♥To The
West Again♥
La
vecchia canzone risuonava quasi fastidiosa nel silenzio più totale, gracchiante
e stonata come solo le cose fuori posto sanno essere. Dire che faceva molto
caldo era un eufemismo e la baracca di lamiere in cui lui e il suo compagno si
erano momentaneamente accampati fintanto che il camion su cui viaggiavano fosse
stato riparato era un forno.
Del resto era ovvio ad agosto nel bel mezzo
del deserto ma non per questo meno insopportabile.
C’erano
molte cose che Arthur detestava degli Stati Uniti, a parte ovviamente la loro
personificazione, ma potevano essere riassunte in una parola: troppo. Gente
troppo esuberante, strade troppo lunghe, spazi troppo ampi, e la lista sarebbe
continuata all’infinito … se solo non avesse fatto tanto caldo …
“63
pecore”
Arthur
non aveva chiuso occhio per tutta la notte e ora, disteso alla bene e meglio
sulla scomodissima panca di legno tentava – inutilmente- di prendere sonno.
Anche contando le pecore.
“…
64 pecore”
Un
metodo ridicolo, infantile che invece di rilassarlo gli dava ancor più sui
nervi
“65
pecore!!”gridò quasi, irritato oltre ogni misura da quella calma irreale –
La
porta già mezza scardinata si aprì all’improvviso sbattendo contro il muro
scrostato e un giovane dai corti capelli
biondo oro corse fuori, per poi tuffarsi senza una spiegazione nel laghetto
artificiale a pochi passi dalla baracca.
L’inglese
si domandò irritato dove diavolo il suo compagno trovasse tanta energia: lui si
sentiva molle come un gelato sciolto e quello invece aveva abbastanza forza ed
entusiasmo per andarsene a giocare con l’acqua! Che cosa fastidiosa!
Se
era per quello America era sempre stato fastidiosamente esuberante, sempre con
quello stupido sorriso di plastica stampato in volto; avrebbe dovuto farci l’abitudine
da un bel pezzo ormai. Invece continuava a porsi domande su domande, a fare
ragionamenti che non portavano da nessuna parte -
“Inghilterra!”
Fece
finta di non sentire, coprendosi gli occhi per non restare abbagliato dalla
luce troppo intensa e soprattutto per far capire all’altro di non voler essere
disturbato.
“È
fantastico! Perché non vieni anche tu?”
Tutta
fatica sprecata, ovviamente: pretendere che quel grandissimo casinista comprendesse
il concetto di lasciare in pace il prossimo era praticamente impossibile, tanto
valeva aspettarsi una nevicata in quel preciso istante! Ma rassegnarsi
all’inevitabile non era mai stato il suo forte: non si diventa l’Impero più
grande di tutti i tempi lasciando perdere quando le cose si fanno difficili! Aveva
vinto due guerre mondiali, governato i mari per secoli: non poteva, santissimo
cielo, darla vinta ad uno stupido bambino troppo cresciuto che –
“INGHILTERRA!”
Ancora!
La cosa stava diventando estremamente seccante: adesso si sarebbe alzato e glie
ne avrebbe dette quattro … no, un attimo, Arthur Kirkland aveva una certa
dignità da difendere! Non sia mai che un gentleman del suo livello si abbassi a
strillare come una ragazzina isterica anche se, a dirla tutta, non era certo la
prima volta che America gli faceva perdere le staffe … No, non stavolta!
Riprese
a contare mentalmente le pecore questa volta per mantenersi ragionevolmente
calmo
“376
pecore” nella sua mente le povere creature finivano una dopo l’altra giù da una
ripida scogliera “377 pecore!!”
“EHY!!”
L’idiota
aveva pensato bene di svegliarlo picchiettandogli – non troppo delicatamente-
una bottiglietta di vetro sulla fronte; l’ex impero emise una specie di
squittio mezzo sorpreso e mezzo indignato per il brusco ritorno alla realtà.
“Cosa
fai? Mi ignori?”
Ovvio
che sì.
“Pensare
che mi sono pure sforzato di portarti una bibita fresca”
Ah,
ecco che stava combinando in fondo al lago … ma chi diavolo glie l’aveva
chiesto!
Arthur
si alzò con ostentata lentezza lanciando un’ occhiataccia acida al nuovo
arrivato, tanto per mettere in chiaro che non era il modo di svegliare la gente
quello … anche se lui non stava esattamente dormendo, ma non era quello il
punto: il punto era che faceva caldo e il clima così lo rendeva – molto- più
irritabile del solito.
“Non
è nel mio carattere parlare quando sono così intontito” ergo non ti rispondo per non mandarti al diavolo,
non era certo un concetto complicato da capire. Lasciamo perdere…
“America”
chiamò dopo qualche secondo di silenzio”Perché si è rotto il motore?” non era
una domanda molto intelligente detta così ma, sinceramente, non gli era venuto
in mente migliore di formulare i pensieri che da quando era rimasto bloccato in
mezzo al nulla cosmico gli ronzavano in testa come moschini impedendogli di
trovare pace.
“Ma
è stata una fortuna in fondo, no? In fondo è successo in un posto dove c’è un
locale in ferie”
Cielo,
che fortuna! Progettare per mesi la vacanza perfetta per poi finire ad
arrostire in mezzo al deserto come stramaledette lucertole in compagnia di un
ottimista patologico capace di divertirsi anche durante la fine del mondo … qualcuno
lassù ci stava prendendo gusto a fargli perdere la pazienza!
“Però
c’è un numero troppo alto di incidenti in questo posto, non trovi?”
Ma che meraviglia! Ecco che ricomincia con le
teorie folli sugli alieni che fanno rompere apposta i motori per poi rapire la
gente! No, decisamente non era dell’umore giusto per sopportare i vaneggiamenti
di quel casinista.
“Spero
che mi sveglierò presto scoprendo che è solo un sogno.” sentenziò l’inglese con
cupa determinazione: una situazione tanto assurda non poteva essere reale.
Assolutamente no.
“Ma
non è possibile!”
E chi lo dice?
Lo sanno tutti che per svegliarti da un sogno devi addormentarti nel sogno
stesso! Detto così in parole povere non ha molto senso, ma messo in pratica
funzionava eccome.
Si
lasciò letteralmente cadere sulle ginocchia del proprio stupito compagno
d’avventura che, non aspettandosi quel gesto, gridò quasi spaventato il nome
dell’altro.
“Stai
zitto!” ringhiò contrariato l’inglese, cercando di ignorare la crescente
irritazione
Ho caldo.
Ecco
un’ altra considerazione poco intelligente: in piena estate, in mezzo al
deserto era più che ovvio … comunque fastidioso, molto fastidioso a dire il
vero …
Mi fa anche male la testa
…
No,
non la sopportava proprio quella calura innaturale, sembrava di stare dentro un
forno … adesso sapeva come si sentivano gli scones quando venivano
bruciacchiati … e non era affatto una bella sensazione! Gli faceva perdere la
ragione, era tutto confuso e impossibile …
Mi sembra tutto così secco
… il cielo, il pavimento, perfino i suoni …
Come se tutto il mondo
avesse sete.
Quella
baracca sembrava fatta apposta per tenere le persone isolate, come in una bolla
Mi sembra di essere caduto
in un’illusione in cui ci siamo solo io e America …
Già,
una strana illusione … come se al mondo non esistessero altri all’infuori di
Arthur Kirkland e Alfred F. Jones … non sapeva se voleva starci o no in quella
specie di mondo artificiale: da una parte la prospettiva di restare da solo con
la propria ex colonia ex quasi nemico ora più o meno innamorato era dannatamente allettante, dall’altra sapeva
che non poteva essere vero. O almeno non poteva durare.
Perché diavolo … ho deciso
di innamorarmi proprio di lui?
Eh,
bella domanda: perché? Un caso forse, o il destino o semplicemente doveva
andare così … i poli opposti non possono stare troppo lontani, dopo tutto. E
cosa poteva esserci di più opposto di loro? Decidere di innamorarsi poi … che
pensiero senza senso!
Ho sete
Ovvio
con quel caldo insopportabile e, a proposito di ovvietà, sarebbe tornato utile
schiodare il fondoschiena da quella maledetta panca e andarsi a prendere
qualcosa di fresco prima di appassire miseramente.
Una
lucente gocciolina d’acqua scivolò lenta e piacevole come la carezza di un
amante lungo la guancia bollente di Arthur, lasciandosi dietro una scia di
strani pensieri nella mente provata dell’ ex impero
È bagnato
Già,
la gocciolina dispettosa era caduta dal corpo ancora fradicio di America, per
la precisione da quel bizzarro ciuffo dorato che, a dispetto di tutto, se ne
stava sull’attenti simile all’antenna di un pesce abissale. In effetti Alfred
aveva qualcosa di quelle creature nel modo in cui attirava gli altri, Nazioni o
umani poco importava, con miraggi e promesse per poi inglobarle senza pietà;
brillava allettante ed irresistibile come un fuoco fatuo, scintillava come il
più prezioso dei gioielli. E pensare che quella gemma un tempo brillava solo
per lui … aveva stretto tra le mani quella piccola stella, tanto fragile che bastava
un minimo di forza in più per spegnerla irrimediabilmente, ma poi la stellina
era cresciuta in fretta – troppo in fretta- fino a diventare una potente
supernova, un sole torrido come quello che illuminava quella landa dimenticata
da Dio …
Ho sete
Sta gocciolando
Ormai
Arthur aveva smesso di ragionare razionalmente da un pezzo: l’istinto e la sete
avevano preso il sopravvento guidando il suo corpo verso la più vicina fonte di
umidità.
America.
Le labbra di America.
Chissà
se oltre ad essere lucide come caramelle, avevano lo stesso dolce irresistibile
sapore?
Il mio cuore …
Anche il mio cuore –
Ma
cosa diavolo gli era preso?! Che diavolo andava pensando?! Santissimo cielo, aveva
quasi baciato America! Si era comportato come un pazzo invasato e assatanato …
e per giunta nei suoi confronti!
Maledizione!
“Per
caso tu … l’hai fatto per invitarmi?”
Dannato
idiota d’uno yankee! Non ha capito
niente come al solito! Maledetto egoista col quoziente intellettivo di uno
scaldabagno! Accidenti a lui, accidenti a tutto!!
Indignato
e imbarazzato oltre ogni dire, Arthur cacciò uno dei suoi famigerati urli
isterici che facevano rabbrividire le banshee, per poi andarsene, fumante di
rabbia, a sfogare le proprie ire sul vero responsabile di tutto quel maledetto
casino: il malefico camion che aveva deciso di tirare le cuoia nel bel mezzo
del nulla cosmico.
“INGHILTERRA!
CHE SUCCEDE?!”
“Gli
ho dato un calcio con tutta la mia forza e ora funziona.”
“Dopo
ti devo chiedere un paio di cosette …”
“Bene.
Torniamo a Washington D.C. adesso.”
“…
Okay.”
In
effetti c’erano sì un paio di faccende da mettere in chiaro, ma prima era molto
meglio tornare alla normalità.
♥The
End♥