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Autore: Nobody Is Perfect    15/07/2011    9 recensioni
La sua vita era sempre stata umile e semplice.
Poi, era entrata in un mondo che vedeva solo in tv.
Un mondo che credeva perfetto, ma nulla è come sembra.
C’erano tante, troppe luci.
Flash e macchine fotografiche all’uscita.
Microfoni che spuntavano da tutte le parti e domande insistenti, a volte troppo private per essere risposte in pubblico.
Non era come se lo ero immaginata.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti! Ho scritto questa ff  l'altra sera all'una di notte.
Inizio col dire che parla di un argomento più difficile delle altre ff che ho scritto.
Non sono sicura di aver scritto bene ed è per questo che vi chiedo di lasciare qualche recensione.
In base a quello che mi direte, deciderò se continuarla o lasciarla in sospeso.
Grazie in anticipo!



La luce dopo il buio
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La sua vita era sempre stata umile e semplice.
Poi, era entrata in un mondo che vedeva solo in tv.
Un mondo che credeva perfetto, ma nulla è come sembra.
C’erano tante, troppe luci.
Flash e macchine fotografiche all’uscita.
Microfoni che spuntavano da tutte le parti e domande insistenti, a volte troppo private per essere risposte in pubblico.
Non era come se lo ero immaginata.
Non si immaginava nemmeno di fidanzarsi con un cantante.
Ma era successo!



Era intimidita e allo stesso tempo infastidita da tutte quelle attenzioni che le venivano date, essendo mano nella mano con LUI.
Si era sempre sentita bene al suo fianco, ma si sa che le cose cambiano.
E le cose erano cambiate in peggio.

 

La sua figura spiccava sempre tra mille persone.
Il suo sorriso, quello che faceva svenire milioni di fan e i suoi denti, bianchi e perfetti da far invidia.
I suoi capelli erano tinti, neri come la pece e lisci.
Le piaceva accarezzarli e provava invidia perché anche lei li desiderava così.
Ma doveva accontentarsi di lunghi capelli ricci, annodati e crespi.
Il corpo di Bill era esile, forse troppo, ma a lei piaceva così.
L’aveva conosciuto in quel modo e amava la sua fragilità.
Camminava a passo sicuro accanto a lui, che le infondeva sicurezza e tranquillità.
Le persone lo guardavano affascinate da tanta bellezza.
Poi, lo sguardo si posava su di lei.
Mille lame taglienti erano puntate sulla sua figura.
Lei, nella sua semplicità, alta un metro e cinquanta scarso aveva iniziato a sentirsi insicura.
Spaventata dall’idea che qualcuno glielo potesse rubare, che potessero portargli via quel ragazzo per cui aveva lottato con le unghie.

Mille domande le affollavano la mente.
Perché aveva scelto lei fra tante?
Una ragazza comune, insignificante.

Era iniziato un po’così, per scherzo.
Aveva iniziato a curare il suo aspetto.
Cosa c’era di male?
Nulla, se non fosse stato che per lei stata diventando un’ossessione.
Il suo fisico era formoso, troppo secondo i suoi gusti.
Aveva iniziato a limitare il consumo di cibo drasticamente.
Si guardava allo specchio e non otteneva mai il risultato che desiderava.
Nessuno sembrava accorgersi del suo problema.
Nemmeno il suo caro fidanzato, troppo impegnato tra interviste, concerti e photoshoot.
Nascondeva il cibo che non mangiava e lo buttava.
L’odore di cibo a tavola le faceva venire da vomitare.
Guardare Bill abbuffarsi le attorcigliava lo stomaco,che si chiudeva e non voleva più saperne di mangiare.
Quando la fame iniziava a farsi sentire, cedeva e si sedeva a tavola, ma dopo aver finito le arrivavano i sensi di colpa e andava in palestra, continuando a fare allenamento fino allo stremo delle forze.
Quando si metteva due dita in gola si sentiva libera, un senso di paradiso la avvolgeva ed era felice, come mai lo era stata.
Spesso aveva pianto di notte, guardandosi in quello specchio che non rappresentava la persona che voleva essere.
Si vedeva brutta. Anzi peggio, si vedeva grassa.
Piangeva silenziosamente e poi, come se nulla fosse, tornava a letto, sotto il caldo delle coperte.
Il suo animo era un insieme di emozioni contrastanti, felicità e libertà ma anche vergogna, disagio e la paura di essere scoperti.
Paura di dover ammettere a se stessi che qualcosa non andava.

Aveva nascosto il suo disagio per mesi, fino a quando non aveva avuto i primi effetti collaterali.
Camminava a fatica, su quelle gambe diventate esili in poco tempo.
Il respiro era affannato e doveva spesso appoggiarsi ad un muro, evitando di cadere.
Le nausee erano sempre all’ordine del giorno come i dolori addominali dovuti all’eccessivo dimagrimento.

 

“Sei bellissima” le dicevano le sue amiche e lei si sentiva morire dentro.
Si stava uccidendo a poco a poco, stava uccidendo il suo corpo e ne era consapevole.
Non le importava, l’importante era essere perfetta, una perfezione che avrebbe potuto portarla alla morte.
Il sorriso le era scomparso con il tempo, un piccolo incurvamento delle labbra le nasceva solo quando la linea della bilancia scendeva.
Le uscite in pubblico erano diminuite, mentiva a tutti.
Agli amici diceva che mangiava a casa, a casa diceva che mangiava fuori.
Aveva imparato a mentire e lo faceva spesso, si sentiva in colpa a volte, ma poi capiva che lo stava facendo per lei e si rasserenava.
Dimagriva a vista d’occhio, ma non le bastava.
C’era sempre qualcuno più magro di lei, perché non poteva esserlo anche lei?

Un giorno Bill era tornato a casa prima del lavoro.
L’aveva fatta sedere e aveva iniziato un discorso senza senso di cui lei non capiva il significato.
Ma poi aveva capito, lui sapeva.
“Non puoi continuare così” le disse esasperato “Non sono stupido! Da quanto non mangi?”
“Ho mangiato stamattina”mentì, abbassando lo sguardo.
“Ah si? E come me la spieghi la colazione intatta che ho trovato nei rifiuti?” chiese fissandola con i suoi occhi che le bruciavano la pelle, come se fossero tanti aghi.
“Io non lo so” disse più a se stessa che a lui.
Ed era vero che non lo sapeva.
Non sapeva perché era arrivata a tutto quello.
Aveva fatto una scelta, forse quella sbagliata.
Ne era consapevole.
Ogni chilo in meno le dava un senso di soddisfazione.
A ogni chilo, era come se nascessero delle piccole ali.
Quelle ali che l’avrebbero portata alla perfezione.
Lui non capiva, lei lo stava facendo per lui, per loro ma soprattutto per se stessa.
Si sentiva libera e serena.
“Cosa vuol dire che non lo sai?” chiese furioso “Tu hai un problema e noi dobbiamo affrontarlo”
“Io non ho nessun tipo di problema” disse urlando.
“Ah no? Vuoi farmi credere che tu stia bene?”
“Si, io sto bene”
“Non credo…io non amo te”
“E chi ami? Una di quelle modelle super magre?” chiese con le lacrime agli occhi.
“No, io amavo quella che eri prima, una ragazza spensierata…dov’è quella ragazza?”
“Sono io, sono sempre la stessa”
“Non negare” disse puntandole un dito contro “Io amavo la ragazza a cui piaceva mangiare, quella che non si faceva dei problemi per qualche caloria in più, ma non sei tu. Io non ti riconosco” disse voltando lo sguardo.
“Io ti posso aiutare” disse prendendole le mani nelle sue.
I suoi occhi cercavano quelli della ragazza, ma lei guardava altrove.
“Io non ho bisogno di aiuto” disse fredda e distaccata.
Lasciò le sue mani e incontrò, per un attimo, gli occhi delusi del ragazzo.
Prese il cappotto e uscì di casa, non rivolgendole nemmeno uno sguardo.
Si rannicchiò su se stessa e pianse.
Pianse per quella situazione scomoda in cui si era cacciata, per la solitudine che la avvolgeva e per quel ragazzo che non riusciva a comprenderla.
La sua vita stava cambiando in peggio, era solo colpa sua.
Ora rimaneva solo da capire cosa voleva fare della sua vita.
Ascoltare la persona di cui si fidava di più al mondo o fidarsi di se stessa che si conosceva meglio di chiunque altro?

 

 

  
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