Timeline: ipotetico futuro dopo la seconda stagione – fate finta che sia finito
tutto, o che Klaus abbia lasciato andare Stefan… insomma, scatenate la vostra
fantasia. Io ho preferito rimanere sul vago, ero più concentrata sul momento in
sé, non sulle descrizioni di contorno!
Note:
- TVG!Fest @ vampiregeometry,
ovviamente.
- Prompt Katherine/Klaus/Stefan - “Uccidila”
(*piange disperata*)
Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo
fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Keep the promise
Stefan si aggrappò al tavolo della cucina, ricacciando indietro un
verso di dolore, di nausea mista a rabbia. Dalle labbra pendevano il sapore e
la consistenza del sangue della sua nuova vittima, quella che Klaus gli aveva
ordinato di prosciugare come se fosse solo una bambola nelle sue mani. Una
ragazza poco più che ventenne, con lunghi e ricci capelli rossi… aveva sfiorato
le sue lentiggini con la punta delle dita mentre modellava la voce in modo da
incantarla, da costringerla a guardarlo negli occhi… a rendersi conto che
quella sarebbe stata la fine di tutto ciò che era e di tutto ciò che sarebbe
potuta essere.
«Non sembri neanche tu.»
La voce di Katherine lo raggiunse subito, insieme ai suoi passi lenti
e strascicati. Continuò a darle le spalle, chiudendo gli occhi per regolare il
respiro e la sete, ora più vivida che
mai. Aveva perso il conto delle vittime a cui aveva strappato ogni lamento e
briciolo di vita, da quando era partito.
«È ciò in cui mi hai trasformato, te lo ricordo.»
«No.» la vampira appoggiò una mano sul tavolo, chinando appena il viso
verso di lui, «Io avevo trasformato Stefan Salvatore e sono tornata per lui… ma non è qui, in questo momento.»
«Smettila, non voglio ascoltarti.»
«Invece devi.» replicò testardamente.
Stefan aprì finalmente gli occhi, puntandoli in quelli di lei, così
dannatamente uguali a quelli di Elena, che sognava ogni notte da mesi.
«SMETTILA!» urlò, non smuovendola neanche di un millimetro ma trovando
nel suo sguardo una traccia di rassegnazione e di quello che sembrava
rimpianto.
«Non sei nessuno, Katherine… ripeto nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare. Non ti devo
niente, mi hai tolto tutto.» sputò d’un fiato, pulendosi le labbra con la
manica della giacca, «Mi hai tolto la possibilità di scegliere il giorno che mi
hai costretto a bere il tuo sangue contro la mia volontà… mi hai tolto mio
fratello, nel momento in cui hai deciso di metterlo contro di me…» elencò uno
ad uno ogni colpa della vampira, che però lo fissava impassibile, «E mi hai
tolto la possibilità di dimenticarti, quando sei tornata a Mystic Falls.»
«Puoi scaricare tutto su di me, Stefan.» sospirò Katherine, con tono
annoiato, «Puoi anche incolparmi di averti rubato qualcosa o fatto un dispetto,
per quanto mi riguarda. Ma ora devi ascoltarmi.» lo afferrò per il braccio,
guardandolo dritto negli occhi.
«Cosa vuoi ancora da me?»
«Una promessa.»
«Puoi scordartelo.» ribatté Stefan seccato.
«Piantala di fare l’orgoglioso e ascoltami!» Katherine lo costrinse a
guardarla ancora una volta, il tono di voce improvvisamente si fece urgente, «Promettimi
che quando sarà tutto finito tornerai a casa.
E che tenterai di tornare quello che eri davvero, prima di conoscermi.»
«Di che diavolo stai parlando?» sbottò il vampiro, sfuggendo
facilmente alla presa di lei che ora fissava la porta della stanza come se
questa sarebbe stata scardinata da un momento all’altro, «Non fare la
sentimentale, non è da te.»
«Stefan, devi promettermelo!» strinse un pugno, mentre la porta si
apriva lentamente, «Promettimelo.» ripeté con voce stanca.
A Stefan, per un momento, parve di vedere quella donna di secoli
prima; quella che nel momento in cui le aveva confessato il proprio amore si
era fatta improvvisamente rigida, irrequieta… spaventata. Quella paura, con il tempo, l’aveva associata alla
paura di essere messa in gabbia – lei, che era sempre stata libera e aveva
vissuto costantemente secondo le sue regole e non quelle degli altri – ma in
quel momento la paura che leggeva nel suo sguardo non era niente di tutto
questo. Era qualcosa di più vicino alla rassegnazione.
«Bene, siete qui.»
Klaus li raggiunse con un sorriso obliquo ed enigmatico sulle labbra,
quello che Stefan e Katherine avevano imparato a riconoscere come il segno che
precedeva un'imminente decisione o tragedia. Si avvicinò alla vampira sotto lo
sguardo di Stefan, che non si perdeva nessun movimento di colui che l’aveva
trascinato via in cambio della salvezza di Damon. Accarezzò le guance di
Katherine, risalendo con le dita ai capelli, il sorriso che sostava sulle sue
labbra; un sorriso che aveva un nonché di inquietante.
«Falla finita e togli le mani dai miei capelli.» sputò Katherine.
Stefan sgranò gli occhi: per mesi Katherine era stata in un angolo,
senza mai contraddire o insultare direttamente Klaus. Era persino tornata, tra
la sorpresa e la confusione di tutti: non era scappata, come pensavano che
avrebbe fatto. Aveva sofferto per le punizioni che Klaus aveva minacciato di
ritorcerle contro. E in poco meno di cinque secondi, era riuscita a mandare
tutto all’aria.
«Combattiva fino alla fine, Katerina.»
le posò un bacio sulla fronte, mentre una smorfia di disgusto le si dipingeva
in viso. Si staccò lentamente da lei, godendosi il suo sguardo orgoglioso, per
poi afferrare una sedia e spezzargli una delle gambe. I due vampiri lo
fissarono rigirare il paletto di legno tra le mani, per poi porlo a Stefan, «Uccidila.»
«Cosa?» sussurrò inconsciamente.
«Ti ho detto di ucciderla.» ripeté tranquillamente l’Originario.
«Perché?»
Klaus sollevò un sopracciglio, infilandogli con la forza il legno in
mano, «Perché la sua presenza non è più gradita.» una scusa così poco credibile:
si leggeva nel suo sguardo che voleva solo liberarsi di lei senza sporcarsi le
mani personalmente. Voleva godersi lo spettacolo.
Stefan strinse il paletto tra le dita, deglutendo il vuoto, «Potrebbe
tornarci utile.» cercò di dissuaderlo, ma Klaus fu più veloce. Lo guardò fisso
negli occhi, la voce ridotta appena a un sussurro.
«Uccidila.»
In quel momento, Katherine lasciò andare le braccia lungo i fianchi,
fissando Stefan procedere con determinazione verso di lei,lo sguardo
sofferente, ma deciso ad ubbidire agli ordini di Klaus. Alzò il braccio, pronto
a colpire.
«Mantieni la promessa.»
L’ultima parola si ruppe alla fine, nell’istante in cui il paletto di
legno finì dritto in mezzo al suo petto. Gli occhi sbarrati dal dolore, la
bocca tesa in una smorfia orgogliosa e combattiva allo stesso tempo. Non
sarebbe morta come tutti gli altri prima di lei, avrebbe conservato un minimo
di dignità. Per questo mantenne il contatto visivo con Stefan, che cadde in
ginocchio assieme a lei, sorreggendola per le spalle.
«Ricorda… la promessa…» biascicò in un sussurro strozzato.
«Addio, Katherine.» fu la risposta di Stefan, prima che la vampira
cadesse a terra.
L’erba scricchiolava sotto i suoi piedi mentre il rumore di un tuono
rimbombava nel cielo. Stefan alzò la mano, pronto a bussare, ma qualcuno fu più
veloce di lui. La porta si aprì di scatto, rivelando lo stupore di colui che
aveva aperto, «Mi sembrava di aver sentito qualcosa.»
Stefan sorrise, «Stai bene.»
«Tu no.»
«Ora sì, invece.» Stefan sospirò, dando un veloce sguardo al cielo che
prometteva pioggia. Le parole di Katherine, formulate solo due mesi prima, gli
tornarono alla mente come per un assurdo scherzo del destino, «Immagino vorrai
sapere tutto.»
«Dopo.» rispose brevemente quello, «Per ora entra.»
Stefan varcò la soglia, come se quella casa non fosse sua, come se
fosse un completo estraneo. La sensazione durò un attimo, però, poiché avvertì
il sorriso nostalgico di Damon che stava richiudendo la porta, il sollievo
nascosto nel tono di voce, «Bentornato a casa,
fratellino.»