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Autore: LaMicheCoria    15/07/2011    4 recensioni
America potrebbe essere in qualunque altro posto. Vorrebbe essere in qualunque altro posto.
E invece no. E’ lì, seduto in quella stanza maestosa e funerea, con fuori una tormenta di neve in degno stile sovietico –anzi, russo- e col bomber stretto addosso, nella vaga impressione di potersi concedere un po’ di calore. (...)
A proposito di Braginski. Potrebbe pure svegliarsi.
Sono cinque giorni che America è su quella maledetta sedia, in quello stanzone lugubre, e gli piacerebbe arrivare in tempo per il countdown. E poi, la
Coca-Cola sta pure per finire.
Il 12 Novembre 1991, la Russia completa la secessione dall’URSS. Il 26 Dicembre 1991 il Consiglio delle Repubbliche riconosce la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il 31 Dicembre tutti gli Organi dell’URSS smettono di operare.
Nasce la Federazione Russa.
[Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America] [Pairing: RusAme] [No Fluff]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cold War Pair [OTP]'
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Titolo: Che Gusto ci Sarebbe, Scusa?
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo

Genere: Slice of Life, Generale, Introspettivo.
Avvertimenti: One-Shot, Shonen-Ai, Missing Moment
Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America

Pairing: RusAme
Trama: A proposito di Braginski. Potrebbe pure svegliarsi.
Sono cinque giorni che America è su quella maledetta sedia, in quello stanzone lugubre, e gli piacerebbe arrivare in tempo per il countdown. E poi, la Coca-Cola sta pure per finire.
Il 12 Novembre 1991, la Russia completa la secessione dall’URSS. Il 26 Dicembre 1991 il Consiglio delle Repubbliche riconosce la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il 31 Dicembre tutti gli Organi dell’URSS smettono di operare.
Nasce la Federazione Russa.

Dedica: a Silentsky
Note: Ultima fic prima del weekend di vacanza! Yuppie~! (Ergo, risponderò a tutte le vostre splendide recensioni –sia passate che future- lunedì ^V^)
È la prima RusAme “seria” che scrivo e mi sa che fa pure schifo. Ah-ehm. Sì, non so se sono riuscita a trattare questi due personaggi in modo degno.
Lo Shonen-Ai è velatissimo, quasi non si vede. Però io so che c’è. (E che spiegazione intelligente!) . Niente di fluffoloso, comunque. Per me questi due sono irrimediabilmente come cane e gatto, esistono solo per darsi fastidio a vicenda.
Di romantico qui dentro non c’è nulla. È più..un’ossessione, diciamo così. Bene, sto delirando.
Andate qui per ulteriori informazioni storiche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Dissoluzione_dell%27Unione_Sovietica
http://it.wikipedia.org/wiki/Russia

 

Che Gusto ci Sarebbe, Scusa?

Insomma, ammettiamolo.
America potrebbe essere in qualunque altro posto. Vorrebbe essere in qualunque altro posto.
E invece no. E’ lì, seduto in quella stanza maestosa e funerea, con fuori una tormenta di neve in degno stile sovietico –anzi, russo- e col bomber stretto addosso, nella vaga impressione di potersi concedere un po’ di calore.
È lì, e potrebbe –vorrebbe- essere a New York a rimpinzarsi di patatine e hamburger, Coca-Cola alla mano e occhi fissi sulla Sfera di Times Square, nella spasmodica attesa di vederla scendere nel conto alla rovescia per l’arrivo del nuovo anno.
Di nuovo, invece no. Si deve accontentare dell’ultimo hamburger che gli è rimasto nella sacca e ogni tanto si lancia pure qualche occhiata dietro la schiena, ché non si sa mai che il tizio alla porta non gli dica di tutto. Di nuovo.
Che poi non ha fatto nulla, eh. Ha solo un po’ sbriciolato sul pavimento della Casa Bianca Russa.

Casa Bianca Russa.
Alfred non può fare a meno di storcere il naso nel pensare a quella definizione ed è sicuro che anche Braginski la pensa allo stesso modo. C’è una sola White House ed è al 1600 di Pennysilvania Ave. Tanto per dirne una e rimarcare la questione, da bravo eroe patriottico.
A proposito di Braginski. Potrebbe pure svegliarsi.
Sono cinque giorni che America è su quella maledetta sedia, in quello stanzone lugubre, e gli piacerebbe arrivare in tempo per il countdown. E poi, la Coca-Cola sta pure per finire.
Alfred sbuffa e getta indietro la testa, le mani a coppa dietro la nuca; iniziando a contare mentalmente i secondi che lo separano dal Capodanno, piega un braccio e da’ un’occhiata veloce all’orologio.
Possibile che non abbiano ancora finito? Quali altri Organi stanno ancora operando?
E a Times Square stanno sistemando la Sfera, e lui è lì, col bomber talmente stretto attorno alle braccia da essere diventato una seconda pelle, la Coca-Cola ormai finita, gli hamburger ridotti a pasta filamentosa nella bocca e nello stomaco, e un russo ibernato in un letto il doppio di lui –e ce ne vuole, eh!- coperto di girasoli rinsecchiti.
Inoltre, America giura di aver visto una piccola falce ed un martello ricamati in oro sul cuscino che hanno usato per adagiare la testa della defunta Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
-Oh, non mi aspettavo di vederti- un sospiro afflitto -Che risveglio traumatico, da-
A quelle parole improvvise, Alfred –che si sta intelligentemente dondolando su una sedia piuttosto antica, diciamo cimelio di qualche zar dal nome impronunciabile- rischia di perdere l’equilibrio –oltre che la faccia- e prendersi una bella schienata contro il pavimento ricoperto di briciole.
Ma America è un eroe e non può permettersi di cadere come un babbeo davanti a Russia, anche se appena rinato: fa quindi appello a tutto il suo newyorkese equilibrio e torna ad assumere una posizione quantomeno decente.
Sogghigna nel vedere Ivan rialzarsi in modo goffo e pesante, stirare i muscoli indolenziti delle braccia prima e del collo poi, mentre gli occhi viola saettano confusi attraverso il buio della Sala e la bocca mastica qualcosa di pastoso all’interno delle guance.
-Sei rimasto qui a farmi la guardia, da?- domanda e il suo sorriso, appeso sghembo alle labbra, è quello di sempre. Nonostante tutto.
Alfred sogghigna e si sistema gli occhialetti sul naso, sfiorando l’asticella scura col dito.
-Non sei contento di vedermi?- e non c’è gioia nella sua voce, solo ironia e sarcasmo, perché è da Novembre che America vorrebbe sbattergli in faccia la realtà, ma ancora non c’era riuscito.
-Dovrei commuovermi?- e il sorriso –ghigno- di Ivan si allarga ancora di più –Magari sei solo venuto a sorvegliarmi-
-Solo un controllo- risponde Alfred, alzandosi in piedi –Volevo vedere se è rimasto qualcosa della vecchia Russia in questa nuova Federazione-
L’altra Nazione ridacchia e poggia il mento sul palmo della mano, indirizzando all’americano un sollevarsi divertito –e stranamente quasi genuino- degli angoli delle labbra.
-Dipende, America- le dita del russo si intrecciano l’una all’altra sotto la sua espressione di indecifrabile cortesia e accondiscendenza –Hai in mente qualche progetto che la Grande Madre Russia non solo migliorerebbe, ma supererebbe anche?-
-Andiamo, Russia- America allarga le braccia, rivolgendogli uno sguardo di sfida –Davvero pensi che te lo verrei a dire, così? Semplicemente?-
Ivan, a quelle parole sorride.
-Che gusto ci sarebbe, scusa?-

 

Mosca, 31 Dicembre 1991

 

 

   
 
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