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Autore: kanda    14/07/2011    3 recensioni
INCOMPLETA.
Hayato Gokudera era diventato il braccio destro del Decimo Boss dei Vongola, ovvero Tsuna. Tuttavia, dopo aver commesso un errore, sente di non meritarsi quel titolo e soprattutto di aver lasciato scappare qualcosa di nettamente importante.
Nel frattempo, il Guardiano della Pioggia non si fa più vedere e Gokudera dovrà rimettere in ordine parecchie cose per far tornare tutto come prima.
8059, Yamamoto Takeshi x Gokudera Hayato centric.
"Aveva fatto un disastro. Uno di quelli che non si possono riparare chiedendo semplicemente scusa. Perchè la persona che fino a qualche settimana prima lo salutava allegramente e gli scompigliava in modo dolce i capelli, era scomparsa nel nulla. E la colpa era sua."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia scrosciante, Tempesta violenta.
 

And I've lost who I am and I can't understand
Why my heart is so broken rejecting your love
-Shattered; Trading Yesterday.

 

Gokudera sapeva bene che ormai non era più degno di voler farsi chiamare "Braccio destro del Decimo Boss dei Vongola". Non dopo lo sbaglio che aveva commesso. Eppure in quel momento, non gli importava molto di quel titolo. Non era quello il motivo per cui si sentiva soffocare.

Aveva fatto un disastro. Uno di quelli che non si possono riparare chiedendo semplicemente scusa. Perchè la persona che fino a qualche settimana prima lo salutava allegramente e gli scompigliava in modo dolce i capelli, era scomparsa nel nulla. E la colpa era sua.

Perchè l'unica verità era che solamente adesso si rendeva conto di quanto fosse dipendente da lui. L'aveva capito quel giorno, quando Tsunayoshi aveva chiamato tutti i guardiani a rapporto e non aveva visto Yamamoto.

Aveva inventato una finta malattia che non permetteva allo scemo del baseball di muoversi dal letto, ma che comunque era così stupido che di certo non avrebbe capito ciò che il Decimo avrebbe voluto dire loro e che avrebbe benissimo potuto lui stesso fargli un resoconto adatto ad uno che di cervello aveva più o meno tre anni.

Sospirò, rigirandosi nel letto, consapevole che anche quella notte non sarebbe riuscito a dormire, assalito dai ricordi o dagli incubi. Quale dei due gli facesse più paura, Gokudera non avrebbe potuto dirlo.

Prese il cellulare poggiato sul comodino per vedere l'ora. 3.50. Di certo nel cuore della notte, non sarebbe potuto andare da nessuna parte, nè tantomeno chiamare qualcuno. E inoltre, la persona di cui voleva sentire la voce, almeno per assicurarsi che fosse ancora viva, non si degnava di rispondere al telefono.

Si alzò, consapevole del fatto che ben presto tutte le ore di sonno arretrate gli sarebbero crollate addosso come piombo, portandolo nel vuoto più totale.

Afferrò una giacca e le scarpe. Chissene importava se aveva ancora addosso i pantaloni e la maglietta del pigiama. Era buio pesto e fuori c'era un acquazzone. Per quanto il colore dei suo capelli fosse riconoscibile, nessuno lo avrebbe potuto notare. Si fermò un attimo e si diede dell'idiota da solo. Nessuno di quelli che conosceva se ne sarebbero andati in giro alle 4 di notte per farsi una passeggiata.

Si chiuse la porta dietro le spalle e scese le scale di corsa, più per abittudine che per vera fretta. Si fermò, di nuovo. Per la seconda volta in una sola notte. Aveva lasciato le chiavi dentro. Si maledisse da solo, dandosi del deficiente. Che diavolo gli prendeva? Si comportava alla stregua di quello scemo del baseball. Anzi, la colpa era tutta sua.

Lui era uscito di fretta per andarlo a cercare e adesso era pure fuori casa. Ci riflettè un istante e capì che l'unica cosa da fare era non pensarci troppo.

Camminò senza un ombrello per ripararsi dalla pioggia. Probabilmente sentire l'acqua sulla pelle lo faceva sentire molto più vicino all'altro di quanto Gokudera non avrebbe mai ammesso. Perchè sarebbe stato come ammettere che in fondo in fondo, lui era importante. E no, lo scemo del baseball per lui, contava meno di zero.

Senza nemmeno accorgersene, si diresse verso la casa di Yamamoto. Era come una cosa automatica, tanto ovvia quanto fastidiosa. E la consapevolezza che quando avrebbe suonato non avrebbe risposto nessuno, gli pungeva il volto con la stessa intensità di mille aghi conficcati nella pelle. 


Fece mente locale, pensando a dove potesse andare. Dal Decimo? Non se ne parlava, farsi vedere in quelle condizioni era come un suicidio per lui. Sasagawa anche era fuori discussione, per non parlare poi di Hibari. Prima di chiedere un favore a lui, sarebbero dovuti passare altri centocinquant'anni e molto probabilmente anche di più.

Da chi poteva andare? Piano piano, il suo essere scontroso gli si stava ritorcendo conto. Non che comunque a lui interessasse qualcosa, sia chiaro.

Fece qualche altro passo, in quale direzione nemmeno Gokudera avrebbe potuto dirlo. Il sonno perso cominciò a farsi largo fra i suoi pensieri confusi, dandogli capogiri e un forte mal di testa. Peggio di quella volta che aveva bevuto tre birre una dopo l'altra.

Prima di potersene rendere conto, si accasciò a terra, addormentandosi profondamente. Probabilmente, uscire alle 4 di notte non era stata una grandiosa idea. L'ultima cosa che riuscì a pensare, fu un "Và a quel paese" e il suo destinatario era la persona che Hayato sognò di riabbracciare.


Kanda's notes.

Premetto, questa storia è ambientata 6 anni dopo gli eventi narrati, quindi i personaggi hanno fra i 20/21 anni. Detto ciò, Tsuna è diventato il Decimo boss dei Vongola e Gokudera il suo braccio destro. In questo prologo, non si sa ancora cosa sia successo in questi anni e soprattutto dove è Yamamoto, ma piano piano ci arriverò.
Diciamo che questa storia è una prova, sperando di rendere al meglio i personaggi e di scrivere qualcosa di decente.
Con ciò, ho finito le cose da dire. Spero che questo inizio vi piaccia e se avete consigli/suggerimenti e altro sono pronta a sentirli.
Alla prossima ~

 

  
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