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Autore: kate95    18/07/2011    10 recensioni
Afferrò il telefono dal tavolino a fianco del divano e senza neanche pensarci compose il numero.
Il numero di Richard Castle.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una notte insolita
 

Aveva finalmente arrestato l’omicida di sua madre. Perché doveva sentirsi proprio così?

La detective Beckett era a casa sdraiata sul suo comodo divano di pelle bianca, pensierosa.

Non sapeva più che cosa fare. Aveva raggiunto l’obbiettivo della sua vita: fare giustizia per sua madre.

Era questo il motivo per cui era diventata poliziotta, il motivo per cui metteva il cuore in ogni indagine, la ragione che le permetteva di andare avanti. Ma ora che tutto era finito che cosa avrebbe fatto?

Sarebbe riuscita a continuare a lavorare con la stessa passione che aveva avuto fino ad allora?

Aveva ancora voglia di passare il resto della sua vita ad indagare su morti misteriose, casi macabri e a volte raccapriccianti?

Kate si mise in piedi e si diresse in cucina. Afferrò una bottiglia di birra e tornò ai suoi pensieri. Si sedette sul bracciolo del divano e poi si lasciò andare all’indietro con la schiena fin a restare coricata con le gambe a penzoloni al di là del bracciolo.

Erano le due di notte, non riusciva a prendere sonno e nonostante il freddo indossava soltanto una corta vestaglia di seta nera, poco più lunga di una canotta estiva, e slip coordinati.

Le gambe completamente scoperte ondeggiavano pigramente mentre i suoi piedi sfioravano la superficie fredda e liscia del pavimento.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno.

Afferrò il telefono dal tavolino a fianco del divano e senza neanche pensarci compose il numero.

Il numero di Richard Castle.

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

Ci ripensa.

"Non risponderà. Sta dormendo, come tutte le persone normali fanno. A parte me. Poi non avrà voglia di farmi da psicologo a quest’ora del mattino" ma prima che riuscisse ad attaccare una voce risuonò dall’altro capo del filo.

"Ehi, Beckett. Come mai mi chiami a quest’ora. C’è stato un omicidio?"

"E adesso che gli dico? Perché ho chiamato proprio lui?!" pensa.
"No, nessun omicidio, in realtà non riuscivo a dormire, mi dispiace averti disturbato … avevo bisogno di parlare con qualcuno …" risponde in imbarazzo.

"Wow, sono colpito" dice.

"Di cosa?" chiede con voce interrogativa.

"Hai appena ammesso che mi hai chiamato solo per sentire la mia voce" era euforico, contento per essere riuscito a cogliere Beckett con le mani nel sacco.

"Scordatelo, Castle" cercò di apparire arrabbiata e decisa al tempo stesso ma dentro di sé sapeva quanto quella affermazione fosse vera.

"Non importa. Torna a dormire" aggiunse poi.

"No, aspetta. Avevi bisogno di parlare. Raccontami i tuoi dubbi. Spara" ricominciò Rick "… non nel senso letterale di sparare … insomma, hai capito, no?"

"Sì. Ma davvero non ha importanza, torna a riposare. Ci vediamo domani"

"Sei sicura?" chiese dubbioso.

"Sì, certo. Notte Castle" concluse la detective con voce un po’ insicura. Non era stata una buona idea chiamarlo. Non era pronta a dirgli ciò che la turbava.

"Ok, notte" Rick chiuse la chiamata per niente convinto.

Non era da Beckett chiamare nel pieno della notte per poi non dire nulla. La sua voce era triste, c’era qualcosa che non andava e sicuramente non avrebbe lasciato la sua musa in difficoltà.

Scrisse un messaggio e dopo essersi vestito uscì di casa in un batter d’occhio.

 

Era stanca ma non riusciva a dormire. Come al solito.

Con gli occhi chiusi cercava di scacciare via i brutti pensieri senza successo.

Poi lo squillo del telefono la distolse dalle sue riflessioni.

Un nuovo messaggio da Castle.

"Che cosa ci fa la straordinaria KB ancora in piedi a quest’ora? Scommetto che hai un problema e anche che hai saltato cena perché troppo occupata a pensare, vero? Italiano o cinese? Stanotte solo per te il più noto scrittore della città si trasformerà in un fattorino di cibo a domicilio. Rispondimi perché se non lo fai arriverò con entrambi"

Un sorriso si allarga sul suo viso. Le piace che lui le dedichi attenzioni speciali e che si preoccupi per lei.

"Italiano. Grazie" messaggio inviato.

Dopo meno di mezz’ora suonano alla porta.

Si alza e va ad aprire.

"Ciao, Castle" lo saluta rendendosi conto solo allora di come è vestita "scusa, vado un attimo a cambiarmi. Entra pure"

Lo scrittore appena si accorge del suo abbigliamento rimane un attimo imbambolato a guardarla: indossava solo una canotta di seta con minuscole spalline, scollo a V e alcuni riporti di pizzo. Le gambe lunghe e magre erano totalmente scoperte e i piedi scalzi.

"Ehi, non è un problema" rispose dopo aver ripreso a respirare "stai benissimo"

"Grazie" risponde imbarazzata.

Castle le porge il sacchetto con il cibo mentre si siedono sul divano.

"Non dovevi venire …" comincia lei.

"Perché? Hai un problema e voglio aiutarti, voglio che tu sappia che puoi fidarti di me" rispose lui rimanendo incantato a guardarla per qualche istante.

I suoi lunghi capelli mossi le ricadevano dolcemente sulle spalle incorniciando il suo viso pallido e risaltando i suoi occhi stupendi. A gambe scoperte e incrociate sul divano mangiava lentamente il cibo che le aveva portato, in silenzio.

"Che cos’è che ti turba?" domandò lui quando ebbe finito.

"Non so più cosa devo fare. Non sono più sicura di nulla, né del mio lavoro né della mia vita. Ho dedicato la mia intera esistenza al lavoro e alle ricerche dell’omicida di mia madre, e ora che lo trovato sono felice ma non credo di sapere più cosa voglio davvero …" la sua voce era incrinata dalla tristezza e dall’incertezza "non so più chi sono …"

Beckett sentì le dita di Castle sfiorarle delicatamente il mento e portarlo verso di lui costringendola a fissarlo negli occhi.

"Tu sei Kate, la straordinaria KB. E non importa che cosa farai, se continuerai il tuo lavoro oppure no, io so solo che la Kate che conosco è la donna più forte che abbia mai incontrato, che non si arrende mai e che è una detective fantastica; ma nessun può scegliere al posto tuo cosa fare della tua vita.
Qualunque scelta tu farai non ti cambierà, resterai sempre la stessa, e non devi aver paura di sbagliare. Fai soltanto quello che senti nel tuo cuore" le prese delicatamente la mano con l’intenzione di farle sentire il cuore che gli martellava forte dentro il suo petto. Voleva che lei sapesse cosa lui provasse in quegli istanti, che il suo cuore batteva esclusivamente per lei. La guidò delicatamente fino al suo corpo mentre Beckett rimaneva un po’ spiazzata da quel gesto e un brivido le percorreva la schiena al contatto delle sue dita con il petto di Castle. Poteva sentire il suo battito accelerato e irregolare mentre lui la fissava negli occhi: "Senti il mio cuore battere?" chiese in un sussurro.

La detective annuì in silenzio rapita totalmente dalle parole dello scrittore.

"Sai che cosa significano questi battiti irregolari?" continuò.

"No" rispose con voce flebile. Si era accorta della poca distanza che li divideva e di certo questo non l’aiutava a pensare lucidamente.

"Significa che qualunque cosa tu deciderai resterai sempre la mia musa, anche se non sarai più una poliziotta" disse avvicinandosi involontariamente al viso di lei.

Solo pochi centimetri separavano i loro volti: il cuore di Castle cominciò a battere molto più forte di prima e Beckett se ne accorse.

"Batte più forte adesso. Che cosa significa ora?" disse istintivamente pentendosi della sua domanda subito dopo.

"Non lo sapevo neanche io fino a qualche tempo fa. È come se impazzisse per qualche istante, e succede solo quando ci sei tu, quando ti sento vicina, molto più vicina del solito …" i loro sguardi erano incatenati e non riuscivano più a separarsi, poi gli occhi di Rick si spostarono da quelli di Kate alla sua bocca, soffermandosi sulle sue morbide labbra per qualche istante " … ma ora so cosa vuol dire. Significa che ogni istante che passo con te è bellissimo, che mi basta un tuo sorriso per farmi stare meglio, significa…"

La loro distanza era quasi nulla perché mentre lo scrittore parlava si avvicinava sempre più.

"… significa questo" concluse posando le sue labbra su quelle di Kate in un leggero e romantico bacio.

Sperava che la detective non lo rifiutasse, che non razionalizzasse tutto e che si lasciasse andare a quel contatto che diventava ogni istante più passionale.

Per fortuna dello scrittore, Beckett non aveva alcuna intenzione di staccarsi da lui, aveva desiderato da tanto quel momento e non se lo sarebbe lasciato scappare, non stavolta.

Rick le prese il volto tra le mani mentre continuavano a baciarsi e le loro lingue si mescolavano in un’armonia perfetta.

A poco a poco Kate sentì le mani di Castle scendere giù dal suo viso e accarezzarle il collo, poi le spalle, i fianchi fino a passare intorno alla sua vita e stringerla più forte a sé.

I loro corpi erano completamente attaccati l’uno all’altro: Beckett poteva sentire i pettorali di lui sotto la camicia mentre le sue dita slacciavano i bottoni ad uno ad uno.

Sentì un brivido quando Rick infilò le mani sotto la sua canotta di seta e cominciò ad accarezzarle la schiena.

Lui sentiva la sua morbida pelle sotto le dita mentre risaliva sempre più su lungo la sua bianca schiena e la abbracciò più forte per paura che potesse scappare.

Ma ad interrompere quel momento magico non fu la mente di Beckett bensì il suo cellulare.

Castle maledisse tra sé e sé il suo telefonino e anche chi dall’altro capo dell’apparecchio la stava cercando.

La detective istintivamente, una volta capito che si trattava del suo telefono, staccò leggermente le sue labbra da quelle di lui e protese il braccio cercando il suo cellulare alla cieca.

Rick riprese il contatto con la sua bocca ricominciando a baciarla: "Non rispondere, ti prego" le sussurrò.

Kate tentò di separarsi di nuovo ma senza risultato.

"Rick… devo rispondere…" disse con il fiato corto.

Lui si staccò di malavoglia solo di qualche centimetro da lei continuando però ad abbracciarla.

La detective incontrò per un attimo i suoi occhi e disse maliziosa: "Guarda che non scappo mica…"

Rick sorrise al pensiero che lei sarebbe rimasta e mentre rispondeva al telefono si avvicinò pericolosamente a lei cominciando a baciarle la guancia e poi il collo.

Kate rischiava di lasciarsi scappare qualcosa di decisamente poco consono alla chiamata da parte di Lanie e tentò in ogni modo di chiuderla al più presto. Ma la sua amica sembrava proprio non voler smettere di chiacchierare: "Scusa se ti chiamo a quest’ora ma quando te ne sei andata dal distretto avevi una brutta cera e pensavo che magari ti servisse un po’ di compagnia, una serata tra donne…" diceva.

"Lanie, ti ringrazio tanto ma non c’è bisogno che tu ti preoccupi…" cominciò Beckett trovandosi in notevole difficoltà quando Castle le diede un piccolo morso nell’incavo tra la spalla e il collo.

Riprese a parlare più affannata: le labbra di Rick che le sfioravano la pelle le stavano facendo il solletico e rischiava di impazzire. Lo scrittore, nonostante i suoi tentativi di farlo smettere, continuava costantemente a coccolarla imperterrito.

"No, nessun disturbo Kate, figurati, anzi magari passo da te così se hai bisogno di parlare…" aggiunse il medico legale.

La poliziotta non sapeva più cosa fare, così afferrò lui per l’orecchio per allontanarlo.

"MELE, MELE, MELE!!!" continuava a ripetere lui ad alta voce.

Lei mollò la presa per paura di essere scoperta.

Lanie dal canto suo credeva di aver capito che l’amica avesse compagnia, anzi sapeva già anche quale tipo di compagnia.

"Senti…" riprese Kate imbarazzata "…io…avrei… da fare…"

"Hai compagnia, non è vero?" chiese maliziosa senza dare il tempo alla detective di rispondere "domani voglio tutti i dettagli! Ci vediamo a pranzo nel bar sotto il distretto, chiaro?"

"Ok, ciao Lanie" riagganciò disperata mentre Rick aveva già ripreso a tormentarle il collo e con le dita aveva abbassato la spallina della sua canottiera.

"Castle!" lo rimproverò "sei a dir poco ingestibile!"

"Ingestibile?" chiese "e tu che mi hai quasi staccato un orecchio?"

"E’ la diretta conseguenza dell’essere ingestibili" rispose.

"Davvero?! Allora tu sei una guastafeste"

"Guastafeste a chi?!"

"A te. Perché hai risposto al telefono"

"E non avrei dovuto?"

"No, assolutamente"

"Perché?"

"Perché avevi di meglio da fare"

"Del tipo…?" chiese Kate mentre si mordeva il labbro inferiore con grande malizia. Adorava farlo impazzire.

"Del tipo continuare a baciarmi…"

"Scemo…" Beckett concluse il loro battibecco riprendendo il contatto con le sue labbra.

La passione che per troppo tempo avevano tentato di negare prese il sopravvento e dopo aver tolto la camicia a Rick passò a sfilargli la cintura.

Erano ancora abbracciati sul divano quando Kate pensò che forse era meglio continuare in camera.

Si alzò senza preavviso portandosi dietro Castle che continuava a baciarla.

Percorsero il corridoio ad occhi chiusi e quando arrivarono alla camera da letto non centrarono la porta: Kate finì con la schiena sullo stipite della porta e per poco non rischiò di inciampare mentre Rick le sfilava la maglia.

Per tutta la notte non fecero altro che lasciarsi cullare dalla loro passione e coccolare l’uno dall’altra, dolcemente.

Alle prime luci dell’alba erano ancora svegli, abbracciati con le gambe incrociate tra di loro, ognuno perso a riflettere.

"A che pensi?" chiese Castle curioso, dopo che aveva notato Kate mordersi il labbro inferiore, tipico di quando rifletteva.

"Penso a come posso essermi innamorata di un pazzo come te" rispose sincera con un sorriso sulle labbra.

"L’hai ammesso!" rispose Rick trionfante sciogliendo l’abbraccio per guardarla negli occhi.

"Che cosa?" domandò facendo finta di nulla.

"Che ti sei innamorata" disse mentre si sollevava dal letto puntando e facendo leva sui gomiti.

"Rick…" sussurrò lei osservando le sue imbranate mosse per alzarsi "…ti amo"

"Adoro quando mi chiami Rick… ripetilo" disse mentre ruotando si mise sopra di lei.

"Rick…" lo chiamò nuovamente lei con voce morbida e sensuale.

"No, no… ripeti quello che hai detto dopo"

Beckett assunse un’aria pensierosa facendo finta di non capire: "Non mi ricordo cosa ti ho detto"

"Ah, davvero?" disse lui sorridendo "vuoi che ti rinfreschi la memoria?"

Lei annuì guardandolo negli occhi.

Lo scrittore si avvicinò al suo viso mentre sentiva il suo profumo di ciliegie farsi più intenso. Con il profilo del naso Rick sfiorò delicatamente le guance di Kate per poi scendere più in basso verso la sua bocca.

Esitò un istante sulle sue labbra mentre lei chiudeva gli occhi aspettando quel momento e allungando il collo verso di lui per colmare la distanza che li separava.

Poi Castle adagiò le labbra sulle sue rapendola in un delicato ma al tempo stesso intenso bacio.

Beckett incrociò le braccia dietro il collo di lui avvicinandolo ancora di più.

Quando si staccarono la detective riprese a parlare: "Adesso mi ricordo" cominciò facendo poi una pausa ad effetto "ti amo"

"Ora si che va molto meglio" rispose lui osservandola "ti amo anch’io"

E mentre entrambi ridevano spensierati Rick, ancora una volta, si perse nei suoi bellissimi occhi nocciola.

   
 
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