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Autore: irene862    17/07/2011    1 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 13

XIII Capitolo

 

 

“Cos’è questa novità?” chiesi spiegazioni ma lui non mi degnò di risposta e avvicinatosi all’orecchio di Sophie sussurrò

“Lo perdoni signorina. A quanto pare non ha ancora imparato le buone maniere a tavola“

“Sei rimasto lo stesso pecorone bifolco di una volta!” continuò poi rivolto a me, con tono disgustato “Ma a voi ricconi non insegnano le buone maniere a tavola, soprattutto in compagnie di belle ragazze?” e strizzò l’occhio a Sophie che sorrise imbarazzata

“George smettila di fare l’idiota e portaci da mangiare!” ringhiai in risposta

“Gerard!” mi riprese Sophie con sguardo severo

“Oh, non si preoccupi signorin …”

“Sophie” disse lei sorridendo  “il mio nome è Sophie”

Lui sorrise talmente tanto che credevo che la faccia gli sarebbe caduta da un momento all’altro. Il suo sorriso partiva da un orecchio e arrivava all’altro. Sembrava Joker, il nemico di Batman.

Ci stava provando, il bastardo! E spudoratamente anche …

“Sophie è un nome bellissimo e mi permetta … le sta d’incanto!”

“George” ringhiai ancora

“Cosa vi porto signori?” cambiò discorso.

“Portaci del salmone al cartoccio con contorno di patate al forno” dichiarai deciso a liquidarlo

“Per me no, per favore” s’intromise Sophie

“Perchè?” domandai

“Lascia che Sophie scelga da sola Gerard. Non fare il prepotente come al solito!” si intromise George maligno

 Lo guardai con sguardo omicida, ma naturalmente lui non vi badò.

“Non mi piace il salmone. Mi può portare delle verdure alla griglia e lo stesso contorno, per favore?” chiese educatamente

 “Tutto quello che vuoi” rispose scarabocchiando qualcosa sul suo taccuino e dopo un altro sorriso si dileguò in cucina.

“Non sapevo che non ti piacesse il salmone” mi scusai

“Non importa. In realtà non mangio nessun tipo di pesce o crostaceo, nemmeno il tonno in scatola”

“Davvero? Che strano … sei allergica?”

“No, nessuna allergia. E’ solo che non mi piace”

George ci portò dell’acqua e del vino bianco in una brocca.

“Grazie” ringraziò Soph

“Se desideri qualcos’altro dimmi pure. Sono a tua disposizione” continuò con la faccia da pesce lesso

“Tranquilli, fate come se io non ci fossi” esclamai tra i denti

“Oh, Gerard non fare il geloso!” ghignò George

“Sparisci, George” sibilai tra i denti e lui obbedì, ancora ghignando

“Ti comporti sempre così?” mi domandò Sophie arrabbiata

“Lo sta facendo apposta. Mi provoca di proposito!”

“Cos’è che t’infastidisce? Che sia cortese?“ domandò ancora

“Non è affatto cortese … è un farabutto. E fa finta di essere gentile solo perché ci sei tu!”

Avrei dovuto fare quattro chiacchiere con quell’idiota di George prima di andare via.

“Non dire sciocchezze. Perché dovrebbe farlo solo con me?”

Che ingenua!

“Perché sei molto bella, Sophie! E tu lo stai incoraggiando con tutti quei sorrisini ” ringhiai guardandola negli occhi

“Non lo sto affatto incoraggiando!” ribatté lei infervorandosi  “E poi io sorrido e rido molto. Mi viene naturale e assolutamente spontaneo”

“Lo so, lo so” borbottai distogliendo lo sguardo

“Non capisco perché ti comporti così. Sembri … sembri quasi geloso”

Ero geloso? Beh … forse un pochino.

Fortunatamente arrivò George, con i nostri piatti proprio in quel momento, risparmiandomi la fatica di indugiare in quei pensieri.

“Ecco a voi! Spero sia di vostro gradimento” annunciò posando sul tavolo i piatti

Lo ringraziammo entrambi. Lui sorrise e tornò in cucina.

“Buon appetito” esclamò Sophie di punto in bianco

“Come? Cosa hai detto?”

“Scusa, è l’abitudine. Ti ho augurato buon appetito ma l’ho fatto in italiano” sorrise

“Ha un bel suono la vostra lingua, mi piace” annunciai, felice di poter cambiare discorso

“Grazie. In realtà è una lingua piuttosto complicata, soprattutto a livello grammaticale. E’ molto diversa dall’inglese”

“Parlami ancora in italiano. Mi piacerebbe imparare qualche parola. Però qualcosa di semplice, mi raccomando”

“Beh, parole semplici … fammi pensare”

E cominciò a dire qualche termine che io ripetevo subito dopo. Ad ogni nuova parola mi spiegava il significato e mi correggeva se sbagliavo a pronunciarle.

A fine pranzo sapevo già qualche parole di italiano e tutti i numeri da 1 a 10. Mi disse di continuare a ripeterle di tanto in tanto per non dimenticarle.

“Sei bravo” annunciò solare

“Facciamo così… Io ti aiuto con l’inglese e tu m’insegni un po’ di italiano. Ci stai?” le proposi nella speranza di farle abbassare i muri difensivi che aveva costruito

“Beh, si può fare.”

Ci alzammo dopo qualche minuto. Pagai George e lo ringraziai.

 “Ciao George. Ci vediamo”  lo abbracciai salutandolo.

“Alla prossima! Se sento gli altri ti chiamo così organizziamo un’uscita tutti insieme. E porta anche questa bella bambolina la prossima volta … magari avrà voglia di uscire con un gentiluomo invece che con un bifolco”

“Piacere di averti conosciuto Sophie” la salutò George

“Piacere mio George” rispose lei tendendo la mano per stringergliela

Lui non solo gliela strinse ma la salutò baciandola sulla guancia e facendola arrossire.

Indispettito da quel comportamento un po’ troppo libertino, la presi per un braccio e la avvicinai a me, poi guardai George con un sopracciglio alzato.

Lui lo notò e ridendo si congedò. Uscimmo insieme e ci immettemmo subito sulla strada principale.

“Che simpatico, il tuo amico George” annunciò Sophie dopo pochi passi

“Già. Un vero spasso” bofonchiai seccato

“Come vi siete conosciuti?” domandò curiosa

“Eravamo compagni a scuola. Ci conosciamo fin da piccoli”

“Quindi ha la tua età … è un bel ragazzo”

“Ti piace George?” avevo alzato la voce senza nemmeno accorgermene

 “Ed ora perché stai urlando?”

Ops, forse avevo esagerato un tantino.

“Quindi ti piace George?” domandai nuovamente con voce più bassa

“Beh, non direi che mi piace. Ma ammetterai anche tu che è un bel ragazzo”

Ero seccato e non volevo continuare a parlare di George.

“Non saprei. Non mi sono mai interessati i bei ragazzi. Preferisco le belle ragazze”

Scoppiò a ridere di gusto.

Il suono della sua voce e della sua risata. Erano unici.

“Ti va di continuare a passeggiare?”

“Con te?” domandò allarmata

“Si, certo con me. Con chi credevi?”

“Beh, magari potevamo chiedere a George di farci compagnia …”

“Sophie” la ammonì subito serio.

Lei scoppiò di nuovo a ridere.

“Stavo solo scherzando, Hollywood. Stai calmo” fece lei “Cavoli dai davvero l’impressione di essere geloso. Comunque si, certo che mi andrebbe di passeggiare ... anche se devo farlo con te” mi guardò con una luce scherzosa negli occhi

Sorrisi e le strinsi la mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passeggiammo per tutto il pomeriggio, parlando soprattutto di lei. Ci misi un bel po’ prima di indurla ad aprirsi un pochino perché notai da subito quanto fosse timida e riservata. Ero curioso di sapere com’era, quali erano i suoi interessi, cosa le piacesse e cosa no, quali fossero le sue aspirazioni. Parlammo e scherzammo per diverse ore, prima di essere interrotti dal rumore di un tuono potente. Un temporale era in arrivo; saremmo dovuti tornare a casa in fretta prima che iniziasse a piovere.

“Oh, guarda. Sta cominciando a piovere”

“Già. Dobbiamo tornare a casa prima che peggiori” ammisi imbronciato.

Affrettammo il passo in direzione casa.

Quando arrivammo al cancello della tenuta eravamo comunque entrambi fradici dalla testa ai piedi. Sophie sorrideva allegra mentre io ero abbacchiato e speravo non ci saremmo ammalati. Entrando in casa, si tolse subito le scarpe ed io feci lo stesso lasciandole in corridoio.

“Ho bisogno di fare una doccia” annunciò sempre sorridendo

“Già, anche io ma perché sorridi?”

“Per la pioggia. Mi piace molto”

“A me no invece. E’ triste! ” ammisi seccato

“Io l’adoro! Il tintinnio che produce quando cade, il profumo che rilascia sulle foglie, sull’erba, nel terreno e nell’aria stessa che si respira, le sensazioni che suscita quando la guardi cadere … è tutto così rilassante”

Rilassante?

Forse la mia espressione rifletteva i miei pensieri perché lei se ne accorse e mi sorrise indulgente.

“Ora ti mostro una cosa. Chiudi gli occhi e rilassati”

Eravamo in salotto, mi prese per mano fino a portarmi davanti alla finestra.

“Non sbirciare, mi raccomando. Fai un respiro profondo, svuota la mente e cerca di non pensare” m’istruì per poi aprire una finestra

“Fai qualche respiro a bocca chiusa. Inspira ed espira col naso più volte e dimmi cosa senti” aggiunse continuando pacatamente “Non usare il cervello. Concentrati solo sui tuoi sensi. Cosa senti?” chiese con voce bassa vicino al mio orecchio.

Cosa sento?

Sento che mi piacerebbe stringerti tra le braccia e sdraiarmi con te per sentire il suono del tuo cuore vicino l’orecchio.

Sento che mi piacerebbe accarezzare i tuoi capelli e sentirne la consistenza. Avvicinarne una ciocca al naso e scoprirne il profumo.

“Sento lo scrosciare della pioggia, il suo picchiettare sul tetto e odore di erba bagnata”

“Bene, ma non ti stai concentrando. Cosa provi?”

“In questo momento? Ho freddo ma sono rilassato e mi sembra di avere la testa leggera … probabilmente ho la febbre” conclusi aprendo gli occhi

Scuoteva la testa ma sorrideva

“Non credo tu ti sia concentrato a sufficienza mio caro Sig. Butler. Comunque non importa. Forse sono solo io la strana a cui piace la pioggia, ovunque si trovi”

“Perché ti piace così tanto?” la domanda mi sfuggì dalle labbra

“Non so dirlo con certezza. Mi piace da sempre, fin da quando ero piccola. Mio fratello mi prende sempre in giro, mi chiama la signora della pioggia, e ogni volta che piove mi racconta sempre la stessa storia, arricchendola ogni volta di nuovi particolari”

S’interruppe improvvisamente percependo di essersi lasciata andare a troppe confidenze. Mi sorrise e riprese il discorso di prima

“La pioggia mi piace perché mi rimette in contatto con la natura, mi rimette in pace con me stessa! Mi piace moltissimo guardarla scendere, alla finestra o magari a letto sotto le coperte. Mi rilassa e poi il suono ritmico di quando cade concilia il sonno” concluse con un sorriso

“Già, ora però dovremmo andare a cambiarci prima di ammalarci sul serio”

                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrando in camera e chiusa la porta, mi spogliai veloce lasciando gli abiti sul pavimento e mi fiondai in bagno per una doccia calda. Sotto il getto bollente mi rilassai completamente, mi stiracchiai e mi lavai con cura. Uscì subito dopo aver finito e con un accappatoio intorno ai fianchi rientrai in camera. Mi misi un paio di boxer blu e mi sdraiai sul letto. Chiusi gli occhi.

Ora mi rilasso qualche minuto e poi scendo per la cena…

  
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