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Autore: Never lose myself    17/07/2011    5 recensioni
Quando il primo tassello cade, spinge al suolo tutti gli altri. Lo chiamano effetto domino.
Rimane in piedi un unico tassello. E solo Rock può impedirne la caduta.
Ma per poterlo fare l' unico modo è premere il grilletto...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Revy, Rock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla

sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo ”

( The Butterfly Effect – Chaos theory )

 

 

Pensandoci bene, doveva già esserci qualcosa che non andava, qualcosa di marcio nelle fondamenta della torre. Le torri non crollano mai così, da un giorno all’ altro. No, ci vuole del tempo prima che il tutto si deteriori, prima che le assi cedano e che l’ intera struttura crolli. Ma la cosa che Rock davvero non capiva era come aveva fatto a non udirne lo scricchiolio, come aveva fatto a non accorgersi di quanto oscillasse.

O forse la verità era che, in fondo, sapeva anche lui che non sarebbe durata molto. D’ altronde Revy aveva ben presto cominciato ad avvertire i primi segni di cedimento ed aveva cercato di avvisarlo, di metterlo in guardia, in più e più volte. Ma lui aveva sempre minimizzato la cosa, fingendo di non vedere il rapido deterioramento della torre che era la sua vita lì a Roanapur. Eh sì, è proprio vero che a fingersi cechi si finisce per andare a sbattere.

Bang.

Era bastato un colpo di pistola…un colpo di pistola e in un attimo era andato tutto a rotoli. Uno schizzo del sangue di Revy, uno schizzo del suo di sangue e della torre era rimasto solo un cumulo di macerie. E loro due intrappolati sotto i detriti.

 

Pensandoci bene, non poteva nemmeno prendersela con altri al di fuori di sé stesso. Anche dire il classico “ non è giusto ” non sarebbe stato giusto, e non solo perchè il concetto del “ giusto ” o “ sbagliato ” lì a Roanapur era ben poco stereotipato. Quando il primo tassello cade, spinge al suolo tutti gli altri. Lo chiamano effetto domino.

E, per lui, il primo tassello era caduto quando si era rifiutato di prendere in mano un’ arma. In un’ altra parte di mondo, una parte un po’ più giusta, quel suo rifiuto sarebbe stato visto come un qualcosa di ammirevole, ma lì a Roanapur dove tutti vanno a dormire chiedendosi se la sera seguente saranno ancora vivi per poterlo fare è solo un qualcosa di molto, molto stupido.

Sbam, sbam, sbam.

I tasselli erano caduti uno dopo l’ altro. Un po’ come era caduta Revy quando la pallottola le aveva perforato lo stomaco, un po’ come era caduto lui quando un secondo colpo gli aveva trasformato il ginocchio in un concentrato di dolore così inteso da mozzargli il fiato. La candida camicia da colletto bianco giapponese di Rock era intrisa del sangue di Revy, l’ emorragia non accennava a fermasi e la donna era priva di sensi. Rock la teneva stretta a sé, ma in una mano tremante stringeva una delle beretta92 della compagna.

L’ ultimo tassello era in bilico, ma oscillava pericolosamente.

In piedi davanti a loro c’ era la persona che gli aveva ridotti così: un mercenario come tanti, senza né volto né nome, che personalmente non aveva nulla contro di loro. Gli occhi grigi dell’ individuo, unica parte del suo viso non celata dal passamontagna, parevano dire “ Spiacente amico, nulla di personale: è solo il mio lavoro ”. D’ altronde i mercenari sono come le prostitute: si vendono per il miglior offerente.

Teneva con mano ferma una vecchia makarov* dalla canna rigata, la puntava verso la tempia di Rock con un dito già posato sul grilletto. Sanguinava copiosamente da una spalla, ma la cosa non pareva preoccuparlo. Così come non pareva preoccupato dalla pistola che il giapponese gli puntava addosso. Sapeva che non aveva mai sparato a nessuno e sapeva che non voleva farlo.

L’ ultimo tassello stava per crollare.

Bang.

Il dito premette il grilletto. Un fiotto di sangue scarlatto fuoriuscì dalla carne lacerata ed il corpo cadde al suolo con un lieve tonfo, quasi con dolcezza. Un improvviso conato di vomito spinse Rock a lasciar cadere la pistola ancora fumante per condursi le mani sulla bocca. Chiuse gli occhi per non vedere il mercenario cercare di fornire ai polmoni l’ ossigeno di cui tutto il suo essere aveva così disperatamente bisogno.

Chiuse gli occhi e pregò, un poco per se stesso, molto per Revy. E’ così che succede quando tutto và a rotoli, si finisce sempre per pregare. Forse perché è l’ ultima risorsa che alla gente rimane quando tutto il resto pare ormai vano.

 

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N.d.t: Dopo le Balalaika X Chang, eccomi di nuovo qui a pubblicare ‘sta roba. o.o

Ok, comincio seriamente a credere di essere totalmente incapace di scrivere fanfic. normali ma, ehi, l’ idea di un Rock che spara mi ha sempre affascinato, e non avendo (sorprendentemente) mai trovato una fanfic. che trattasse di questo tema ho deciso di farne una io. Un grosso grazie a tutti voi che avete letto, indipendentemente che questa one-shot vi sia piaciuta o meno.

 

* La makarov è una pistola semiautomatica di fabbricazione russa dal calibro di 9 mm. prodotta dal 1951 al 1991. Non l’ ho scelta per creare qualche collegamento con l’ Hotel Moscow, ma solo per mio gusto personale.

  
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