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Autore: feeltheromance    15/07/2011    6 recensioni
-Qualche idea, Jude?- mi domandò per l’ennesima volta. No, no e no! Non ho nessuna cavolo di idea, uffa!
-No, nulla.- mormorai sconsolato –E tu? Dimmi di sì, ti prego, voglio fare qualcosa!-
Eravamo in quella situazione da più o meno tutto il pomeriggio. Qual’era il problema? Non avevamo niente da fare. Nulla, zero. Tabula rasa. E ci stavamo annoiando a morte, davvero.
-No, niente nemmeno io…- disse Robert, sventolandosi una mano davanti al viso accaldato –Che palle. Non ne posso più di stare qui a fissare il soffitto.-
Jude POV!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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NOTE!!! La storia è una AU. Robert ha 14 anni e Jude 12 (differenza d’età quasi azzerata ), sono dei normalissimi ragazzini, non sono famosi e niente di simile XD vivono entrambi in America (non ho specificato dove, perché non mi sembrava di grande importanza D: ) e sono amici u_u E’ ambientata d’estate e partecipo con questa ff al concorso *ansia* fine precisazioni, buona lettura, a dopo :D
 

 
 




 
“Giochiamo a un gioco?” - Il telefono senza fili.

 
Sdraiati, sul pavimento. Soffocati dal caldo afoso di luglio, uccisi dal sudore bollente e dal dolce oziare delle vacanze estive. Eravamo bellamente spaparanzati sul mio letto, uno in fianco all’altro, ad ansimare per il caldo torrido di quell’odioso mese che era luglio. Io odiavo l’estate e il caldo. Mi faceva saltare i nervi, diventavo nervoso quando faceva caldo, quando compiere il minimo movimento diventava un’impresa titanica.
-Qualche idea, Jude?- mi domandò per l’ennesima volta. No, no e no! Non ho nessuna cavolo di idea, uffa!
-No, nulla.- mormorai sconsolato –E tu? Dimmi di sì, ti prego, voglio fare qualcosa!-
Eravamo in quella situazione da più o meno tutto il pomeriggio. Qual’era il problema? Non avevamo niente da fare. Nulla, zero. Tabula rasa. E ci stavamo annoiando a morte, davvero.
-No, niente nemmeno io…- disse Robert, sventolandosi una mano davanti al viso accaldato –Che palle. Non ne posso più di stare qui a fissare il soffitto.-
Sembrava che non sapessimo fare altro che lamentarci, lamentarci e lamentarci ancora. Ma non era colpa nostra, ma di quel clima infernale! Non potevamo uscire per giocare a palla o anche solo per andare a fare un giro, perché ci saremmo liquefatti all’istante. Seriamente, ci saranno stati trentacinque gradi, eh. E io soffro il caldo come pochi altri e…Okay, sto diventando ripetitivo.
-Dai, Rob, daidaidaidai, fatti venire in mente qualcosa!- piagnucolai sgranando gli occhi. Lui voltò il viso verso di me per guardarmi meglio e rimase immobile a fissarmi per qualche secondo.
Arrossii senza farlo apposta. Poi si riscosse.
-Beh, un gioco da fare ci sarebbe… però è davvero stupido e neanche troppo divertente.- disse, tornando a guardare il soffitto.
-E che gioco è?- chiesi, mettendomi a sedere di scatto. Finalmente, finalmente qualcosa da fare!
-Beh…hai mai costruito un telefono?- mi chiese, voltandosi a guardarmi.
-Un telefono? No, mai...- dissi piuttosto sorpreso.–Tu sì?-
-Una volta, per un progetto di scienze.- disse facendo vagare lo sguardo per la stanza –Non è molto divertente, ma tanto non abbiamo nient’altro da fare, quindi…-
L’idea mi sembrava pessima, ma come aveva detto lui, cos’avevamo di meglio da fare? Tanto valeva accettare.
-Okay, ci sto!- dissi, mettendomi a sedere a gambe incrociate –Allora, come si fa?-
-Mmmh…hai due bicchieri di plastica, un filo di spago bello lungo e un paio di forbici?- mi chiese, mettendosi a sedere anche lui.
-Certo, ho tutto quanto.- dissi felice di riuscire a scappare dalla monotonia di quel bollente pomeriggio estivo –Vado a prendere tutto!-
E detto questo uscii lentamente ,perché fare movimenti bruschi avrebbe implicato una morte lenta e bollente, e scesi al piano di sotto, dirigendomi in cucina.
-Mami, mi dai un paio di forbici, due bicchieri di plastica e uno spago?- chiesi a mia madre che era tutta presa a pulire la cucina. Quella donna mi faceva paura. Non faceva altro che lustrare, pulire e lucidare. Avevo sempre pensato che se non l’avessi fermata avrebbe lustrato ogni superficie fino a farla consumare del tutto.
Mamma mi mise in mano tutto quello che le avevo chiesto e con un sorriso mi disse di stare attento a non tagliarmi.
Pff, ero giovane, non stupido.
Le dissi di stare tranquilla e tornai –lentamente- al piano di sopra, da Rob, ancora sdraiato sul mio letto, esattamente come lo avevo lasciato poco prima.
-Ho preso tutto!- esclamai.
Il mio amico scese dal letto e si mise a sedere sul pavimento coperto da uno di quei tappeti colorati che mamma adorava. Lo imitai e mi posizionai davanti a lui.
-Oddio!- esclamò Rob -Quanto cavolo è lungo questo spago?! Potremmo farlo arrivare fino a casa mia, sai?- mi domandò, tutto contento. Effettivamente mamma me ne aveva dato davvero in quantità industriale,  io neanche ci avevo fatto caso prima, e casa mia e quella di Robert erano proprio una in fianco all’altra, quindi collegarle non sarebbe stato per nulla difficile.
-Hai ragione, Rob! Che figo, dopo lo facciamo!- esclamai tutto esaltato a mia volta –Comunque, ora che si fa?-
Non avevo mai costruito uno di quei telefoni che intendeva Robert. Li avevo visti soltanto nei film e sinceramente ero anche parecchio dubbioso sulla riuscita del nostro lavoro, non ero certo che avrebbero funzionato decentemente. Ma mi fidavo di Robert, quindi tanto valeva provare a farne uno.
Lui si passò una mano tra i capelli scuri, scompigliandoli più di quanto già non fossero e afferrò forbice e bicchiere.
-Allora, devi bucare i bicchieri qui…- disse Robert bucandone uno e passandomi l’altro –Poi fai passare lo spago così e fai un nodo qui…ci sei?-
Seguii la sua spiegazione e imitai i suoi movimenti.
-Sì, ci sono…e poi?-
-E poi nulla, è finito così!- disse ridendo. Era bellissimo. Quando rideva, intendo! Gli si coloravano leggermente le guance e gli occhi prendevano quella sfumatura leggermente dorata e…non so come spiegare, okay?! Dopo tutto ho sempre soltanto dodici anni, cavolo. Era bello, ecco tutto.
Scossi la testa per cacciare via quegli stupidi pensieri.
-C-come è già finito?- domandai –Uffi, che schifo di idee che hai, Rob!-
Scherzai ridendo e lui si unì a me.
-Beh, io almeno ho delle idee!- esclamò –Se avessimo aspettato te ci saremmo liquefatti prima.-
Rimanemmo per un attimo a guardarci negli occhi, sorridendo.
-O-okay, allora l-lo proviamo?- chiesi con la voce che tramava senza motivo.
-D’accordo.-si alzò, spazzolandosi i jeans scuri –Io vado a casa, mi affaccio dalla camera, che è proprio qui davanti e poi tu mi lanci uno dei due bicchieri e proviamo a vedere se l’esperimento è riuscito!-
E senza aspettare una mia risposta, uscì velocemente da camera mia e pochi secondi dopo sentii la porta di casa aprirsi e richiudersi velocemente. Ormai Robert era di famiglia, entra e usciva da casa nostra come e quando gli pareva. E a tutti andava bene, tutti gli volevano bene –e mia sorella aveva una cotta segreta per lui, ma acqua in bocca, mi raccomando!-.
Mi alzai e andai davanti alla finestra che dava sulla casa del mio amico. Dopo un paio di minuti lo vidi comparire dietro alla sua finestra. Potevo vedere che sorrideva e che mi faceva segno di lanciargli uno degli estremi del ‘telefono’.
Aprii completamente la finestra, afferrai un bicchiere e lo lanciai. Non raggiunse la meta desiderata e prima di riuscire nel mio intento dovetti riprovarci varie volte.
Robert intanto si stava bellamente slogando la mascella, ridendo come uno scemo dei miei fallimenti.
Pff, avrei voluto vedere lui, uffi! Io ero mingherlino e senza forze, insomma!
Comunque, alla fine riuscii nel mio intento e l’estremità del telefono raggiunse il mio amico che lo afferrò al volo.
Vidi che si appoggiò immediatamente il bicchiere alla bocca e mi portai il mio all’ orecchio.
“Ce l’hai fatta, woooh-oooh!” sentii. Cavolo, funzionava davvero! Mi sembrava che Robert fosse al mio fianco, sentivo la sua voce perfettamente ed era ancora meglio che parlare al telefono, perché la sua voce non era rovinata dall’altoparlante. Era la sua voce pulita e limpida come piaceva a me.
“La prossima volta potresti evitare di ridere come un idiota mentre io mi do da fare, però!” lo rimproverai ridendo.
Cominciammo a parlare di cose futili e senza senso, talmente eravamo contenti di aver costruito quel mezzo di comunicazione così originale.
Dopo quelli che mi erano sembrati due minuti –ma che in realtà erano più di quindici- mi sedetti per terra, stanco di stare in piedi. Il filo che ci collegava era lungo e riuscii a sedermi senza difficoltà.
“Hey, nanetto, ci sei ancora?” sentii nel bicchiere.
“Non chiamarmi nanetto, perché fino a prova contraria siamo alti uguali e tu sei più grande di me!” risposi piccato “Comunque sì, ci sono ancora, mi sono solo seduto per terra.”
“Bell’idea, mi sa che lo faccio anche io.”
Sentii il filo che veniva mosso e tirato leggermente, per poi tornare immobile.
“Okay, ora sono molto più comodo.” Disse, compiaciuto.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale pensai che quella era un situazione molto buffa. Pensai, non ricordo per quale motivo, che in quella situazione lui non poteva vedere me e io non potevo vedere lui, quindi avremmo potuto dirci cose…mai dette prima. Mi rendo conto che il ragionamento era completamente senza senso, ma forse l’avevo formulato perché ero stordito dal suono della sua voce e…e non lo so, ero stordito da lui. Anche a dodici anni ci si può innamorare di una persona, ma la cosa più difficile è accorgersene.
“Rob…” cominciai, senza sapere cosa dire.
“Jude.”
“Hai…ti sei mai tenuto d-dentro delle cose che…che magari nemmeno tu capivi? O delle cose che…che non sapevi come dire e a chi dire?”
Mi immaginai il mio amico che mi guardava in modo alienato, come se gli avessi appena chiesto una cosa completamente priva di senso. E…in effetti questa un po’ lo era, o comunque era una domanda strana.
Una domanda strana fatta da un bicchiere ad un altro.
“Mmmh…credo di sì, sai?” la sua voce mi arrivò bassa “Ma perché mi fai…una domanda del genere?”
“Non lo so, mi è venuta così…lascia stare non aveva senso, sono uno stupido.”
“No, no...aspetta.” disse “Ora cerco di risponderti. Lasciami pensare un attimo…”
Allora non potevo saperlo, ma come mi confessò Robert molti anni dopo, in quel momento ci fu una battaglia fra il suo cuore e la sua mente.
Era indeciso. Non sapeva se confessarmi il fatto razionale, quello che gli ordinava la mente, oppure i sentimenti che gli ordinava il cuore. Non sapeva se rischiare il tutto per tutto o fare finta di nulla e cambiare argomento con una risata.
Robert, il mio Robert, era una persona –già da ragazzo- che amava il rischio.
“Ti voglio bene, Jude.” Sussurrò “E non come tu ne vuoi a me. Ti voglio bene in un modo che alcuni trovano sbagliato, ma non mi sembra che lo stare bene con una persona sia sbagliato. Okay, non so cosa sto dicendo e perché…mi sono sputtanta, che forza.”
“A-anche io ti voglio bene…” dissi incerto, con la voce che tremava “Come t-tu ne vuoi a me. C-credimi…”
“Non credo sia possibile, Jude…davvero…devi aver capito male cosa intendo…”
“No. No, Robert. Ho capito.” Dissi deciso. Mi sentii infondere di un coraggio e di una forza che non avevo mai posseduto prima “Vorresti che quella persona rimanesse al tuo fianco per tutta la giornata, vorresti svegliarti con il profumo dei suoi capelli e addormentarti con la sua voce che ti augura la buona notte. Vorresti che quella persona ti guardasse con quella luce negli occhi, vorresti…vorresti darle il tuo primo bacio…” sussurrai “E’ questo quello che intendi, n-non è vero?”
Aspettai. Attesi per quella che mi sembro una vita intera, attesi e non ricevetti risposta.
Nel mio bicchiere tutto taceva.
Mi diedi dello stupido e mi alzai, reggendomi al muro, perché tremavo come una foglia. Dio, quello era stato il momento più ansioso dei miei dodici lunghi anni di vita.
Mi affacciai alla finestra e mi accorsi che il filo del telefono non era più tirato, ma lasciato molle, come se Robert avesse lasciato andare la sua estremità.
Ecco, sorrisi amaramente. Avevo rovinato la nostra amicizia, probabilmente.
Dio, con che testa avevo detto quelle cose?! Così sdolcinate, così da ragazzina!
E la cosa peggiore era che…io non mi ero neanche mai reso conto di provare quelle cose per lui…per lui, cavolo, la gente mi considererà uno spostato e…e lui non ricambierà mai, era quella la cosa che più di tutte mi faceva male e poi lui…e io…e—
Passi veloci fuori dalla mia porta.
Qualcuno che apre e sbatte la porta dietro di sé.
Calore.
Voglia di piangere, così, senza un motivo apparente.
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quell’abbraccio inaspettato. Lui mi stava avvolgendo da dietro con le sue braccia, con il suo calore.
Non avevo bisogno di guardarlo in faccia per essere sicuro che fosse lui.
Dopo quattro anni che ci conoscevamo, riuscivo a riconoscere il suo profumo ovunque.
Mi voltai nell’abbraccio e lo strinsi a me, a mia volta.
Rimanemmo così per un po’ –quanto?- l’uno nel calore ,nell’amore, dell’altro.
-C-cos’hai sentito di quello che ho detto p-prima?- mormorai, diventando rosso per la vergogna.
-Tutto.- lo sentii sorridere sulla mia spalla –Io non pensavo che…che avresti potuto ricambiare…davvero. Sono così felice...-
Sentivo il suo cuore contro il mio petto che batteva insistentemente.
-Pensa che n-nemmeno io me ne ero mai accorto…- risi cercando di allentare la tensione –Ti voglio bene, Rob.-
-Anche io, Jude, anche io.- sussurrò –Non sai quanto te ne voglio…-
Sciolse l’abbraccio, lentamente. Notai che aveva le guance rosse e il fiato corto.
-Ma…hai corso per venire qui?!- esclamai ad occhi spalancati. Con quel caldo infernale! Se davvero l’aveva fatto avrebbe avuto la mia più totale stima, poco ma sicuro.
-Già…dio, che caldo.- si lamentò.
Rimanemmo in silenzio per un attimo, uno soltanto, durante il quale io alzai lo sguardo su di lui e lo trovai che mi osservava.
-Ho voglia di baciarti.- disse.
Sbiancai. Sì, nonostante il calore, sbiancai. Non avevo mai baciato nessuno e lui di sicuro l’aveva fatto, quindi se…se non gli fosse piaciuto? Avrei sicuramente fatto schifo, facevo schifo in tutto.
Cercai di fermare tutti quei problemi che mi stavo ponendo. Dopo tutto, un’occasione così quando mi sarebbe ricapitata?
-Fallo…- mormorai con il cuore in gola e una strana voglia di vomitare tutte le sensazioni che stavo provando –P-per favore…-
Lo fece.
Mi afferrò delicatamente il volto tra le mani e istintivamente chiusi gli occhi.
Posò le sue labbra sulle mie e…credo che il mio cervello scoppiò, o qualcosa di simile. In meno di un attimo mi trovai in Paradiso, la mia mente era bianca, non c’era nulla a disturbare quel momento, i miei dubbi e i miei problemi erano scomparsi, si erano volatilizzati.
Le sue labbra.
Le sue labbra calde, così morbide. Mi stavano coccolando.
Le sue mani vagavano sulla mia schiena, stringendomi a lui, facendomi sentire protetto.
Felice.
Con una mano gli afferrai istintivamente una spalla e l’altra la lasciai affondare tra i suoi capelli morbidi. Li strinsi convulsamente.
Gli morsi il labbro inferiore, senza riuscire a controllarmi. Mi strinsi contro il suo corpo.
Ero fuori di me dalla gioia.
L’esperienza più emozionante della mia vita.
“Robert, Robert. Lo sto baciando, lo sto baciando, lo sto baciando.” Riuscivo a pensare questo, nient’altro.
Mi sfiorò per l’ultima volta le labbra e poi mi lascio andare, delicatamente.
Sembrava che avesse paura di…rompermi, rovinarmi.
Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare il mio primo amore, perché di quello si trattava, anche se ancora non me ne rendevo pienamente conto.
-G-grazie…davvero…- biascicai con il suo sapore ancora sulle labbra –E’ stato…io, Rob…io…-
Con un solo bacio mi aveva rimbambito completamente. In quel momento pensai che essere rintronati in quel modo fosse la cosa più bella del mondo…sì, ero parecchio fuori di me.
-Sono contento di piacerti….in quel senso…- mormorò Robert, rosso in volto. Sembrava quasi imbarazzato. Lui! Non potei fare a meno di compiacermi.
-Anche io.- lo abbracciai nuovamente. Sentivo una strana energia nascere dentro di me. Avrei potuto aprire la finestra e urlare al mondo intero che mi piaceva, che avevo baciato Robert.
-R-rob, tu…insomma, quando…l’hai capito?- gli chiesi dopo un po’. Avevamo sciolto l’abbraccio ed eravamo nuovamente sdraiati sul mio letto. Questa volta, però, le nostre mani si stringevano.
-Di essere gay, dici?-
-N-no, intendo…quando hai capito che…insomma t-ti piacevo?-
-Precisamente non lo so.- disse Robert, calmo –Però presumo…hai presente la prima volta che sei venuto a casa mia?- chiese tirandosi a sedere sul materasso.
-Sì, più o meno me la ricordo.-
-Beh, è un po’ stupida come cosa, però…- cominciò incerto –Ecco, non so, ma ricordo benissimo che appena avevi messo piede in casa, mia madre aveva cominciato a farti mille domande con il suo solito sorriso stampato in faccia e ricordo che tu eri così impacciato…- rise piano, mentre gesticolava –E si vedeva che ti stavi vergognando un sacco, anche se non so per quale motivo, ma comunque…non so, mi sembravi così piccolo e indifeso…okay, non è molto romantica quest’immagine di mia madre che ti mette in soggezione, però penso sia stata in quell’occasione. Insomma ho capito che mi sarebbe piaciuto aiutarti, consolarti, stare con te, mi sarebbe piaciuto che se tu avessi avuto bisogno avresti cercato me…e nessun altro.-
Alzò lo sguardo scuro su di me e sorrise. Lo imitai e strinsi la sua mano nella mia.
-Ti voglio bene, Rob.-
-Anche io Judsie.- mormorò –Davvero, tanto.-
Mi baciò.
 
 
 
 
 
 
 
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Okaaay, può sembrare una cavolata, ma oddio, non ve li vedete troppo che si dicono che si piacciono con il telefono?  ç^ç e poi boh, sono così dolcini da piccoli *strizza guanciotte a Jude e Robert* .
Comunque XD l’idea mi è venuta un po’ di tempo fa a scuola, perché la mia amica è arrivata e fa ‘Oddio, guardate che figata, ho costruito un telefono senza fili! Funziona davvero!!’ era stra esaltata XD e allora mi sono immaginata Jude e Robert. Sì, perché è  naturale che una vada a pensare a loro due in qualsiasi circostanza, certo *auto patpatt* . Che poi non è neanche senza fili questo telefono, ma era proprio perché la mia amica l’aveva chiamato così, allora ho mantenuto il nome x) per chi non avesse capito quale sia questo telefono che Robe e Jude costruiscono, è questo.
Niente, spero sia piaciuta a qualcuno ç^ç e parteciperò con questa shot al concorso, quindi aiutatemi a vincere e______e scherzo, ovviamente (?) *w*
Le recensioni sono sempre ben accette ç^ç
 
xoxo
Susan.
 
 
 
 
[random: IL TRAILER di Sherlock Holmes: A game of shadows OMG, non è stupendo, bellissimo, MOLTOGAY? AHAHAH no vabbè, dai x’D sarà proprio un film molto etero (cit. mia lol) tipo che l’altro giorno ero al cinema per vedere HP e mi passano il trailer e AHAHA io e la mia amica ci siamo messe a urlare/piangere/tremare a random X’DDD madonna, stavo morendo .O.]
  
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