Capitolo
Due- Sentendomi diversa.
Mattina.
No,
non mi andava per niente di alzarmi. Mi sentivo come se fossi stata
tirata e
poi schiacchiata, gonfiata e poi sgonfiata. C’era qualcosa di
strano quella
mattina, ma non riuscivo proprio a capire cosa.
Mi
misi seduta sul letto, con gli occhi ancora chiusi. Dovete sapere che
in quella
posizione ero esattamente davanti allo specchio della mia camera.
Quando aprii
gli occhi, pensai che stessi ancora dormendo e che il riflesso nello
specchio
non fosse il mio. C’era una ragazza con due trecce
lunghissime e folte. Bionda.
Mi stropicciai gli occhi, cercando di svegliarmi.
Ma
era la realtà.
Presi
in mano le due trecce e… bionde. Simili al grano in piena
estate, forse di un
colore un po’ più finto perché si
avvicinava quasi al giallo chiaro. Lì per lì,
rimasi scioccata. Poi urlai: “Caterinaaaaa!!”. Mia
sorella arrivò qualche
minuto dopo. “Che c’è?”
domandò. “Tu stanotte mi hai tinto i
capelli?” lei
sembrò sbalordita. “Tu hai i capelli biondi da
circa cinque anni…” io spalancai
gli occhi. “Vuoi dire che mi sono tinta a dieci
anni?” “Sì, non te lo ricordi?
Un po’ di tempo fa, avevi anche alcune ciocche più
scure” rimasi in silenzio.
Dovevo assecondarla? Mi girai in direzione del mio letto e trovai un
biglietto
sul cuscino.
Questo
è solo l’inizio della tua
trasformazione.
-
Stella Cadente.
“Giusto…
scusa. Adesso scendo per la colazione” sussurrai con gli
occhi persi nel vuoto.
“Non penso proprio… sono ancora le due di
notte” “Ah okay. Allora buonanotte”
mia sorella mi aveva ufficialmente presa per una pazza isterica.
Mi
guardai di nuovo allo specchio e sciolsi le trecce. I capelli mi
arrivavano
fino a metà schiena ed erano… bellissimi. Ma li
avevo tinti. Mi sentivo così…
finta. E la Stella Cadente aveva detto che era solo l’inizio?
No! Impossibile:
le stelle cadenti non scrivono e non tingono i capelli. Oltre ai
capelli, non c’era
niente di strano. Mi esaminai il busto che compariva allo specchio con
meticolosa precisione, ma non notai niente.
Ero
troppo stanca per guardarmi le gambe e vedere che, a differenza del
resto del
corpo, si erano gonfiate come se la mia dieta ingrassante di quel mese
avesse
fatto più che effetto.
La
mattina, cercai di evitare qualsiasi specchio.
Non
volevo vedere cosa mi era capitato per il resto della notte,
così quando mia
madre annunciò: “Andiamo a fare
shopping!” non fui molto contenta. “Tesoro,
giusto un paio di reggiseni. I tuoi… beh lo sai. Dobbiamo
cambiarli” no! Non lo
sapevo e non lo volevo sapere, soprattutto calcolando il fastidio che
il
reggiseno che indossavo- era una prima scarsa- mi creava. Mi vestii
senza
guardarmi in nessuno specchio e poi uscii senza dire niente. Ovviamente
il
primo negozio fu Intimissimi. Primo
ed ultimo, aggiungerei.
Quando
entrai nel negozio e presi una prima, mia madre mi guardò in
maniera strana. “Starai
scherzando spero” e dopo un paio di armeggiamenti estrasse
una seconda con
push-up. “Vai a provarla in camerino” il confronto
con lo specchio era
impossibile da evitare, ormai.
Entrai,
e mi trovai lo specchio proprio davanti. C’era un biglietto
affisso:
Ehi
formosa!
Attenta:
cerca un reggiseno che non sia
tanto facile da slacciare. Ho il presentimento che queste due belle
bambine
verranno ammirate da un bel po’ di persone…
-SC
Formosa.
Era la parola giusto.
Ampi
fianchi e un sedere tondo, cosce voluminose ma che non sfociavano
nell’essere grassa
e… il suo seno! La prima che
portava decisamente non andava bene, e non riusciva a spiegarsi come le
fosse
entrata. Infatti, quando prese un respiro, il reggiseno le
saltò andando a
sbattere contro lo specchio. Provò la seconda, ma proprio si
ostinava a non entrare.
Così, sbucando dalla porta del camerino, chiese alla madre
di prendere una
terza.
Stessa
cosa della seconda, forse peggio perché anche se si
allacciava, sembrava che
stessero scoppiando.
Provò
altri due reggiseni, fino ad arrivare ad una quarta B che le calzava
perfettamente. Quella ragazza riflessa nello specchio… aveva
solo una piccola
pecca: era giusto un po’ troppo formosa, e si vedeva dalla
pancetta che
sporgeva un po’… Come poteva una dieta durata un
mese, fare effetto solo nell’ultimo
giorno?
E
in me c’era una nuova sensazione.
Avevo
fame: volevo ingozzarmi non per ingrassare, ma semplicemente per
sentirne il
sapore in bocca.
No,
quella ragazza non poteva essere me…
O
forse sì?
Forse
quella bellezza giusto un po’ tonda era il mio desiderio
più nascosto.
Quando
andai a dormire la sera, con la mia quarta coppa B super push-up, mi
sentivo decisamente
diversa e non sapevo che aspettarmi il mattino dopo.