Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Ricorda la storia  |      
Autore: Ariana_Silente    16/07/2011    2 recensioni
-La vista rende più miopi di quanti sarebbe auspicabile, a volte. -
E' la mia seconda FF e come potete notare devo ancora prendere la mano sui vari aspetti tecnico/pratici, ergo non siate troppo severi nei giudizi! Ma Bando alle ciance, buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Toph
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Quando debolezza diventa potenza.

 

...Le talpe non parlano molto, ma sono buone maestre...”

 

La bimba vagisce dalla sontuosa culla, sommersa dalle coperte e dai mille pizzetti. In effetti sembra quasi che l'unica cosa di dimensioni notevoli che abbia sia proprio quella culla spropositatamente grande. Il nome ricamato in elaborati caratteri d'oro indica il suo nome:

Toph.

Nessuno le risponde né suoni di movimenti né le voci familiari dell'uomo e della donna di cui conosce così bene il profumo.
Contrariata, storce il faccino, fa un ampio respiro e il vagito questa volta diventa quasi una protesta sonora, questa volta nessuno può ignorarlo.
Resterà disattesa.

Poco distante da lei, nella camera accanto, i suoi genitori stanno parlando con un uomo anziano, dall'aria tanto sapiente quanto paziente. Sono troppo concentrati sulle parole che il medico ha appena pronunciato, per udirla.
«Temo che la sua vista non sarà mai come quella di una bambina normale, è già passata una settimana, ma i suoi occhietti sono ancora opachi e non si riesce a capire quale sia effettivamente il loro colore.»
«Ma dottore, non crede che sia ancora presto per esserne sicuri?» tentò disperata la donna. Già non era stata in grado di dare un figlio al marito, in più la sua bambina primogenita non avrebbe potuto vedere!
Il medico cercò di contenere il suo pessimismo.
«Non si può esserne ancora certi, è vero.» convenne pacato.
«Molto bene, dottore, allora aspetteremo ancora due settimane, poi vedremo.» concluse serio l'uomo che ancora non aveva parlato.
Le due settimane trascorsero fin troppo rapidamente per l'apprensiva giovane madre, che tutti i giorni portava a spasso la sua piccola e la sottoponeva a tutti gli unguenti che erano consigliati per migliorare la vista.

Quando alla fine il medico visitò nuovamente la piccola Toph fu costretto a confermare la triste diagnosi.
Cieca.
La figlia di quei ricchi genitori era nata e sarebbe rimasta cieca. Mai era stato più triste nel constatare una tale deficienza: i genitori si erano scambiati un lungo sguardo e gli avevano chiesto a bassa voce cosa una bambina cieca avrebbe potuto fare.
Aveva cercato di dare coraggio e un po' di saggezza a quelle persone affrante, ma non troppo tempo più tardi scoprì di aver fallito: come aveva intuito, i genitori avevano posto sotto una campana di vetro la piccola Toph, considerandola debole, piccola, minuta e soprattutto cieca.
Come se non vedere avesse precluso tutte le altre capacità.

 

***

Negli anni seguenti invece lui aveva visto crescere una bambina sana, ironica, vivace e determinata, di certo non un'inetta, buona solo a rimanere seduta e lontana da tutti e tutto. Così come avevano voluto i genitori, era questo che volevano per colei che era risultata l'unica loro figlia: avevano fatto di lei una reclusa.
Un piccolo vulcano, avrebbe detto tuttavia lui, se non avesse avuto il dubbio che potesse dominare la terra.
Non ne era sicuro e non voleva nemmeno indagare, eppure gli sembrava che avesse una strana affinità con la terra, solida, forte e concreta: nonostante l'esuberanza che la contraddistingueva, stava anche maturando un carattere forte e determinato che la portava ad affrontare i problemi di petto, quando era libera dalla presenza dei genitori, ovviamente.
Una delle caratteristiche dei dominatori della terra.

 

***

Il medico tenne per sé i suoi sospetti che aumentarono nei seguenti anni e continuò a comportarsi come sempre: ogni sei mesi, così come i genitori volevano, visitava Toph che cresceva normalmente e si lasciava visitare con un moto di stizza.
In quell'occasione percepì che l'irritazione della bambina era più palpabile o forse, solo meno camuffata. Si muoveva con un'inusuale rigidità, si limitava a rispondere alle sue domande ed era più silenziosa del solito.
«Toph, va tutto bene? Mi sembri inquieta.» si decise a chiederle. La bambina si bloccò di scatto, poi abbassò il volto.
«I miei genitori mi trattano come se fossi incapace di tutto.» sputò fuori. «Mi da' ai nervi» concluse.
 «I tuoi genitori si preoccupano e pensano di tenerti al sicuro.» scelse con cura le parole. Sulle labbra della bambina comparve un sorrisetto che si dipanò quasi subito.
«Lei è un dominatore della terra, dottor Hu?» gli chiese. L'uomo rimase un po' in silenzio.
«No, Toph, non sono un dominatore.»
«Si può imparare un qualsiasi dominio da animali secondo lei?» Hu la guardò attentamente.
«Non ne ho idea. So che i draghi sono stati i primi maestri del dominio del fuoco e che i bisonti volanti insegnarono ai nomadi dell'aria a dominarla, ma il dominio dell'acqua venne appreso dalla luna. C'è una leggenda che narra di due innamorati appartenenti a due villaggi nemici e che per incontrarsi attraversavano la montagna che li separava e impararono l'arte del dominio dalle tape. Ma non credo che oggi s'impari il dominio dalle talpe! Se vuoi ci sono fior fior di maestri anche qui.» la bimba fece schioccare la lingua.
«Non sarà troppo pericoloso?» Non c'era motivo di rispondere.
«Provare a chiedere non costa nulla, no? Se vuoi lo propongo io.»
«Come vuole. Non è un problema.» scosse le spalle e un angolo della bocca si sollevò ironico verso l'alto un'altra volta. Il medico sollevò un sopracciglio.
«Toph, c'è qualcosa che nascondi al dottor Hu?» lei si affrettò a recuperare un'espressione neutra.
«E come potrei nascondere qualcosa, dottore?» questa volta sorrise davvero, inclinando il visetto vispo nella direzione della voce dell'interlocutore.
«Toph, te l'ho ripetuto un sacco di volte. Forse s'illudono i tuoi genitori, ma noi sappiamo bene come stanno le cose. Il tuo non è un ostacolo insormontabile.» lei sospirò appena.
«Sì dottore, ne abbiamo parlato un sacco di volte, era solo una battuta!» l'uomo scosse le spalle. Qualsiasi cosa rodesse i pensieri della bambina, non li avrebbe scoperti, non quella volta per lo meno.
«Va bene, allora per oggi abbiamo finito. Vai pure.» e osservò la bambina salutarlo cordialmente e uscire senza problemi.
Al di là della porta, udì la voce della madre affidare la manina paffuta della bambina alla balia di turno e quindi entrare per ascoltare il reso conto della visita.
Poco distante da quell'accogliente stanza dove medico e madre discutevano della cagionevole salute della piccola, quella stessa bambina sgattaiolava nel giardino di casa e si accovacciava per terra.
Nessuno deve saperlo, nessuno, nemmeno il dottor Hu che è così gentile e intelligente.”
Appoggiò la mano a terra, sentendola vibrare e sorrise.
Qualche creatura alata stava zampettando in cerca di cibo, le guardie erano poco distanti, dietro l'angolo.
Le talpe le avevano mostrato come si faceva: pazientare, percepire e solo se assolutamente necessario, intervenire. Gli occhi erano inutili se si sapevano fare queste tre cose.
Questa nuova consapevolezza le dava forza.
Non era debole, non era indifesa, e che fosse minuta contava poco.
Era cieca però.
Quando pensava di non poter vedere i colori e le forme un po' le dispiaceva, una sorta di puntura al cuore.
Era quando pensava ai suoi occhi ciechi che affondava con più gioia le dita nella terra solida come fosse sabbia, al suo comando.
Era arrivata alla conclusione che non avrebbe mai compreso così a fondo quell'arte se avesse avuto la vista che avrebbe interferito in qualche modo. Facendo volare granuli di terra sopra la testa, rise.
Quello che avrebbe dovuto annientarla, l'aveva resa potente.
Beffando la sorte che le aveva assegnato quegli occhi inutili, lei rise ancora. Rise al pensiero della solida roccia che sentiva pulsare nel palmo della mano e sotto la pianta del suo piede, forte, sicura, malleabile.

La sua risata cristallina si dileguò nella brezza della sera.

Un sorriso si dipinse sulle sue labbra sottili.

 

Io vedo attraverso i mie piedi.”

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Ariana_Silente