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Autore: Hota_Chan    13/07/2011    3 recensioni
Due cuori
Ingenui per comprendere
Spaventati per amare
Due cuori, una città
Un solo biglietto per andata e uno per ritorno
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui! ^^
Questa fic parla della fuga di Milo e Camus dal Santuario, ma ci tengo a precisare che i tempi sono completamente di versi dalla storia originale.
Prima di tutto, Saga non è un pazzo schizofrenico con la doppia personalità (senza offesa per il Cavaliere dei Gemelli =D) e quindi non ha intenzione di uccidere ne Sion ne Aiolos, mentre gli altri Cavalieri hanno tra i 14 e i 15 anni e sono prossimi alla vestizione, quindi non avviene la saga delle Dodici Case.
Una Storia in un ipotetico Santuario, in un ipotetica vita dove l’unica minaccia è quella delle litigate tra degli adolescenti.
Una semplice storia dove nascono amori,  amicizie e disguidi
Spero vi piaccia!
Buona lettura! ^^

 

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Scendevano tante piccole gocce di sudore dalla fronte del giovane ragazzo dagli occhi ammalianti e trasparenti come il ghiaccio. Gli percorrevano lentamente tutto il volto, fino a scendere sul collo e ad unirsi con le altre piccole gocce che gli contornavano il torace scoperto.
 
“Su forza! Provaci un ultima volta!” fu la frase che gli arrivò dal suo “allenatore”.
 
Il quattordicenne si passò lievemente la mano sugli occhi, ormai troppo stanchi per rimanere aperti.
Si stava allenando dalle sei del mattino e, costatando la posizione del Sole, dovevano essere all’incirca mezzogiorno.
Si era allenato senza fare nemmeno una pausa, senza sedersi, senza bere e soprattutto senza andare in bagno
Ma si sa che quando a un ragazzo scappa, scappa! A loro non basta sedersi, no, si sa che devono farla per forza!
 
E al ragazzino scappava davvero tanto
 
Ma, rassegnato all’idea di non poter svuotare la sua vescica, chiuse gli occhi, un po’ per concentrarsi e parecchio per riposarsi e,
su consiglio del ex Cavaliere dell’Ariete che gli stava facendo MOLTO GENTILMENTE da allenatore, cercò di espandere il suo cosmo…appunto, cercò
 
Chiudi gli occhi e concentrati.
Cerca in te quella forza che tieni celata, cercala e stimola. Trova una ragione per il quale usarla, cercala disperatamente, cerca la ragione che ti spingerebbe a sacrificare la vita. Trovala e fai tesoro di questa, custodiscila, come se fosse la tua vita, e quando sarà ora di usarla, bruciala, espandila, dilatala completamente in tutto il tuo corpo e senti il calore in te, un calore che brucia incessantemente. Dimmi, lo senti?Senti questo calore capace di bruciarti il cuore?
Erano le parole che Sion gli ripeteva ogni volta, ma per il ragazzo non avevano alcun significato. Si allenava, notte e giorno, per aumentare sempre di più la sua forza, senza trovare una ragione, un motivo importante per qui donare la vita, per questo non riusciva ad espandere il suo cosmo.
Ma lui non lo aveva ancora capito
 
Finirà come sempre, lo so pensò il ragazzo dai capelli rossi scarlatti tagliati molto corti dietro e davanti con dei ciuffi ribelli che avevo un anima tutta loro.
Finirà come al solito, fallirò miseramente, Sion si porterà la mano destra sulla fronte, borbotterà qualcosa, mi inviterà gentilmente a raggiungerlo nella sua Sala, mi farà una ramanzina e io me ne andrò senza aver imparato niente!Pensò di nuovo, un po’ tra il rassegnato e il divertito.
 
Il ragazzo unì le mani, portando le braccia in alto, quasi a formare un vaso, e poi le tese violentemente verso il davanti, in direzione del Gran Sacerdote
 
“Aurora Execution!”
 
E come tutti si aspettavano non accadde niente
Ma niente, niente eh!
Manco un filino d’aria frasca!
Il francesino faceva davvero schifo!
 
Camus si lasciò andare.
Si lasciò cadere rovinosamente a terra, sbattendo le ginocchia sporche ed insanguinate sul terreno sudicio e freddo della Casa dell’Acquario.
Sion, dal canto suo, fece esattamente tutto ciò che aveva predetto Camus, cosa che gli portò un lieve sorriso.
 
“Camus…” disse, massaggiandosi le tempie
 
Sion prese un asciugamano e lo lanciò al povero ragazzo che sperava al più presto di andare in bagno.
“Asciugati per bene e poi raggiungimi nella mia Sala, ok?” gli disse poi, con sguardo tenero, ma Camus sapeva che il caro Sion era incazzato e, quando era di questo umore, era meglio non farlo innervosire ulteriormente.
Detto questo, l’uomo se ne andò
E Camus corse
Corse alla ricerca di un gabinetto
 
Sion era incazzato, ma incazzato davvero!
Di solito era soltanto un po’ nervoso e poi gli passava con una bella coppa di gelato alla fragola, mentre ora era incazzato davvero!
Camus come l’aveva capito?
Sion aveva già la coppa di gelato
 
“Sua Maestà! Per quale motivo mi onorate di farmi incontrare la Vostra persona?
Era stato abbastanza ironico, mieloso e lecchino?
Si?
No, perché altrimenti Camus non sarebbe più uscito da quella sala
“Camus…?” disse Sua Maestà, dopo aver portato il cucchiaio stracolmo di gelato vicino alle labbra, iniziando a leccarlo
Cacchio, non è un buon segno!
“…si?...” disse poi il piccolo Camus, elargendogli il sorriso più bello che aveva a disposizione
“Avvicinati”
Camus deglutì e avanzò, finché non si trovò faccia a faccia con il Gran Sacerdote.
L’uomo, ingoiò tutto in una volta quella montagna di gelato che aveva sul cucchiaio e lo affondò di nuovo nella coppa, facendolo diventare ancora più ricolmo di prima
“Lo sai che così non combiniamo niente, vero?”
“…”
“Perché non ti concentri durante gli allenamenti? Orami è da tanto che ti alleni per eseguire l’Aurora Execution e comunque non ci riesci! Devi concentrarti di più! Quante volte ti devo dire che devi espandere il tuo cosmo e…”
 
Le orecchie di Camus oramai non ascoltavano più le parole di Sion, che gli erano state ripetute chissà quante volte.
La sua attenzione, sia cerebrale e fisica, era completamente rivolta al cucchiaio  che Sion stringeva incautamente nella mano destra che aveva ,inoltre, iniziato ad agitare
 
Su e giù…su e giù…
 
Camus iniziò a sudare di nuovo, quel gelato aveva iniziato a sciogliersi un po’, tanto che Sion l’aveva trascurato per il troppo parlare
Un gelato non andava trattato così
No, non andava fatto
Camus sudò freddo, quel gelato denso mischiato alla vaniglia e alla fragola era invitante.
Camus lo sentiva.
Il gelato lo stava chiamando. Sentiva la sua voce molto chiaramente. Lo invitava a mangiarlo, ma non poteva farlo, altrimenti lo avrebbe segnato per tutta la vita.
Eppure…quel gelato era così innocente…così buono…
Su e giù…su e giù…
No, no…
Puro…bello…sacro…
Basta…basta…
Ondeggiava che era una bellezza…
Gesù mio, dammi la forza…
 
Per la fame, per la stanchezza, per qualsiasi cosa, anche l’ultimo neurone che aveva nel cervello era andato via, chissà, forse era andato a fare la spesa, sta di fatto che quando Camus si riprese si trovò davanti il brutto muso di Sion
E il cucchiaio che Sion stringeva tra le mani, in bocca
Santa Atena…
 
Inginocchiato, con le mani sul petto come fanno i cani, le orecchie drizzate e la coda che scodinzolava.
Questo era lo stato di Camus
Seduto, rosso in volto, con due corna enormi e nere che gli uscivano dalle tempie e due occhi rossi come il sangue erano rivolti al povero muso di quella sottospecie di cane che si trovava davanti
Questo era lo stato di Sion
 
Chi dei due stava meglio?
 
Camus sorrise.
Un sorriso ingenuo
Un sorriso inquieto
L’ultimo sorriso della sua breve esistenza
“Va bhe, the ne fhai pohrtahre un altrho…nho?”
 
Sion non rispose, si limitò ad alzarsi, con lo sguardo rivolto verso il basso e il cucchiaio ben saldo in mano
Ora era diventato peggio di Ade
 
“Camus, tu non sei qui per perdere tempo. Se hai intenzione di prenderti gioco di me…”
“Ma, io…”
“TACI!”
“….”
“…sei libero di fare quel che vuoi…sei inutile in questo Santuario”
 
Come?
Aveva capito bene?
Lo stava forse cacciando?
Il cuore di Camus si fermò un attimo
Lo stava cacciando la luogo in cui viveva?
Lo stava forse cacciando dal luogo in cui lo avevano fatto andare con la forza quando lui aveva solo 6 anni?
Andare via dal luogo che ora chiamava casa?
 
Ma era uscito scemo o cosa?
 
Camus uscì dalla Sala del Gran Sacerdote con grande indifferenza. Era arrabbiato verso quell’uomo, se può essere chiamato tale.
Non gli importò molto delle parole del ex Cavaliere dell’Ariete, anzi, quasi le ignorò.
Ma poi si fermò per un istante
Forse davvero non avevano più bisogno di lui?
Era forse diventato un peso al Santuario essendo l’unico a non essere ancora riuscito ad espandere il suo cosmo?
Questi pensieri lo tormentarono finché non raggiunse la Casa dell’Acquario
 
**************************
 
Passi leggeri e timorosi echeggiavano per quella Casa.
Quelli sarebbero stati gli ultimi passi che avrebbe fatto li dentro
Già sentiva la nostalgia dei suoi compagni, del Santuario, dei viaggetti all’inferno che Death Mask gli offriva molto gentilmente ogni volta che lo faceva arrabbiare ma soprattutto…lui.
Lui gli sarebbe mancato
Quello che la mente definisce il suo migliore amico
Quello che  suo il cuore lo definisce in un altro modo
Quello che, in qualunque caso, era l’unico che lo aiutava nei momenti difficili e che non lo avrebbe mai abbandonato.
Gli sembrava di sentire la sua voce in quel momento, quella candida e chiara voce che, certe volte, lo faceva anche imbestialire
 
“Finalmente sei tornato! Avevo iniziato a pensare che Sion ti avesse mangiato insieme al gelato!“
Wow, certo che Camus la sentiva proprio bene quella voce!
“Cammy?”
Molto bene…
“Ohi, ma non è che il tuo ultimo neurone si è impiccato per la solitudine?”
Troppo bene…
 
Cammy si voltò e lo vide lì, disteso sul suo letto intento a leggere un fumetto del quale riconobbe la natura: Saint Seiya Next Dimension
 
Disteso…SUO letto…
 
“Scendi immediatamente dal mio letto, brutto scorpione della malora!” e così dicendo, il rosso tirò le lenzuola del letto, facendo cadere Milo con il popò a terra.
“Ehi amico, ti girano proprio oggi, eh?” disse il biondo, mentre si metteva composto, senza distogliere lo sguardo rivolto al fumetto che aveva tra le mani
“Si, mi girano, e anche parecchio! Allora, che ci fai qui?”
“Sono venuto a trovarti”
“Da quanto tempo sei qui?”
“ 2 ore”
“ 2 ore!?”
“Si! Infatti prima ti ho visto mentre correvi in bagno che stavi  per fartela addosso! Ah,ah,ah! Che ridere!”
 
Camus divenne rosso in volto. Aveva voglia di fargli così male da mandarlo in coma farmacologico, ma prima di fare ciò, gli venne un orribile dubbio
 
“Quindi mi hai visto anche mentre…”
“Si, mentre ti cambiavi. Comunque complimenti Cammy, hai un gran bel sedere! Tondo e sodo! Il sogno di ogni ragazza!...e qualche ragazzo…”
 
Camus rabbrividì.
Non sapeva cosa dire, voleva solo sprofondare nell’ inferno, di sicuro sarebbe stato meglio rispetto a lì, poi però gli chiese
 
“Idiota! Perché non mi hai chiamato! Che ne so, un cenno, un qualcosa che mi faceva capire che eri qui!”
“Oh, ma io l’ho fatto! Ho detto Cammy, sono qui! Ma tu eri troppo concentrato a fare pipì!”
 
Camus volle sprofondare.
Si sentiva profanato e umiliato
Vittima di uno scherzo architettato da qualche Dio che lo aveva preso di mira, ma niente più gli poteva importare, tanto stava andando via di lì
Il rosso prese uno zainetto nero che gli aveva regalato Aldebaran per il compleanno e iniziò a riempirlo di vari oggetti, senza degnare Milo di una parola.
 
Il biondo, dal canto suo, si era accorto che c’era qualcosa che turbava Camus e per la prima volta aveva alzato gli occhi dal fumetto e li aveva poggiati su di lui
Solo ora si rendeva conto di quanto fosse perfetto quel ragazzo.
 
Capelli corti, ma setosi e morbidi, che emanavano un odore simile alla lavanda, due grandi occhi color del ghiaccio, che potevano trasmetter paura a chiunque li guardasse, ma a lui gli ispiravano soltanto bellezza e un grande senso di protezione, labbra sottili ma carnose, rosee e morbide, due spalle non molto grandi ma lo stesso forti come una montagna, una vita non molto sottile che però determinava le curve perfette del ragazzo ed  infine una pelle bianca, quasi opaca, così liscia quanto fragile, appena la sfioravi assumeva un colorito roseo che tendeva subito a scomparire. I suoi muscoli però, malgrado il faticoso allenamento, non erano ben sviluppati, poteva sembrare gracilino e indifeso, ma non lo era.
 
Un fremito
Un leggero fremito percorse il piccolo cuore del greco
Così piccolo per sapere
Così ingenuo per amare
 
“Allora…che cos’hai intenzione di fare?” gli chiese timoroso Milo mentre si metteva all’in piedi, sperando nell’incontro delle loro iridi
Il rosso non disse niente, si limitò a girarsi e a sorridere in modo malinconico ma vigoroso, facendo sussultare ancora una volta il cuore del biondo
“Io scapperò da qui!”
 
Era una pazzia, lo sapeva, ma non poteva farci niente. In quel momento era il cuore che parlava, non la testa. Sapere di essere inferiore agli altri, di non riuscir ad accontentate la aspettative di tutti, di non essere degno di poter diventare Cavaliere dell’Acquario, gli portava non poco dispiacere
“Ma dai, non esagerare! Lo sai che Sion quando è arrabbiato dice un sacco di cretinate! No, va bè, anche quando non è arrabbiato dice parecchie scemenze…” La butto sul ridere Milo, sperando almeno in un piccolo sorriso del rosso
Ma Camus non fece niente, rivolgendo a Milo i suoi occhi tempestati di rabbia e desolazione, sentimenti rivolti a se stesso, ovviamente.
“Se me ne vado gli faccio solo un favore…” sussurrò il francese, sorridendo sconsolatamente
Milo lo guardò, quasi atterrito, cercando di capire che cosa gli passava per la testa, per poterlo aiutare e donandogli un sorriso spontaneo
Di nuovo quella strana sensazione al cuore
 
“Tanto…tanto lo sanno tutti che Sion mi vuole cacciare…”
“Non è vero” disse piano Milo, avvicinandosi sempre più alla figura di Camus
“…l’altro giorno per sbaglio ascoltai una conversazione tra Il Gran Sacerdote, Saga e Aiolos…Sion diceva che non ero adatto a diventare Cavaliere…mi chiedo che cos’ho di sbagliato…diceva di voler trovare un sostituto…non mi sono mai sentito così..così inutile”
 
Mentre il rosso parlava, Milo si avvicinò sempre di più a lui, riuscendo a scorgere il lieve tremolio del suo corpo.
Come un incanto, la mano dello scorpione si mosse e afferrò delicatamente quella dell’acquario.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa per aiutarlo, ma non sapeva cosa. Ogni volta che si trovava con Camus quasi non riusciva più a ragionare.
Solo Dio sa per quale motivo.
Le loro mani erano ancora intrecciate, Camus iniziò un timido gioco di dita con quelle di Milo, era come se stessero giocando con un filo di cotone.
Un filo che in realtà c’era  ma non si vedeva, il filo che collegava le loro esistenze, che le faceva incrociare le faceva diventare un tutt’uno.
Il rosso lasciò , anche se a mal in cuore, la stretta di quella mano grande e forte che gli infondeva coraggio
 
“Grazie Milo, grazie per avermi ascoltato. Mi fa bene…”
 
Camus era li, davanti a lui, eppure lo sentiva particolarmente distante.
Il suo collo era bianco e perfetto, quasi brillante, come polvere di diamanti. E a Milo venne un irrefrenabile voglia di sfiorarlo.
Passò le sue dita olivastre su quella pelle provocando un lungo brivido caldo alla schiena del povero Camus. Aveva voglia di scoprirgli le spalle e ammirarle, passare le sue carnose labbra su tutta la sua schiena e ricoprirla di piccoli baci, alcuni puri e altri tentatori e seducenti.
Ma, non lo avrebbe fatto
Era terrorizzato da tutti quei pensieri che provava verso l’amico. Era terrorizzato perché non sapeva che cos’era, o meglio non voleva saperlo.
 
Milo cinse la vita di Camus con le sue braccia, affondando la sua testa nelle sue spalle. Camus lo lasciò fare, godendosi poi quell’inebriante bruciore che provava al petto.
Così caldo, ma così pungente
 
“Dicevi che se te andavi facevi un favore a Sion, no? Be, allora gli faremo un favore…”
 
Eh…
Che cosa…
Diceva sul serio?
 
La mente di Camus andò in tilt, forse per lo stupore oppure per la felicità, sta di fatto che il piccolo francese si girò di scatto, facendo incontrare i suoi increduli occhi con quelli divini di Milo, rimanendone ammaliato.
E li tutto incominciò
 
Una vampata di calore colpì i loro visi e turbò i loro cuori
Battevano contemporaneamente, anzi, martellavano. Martellavano così forte che entrambi avevano paura di essere sentiti.
Ma questo non sarebbe mai potuto accadere
Perché erano sordi.
Preferivano ascoltare solo ciò che a loro faceva piacere, prestando orecchio soltanto alle cose futili, ignorando quelle importanti, come il richiamo del loro cuore.
Avrebbero continuato ad ignorarlo per l’eternità?
Forse si, forse no, chi lo sa
Sta di fatto che loro avrebbero continuato a vivere nell’ignoranza, in qualunque circostanza.
E loro non lo sapevano
Non sapevano tante cose
Come il fatto che le loro esistenze erano nelle reciproche mani
Erano legati, e non lo sapevano
Si sarebbero amati ,e non lo sapevano
Si sarebbero odiati
E non lo sapevano

 
 
 
Allora, piaciuta? Spero di si =D sono molto ottimista…zi, zi….
Comunque ogni commento e critica la lascio a voi, sperando che comunque non abbiate molto da ridire!
Al prossimo capitolo
Ciao a tutti e grazie per aver letto!
 
P.S. Ho dimenticati di dire che Camus ha i capelli di Degel da giovane, giusto per far capire meglio, mentre i capelli di Milo gli arrivano alle spalle
Ciao^^

  
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