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Autore: AlenaC    14/07/2011    1 recensioni
Questa storia mi piace particolarmente, soprattutto perchè io ODIO il razzismo. Leggete e recensite :)
grazie mille
AlenaC
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardavo da lontano, in quelle infime strade di New York, dove evidentemente il colore della pelle era particolarmente importante. Era seduto sui gradini di cemento coperti da bottiglie di birra mezze vuote.
Il suo sguardo era come ogni giorno assente, fissava il vuoto. Da quando i suoi “amici” ci avevano visti camminare per Central Park lo vedevo solamente quando mi nascondevo dietro al muro di mattoni che costeggiava il loro ritrovo. Non pensavo ad altro che ai suoi sguardi sprezzanti, a come erano aspre le poche parole che ogni tanto ci scambiavamo per strada, odiavo la sua indifferenza. Era capitato li per caso, con le labbra carnose, il naso schiacciato, gli occhi incredibilmente scuri di un africano e la pelle nera come la notte. Era capitato in un ghetto dove la violenza e la droga erano all’ordine del giorno. Ma vedevo che lui non era fatto per quella vita, odiava se stesso e quello che faceva, solo che non aveva altra scelta. Sapevo di essere stata per lui, seppur per un breve periodo, un modo per sfuggire a tutto ciò. Con lui era una continua scoperta, era una finestra su un mondo lontano anni luce dal mio, custodiva pensieri di una sensibilità unica, che solitamente cercava di nascondere. Inizialmente adoravo passare il tempo con lui, ma pensavo ad amicizia e nulla di più. Ora, che parlargli era cosa rara e speciale, mi ero accorta con sorpresa di essermi irrimediabilmente innamorata di lui. Era il centro dei miei pensieri, la sua pelle scura mi appariva davanti ogni volta che perdevo la concentrazione. Il nero mi ricordava lui, e il nero era dappertutto. Quel giorno avrei posto fine a quel tormento. Mi sarei fatta coraggio e avrei affrontato lui e tutti quelli che ci impedivano di vederci. Eravamo nel ventesimo secolo ! Il colore della pelle non poteva avere ancora così tanta importanza ! Eppure era proprio quello il motivo di tanto disprezzo. Lo sapevo, seppur cercassi di continuo un motivo diverso, meno ingiusto e crudele. Il cuore mi batteva all’impazzata e le risa chiassose e sguaiate dei membri della sua cricca mi rimbombavano nelle orecchie. Basta, ora o mai più. Non mi sarei data pace finchè lui non fosse stato mio.
“Zafir !” lo chiamai mentre i miei capelli sfacciatamente biondi uscivano dall’ombra. L’intera compagnia ammutolì e vidi Zafir “sbiancare”. Quel pensiero, in quel contesto, mi fece sorridere. Tanto per capire a che punto era arrivata la mia follia.
“Che ci fai qui ? Pensavo fossimo stati abbastanza chiari” disse il capo della cricca.
“Voglio parlare con Zafir” dissi facendomi forza.
“Credimi, è meglio che sparisci il prima possibile”
“No dai falla restare ! “ disse un’ altro nero suscitando le risa generali.
“Chiedo solo di parlare con Zafir, è una cosa tra me e lui, non vi riguarda”
“Ok forse non ci siamo capiti. O te ne vai o la situazione diventerà particolarmente spiacevole”.
“Togliti di mezzo. Finchè non mi lasciate parlare con lui io non mi muovo”. Ok sapevo di essere un’ incosciente, ma non pensavo così incosciente.
“Io non ho mai detto di voler parlare con te” la sua voce fu una lama nel sentimento che provavo per lui. Qualcuno gli diede una pacca sulla spalla come a dire “ bravo Zafir ! Così si fa! “
“Per favore Zafir, ascoltami! “ dissi senza darmi per vinta. Valeva troppo per andarmene senza combattere, qualunque fosse il rischio.
Irrigidì la mascella.
“Per favore…” ripetei.
I suoi occhi di pece brillarono nell’ombra. Si alzò di scatto avvicinandosi a me. Qualcuno gli gridò di tornare indietro. Uno si alzò ma gli altri lo trattennero. Mi afferrò per il braccio e mi trascinò dietro all’edificio con la forza di un’ elefante che solleva una piuma. L’ombra gli copri il viso rendendolo ancora più scuro.
“Mi spieghi cosa ti dice il cervello ?” mi domandò furente.
“Avevo bisogno di parlarti”
“E valeva la pena rischiare il suicidio per questo ?”
“Si, ne valeva la pena”
Rimase in silenzio per un periodo che sembrò interminabile.
“Tu non sai quello che dici” disse poi digrignando i denti.
“So che senza di te non posso vivere” dissi avvicinandomi a lui.
“Tu…tu non mi conosci nemmeno”
“Ti conosco abbastanza per sapere che sei l’unico con cui riesco a stare senza dover pensare a nulla. Sei l’unico con cui voglio stare.”
“Ti sbagli” disse con voce aspra.
“Non capisco perché ti odi così tanto” dissi stringendo gli occhi per scrutarlo meglio nell’ombra. Lui evitò lo sguardo piegando la testa di lato.
“Se mi conoscessi lo capiresti. E mi odieresti anche tu”
“Io no potrei mai odiarti”
Attesi.
“E tu ? Tu mi odi ?” chiesi poi. Sentii le gambe tremare per il timore della risposta.
“Odiarti…” sbuffò.
“Come potrei ? Se ti odiassi… allora si, la mia vita finirebbe davvero.” Il mio cuore sobbalzò.
“E allora perché, perché non fai altro che evitarmi ? Perché i tuoi occhi mi guardano con odio ? è per questo ?” dissi indicandomi il viso.
“è perché sono bianca ?” continuai “Io non ci credo.. io non voglio credere, che è per questo. Non lo sopporterei. Io sono così Zafir, ma è solo un colore ! Ti prego guarda oltre la mia pelle, io non sono solo un colore. Io…”
Il suo corpo oscurò il sole. Le sue labbra si chiusero sulle mie, impedendomi di continuare. Il suo profumo selvaggio intrise ogni cosa e il sapore delle sue labbra penetrò dentro di me. E in quel momento non contò che fossimo bianchi e neri, eravamo un unico colore.
Quando si staccò da me rimase a fissarmi. Guardai i suoi occhi scuri, che nell’ombra a malapena distinguevo dal resto del viso.
“Io amo la tua pelle più di quanto ami me stesso. Non capisci che l’ho fatto per il tuo bene ? Non capisci il pericolo che corri ? Per loro i bianchi, non sono altro che assassini. Ti ucciderebbero, se ne avessero la possibilità. Io l’ho visto fare, io… l’ho fatto.”
Sentii i suoi muscoli irrigidirsi.
“Zafir, a me non importa il rischio che corro”
“Ma a me si, a me importa se sei in pericolo per causa mia”
“Sei uno stupido se credi ti lascerò perdere”
“Prima o poi mi dimenticherai Zoe, ma allora sarà troppo tardi, se non scappi ora che ne hai la possibilità. Non rischiare la vita per me, non ne vale la pena”
“Perché dici questo ? Lo sai benissimo, che ne vale la pena !”
“Zoe, ti prego vattene…”
“Che cosa ? “ sentii che le gambe non mi reggevano. Voleva che me ne andassi…
“Ho detto che devi andartene, adesso…”
“No… io… Zafir.. no..” balbettai tremante.
“Vattene !” gridò con tutta la forza che aveva nel petto. Il mio mondo crollò in quel momento.
“Zafir non puoi dirlo sul serio ! Non puoi volerlo! Dimmi che non è così ! Dimmelo ! Ti prego Zafir…” dissi con la voce rotta dal pianto.
“Tu non capisci nulla Zoe…”
“Capisco che non mi vuoi, e so il perché…”
“Piantala ! Non me ne frega un cazzo se sei bianca, rossa o verde ! Io ti amo Zoe ! Io… non sopporto l’idea che tu sia in pericolo per causa mia..”
“Zafir io con te non sarò mai in pericolo”
“Lo sarai più che con chiunque altro. Vattene. O non ti perdonerò mai.”
Sapevo che lo faceva per me, ma l’odio nei suoi occhi… il disprezzo che tratteneva in quell’anima nera mi fece allontanare.
“Vattene !” gridò di nuovo. Questa volta però, non ammetteva repliche. Mi allontanai di qualche passo con le gambe che tremavano.
“Zafir…” esitai.
“Se non te ne vai giuro che ti ammazzo ! “ era ridicola, come affermazione. Dopo aver dichiarato che mi amava e che voleva che me ne andassi per la mia salvezza. Eppure ebbe l’effetto desiderato. Non riuscii a sopportare l’odio fin troppo visibile che provava per se stesso, per il suo passato. Vidi la sua lotta interiore, dura e feroce. Vidi la sofferenza, il dolore straziante dipinto sul suo volto. E fu il dolore più acuto che avessi provato. Il suo ultimo sguardo, implorante, mi fece provare compassione per lui. Mi allontanai veloce, mentre le lacrime mi offuscavano la vista e i piedi diventavano pesanti come piombo. Anche Zafir fece un passo avanti. Il sole lo illuminò e la pelle nera e lucente luccicò insieme ad una lacrima trasparente. Le lacrime, quelle si, non avevano colore.
  
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