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Autore: IreneHeilig    15/07/2011    1 recensioni
Ho sempre amato la Germania da quando loro erano diventati il mio sogno. Si può dire che da quel giorno ho vissuto per realizzarlo, avvicinarmi a loro in qualche modo.
Il tedesco era diventata la mia madre lingua e dopo duro lavoro ero riuscita ad acquistare un loft tutto mio nel centro di Berlino. Devo dire che studiare sodo fino a riuscire a laurearmi aveva portato i suoi profitti. Nel giro di un anno avevo aperto un’azienda di design. Una cosa che non mi sarei mai aspettata. Ma se c’è l’avevo fatta era perché di certo non ero sola. La mia azienda poteva vantare già due sedi appena nata, una nel centro di Berlino e una in Spagna gestita con qualche aiuto dalla mia migliore amica, Mikaela. Era duro vivere lontana da lei, forse per quello mi ammazzavo di lavoro. Ma questa è un’altra storia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 7.30 di mattina, a malincuore lasciai il letto caldo per prepararmi ad un’altra giornata intensa. Mi precipitai subito in cucina per farmi un buon caffè per darmi una svegliata, e nell’attesa mandai a Miky il solito messaggio di buongiorno. Lasciai scivolare il Blackberry nella borsa e tornai in camera a prepararmi. Caffè in mano, borsa a braccetto e lasciai il mio loft sorridendo. Ancora non sapevo che quel giorno sarebbe stato una svolta per la mia vita. Salii sulla mia TT Coupè di un bel nero lucido e con la musica a palla sfrecciai verso il centro diretta al mio studio.
Entrata in azienda tolsi gli occhiali da sole e salutai tutti i presenti con un sorriso smagliante sulle labbra e mi diressi verso Elen, responsabile di tutti i compiti di segreteria.
-Buongiorno El.-  Dissi appoggiandomi al bancone.
-Capo. Ho una cosa importante da riferirle.-
-Prima di dirmi qualsiasi cosa chiamami Irene ok? Non c’è bisogno di formalità.- Le sorrisi.- Ora dimmi pure questa cosa importante.- Ero alquanto curiosa.
-Ecco, Irene..- mi disse con il sorriso -..ho ricevuto una richiesta davvero importante, da parte di quest’uomo.- Mi porse un biglietto con su scritto un nome. Lo lessi e rimasi per un attimo immobile. “David Jost”. Lo rilessi un altro paio di volte per essere sicura poi alzai lo sguardo e guardai Elen con lo sguardo un po’ perso.
-Tutto apposto signorina?- mi disse preoccupata Elen.
-C-certo certo.- Le sorrisi. - Per caso quest’uomo ha lasciato detto qualcosa in particolare?
-Si esatto stavo per dirglielo, vorrebbe che lei lo chiamasse il più presto possibile, tenga questo è il suo numero.- Mi porse un foglio piegato in due.
-Ok grazie mille El. Buona giornata. Per qualunque cosa sono di là.- Le sorrisi e mi diressi verso il mio ufficio.
Mi chiusi la porta alle spalle, posai la borsa sulla scrivania e poi rimasi nuovamente immobile in mezzo alla stanza. “David Jost. David Jost ha chiesto di me? Il manager dei Tokio Hotel, è pazzesco.” Pensai tra me e me e subito ricordai che lo dovevo chiamare al più presto. Feci il giro della scrivania e presi il telefono dell’azienda, composi il numero scritto sul foglio e poi attesi che qualcuno rispondesse guardando fuori dalla finestra, con una leggera ansia, che però dovevo far andare via in fretta. All’improvviso sentii una voce.
-Pronto? David Jost.
-Si buongiorno, sono Irene, ho un’azienda di design, mi è arrivato da poco l’avviso che lei è passato da noi.- Sembravo abbastanza professionale? Lo spero.
-Esatto, proprio così. Lei forse non saprà chi sono.- Sembrò sogghignasse appena.
-Bhe..-sorrisi-..le devo dare una notizia che non si aspetta, io so esattamente chi è.- Dissi giocando con un legaggio della tenda.
-Davvero?
-Certamente, lei è il manager dei Tokio Hotel, sa, sono una persona discretamente informata.- Inventai la prima cosa che mi venne in mente.
-Questo ci facilità le cose allora, forse immagina il motivo per il quale l’ho chiamata.
-Forse ma non ne sono del tutto certa.
-Per lei sarebbe un problema avere un colloquio stamani?
-No affatto, lei è un uomo fortunato, per questa mattina non ho nessun genere di impegni. Ci troviamo in azienda da me tra un’ora allora?- azzardai.
-Ehm, veramente avevo in mente un altro modo per incontrarci. Se ha tempo di aspettare 5 minuti le faccio sapere.
-Certo aspetto qui.-Dissi tranquillamente ma dentro di me non avevo idea di come mi sentissi, ero un mix di agitazione, sorpresa e felicità. Intanto mentre aspettavo andai in bagno a vedere se capelli e trucco fossero apposto. Appena uscii dal bagno David tornò a parlarmi.
-Rieccomi signorina. Con i ragazzi della band andrebbe bene anche subito. Se per lei non è un problema qui negli studi della Universal.
-Certo, allora a tra poco David.
Appena chiusi la chiamata inizia a saltare come una folle per la stanza per scaricare tutto ciò che avevo dentro. “Sto per vederli! Sto per vederlo! Oddio oddio oddio.” Dovevo calmarmi. Feci qualche respiro profondo e poi me ne andai dall’ufficio. Passai da Elen e la avvisai del mio impegno improvviso e poi camminai velocemente verso la macchina. Aprii la portiera e rimasi un attimo con lo sguardo fisso sulla strada a riflettere. –Ok stai calma, andrà tutto bene, non fare una delle tue solite figure di merda.- Mi misi a ridere e misi in moto la TT. Berlino quella mattina era poco trafficata. Fortunatamente tutti erano già al lavoro.
Arrivai davanti agli studi della Universal, parcheggiai la macchina, e dopo essermi sistemata un’ultima volta misi l’antifurto e mi diressi verso l’ingresso. Continuavo a ripetermi nella mente di rimanere calma ma non avevo idea di come apparivo fuori. Arrivai dalla segretaria e le dissi che ero arrivata lì per un colloquio con David Jost. Lei prese il telefono che collegava tutti gli studi e lo avvertì. 5 minuti dopo mi disse di salire al secondo piano. Raggiunsi l’ascensore e schiacciai il tasto “2”. Sempre sorridendo scesi al mio piano e appena arrivai in corridoio vidi David che mi aspettava, salutandomi con la mano, davanti a una porta.
Ci salutammo e sorridendo mi invitò ad entrare.
Non sapevo che aspettarmi quando entrai,  infatti scoppiai a ridere, cercando di contenermi, perché c’era Tom che faceva l’idiota cronico con Georg.
-Ragazzi!- Sentii David con un tono serio per la prima volta.
-Ma cosa ragazzi, è Tom che non mi lascia respirare.-Disse ridendo Georg.
-Ovvio sempre mia la colpa.- Tom fece subito la sua classica faccia da finto offeso.
-Non sei l’unico a cui viene sempre data la colpa, tranquillo.- Intervenni sorridendo. Poi mi resi conto che era meglio se stavo zitta.-Ops, scusate forse non mi riguardava la cosa.
-No tranquilla Irene, è tutto ok.-Mi disse David e mi invitò a sedermi su una poltrona.
-Oh meno male, finalmente qualcuno che mi capisce.- Mi disse sorridendo Tom.- Comunque io sono Tom.- Disse ancora sorridendo.-Io Irene. Dissi sorridendo poi non controllando lo sguardo i miei occhi finirono su Bill, che si presentò a sua volta.-Piacere io sono Bill.- Sorrise e mi strinse la mano. “Oddio il suo sorriso. No stai calma.”-Io sono Georg invece..-Mi sorrise e mi strinse la mano.-..e io Gustav.-che fece la stessa cosa.
-Piacere di conoscervi a tutti.-Sorrisi e poi per non perdere la concentrazione mi girai verso David.
-Allora vedi, noi stiamo pensando a un nuovo tour, e volevamo sapere se per caso tu fossi disposta a collaborare per creare delle idee sui nuovi palchi che vorremmo avere.
-Ma senza dubbio, mi piacerebbe molto. Avete già delle idee?
-In realtà io ho fin troppe idee, e avrei bisogno del tuo aiuto per metterle giù.-Intervenne di colpo Bill e io senza nemmeno pensarci mi girai verso di lui.
-Quante di preciso? Per farmi un’idea.- Gli dissi guardandolo, facendo fatica a tenermi.
-Ho degli schizzi nell’altro studio. Se vuoi te li faccio vedere e mi dici che si può fare. Andrebbe bene?
-Si certo nessun problema.
-Ora andrebbe bene?
-Ora? Sisi va benissimo.
-Ragazzi vi dispiace se noi c’è ne andiamo allora?
-Veramente…-cercò di parlare Tom.
-Tu zitto.- Sorrise Bill.
-Si ok andate pure, ci si vede.-Disse David.
-Ciao ragazzi a dopo.-Salutò tutti e poi guardò me.-Andiamo allora?-Mi sorrise di nuovo.-Certo.- Cavolo ero pietrificata, impacciata, troppo. Ma come potevo non esserlo? Il suo sorriso, Lui. Cose che avevo solo sognato. Lo seguii giù per le scale.
-Ehm, lo studio è ad Amburgo, se per te non è un problema prendiamo solo la mia macchina e tu vieni con me. Ti va?
-Se mi va? Ovvio andiamo.- Gli sorrisi e cercai di sciogliermi.
Mi portò al parcheggio, dove ci aspettava una Q7 bianca da favola.
-Wow..-mi scappò.
-Piace?
-Si la amo, è una macchina stupenda.
-Aspetta di salirci allora!- Sorrise e mi aprì la portiera.
-Oh..grazie.-Gli sorrisi imbarazzata.
Notò l’imbarazzo ma non disse nulla e salì in macchina.-Vuoi musica?- Certo la metto sempre ovunque vado.-Perfetto allora..ehm, preferenze?- Si girò verso di me.
-Mi fido, metti ciò che vuoi, mi piacerà ne sono certa.-Lo guardai anch’io sorridendo.
Prese dal cruscotto l’ultimo cd di Bruno Mars e la musica partì.-Non mi sono sbagliata a fidarmi.-Sorrisi.
Eravamo già fermi al semaforo, quando nello stesso momento ci girammo l’uno di fronte all’altro e i nostri occhi si incontrarono. Quel momento sembro eterno e senza dubbio il più bello della mia vita. Si distolsero solo perché le macchine dietro iniziavano a rompere suonando il clacson. Sorrisi sentendo che  avevamo causato tutto quel trambusto e lui tornò a guardare la strada ma ogni tanto con la coda dell’occhio i nostri sguardi si incontravano, ancora.
  
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