Titolo: Biliardo
Prompt: “biliardo”
per l'iniziativa “un prompt al giorno” indetto da
Fanworld
Parole: 1219
Genere: generale,
introspettivo
Rating: verde
Personaggi: Viral,
Lerron Littner
Avvertimenti:
missing moments, oneshot
Note:
Per questa oneshot mi è
venuta una ispirazione improvvisa notando il prompt del giorno
fornito dal sito Fanworld. Tra l'altro questa è la prima
fanfiction
che scrivo su Gurren Lagann e credo che non sarà l'ultima.
Proprio
perchè è la prima non credo di essere stata
proprio il top del top
nel trattare i personaggi, dunque mi rimetto al vostro giudizio.
È
una missing moments ambientata subito dopo la fine dell'ultimo
episodio (giusto il giorno dopo). Buona lettura!
Il gessetto ruotò veloce
e agile sulla punta della lunga stecca da biliardo, mosso da agili
mani pazienti e dedite alla più accurata precisione.
Il sorriso di chi stava
affilando la punta di quella anonima stecca – così
come era
anonimo tutto, dentro quell'elegante bar del centro storico della
capitale – era enigmatico seppur di primo acchito piuttosto
ambiguo
e contraddittorio.
Ma
non era una novità che Leeron Littner giocasse sulla propria
sessualità ambigua per stuzzicare al meglio il prossimo
– e c'era
da dirlo, sembrava nutrirne un pizzico di sadico divertimento nelle
facce terrorizzate dei suoi colleghi maschi – e poi comunque,
alla
fine chi lo conosceva meglio anche in campo di gusti personali era
solo ed esclusivamente lui stesso.
Tuttavia una cosa era
abbastanza cristallina in lui, ossia il provare noia per le cose
decisamente poco interessanti. E giocare da soli era a dir poco
barboso.
Attualmente in quel bar
dove non volava neppure una mosca erano presenti solo due clienti.
Lui – che si stava
dilettando a dare un paio di inermi colpetti a delle palle in avorio
colorato – ed un altro individuo che gli dava le spalle
seduto
pigramente al bancone del bar.
Conosceva l'identità
dell'uomo intento a fumarsi l'ennesima sigaretta della serata, come
pervaso da ricordi ancora oscuri e confusi dopo neanche ventiquattro
ore dalla fine della guerra.
Viral alle conseguenze
inaspettate di ogni battaglia che aveva sostenuto ormai ci aveva
fatto decisamente il callo. Ma era curioso notare come fosse dura
cercare di rendere ordine nella testa dopo un mare di cose che si
accavallano tra loro senza darti quasi il respiro.
Per quanto non fosse mai
stato un grande tabagista anche durante il suo onorevole servizio
verso il sommo Lord Genome, trovava ora frustrante dover contare i
mozziconi di sigarette malamente spenti sul posacenere di cristallo
poco distante da lui.
A interrompere quella
lunga serata ci pensavano solo i suoi sbuffi silenziosi ad ogni
triste tirata, e i suoni secchi e vivaci di palle che si scontravano
tra loro in un gioco chiamato bizzarramente biliardo.
Non che le cose da fare
mancassero nella capitale, eppure un momento di smarrimento in uomini
abituati a combattere in prima linea e ora senza lavoro era da
concedere.
Per questo Leeron sbuffò
ironico a quel pensiero che quasi sicuramente attraversava anche la
testa del suo impulsivo collega, decidendo di appoggiare la lunga
stecca sulla propria spella e avvicinarsi silenzioso a chi ancora
–
molto probabilmente – non aveva neanche fatto caso alla sua
solitaria presenza.
Tra le altre cose, nessuno
dei due si era cambiato da dopo quella farsa di un
matrimonio
che altro non aveva fatto che confondere – o consolidare
– i
sentimenti dei presenti, ritrovandosi per questo in una serata allo
sbando per le vie di una città nuovamente in festa.
Avvicinandosi lesto e
silenzioso al novello collega, Leeron scivolò sul parquet
con una
eleganza da ballerino cogliendo alle spalle un Viral intento a
contare il ghiaccio mezzo sciolto dentro un bicchiere pieno di
alcoolico ignoto.
“Uhm... ma lo sai che se
fumi troppo poi le corde vocali si seccano? Ed è un peccato
perchè
hai tanto una bella voce quando non sei arrabbiato!”
nonostante dinnanzi al
biondo uomo-bestia ci fosse uno specchio che copriva in lunghezza
l'intera parete, proprio non si era accorto della presenza del
ricercatore e per quelle sue parole trasalì sorpreso
sentendo il
cuore prendere una accelerata improvvisa.
Una paura poi che si
trasformò in una sorta di disgusto quando
voltò lo sguardo
verso quella voce dannatamente ambigua, spostandosi istintivamente
dal proprio sgabello a quello prossimo a lui con una
velocità tale
da non essere quasi visto.
Un balzo da autentico
felino, stemperato da una fila di denti da pescecane allungati in uno
sdegnato ghigno di rimprovero. E Leeron ne era sicuro, quel
giovanotto stava pure sudando freddo.
“Tu provaci e io ti
ammazzo!”
Nonostante la minaccia
ricevuta – quasi ignorata tra l'altro da un ricercatore che
non
stava di certo facendo sul serio, quanto divertito da una sua
così
vivace reazione – sviò su quello sguardo assassino
misto ad un
primordiale timore decisamente infondato ma divertente da osservare.
“Senti, piuttosto... Ti
va di fare una partita a biliardo? Io mi sto annoiando a morte a
giocare tutto solo”
Rigirò tra le mani la
lunga stecca quasi con fare teatrale, prima di lanciarla ad un
confuso Viral che la prese al volo osservandola e osservando il
ricercatore senza comprendere cosa quel bizzarro umano volesse andare
a parare.
“Che diavolo è il
biliardo?”
Non vi era più rabbia
nelle sue roche parole – forse rese così dal tempo
a causa delle
sigarette oppure a berciare ordini ai suoi sottoposti di un tempo
–
ma c'era una nota di curiosità mista a scetticismo guardingo
su cosa
esattamente Leeron stesse cercando di offrirgli.
Per molti anni Viral si
era sempre dovuto guardare le spalle anche da quelli che potevano
essere suoi possibili alleati, quindi quella proposta – per
quanto
in fin dei conti sapeva che poteva fidarsi dello strambo uomo che
aveva di fronte – venne accolta con una istintiva titubanza.
“Il biliardo? È un
gioco dove devi colpire delle palle con quella stecca e mandarle
tutte in buca con pochi passaggi. Non è difficile... E io
personalmente lo trovo un gioco rilassante e oltretutto
elegante”
Ancora confuso da quel
tono ambiguo ma comunque sincero, l'uomo-bestia si rilassò
nell'espressione facciale concedendo almeno di alzarsi dallo sgabello
pur osservando con perplessità la lunga stecca di legno.
“Perchè proprio io?!”
“Perchè no scusa?
Dopotutto, credo che un po' di distrazione non potrebbe che farci del
bene dopo tutto quello che è successo...”
Leeron lasciò la frase
nel vuoto, seppur comunque aveva decisamente colto nel segno data
anche l'occhiata di rimando che Viral gli lanciò.
Più che un innocente –
forse, non si poteva mai dire con quell'umano – proposta di
passare
del tempo a giocare un gioco che neanche sette anni fa esisteva, era
una scusa bella e buona per scacciare via fantasmi che ancora
albergavano nei loro cuori dopo solo ventiquattro ore da una vittoria
costata più di quanto si potesse immaginare.
Ma questa era la guerra, e
come ogni guerra esistente lo stesso Viral sapeva che non aveva senso
continuare a intossicarsi i polmoni inutilmente.
Aggrottando le
sopracciglia in uno sguardo che doveva essere quantomeno duro,
accolse positivamente – seppur a modo suo – la
gentile proposta
di Leeron a svagarsi un po' e cercare di non pensare ad altro.
“Va bene, mostrami come
si gioca... Ma guai a te se fai strani scherzi!”
soddisfatto della sua
riuscita oltretutto improvvisata in meno di due secondi, il
ricercatore incrociò le braccia soddisfatto chinando
lievemente il
capo a mo di assenso gentile prima di avviarsi al tavolo seguito, a
breve e con passo un po' annoiato, da un soldato che stava iniziando
a capire che non vi erano poi tanti sporchi fini nella proposta
fatta.
“Fantastico! Veramente
fantastico! Credo che questo gioco davvero ti doni, sai?!”
A meno che non si fosse
divertito troppo a stuzzicare troppo un toro ancora infuriato, si
poteva dire che la serata sarebbe stata quantomeno rilassante e
lontano da fantasmi primordiali di cui entrambi i giocatori, per
ovvie ragioni, avrebbero fatto volentieri a meno di rimembrare ad
ogni minuto.