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Autore: MikyEchelon    15/07/2011    8 recensioni
Isabella era una ragazza che stava per combattere una battaglia più grande di lei ma ancora non sapeva che non sarebbe stata sola e che l'incontro con Jared l'avrebbe aiutata ad affrontare le cose in modo diverso.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno

Il tempo non passava più, sfogliavo una rivista mentre aspettavo che il medico mi chiamasse “Mamma, possiamo tornare un altro giorno? Ora sto meglio e sinceramente mi rompe restare chiusa qui invece di essere con le mie amiche” – “No Isabella, le tue amiche capiranno, mettiti l’anima in pace che da qui non ci muoviamo” sbuffai, figuriamoci se una come mia madre che si preoccupava per una sbucciatura la ginocchio, mi avrebbe dato il permesso di andarmene dallo studio medico dopo i vari episodi che mi accaddero nei giorni precedenti.

Non stavo molto bene, ero svenuta parecchie volte in quei giorni anche a lavoro, durante le vacanze estive, lavoravo nella libreria della cittadina in cui vivo, in periferia di Los Angeles, solo le colline mi separava dalla metropoli.

“Isabella Sparks” finalmente arrivò il mio turno, entrai nello studio di quel medico che sapeva tutto di me, più di quanto sapessi io, ero sua paziente dalla nascita praticamente “Dunque, qual è il problema Izzie?” sì, lui mi chiamava così, Izzie era il diminutivo del mio nome e mi piaceva un sacco, tanto che mi presentavo così alle persone, solo mia madre si ostinava a chiamarmi Isabella con quel suo tono autoritario “Vede dott…” – “Isabella sta male, in questi ultimi giorni è svenuta parecchie volte e ha delle strane macchie sulla schiena, come dei lividi” . Eccola! Ogni volta deve parlare al posto mio, odiavo mia madre sotto quel punto di vista, le lanciai un’occhiataccia ma non se ne curò molto “Dottore, ora sto meglio, mia madre si preoccupa troppo” – “Vediamo, fammi vedere la schiena” mi disse mentre mi faceva cenno di seguirlo, mi sollevai la maglietta “Fa male se premo qui?” mi chiese mentre premeva sui lividi “No” risposi “Rivestiti pure” mi disse mentre tornava alla sua scrivania. Si sedette e iniziò a scrivere sempre mantenendo quella compostezza, quel silenzio che iniziava ad innervosirmi “Mi devo preoccupare?” chiesi esitante “Non posso dire nulla, da una semplice occhiata non si capisce, quindi domani mattina farai queste analisi e nel pomeriggio tornerai con i risultati, così ci leviamo ogni pensiero” finì spostando lo sguardo su mia madre che ormai era al culmine della preoccupazione.

Tornammo a casa, ormai era ora di cena, mio padre ci stava aspettando “Papà!” gli corsi incontro abbracciandolo, nonostante avessi diciannove anni amavo abbracciare mio padre ogni sera quando tornavo a casa, era il nostro modo per far capire che ci eravamo mancati “Allora, che ha detto il medico?” feci per rispondere ma mia madre non mi diede nemmeno il tempo di fiatare “Le ha prescritto delle analisi e ci ha chiesto di tornare da lui nel pomeriggio con i risultati” – “Vedrai che non è nulla” rispose mio padre sorridendomi “Ma io non sono preoccupata, dillo a lei piuttosto” dissi, riferendomi a mia madre.

 

“Isabella, sono le sette, muoviti o faremo tardi!” urlò mia madre dal piano di sotto ‘che palle’ pensai, non mi allietava l’idea di passare una mattinata intera in ospedale a farmi infilare aghi ma mia feci coraggio mi vestii e in men che non si dica ero già in macchina con mamma che non proferì parola per tutto il tragitto, era solita comportarsi così quando aveva paura, non ci feci caso. Finalmente arrivammo, quella mattina mi prelevarono litri di sangue ma tutto sommato finì tutto abbastanza in fretta, ci fecero aspettare un po’ per i risultati ma poi un’infermiera comparve chiamando “Sparks”, ritirai le analisi ed ero già in macchina di ritorno verso lo studio del mio medico, quando arrivammo ci fece accomodare subito, gli consegnai quella sfilza di fogli e cominciò a leggere, mi guardai un po’ in giro finche la sua voce non richiamò la mia attenzione “Dunque Izzie, voglio essere sincero con te, non va bene, le analisi evidenziano dei valori preoccupanti…”

Agitazione.

“… So che sei una ragazza forte quindi non ci girerò intorno più di tanto …”

Paura.

“… Hai la leucemia, in uno stadio molto avanzato e ormai è troppo tardi per intervenire.”

Sentii i singhiozzi di mia madre, io restai impassibile “Quanto mi resta?” chiesi, senza dar peso al fatto che avevo appena chiesto quando sarei morta praticamente “E’ difficile da stabilire ma facendo il quadro della situazione, dai due ai quattro mesi” rispose. Guardai mia madre, mi alzai e me ne andai.

  
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