Ebbene, rieccomi qui. Stavolta le note le metto in cima al capitolo lol. Jongho (Jonghyun/Minho) breve, one shot, nata oggi pomeriggio. L'ho detto, no? Quando mi prende che devo scrivere, scrivo, cascasse il mondo. Non aspettatevi niente di che. Nota: può esserci un po' di confusione per quanto riguarda l'età, non preoccupatevi è colpa mia lol. E' un AU, quindi mi sono presa la libertà di gestirmi come meglio credevo, chiedo perdono se qualcosa è poco chiaro! Commenti & recensioni sempre accetti, al solito! E al prossimo capitolo della mia long <3
- - -
Stupido.
Spalancò
le
braccia ed urlò, con tutto il fiato che aveva in corpo. Poi
prese un respiro
profondo, inalando l’aria salmastra. La spiaggia era deserta.
Si guardò un po’
intorno, buttò per terra la camicia che avrebbe dovuto
indossare per la
cerimonia dei diplomi e ci appoggiò la testa, sdraiandosi
sulla sabbia. Chiuse
gli occhi e cercò di calmarsi, ma era impossibile. Aveva di
proposito evitato
di andare a scuola perché non lo voleva assolutamente
vedere: gli avrebbe fatto
troppo male. Tutto quello che avevano passato insieme, le litigate, le
paci
fatte, i baci e le carezze. Gli sarebbe mancato tutto di lui:
l’odore della sua
pelle, il colore degli occhi e le sue mani, abbastanza grandi per
tenergli il
viso ogni volta che lo baciava.
Non si sarebbero più rivisti, o almeno così aveva deciso lui di sana pianta. L’aveva lasciato una settimana prima degli esami finali, via messaggio. Da codardo, proprio, ma non si era pentito. Dirgli tutto quello che gli aveva detto per scritto dal vivo sarebbe stato impossibile. Non era un ragazzo particolarmente coraggioso, lui. Per niente.
Jonghyun sospirò, tirando su col naso. Maledetto raffreddore
che non da pace nemmeno d’estate.
Improvvisamente
qualcosa – o meglio qualcuno – gli fece ombra.
Jonghyun aprì piano gli occhi,
per poi trovarsi sopra di sé Minho. Scattò a
sedere, facendo la classica faccia
da idiota che gli veniva quando rimaneva stupito e sorpreso.
Nessuno
dei due
disse niente, Minho stava fermo in piedi con addosso
l’uniforme e Jonghyun
seduto sulla sua camicia stropicciata.
“Ehi!”
disse
Minho.
“Vattene
via.” Rispose
l’altro, cercando di darsi un tono.
“Perché
non sei
venuto alla cerimonia? Mi avrebbe fatto piacere vederti prim-“
“Ho
detto di
andartene. Te l’ho già spiegato no? E’
finita, perché ti ostini a cercarmi?”
“Jonghyun-Hyung…
Aish, fammi sedere.” Minho buttò per terra lo
zaino, si sfilò la giacca e la
mise sulla sabbia, sedendosi.
“Cos-
che diamine
fai? Mi capisci?” urlò l’altro, cercando
di allontanare Minho, spingendolo. “Via,
sciò, non voglio avere a che fare mai più con
t-“
Prima
che potesse
terminare la frase, il più giovane gli aveva preso il viso
fra le mani e lo
teneva, fermo, fissandolo dritto negli occhi. Quelle, quelle erano le
mani che
Jonghyun amava tanto. Tantissimo.
“Cosa.
Hai.
Intenzione. Di. Fare.”
“Tu
cosa vorresti
che facessi, Hyung?”
Jonghyun
fece una
smorfia, quella del tipo “Vorrei che
tu
sparissi dalla faccia della terra proprio in questo momento, ma non
prima di
avermi baciato per l’ultima volta.” Minho
sorrise, divertito dalla buffa
espressione dell’amico.
“Te
l’ho già
detto, Minho. E’ finita, non può andare avanti,
non andrà avanti, è sbagliato!”
“Mh?
Io non penso
sia sbagliato.” Detto questo avvicinò il suo viso
a quello dell’altro e lo
baciò, piano. Poi staccò le labbra e sorrise.
Jonghyun sentì il cuore
sciogliersi, come un ghiacciolo al sole. Non avrebbe mai dovuto
scrivergli
quelle cose, perché nemmeno le pensava. Non era vero che non
lo amava, non era
vero che lo odiava né che non voleva vederlo più.
Si era innamorato di lui, perdutamente.
Jonghyun non l’avrebbe mai ammesso, perché era
troppo cocciuto per farlo. Ma
Minho lo sapeva, perché in quell’anno in cui erano
stati insieme aveva imparato
a conoscerlo.
Kim
Jonghyun era
ripetente, aveva cambiato scuola tante – troppe - volte ed
era leggermente
convinto d’essere il migliore sulla terra. Testardo e
presuntuoso, dall’alto
del suo metro e settantatrè era convinto d’avere
sempre ragione. Minho, da
parte sua, era l’esatto contrario. Riflessivo, calmo.E
veramente alto, uno e ottantadue. O almeno così aveva detto
il dottore all'ultima visita medica. Magari era pure cresciuto. Ma
infondo gli opposti si
attraggono, no?
Jonghyun
ridacchiò, perché si sentiva veramente deficiente
in quel momento. Lui e un
altro ragazzo, quello, tecnicamente, che aveva lasciato, sdraiati sulla
sabbia in una spiaggia
deserta, ad abbracciarsi e baciarsi come dei dodicenni innamorati al
primo
appuntamento.
“Mi
sento idiota,
sappilo.”
“Tu
sei idiota.”
Rispose Minho, guardandolo.
“Ah
beh, grazie
mille!” Di tutta risposta Jonghyun gli tirò una
botta sul braccio.
“Oooh,
che
dolore!” Lo canzonò l’altro.
Minho
appoggiò la
testa sulla spalla di Jonghyun, chiudendo gli occhi. L’altro,
imbarazzato, arrossì
leggermente. Dopo tanto tempo non si era ancora abituato a sentirlo
così vicino
a sé.
“Sai
Minho… Non
intendevo dire veramente quelle cose l’altra notte.
E’ stato un momento di
stress, credo possa essere definito così.”
“Tranquillo
Jonghyun,
lo so che sei stupido, ma non così tanto da mandare
all’aria tutta una storia
così importante.”
“G-grazie
per il
complimento, eh!” rispose l'altro, sbuffando.
Entrambi
rimasero
in silenzio per qualche minuto, ognuno pensando ai fatti propri.
Jonghyun
pensava che avrebbe dovuto dire qualcosa, qualunque cosa, per rompere
quel
silenzio fin troppo imbarazzante. Ebbe un lampo di genio.
“Minho
io… Ti am-“
prima che potesse finire la frase, il più giovane lo
baciò di nuovo. Poi Minho sorrise,
avvicinandosi all’orecchio del più anziano e
sussurrandogli:
“Stupido, anche io t-i a-m-o.”
scandì bene tutte le lettere, in modo che l'altro fosse in
grado di capire perfettamente quello che gli stava dicendo.
Jonghyun diventò rosso fino alle orecchie. Sì, era decisamente uno stupido, ma si sentiva mille volte più leggero. Era riuscito a dire, o quasi, quello che teneva dentro da mesi e che non gli dava pace. E l'altro lo ricambiava, ancora! Nonostante tutto, Minho lo amava.
Il
più giovane appoggiò nuovamente la testa sulla
spalla
dell’amico, guardando il mare. Jonghyun si
rilassò, respirando nuovamente l’aria salmastra e
pensò avrebbe voluto rimanere così per
sempre.