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Autore: Lilith_Lilith    15/07/2011    1 recensioni
Salve a tutti!!! Questa storia non è farina del mio sacco, ma sto facendo un favore ad un'amica. Siate clementi perchè è la sua prima storia (parole sue)! xDxDxD La storia è incentrata in un periodo precedente agli avvenimenti di AC, precisamente nel primo periodo di "soggiorno" a Masyaf e narra di come Altair ed i fratelli Al-Sayf si siano incontrati ebbiano stretto "amicizia". Spero di avervi scaturito almeno un pizzico di curiosità e spero vivamente che la storia sia di vostro gradimento!!!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un fratello invisibile

 

Altair

 

Mi unii alla setta in tenera età, potevo avere all'incirca quindici anni, quando i miei genitori morirono. Non ricordo molto di loro, li avevo sempre considerati poco più che estranei per me.

Uno dei primi giorni in cui mi ero stabilito lì salvai un bambino di nome Kadar da un gruppo di giovani adepti più grandi di lui e da allora non me lo levai più di torno.

Era un bambino abbastanza alto per la sua età ed abbastanza snello. I capelli corvini gli ricadevano corti sulla fronte, come a formare una piccola frangia su due enormi occhioni blu che ti seguivano ovunque.

Molto spesso mi raccontava della sua vita e del perché lui e suo fratello si erano uniti alla setta.

Kadar, infatti, aveva un fratello, Malik, che, diceva, aveva la mia stessa età, ma io personalmente non l'avevo mai visto né tanto più affrontato considerando di come Kadar si vantava di quanto fosse bravo.

Ero io il migliore. Nessuno, da quando mi ero unito alla confraternita era riuscito mai a battermi.

«Secondo me andreste molto d'accordo» Kadar era seduto su un'enorme masso a gambe incrociate e dondolava avanti ed indietro mentre io trapassavo i manichini con la spada che avevo costruito di nascosto ad Al Mualim, il nostro Grande Maestro.

Alle volte mi chiedevo come mai, se questo Malik esistesse davvero, Kadar continuava a passare quasi tutto il tempo con me invece che con lui. Non che non lo volessi, alla fine mi ci ero abituato e, se vogliamo dirla tutta, addirittura affezionato, ma la cosa non mi convinceva.

D'un tratto qualcuno dalla torre suonò il corno ed in pochi minuti erano tutti riuniti attorno all'arena dove ci allenavamo. Tutti tranne me e Kadar che, come al solito, al suono del corno, si era sbilanciato ed era caduto facendosi male. Fortunatamente nulla di serio però.

Arrivati all'arena iniziai a dare gomitate per aprirmi un varco tra la folla per farci passare. Qualcuno mi insultava. Per tutti io ero il preferito del maestro e, anche se la cosa mi infastidiva, lasciai correre, per quella volta.

Arrivammo alla recinzione di legno che circondava lo spazio circolare dell'arena dove due ragazzi si stavano allenando. Sferravano attacchi, contrattacchi, schivavano, volavano pugni e calci.

«Guarda, Altaïr , guarda!» Kadar saltellava eccitato aggrappato alla recinzione con gli occhi che gli brillavano indicando il ragazzo dai capelli corvini che sembrava avere la meglio sul suo avversario «Quello è mio fratello Malik!»

Ora che lo vedevo di persona in un combattimento dovevo ammettere che era davvero bravo, ma per quanto il piccoletto si vantasse, io ero migliore.
 

Malik finì il duello in poche semplici mosse. Schivò un colpo molto potente roteando su se stesso e colpendo con il manico della spada la testa dell'avversario per poi farlo cadere a terra passando la lama dell'arma sotto i suoi piedi.

«Bene, complimenti Malik, migliori di giorno in giorno» Mohamed, il nostro allenatore, si staccò dal palo dov'era appoggiato ed entrò nell'area da combattimento. Il ragazzo ansimava, ma si voltò per sorridergli orgoglioso.

«Si! Vai Malik!» Kadar urlava orgoglioso poi si rivolse ad un altro giovane adepto di fianco a noi «Quello è mio fratello!» ma lui lo guardò male e ritornò a guardare l'arena.

«Allora chi altro vuole sfidare Malik?» Malik, completamente sudato ed ancora col fiato corto, roteò la spada con fare elegante e se la appoggiò sulle spalle inumidendosi le labbra solcate da un sorriso compiaciuto.

Non era più forte di me. Io ed il mio ego smisurato. Kadar aveva ancora gli occhi che gli brillavano per la gioia quando io, sotto lo stupore di tutti i ragazzi, compreso Malik, alzai il braccio «Vengo io!»

   
 
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