Il tempo non significa niente quando non puoi morire.

Non è un problema.

Ho acquisito un aspetto umano riducendomi ad essere un maggiordomo, fedele servo del mio nutrimento, mosso dalla innata diabolica sete di anime.

Se lo spirito del signorino fosse di qualità scadente, ovviamente non sarei mai arrivato a questo.

Noi demoni dormiamo per svago, non per necessità.

Siamo oggettivamente superiori all’uomo.

Io non chiudo quasi mai occhio: mi sposto da una stanza all’altra per ammirare la luna da ogni finestra della residenza e, ripetendo questo ogni notte, i miei passi si sono fatti sempre più lievi, fino a divenire completamente muti per non rischiare di turbare il sonno del padroncino.

L’unico istante in cui non devo eseguire ordini e sono libero di ammirare o toccare ciò che voglio.

Non provo quella che definiscono “noia”: è un sentimento tipicamente umano che nasce quando qualcuno, consciamente o meno, si rende conto di buttare le proprie preziose ore vitali, finendo per soffrirne.

Che situazione scomoda e patetica sarebbe per la mia specie.

Non conosco alcun inferno se non quello della fame che punge ogni attimo maggiormente. Il mio obiettivo è divorare Ciel Phantomhive. Nulla di più.

Non agisco per il suo bene.

Non agisco in nome di nessuna giustizia.

Non agisco per quello che chiamano “il prossimo”.

Ora la realtà è diversa.

Ho la certezza che la mia fame sarà infinita e non avrà mai tregua.

Il signorino è stato trasformato in un demone esattamente come lo sono io, si è creata una parità tra noi non prevista.

Sarò legato a lui in eterno e in alcun modo posso sottrarmi all’atroce destino che mi aspetta. O meglio, che è appena cominciato.

Un punto che definitivamente chiude la storia, ma che paradossalmente ne genera il seguito, il suo perpetuo scorrere.

Se fossi umano, prima o poi la mia schiavitù avrebbe sicuramente fine.

Ora il tempo è diventato protagonista, un serio problema.

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