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Autore: mangagirlfan    13/07/2011    1 recensioni
Carta: Due di cuori
[...]Kon lo sapeva di non essere mai stato un ragazzo fortunato, lui che veniva sempre cacciato in malo modo, soltanto perché ogni tanto allungava un po’ le mani per poter toccare e sentire quanto morbidi fossero quei corpicini così belli e tutti una curva che gli capitavano davanti.
Eppure, ultimamente, sentiva di non essere poi più così solo, in un certo senso. La fortuna, almeno in fatto di amicizia, un pochino aveva cominciato a girare.
Erano diversi, lui ed Haine. Così diversi che, appena uno incrociava lo sguardo dell’altra, non potevano esserci altro che botte da orbi
Eppure i loro cuori, in un certo senso, sembravano vibrare nello stesso modo perché, nonostante tutto, non erano poi così diversi l’uno dall’altra[...]
Personaggi; [Grimmjow Jaggerjack][Ichigo Kurosaki][Kon][Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack)]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '†No Control † Tales'
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Titolo:
Synchronisation
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [Grimmjow Jaggerjack][Ichigo Kurosaki][Kon][Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack)]
Prompt: due di cuori
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 1221
Riassunto: [...]Kon lo sapeva di non essere mai stato un ragazzo fortunato, lui che veniva sempre cacciato in malo modo, soltanto perché ogni tanto allungava un po’ le mani per poter toccare e sentire quanto morbidi fossero quei corpicini così belli e tutti una curva che gli capitavano davanti.
Eppure, ultimamente, sentiva di non essere poi più così solo, in un certo senso. La fortuna, almeno in fatto di amicizia, un pochino aveva cominciato a girare.
Erano diversi, lui ed Haine. Così diversi che, appena uno incrociava lo sguardo dell’altra, non potevano esserci altro che botte da orbi
Eppure i loro cuori, in un certo senso, sembravano vibrare nello stesso modo perché, nonostante tutto, non erano poi così diversi l’uno dall’altra.[...]
Note: AU; One Shot; Non Sense; Slice of Life

Ok, l'ammetto, questa cosa ha poco senso. Ma è nata ascoltando una canzone intitolata "I Want a Tear" e boh, ecco qui una cosa senza senso. Dovrebbe essere selezionata col prompt 2 di cuori (legato ad un iniziativa di fanworld).
ed ora basta deliri e continuiamo  quello che stavamo facendo XD buona lettura XD


Synchronisation

Kon sapeva di non essere un tipo poi così tanto fortunato.
Aveva un fratello isterico che, appena poteva, lo lasciava nei guai, senza più curarsi della sua povera salute fisica e mentale.
Aveva per compagne di classe due donne dal cazzotto facile, sempre troppo appiccicate alla ragazza dei suoi sogni per lasciargli campo libero.
E poi, beh, c’era lei, Orihime, che neanche lo guardava, troppo presa da un paio di occhi castani così simili ai suoi – ma così diversi – da non riuscire a notare quanto smaniasse per lei, quanto avrebbe desiderato averla e stringerla tra le braccia.
Kon lo sapeva di non essere mai stato un ragazzo fortunato, lui che veniva sempre cacciato in malo modo, soltanto perché ogni tanto allungava un po’ le mani per poter toccare e sentire quanto morbidi fossero quei corpicini così belli e tutti una curva che gli capitavano davanti.
Eppure, ultimamente, sentiva di non essere poi più così solo, in un certo senso. La fortuna, almeno in fatto di amicizia, un pochino aveva cominciato a girare.
Erano diversi, lui ed Haine. Così diversi che, appena uno incrociava lo sguardo dell’altra, non potevano esserci altro che botte da orbi – più da parte della moretta che dalla sua però –. Ma una cosa in comune ce l’avevano. Entrambi, anche se a modo loro, volevano bene ad Ichigo. A quel ragazzo così isterico da ricordare un gatto a cui era stata pestata la coda.
I loro cuori, in un certo senso, sembravano vibrare nello stesso modo perché, nonostante tutto, non erano poi così diversi l’uno dall’altra.
Ed in quel momento, quando aveva maledetto quella sua sfacciatissima sfortuna che, chissà perché lo perseguitava costringendolo a letto quando fuori c’era il sole e le ragazze cominciavano a girare con pantaloni corti e magliette più aderenti del solito, iniziava a capire sempre più perché quei loro cuori – come quello della ragazza e del suo gemello – in un certo senso vibrassero come un’unica corda di violino.
Era sceso per caso, il nostro Kon. Era sceso per andare in cucina a prendersi un meritatissimo bicchiere d’acqua – povera la sua gola secca e dannatamente rossa! – quando aveva sentito due voci a lui familiari provenire dal salotto. Così, dopo aver preso la tanto agognata bottiglia d’acqua, si era avvicinato in punta di piedi, nascondendosi dietro la parete, constatando che le due voci appartenevano a suo fratello ed Grimmjow.
Ok, pensò di colpo lui, sbiancando al pensiero di quello che stava per capitare, forse era il caso di svignarsela da lì e lasciare che la natura prendesse il suo corso senza lui come spettatore, quando sentì Grimmjow pronunciare il nome della sorella con fare quasi tetro. Così, con calma, si era ancora avvicinato alla parete, vi si era appoggiato ed aveva cominciato ad ascoltare, cosa che, solitamente, preferiva evitare di fare.
Non parlavano di bei momenti quei due. Lo capiva dal fatto che Ichigo, stranamente, si era accorto che la ragazza ultimamente si era sentita sola nonostante la marea di gente che le gironzolava attorno, tra amici e famigliari. Lo capiva dalla voce ancora più cavernosa di un Grimmjow, stranamente preoccupato per un qualcuno che non fosse la sua medesima persona.
“È normale” aveva detto quest’ultimo, afferrando una sigaretta, mettendola tra le labbra tanto per avere qualcosa da fare mentre parlava di cose che, sinceramente, preferiva non nominare “quando si avvicina la data del suo compleanno si sente spesso sola. Le era successo anche l’anno scorso.” Aveva terminato di dire, alla fine, spaparanzandosi meglio sul divano, le spalle appiccicate allo schienale e le braccia distese su di esso, quasi ciondolanti. Lo sguardo fisso su un soffitto talmente bianco da ferire gli occhi, talmente bianco da ricordare quel nulla che la ragazza, quando si sentiva così abbandonata, si portava dietro, cercando di sorridere, senza dire niente a nessuno. Nemmeno ad Orihime.
“Le manca la nonna.” Aveva aggiunto alla fine, in un sospiro così basso da risultare praticamente inudibile.
“Capisco.” Si era limitato a dire Ichigo, mentre una marea inumana di parole si susseguivano nella sua povera testa senza che lui sapesse come tirarle fuori. Ma non lì. Non era al ragazzo dai capelli blu che avrebbe dovuto dirle. Non a lui. Perché a lui non erano rivolte.
Il silenzio che era calato era così denso da far gelare ogni cosa, mentre Kon poteva percepire, da dietro la parete, tutto il peso che si portava dentro il fratello della sua “nuova amica” e che, lentamente, cercava di far uscire.
Lo sentì mentre si alzava – rumorosamente, come suo solito – dirigendosi verso la finestra, le nubi che si avvicinavano minacciose alla casa ogni istante che passava.
“Sai Ichigo, perché ad Haine piace così tanto la pioggia?” aveva alla fine detto distrattamente, osservando le prime gocce di pioggia che andavano a sbattere contro i vetri in suoni sordi che andavano lentamente a diventare sempre più forti.
Il ragazzo non disse nulla, ma Kon era certo che, da dietro la parete, aveva scosso la testa in segno di dissenso, mentre due grandi occhi azzurri, solitamente brillanti e strafottenti, lo guardavano stranamente spenti.
Si era voltato nuovamente, Grimmjow, fissando quel biancore che si espandeva lentamente nel cielo e si faceva alle volte più grigio, alle volte meno, ripensando all’ultima volta che aveva tanto desiderato che la pioggia non smettesse mai di cadere.
“Perché così può finalmente piangere, Ichigo. Senza che nessuno la veda. Senza quel senso di colpa verso una stupida promessa che sta tentando disperatamente di mantenere.” Aveva sussurrato poi alla fine, quasi mangiandosele quelle fastidiose frasi, quelle parole che ricordava e che le aveva sentito mormorare, tante, troppe volte.
E così altri termini e fatti, dettati da dei ricordi dolorosi, uscivano fuori, senza troppe remore, senza troppi complimenti.
Parole che raccontavano di una ragazza accanto ad una tomba appena allestita che tentava di sorridere, sotto una maledettissima pioggia battente, mentre le lacrime riempivano gli occhi e spezzavano il cuore, lasciando una ferita che non voleva chiudersi ed una cicatrice che mai se ne sarebbe andata.
Parole che parlavano di un grido disperato ma trattenuto in gola, i denti che andavano ad affondare nella carne delle mani poste davanti alla bocca, per non lasciarlo uscire e non farsi sentire.
Parole che, nonostante tutto, esprimevano l’amore per una pioggia che continuava a mantenere vivi i legami che mai avrebbe voluto veder spezzati.
“Le piace la pioggia perché il suo cuore può sentirsi finalmente libero, Ichigo.” Mormorò alla fine Grimmjow, finendo un discorso che, lo sapeva, avrebbe dovuto troncare sul nascere. Dando tempo – senza saperlo – a Kon di sparire, per non sentire altro.
Non era mai stato un tipo fortunato, Kurosaki Kon, e mai lo sarebbe stato, ne era più che certo.
Eppure, in fondo a quel suo cuore apparentemente superficiale e privo di tatto, qualcosa si era rotto, – un’altra piccola certezza – facendogli pensare che sì, forse tante cose non succedevano per caso e che quell’affinità che si erano già dimostrati, in un giorno che era diventato improvvisamente cupo e triste come quello, non era solamente una sua impressione. Facendogli pensare che i loro cuori – il suo, quello del fratello e quello di Haine – avrebbero continuato a suonare nella medesima maniera, perché un qualcosa – che fosse il destino o altro non importava – li aveva uniti, tutti e tre.
Perché quel maledetto senso di solitudine potesse essere finalmente cancellato. Una volta e per sempre
.




   
 
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