Prologo
Un bambino. Lo definivano tutti un bambino. Come se il suo aspetto immacolato, il suo volto ancora così infantile, la sua altezza -guai a chi glielo avesse fatto notare- ben poco sviluppata, e la sua età, che di sicuro non poteva superare i sedici anni, mostrassero la sua reale maturità.
Ma può
essere definito infantile chi si è
visto portare via tutto,
compresa
la propria ingenuità, la spensieratezza,
l’innocenza?
Può
essere definito puro chi ha commesso il
più atroce dei peccati?
Può
essere definito immaturo chi è costretto
a portarne ogni giorno il peso sulle spalle?
Lui non era un bambino, era diventato adulto quel maledetto giorno in cui aveva commesso la più grande delle colpe e compiuto il più nobile dei gesti. E diventava più adulto ogni giorno che passava, obbligato a confrontarsi con i suoi peccati e a prendersi carico di quelli altrui.
Oh, innocenza rubata!
Oh, purezza
macchiata!
Colpevoli voi che
avete messo fine a questa
breve primavera.
No, un bambino non sarebbe mai potuto andare avanti senza alcun supporto, fungendo anzi da spalla per gli altri. Continuava imperterrito nel suo viaggio senza mai guardarsi indietro, aiutando quando poteva e prendendosi lui cura delle cose che più aveva care.
Ma che forza vedo
dinnanzi ai miei occhi!
Qual
nobiltà d’animo!
Chi mai ha mostrato
tanta aristia?
Pochi tali si
mostrarono così colmi di
virtù.
C’erano dei giorni in cui però si vedeva crollare il mondo addosso, delle notti in cui in preda al panico e agli incubi si rifugiava nel letto del fratello, e degli attimi, giusto qualche frazione di secondo, in cui desiderava ardentemente che tornasse tutto come un tempo, per rivedere il radioso sorriso della madre, per risentire il calore di quando il fratello lo abbracciava, per non svegliarsi ogni mattina e scoprirsi sempre così fragile.
Ma che bel gioco,
quello degli adulti!
Incredibile
è la gioia che desta fingersi
grandi
in un mondo in cui
tutti si inventano nuovi.
Una festa in
maschera è questa in cui ognuno
ha il suo ruolo
Ed era in quei momenti che ogni sua certezza vacillava e la sua maschera di arroganza, dietro la quale nascondeva tutte le sue debolezze e insicurezze, rischiava di crollare. Ed era in quei momenti che si accorgeva di quanto forse si sbagliasse, riscoprendosi in realtà bambino. Ed era proprio in quei momenti che ammetteva di essere così dannatamente umano.
E gli umani non possono andare avanti da soli.
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E questo dovrebbe essere il prologo ._.
Sono nuova, e sinceramente ancora non so se coninuerò perché ultimamente ho poca ispirazione (e allora perché ti sei messa a scrivere proprio ora <.<) e non so se ne valga la pena.
Comunque ho da darvi alcuni avvertimenti: il rating è variabile come penso tutto il resto, e non so se i personaggi saranno OOC, in tal caso avvertitemi.
Un bacio Kiyomi