lo ritengo talvolta inappropriato e di troppo» si espresse Lara dopo averla ascoltata argomentare con coerenza e controllo la sua passione.
«Io credo invece che vi sia un Oltre, un luogo dove tempo e spazio collidono. Un Oltre dove Ora è Domani e viceversa, dove noi siamo qualcun altro. Mondi paralleli, Lara».
La ragazza non rispose: non trovava le parole per dirle chiaro e tondo che considerava tutto ciò un’emerita stupidaggine, dunque preferì tacere e lasciare che il discorso defluisse in letti più sicuri.
«Ti donano molto i capelli lunghi. Sei una hippy? Dall’abbigliamento propendo per il sì...» indagò Lara osservando il simbolo della pace che portava attorno al collo, appeso ad un sottile filo di cuoio.
«Eviterei le etichette, ma posso essere assimilata a loro, sì» annuì la giovane donna  rassettandosi la camicetta e abbassando gli occhi. Timidezza: Lara aveva fatto centro.
Amanda rimase in silenzio per il resto del pomeriggio, mentre Lara prendeva lentamente possesso di metà della stanza, contaminandola con ricordi, monili, oggetti dalla forte valenza simbolica e carica affettiva.  
«È la prima impressione quella che conta, vero?» intervenne improvvisamente Amanda, alzatasi in piedi.
«Be’, penso che dipenda dalle persone e dal loro carattere. Magari ci inganniamo» rispose Lara un po’ stupita. La ragazza scrollò le spalle e iniziò a tormentare vezzosamente il fiocco arancione che raccoglieva in una coda laterale e morbida i lunghi capelli color grano.
«Qual è la tua prima impressione su di me?».
«Mm, timida. Timida e passionale» replicò Lara non senza un certo imbarazzo malcelato. Non aveva avuto il pelo di dirle che la turbava quel suo atteggiamento a metà tra l’innocente sensualità e la consapevole provocazione.
«Tu sei una persona molto riservata, vero? E non sopporti il grigio: hai bisogno che le cose, le persone, siano bianche o nere, non concepisci vie di mezzo. È così o sbaglio?» replicò Amanda sedendosi sul suo letto, continuando a giocherellare con il nastro.
Lara si strofinò i palmi delle mani sui pantaloni cargo blu scuro, nervosa. Sì, era esattamente in quel modo ma lei non era tipo da dare così tanta soddisfazione alle persone.
«Ci sei andata abbastanza vicina» liquidò la questione frettolosamente.
«E sei anche orgogliosa» aggiunse Amanda dopo aver osservato la sua reazione.
«Okay, hai vinto. Sono un libro aperto a quanto pare» sibilò Lara arretrando fino al muro, dove si appoggiò incrociando le braccia. L’intrusione di Amanda sul suo letto la destabilizzava: doveva essere suo e solo suo, voleva quiete e pace, voleva studiare, non parlare di occulto e amore libero con quella ragazza, per quanto intrigante sarebbe potuto diventare.
«Non prenderla così male. Sono semplicemente brava a capire le persone».
«Non la sto prendendo male».
«Sì, invece» insistette Amanda. Si alzò da quel copriletto austero, spostandosi nella parte di stanza che le spettava, liberando lo spazio vitale di Lara dalla sua colorata presenza.
 
 

Dicembre 1987

 
«È il tedio a togliermi le forze» boccheggiò Amanda stringendosi nello scialle sfrangiato, la schiena contro al muro e gli occhi persi sul soffitto.
«Non pensavo che un weekend di relax ti potesse mettere fuori gioco» ridacchiò Lara rigirandosi fra le mani un manufatto risalente a tremila anni prima, realizzato in pietra azzurra e metallo.
«Catalogare reperti è il tuo ideale di relax?» domandò ridacchiando Amanda passandosi entrambe le mani nei capelli biondi, per scostarli dalla fronte sudata. Entrambe avevano riappeso i camici ai ganci, per evitare di essere soffocate. L’archivio consisteva di due ambienti separati: uno studio dove si trovavano le due ragazze adibito alla catalogazione e una stanza dall’ampiezza sconfinata, la quale fungeva propriamente da archivio per i vari reperti, ognuno dei quali trovava posti in comparti numerati sistemati su scaffali alti alcuni metri.
«Be’, di sicuro non stressa e non comporta un esagerato uso delle meningi» scrollò le spalle Lara, appoggiando la mani sulla scrivania e osservando l’amica che si sventolava con una mano.
Era una nevosa domenica pomeriggio dicembrina, ma all’interno la temperatura raggiungeva picchi piuttosto alti, nonostante fosse un caldo asciutto: l’umidità avrebbe danneggiato i manufatti.
«Pensa quanto sarà emozionante quando condurremo la nostra spedizione» fantasticò Amanda sciogliendo i lunghi capelli per poi costringerli nuovamente nel laccetto marrone, dando loro un aspetto più ordinato. La gonna leggera e colorata le ricadeva morbidamente fino alle caviglie, attorno alle quali erano arrotolati alcuni lacci in cuoio, che facevano parte delle calzature decisamente estive. Dentro all’università, però , la temperatura era tale da permetterlo, dunque sotto al golfino grigio Amanda indossava una canottiera verde oliva che sottolineava il suo fisico asciutto.
Lara si costrinse a smettere di osservare il profilo delle sue gambe sotto quei fiori, concentrandosi invece sulle scatole ancora sigillate di fronte a lei.
«Lady Croft, lei non sente il caldo?» domandò improvvisamente Amanda con un tono al limite del provocatorio.
Lara si sentì avvampare improvvisamente, mentre le sue guance si tingevano di rosso e Amanda sapeva di aver colpito in pieno il sistema nervoso della ragazza. Era stato un crescendo di battute, frasi pronunciate quasi casualmente ma sempre con malizia, un continuo provocarsi e nel giro di un mese quella tensione – che senz’altro non era solo intellettuale, ma soprattutto erotica – aveva raggiunto livelli quasi intollerabili.
Ogni volta che Lara si trovava da sola con lei, non poteva controllare la salivazione, né la temperatura del suo corpo, né tantomeno quel fastidio impulso che se da una parte avrebbe voluto schiaffeggiare la fastidiosa ragazza, dall’altra non aspettava altro che aggredirla e possederla.
«Decisamente, Lady Evert. Gradirei una doccia gelata».
Lara si era stancata del giochetto: cosa sarebbe accaduto nel momento in cui avrebbe ceduto alle sue provocazioni? Sarebbe stata ferita, come si aspettava? Forse Amanda non voleva solo usarla. Lara non era certa di amarla, ma di sicuro il desiderio del suo corpo era insopportabile.
La bionda si era alzata in piedi lentamente, sollevando appena l’orlo della gonna per evitare di intralciarsi nell’operazione. Gli occhi di Lara furono attratti immediatamente come calamite da quei polpacci sinuosi, solitamente nascosti dagli indumenti, come ricchezze preziose da custodire. Ma Lara desiderava qualcosa di ancora più prezioso e protetto.
«E se ottimizzassimo lo spazio?» propose Amanda portandosi alle spalle di Lara e posandole le mani sui fianchi, dove i pantaloni si incontravano con l’aderente canottiera azzurra.
«E se ottimizzassimo il tempo?» replicò invece Lara, prendendo in quel momento la sua decisione. Quella compagna di corso così saccente e irritante l’aveva provocata anche troppo, ora Lara voleva la sua rivincita.
Si voltò verso Amanda, portandole le mani ai lati del volto, sulle guance arrossate e morbide. La baciò come se dovesse inghiottire la sua bocca, premendo contro le labbra e inspirando il profumo di malva e sudore che impregnava il corpo della ragazza. Un gutturale gemito della giovane donna le diede il coraggio necessario per spostare le mani su quelle gambe che tanto a lungo aveva ammirato, palpandone le cosce con decisione e desiderio. Amanda non pareva meno impaziente di Lara e portandole le braccia al collo si diede la spinta necessaria per stringerle le gambe attorno al bacino. Lara non poté trattenersi dall’ansimare, sia per lo sforzo che per l’eccitazione crescente. Era come una doccia d’acqua bollente.
La lasciò scivolare lentamente perché stava per perdere l’equilibrio, l’entusiasmo era davvero troppo. Stringendole con fermezza i fianchi la guidò verso la scrivania, finché le sue terga non urtarono il bordo in legno. Amanda vi si issò con un saltello, raccogliendo la gonna cosicché Lara potessi insinuarsi tra le sue cosce senza difficoltà. Lara interruppe il bacio per un istante, il tempo necessario a spostare con attenzione le casse sigillate e a sbattere a terra con poca grazia fogli e biro. Ritornò impaziente dalla bionda ragazza, che non si lasciò supplicare quando Lara la afferrò per i fianchi, riunendo le loro labbra e i loro bacini.
«Lo sapevo... che sei stupenda» biascicò cercando l’elastico nero che impediva alla treccia castana di Lara di sciogliersi.
«No, no farlo» la pregò Lara quando si rese conto che stava per slegarle i capelli.
«Come preferisci. Io però non li terrò legati» avvertì  inserendo un dito nel laccetto di cuoio e lasciandolo cadere a terra. Le ciocche bionde si lasciarono scivolare voluttuose sul seno e sulla schiena. Lara avvicinò istintivamente il naso al suo collo, nascosto da quella coltre sottile e profumata. Scostò i capelli con le punta del naso e chiuse le labbra attorno alla delicata pelle sotto l’orecchio, stringendola fra i denti. Le mani di Amanda non riuscivano a stare ferme e impiegarono poco tempo per passare dalla sua schiena alla patta dei suoi pantaloni.
«Subito?» domandò Lara, bloccandosi un istante, le labbra a pochi millimetri dall’orecchio di Amanda, che ansimava come dopo un immenso sforzo fisico. Tutto il suo corpo emanava calore, un piacevole tepore che alimentava il fuoco di Lara.
«Immediatamente» boccheggiò Amanda, che desiderava sentire le mani di Lara più di qualsiasi altra cosa.
La bruna non l’aveva mai vista così vulnerabile e quella sensazione fece sì che le pulsioni più nascoste e soffocate prendessero il sopravvento su quel poco controllo che le era rimasto.
La costrinse a scendere dalla scrivania, la fece voltare e la spinse nuovamente contro il mobile. Amanda gemette compiaciuta dall’intraprendenza della partner. Aveva desiderato a lungo di poter definire così l’inarrivabile Lara Croft.
Lara le baciò la pelle imperlata di sudore fra le scapole, mentre con la mano destra sollevava l’orlo della gonna colorata fin sopra il sedere di Amanda, sodo e piacevole da contemplare.
Lara abbassò lo sguardo sulle mutande bianche di Amanda, umide in mezzo alle gambe. Sfiorò quella macchia con la punta delle dita, la fronte premuta contro la schiena della ragazza, intenta ad ascoltare l’impazienza che usciva dalle sue labbra.
«Lara, Lara...» la esortò Amanda stringendo i denti.
La ragazza non si fece pregare oltre: baciandole una scapola, penetrò quella carne calda e bagnata che non desiderava altro. Amanda trattenne il fiato finché Lara iniziò a muoversi dentro di lei. La incoraggiò, suggerendole di accelerare o rallentare a momenti alterni, gemendo la sua soddisfazione e il suo desiderio.
Lara le circondò la vita con il braccio sinistro, portando la mani tra le sue gambe e massaggiandola sul davanti. Premette il proprio bacino contro i glutei di Amanda, cercando sollievo al bruciore che le attanagliava l’inguine.
«Sei... ah! Sei mai stata... con una ragazza?» domandò Amanda a fatica, tra un gemito e l’altro.
«Non mi... pare il momento... adatto» ansimò Lara contro la sua schiena.
«Sono certa... sì, non sono la... prima». Amanda deglutì rumorosamente, stringendo il bordo opposto della scrivania tra le mani.
«Va bene, hai... ragione. Però sei la prima... la prima che mi fa eccitare così» ammise Lara rallentando lentamente per permettere alla conversazione di continuare.
«Fammi voltare verso di te» sospirò Amanda e Lara acconsentì a soddisfare la sua richiesta e uscì lentamente dal suo corpo. La giovane donna fissò i suoi occhi chiari in quelli nocciola di Lara e le rivolse un sorriso che le fece sciogliere le ginocchia. Amanda la baciò, ma questa volta non era un bacio dall’erotica violenza, bensì sensuale e affettuoso. La ragazza lasciò che Lara restasse immobile, la mani docilmente posate sui suoi fianchi, mentre lei le esplorava il collo e il petto, stringendo i suoi seni tra le mani, finché la sua attenzione converse sul bottone dei pantaloni.
«Sì, nessuno mi ha mai... messa in queste condizioni, Amanda» concesse nuovamente Lara, come se dovesse renderlo più chiaro per se stessa.
La ragazza non replicò ma inserì cauta una mano sotto le mutande dell’altra, cercando approvazione nei suoi occhi che si spalancarono immediatamente. Amanda si appoggiò al bordo della scrivania, invitando Lara a toccarla ancora, mentre lei si dedicava al suo piacere.
La testa dell’una sulla spalla dell’altra, talvolta si baciavano ansimando, mescolando il loro piacere e il loro fiato caldo, l’odore di sudore nella stanza già bollente. Un piacere ustionante che travolgeva entrambe.
«Io? Sono la... prima?» domandò Lara, improvvisamente curiosa.
«In quanto ragazza sì» si limitò a rispondere Amanda, stringendosi con più intensità al corpo di Lara, chiedendola di fare più in fretta con un linguaggio del corpo decisamente esplicito.
Ansimò profondamente, chiudendo gli occhi e sussurrando appena il nome di Lara. Avvertire il corpo di Amanda scuotersi a causa dell’orgasmo che le aveva appena provocato, ebbe come diretta conseguenza un aumento esponenziale della sua eccitazione. Abbracciò Amanda, baciandola intensamente e liberando tra le sue labbra il gemito finale.
Non fu facile ricomporsi dopo l’amplesso, vuoi per l’imbarazzo vuoi per il calore, entrambe apparivano improvvisamente più timide.
«Noi... Lara, esiste un noi?» domandò Amanda ancora scossa, seduta sulla scrivania.
«E-esiste» sospirò Lara richiudendosi i pantaloni, cercando le sue labbra per suggellare quella promessa con un bacio.
«Questa notte voglio dormire nel tuo letto» mormorò Amanda ridacchiando. Lara avvertì di nuovo quella piacevole sensazione di dualità, fastidio e desiderio, che la bionda le ispirava. Già, piacevole, su di lei diventava tremendamente eccitante.
«Sarà il nostro segreto, Amanda» chiarì immediatamente la giovane donna: non poteva permettere che ulteriori voci circolassero sul suo conto. Lady Lara Henshingly Croft era un personaggio abbastanza chiacchierato senza ulteriori scandali.
«Lo capisco» mormorò la ragazza, chiudendo gli occhi esausta, il capo abbandonato sul seno di Lara. Era piacevole lasciare che lei tracciasse morbidi sentieri tra il grano.
 
 

Gennaio 1988

 
Lara Croft si raggomitolò su se stessa, serrando gli occhi con forza. Era arrabbiata, molto arrabbiata. Amanda aveva detto che sarebbe scesa nella caffetteria per fare due parole con un compagno di corso, le aveva promesso che sarebbe tornata nel giro di mezz’ora. Era scesa alle nove ed erano già le dieci e mezza.
Lara non sopportava di essere rimasta da sola nella stanza, senza sapere cosa lei stesse facendo al piano terra. Non che fosse gelosa, si sentiva solamente stupida per essere lì a rosolare in una spasmodica attesa. La sensazione di impotenza la irritava e le faceva solo desiderare di rifilare un paio di cazzotti ben assestati al muro.
Era sicura di amare Amanda Evert, nonostante la loro relazione fosse complicata, non solo per via della segretezza, dello sforzo di apparire amiche normali quando entrambe avrebbero voluto un abbraccio, o un bacio, dopo una litigata intellettuale. Le loro discussioni erano famose tra i compagni di corso e tutti assistevano con grande interesse a quei duelli a colpi di nozioni e personali convinzioni, entrambe erano dotate di un’acuta intelligenza e di quegli scontro alcuni approfittavano per imparare o richiamare alla memoria alcune nozioni.
Lara si tirò la coperta fin sopra i capelli, che di notte venivano liberati dalla treccia solo per essere legati in una coda di cavallo. Fuori pioveva, anzi, diluviava. Il nubifragio, abbattendosi contro le finestre, produceva un rumore forte e fastidioso che le impediva di dormire, facendole invece rimbombare nella mente tutta la frustrazione e la rabbia che stava tentando di soffocare.
Quando sentì un tonfo dietro la porta si drizzò di scatto, il battito del cuore che le rimbombava in tutto il corpo. Percepì alcune imprecazioni pronunciate a mezza voce e riconobbe immediatamente il timbro vocale di Amanda.
Si alzò al buio e spalancò la porta. La luce che filtrava dalle finestre le permise di scorgere la sagoma del suo corpo. Doveva essersi inciampata sull’ultimo gradino.
«Evert?» chiamò nell’oscurità. Allungò la mano verso l’interruttore ma quello rimase spento. Era saltata la luce a causa del temporale. Il bagliore di un lampo schiarì per un istante il pianerottolo.
«Questo cazzo di temporale» ringhiò Amanda mettendosi a sedere sul legno del pavimento. Si chinò sul suo ginocchio, scostando la lunga gonna color terra. Lara le si avvicinò con cautela, posandole le mani sulle spalle: la ragazza le dava la schiena. La sua sagoma si muoveva appena nella penombra.
«Brucia» sibilò riferendosi alla sbucciatura provocatale dall’urto dell’articolazione contro il bordo dell’ultimo scalino.
«Vieni dentro, tesoro»mormorò Lara baciandole i capelli. Non si era scordata della sensazione provata fino a poco prima, ma era abbastanza matura da capire quando era il momento di mettere da parte sciocchi capricci da innamorati.
«Mi dispiace per essere rimasta tanto senza avvertirti» sussurrò Amanda aggrappandosi al braccio di Lara per rialzarsi in piedi.
«Tranquilla, ora vieni dentro» la rassicurò Lara baciandole con trasporto una guancia. Nessuno pareva essere nei paraggi, ma la prudenza non era mai troppa.
«Come hai fatto ad inciamparti?» domandò ridacchiando Lara, dopo aver chiuso la porta.
«Non fa ridere, Lara» piagnucolò Amanda mettendo il broncio. Lara scoppiò a ridere e la strinse, baciandole con affetto i capelli.
«Da quando in qua sei così frignona?» sussurrò Lara palpandole il seno con gentilezza.
«Spogliami» replicò semplicemente Amanda, lasciando che l’altra le sbottonasse la camicetta, che cadde a terra con un fruscio leggero. Lara le abbassò la gonna, accompagnandola fino a terra. Si chinò di fronte ad Amanda, sfiorando con la punta delle dita la sbucciatura sul suo ginocchio. Lei emise un verso di protesta, probabilmente per il dolore.
«C’è un po’ di sangue, Amanda, ma stai tranquilla, domani mattina sarà già praticamente guarita» le disse Lara, posando un bacio appena sopra quella piccola ferita, mentre le sue mani si arrampicavano lungo le sue cosce.
Nuovamente dalla finestra penetrò il chiarore di un lampo, seguito pochi secondi dopo da un tuono che scosse entrambe. Amanda rabbrividì.
«Andiamo... andiamo a letto?» domandò sottovoce, timorosa che Lara cogliesse l’ansia nella sua voce. Lara, però, non se la lasciò sfuggire. Era abituata ad osservare molto attentamente le persone attorno a lei, abituata a comprenderne le intenzioni dal tono di voce o dalla postura. Aveva dovuto imparare in fretta a sopravvivere in quel mare di predatori, tra zii assetati del suo patrimonio e nemici di famiglia, o semplici approfittatori occasionali.
«È per questo che non salivi? E ti sei inciampata per lo stesso motivo?» le chiese senza ironia, senza prenderla in giro. Lara sapeva quanto le debolezze personali erano importanti, soprattutto sapeva quando non andavano sollecitate.
«Sì. Non avrei mai potuto domandare a qualcuno di accompagnarmi nella mia stanza. Detesto i temporali è un... trauma infantile, chiamalo come ti pare. Non posso conviverci. Ci ho messo un’ora prima di trovare il coraggio di salire fin quassù, oltretutto al buio!»
«Amanda...». Lara la abbracciò, baciandole le labbra con dolcezza. La accompagnò delicatamente verso il letto, dove si coricarono strette l’una all’altra. «Questa notte ti proteggo io, tesoro».
«Non ho bisogno di protezione. Potrei affrontare la più oscura delle maledizioni, o il più feroce dei predatori, ma i temporali... Stringimi e basta» mormorò la ragazza chiudendo gli occhi. Lara si avvinghiò al suo corpo braccia e gambe, chiudendo gli occhi.
«Sono certa che un giorno vivremo insieme qualche grande avventura».
«Anch’io ne sono certa. Diventeremo le archeologhe più famose dell’Inghilterra. Un giorno riuscirò a dimostrare l’esistenza di mondi paralleli...».
«Lo so , Amanda, i tuoi studi sono tutti concentrati sul Perù. Ti ricordo che mi hai rincretinita con quelle cose!» rise Lara baciandole la spalla nuda.
«Tu verrai con me in Perù quando troverò ciò che io e mio padre stiamo cercando, vero?» domandò Amanda, rabbrividendo a causa di un nuovo tuono. La pioggia battente quasi le impediva di udire i suoi pensieri.
«Verrò con te ovunque, nelle profondità della terra e degli oceani, sulle montagne più impervie, scalerò i ghiacciai e supererò ogni ostacolo. Lo sai che amo l’avventura, Amanda».
«Non mi abbandonerai?»
«Mai. Per nulla al mondo».
 
 
   
 
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