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Autore: _eco    18/07/2011    10 recensioni
baby!Tyler&baby!Caroline presentano...
"Le figlie dei gay non fanno le cheerleader", intimò Amanda, avvicinandosi a Caroline e spingendola per il petto.
Tyler notò che le labbra della piccola Forbes cominciavano a tremare, e batté un piedino per terra, come se fosse stato quasi arrabbiato con lei. Insomma, non si poteva negare che quando Tyler le faceva un dispetto, Caroline avesse sempre qualcosa da ribattergli con quella vocina stridula e capricciosa che faceva andare sui nervi il piccolo Lockwood.
Allora perché in quel momento se ne stava lì, muta e ad un passo dallo scoppiare a piangere?

Leggete e recensite.
Vostra,
_Lullaby_
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Blondie and the Beast'
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Taken! (No yet)
"<< Le figlie dei gay non fanno le cheerleader >>, intimò Amanda,
avvicinandosi a Caroline e spingendola per il petto.
Tyler notò che le labbra della piccola Forbes cominciavano a tremare,
e batté un piedino per terra,
come se fosse stato quasi arrabbiato con lei"
(Dalla riga numero cinquantadue)

 

<< Pronti! >>.
Il ragazzino sistemò una gamba più avanti, affondando le scarpe nuove nel terriccio bagnato dalla recente pioggia. Se solo mamma l’avesse visto, sarebbero stati guai seri.
<< Partenza! >>.
Con la coda dell’occhio, osservò le movenze poco più goffe dell’amichetto, che si limitava ad imitarlo in silenzio.
<< Via! >>.
Entrambi staccarono le mani dal terriccio e presero a correre. Quel giorno, Matt, era più veloce del solito e finì col tener testa a Tyler per i primi cinque metri di corsa. Con uno scatto fulmineo, però, Tyler lo sorpassò di un metro circa. Nel suo visino da monello si dipinse la tipica espressione di chi stringe la vittoria in pugno e non vede l’ora di rinfacciarla al perdente. Tanto Matt non si sarebbe offeso – non si offendeva mai lui –, anzi, gli avrebbe stretto la mano come un bravo sportivo.
Il punto d’arrivo era la vecchia quercia posta proprio al centro del cortile scolastico, e sia Tyler che Matt non l’avevano persa di vista nemmeno un attimo. Tyler chiuse gli occhi, solo per un piacevole secondo. Percepì il vento sferzargli i capelli, avvertì i sospiri affannosi di Matt nel tentativo invano di raggiungerlo. E poi qualcosa, che in un certo senso rovinava quell’atmosfera che faceva una gara di corsa tutto ciò di cui il piccolo Lockwood aveva bisogno per cominciare una mattinata scolastica fra i banchi e le sedie, dove non avrebbe certo potuto correre. Un brusio animato faceva da sottofondo al cinguettare degli uccellini e al vento, che anche lui produceva un suono non definibile.
<< Sta picchiando la Forbes! >>, strillò tutta eccitata Lavinia Price, battendo le mani fra loro e i piedi per terra.
Tyler rivolse uno sguardo alla ragazzina che stringeva un borsone quasi più grosso di lei. Si rese conto di trovarsi nei pressi della palestra e che quel borsone significava solo una cosa: gli allenamenti delle cheerleader per la partita successiva. Una folla di bambini curiosi si radunò attorno il piazzale che dava sulla palestra, alcuni correvano concitati, altri camminavano a testa bassa. Forse erano stati trascinati dagli amichetti più curiosi.
Il ragazzino avvertì i respiri di Matt farsi più vicini: inconsapevolmente aveva cominciato a marciare, più che a correre. L’amichetto biondo lo superò con un sorriso vittorioso nel volto. Per qualche minuto Tyler tentò di vincere la gara, ma si rese conto con rammarico che era ormai troppo tardi. Lanciò un ultimo sguardo ad un Matt visibilmente soddisfatto di aver vinto su Tyler, almeno una volta, e si rese conto che farlo sognare un po’ non avrebbe fatto male a nessuno. Intanto, quelle parole urlate da Lavinia come se fossero state l’annuncio di un nuovo spettacolino, continuavano a martellargli il cranio.
Lui era il figlio del Sindaco, e anche se in casa le risse di qualsiasi genere – fisiche e non – si risolvevano tutte con la violenza, nel profondo si sentiva in dovere di porre fine a quella situazione che aveva richiamato sin troppi spettatori. Sbuffò, non ancora rassegnatosi al fatto che quella volta avesse vinto Matt. Fece dietro front e si mise a correre verso la palestra. La folla si era raddoppiata ed era quasi impossibile passare, ma Tyler, a forza di gomitate e spintoni riuscì a raggiungere un buon posto in prima fila. Da lì, riusciva a vedere tutto dal profilo. Amanda Hook se ne stava in piedi, le mani sui fianchi, la faccia antipatica resa ancora più irritante da quell’espressione stizzita. Indossava il gonnellino delle cheerleader, quello a coste rosso e blu. Amanda era la capo cheerleader da quasi un anno e mezzo, e l’unico motivo era la sua età, dal momento che era una delle più grandi. Perché lei non era brava, non quanto Elena, Bonnie o…Caroline.
Ed era proprio Caroline quella che se ne stava per terra, inerme, col solo sostegno dei gomiti candidi e sbucciati poggiati sul terriccio, anche il ginocchio destro era tutto scorticato. Gran parte della gonnellina era sporca di fango, e le codine legate dai nastri intonati alla divisa, avevano perso la loro vivacità. In quel momento ricadevano senza vita sul collo di Caroline.
<< Le figlie dei gay non fanno le cheerleader >>, intimò Amanda, avvicinandosi a Caroline e spingendola per il petto.
Tyler notò che le labbra della piccola Forbes cominciavano a tremare, e batté un piedino per terra, come se fosse stato quasi arrabbiato con lei. Insomma, non si poteva negare che quando Tyler le faceva un dispetto, Caroline avesse sempre qualcosa da ribattergli con quella vocina stridula e capricciosa che faceva andare sui nervi il piccolo Lockwood.
Allora perché in quel momento se ne stava lì, muta e ad un passo dallo scoppiare a piangere?
Amanda afferrò una codina di riccioli biondi e la tirò con forza. Caroline si aggrappò all’estremità della codina, nella speranza di sentire meno dolore.
<< La…lasciami! >>, provò ad urlare.
E nella sua testa urlò per davvero! Ma ciò che le uscì dalle labbra tremanti fu un rantolo strozzato.
Caroline si guardò intorno: dov’erano Elena e Bonnie? Forse quel giorno sarebbero arrivate in ritardo. Una lacrima salata le scivolò sulle gote prima ancora che provasse a trattenerla.
Gli occhi erano appannati da un fiume irrefrenabile, ma Caroline fu piuttosto sicura di aver visto l’immagine, seppur sfocata, di Tyler Lockwood. Era in prima fila, quel monello. E se ne stava con le mani lungo i fianchi, a fissarla con un’espressione indecifrabile. La folla di bambini era scoppiata in una fragorosa risata: dovuta alla flebile risposta di Caroline o alle lacrime che le erano scivolate dagli occhi?
Distolse lo sguardo da quello del piccolo Lockwood e si mise a frugare fra tutti quei bambini che la osservavano, in preda a risate di scherno che non volevano più finire. Riconobbe Racheal Gibson, la bambina a cui, un giorno, aveva prestato l’intero portacolori. E Daniel Jefferson, con cui aveva frequentato il corso di arte. Si erano divertiti un mondo insieme, e ora sia Racheal che Daniel la fissavano quasi sprezzanti.
<< Papino ti ha presentato il suo innamorato? >>, le domandò Amanda, ancora intenta a tirarle i capelli.
Eppure Caroline non sentiva più niente del dolore fisico, non avvertiva il sangue sgocciolarle dai palmi scorticati, ma solo un immenso vuoto dentro. Era delusa. Tyler la fissava ancora, e voleva forse incoraggiarla con quello strano movimento delle mani?
Il ragazzino osservò l’espressione indifesa di Caroline e si sentì piccolo e inutile in quella mischia di bambini curiosi. Lui era suo amico, la conosceva da quando erano solo dei neonati e ora se ne stava là senza far niente.
<< Lasciala andare, Amanda! >>, proruppe, facendo un passo avanti.
Com’era piccolo anche lui paragonato a quella spilungona bruna, ma ad un tratto si sentì potente e infinitamente grande. Più grande del Sindaco, dello Sceriffo e di tutti gli insegnanti messi insieme. Afferrò il magro braccio della Hook e lo staccò dai capelli di Caroline, che emise un sospiro di sollievo e prese a massaggiarsi le tempie. Deglutì, mandando giù quello che doveva essere uno dei tanti nodi che le si era attorcigliato in gola. Tyler le diede le spalle, ora era lui che stava affrontando Amanda. La folla fece silenzio, ad eccezione di qualche mormorio sorpreso.
<< Il piccolo Lockwood difende la biondina >>, annunciò la ragazzina, dando qualche scappellotto in viso a Tyler.
Il bambino le bloccò la mano e conficcò le unghie più in profondità di quanto potesse.
<< Sei una viscida ragazzina >>, esclamò il bambino, trattenendosi dal sputarle in faccia solo perché lei era una femmina, << perché non te la prendi con quelle che hanno la tua età? >>.
<< Perché non ci sarebbe divertimento >>, rispose Amanda, che evidentemente non aveva fatto molto caso al tentativo da parte di Tyler di farle del male.
<< Lo dirò a mio padre! >>, minacciò lui, senz’altra risposta da darle.
<< Sì, sì >>, annuì Amanda, prendendolo in giro, << e tu perché la difendi? La odi! Lei – indicò Caroline, ancora immobile dietro di loro – ha distrutto il tuo aereoplanino solo qualche giorno fa. E’ ovvio che la odi! >>.
Tyler incontrò per un attimo fuggente lo sguardo spaurito di Caroline. Aveva di nuovo paura. Paura che Amanda riuscisse a metterle contro anche l’unico ragazzino che aveva tentato di difenderla?
<< Lei – e Tyler indicò Caroline, lanciandole un sorriso complice – è mia amica. E gli amici difendono sempre gli altri amici, quando sono in difficoltà >>, replicò Tyler.
Poi mollò la presa dalla mano di Amanda, notando che aveva davvero lasciato dei solchi profondi con le sue unghiette da bambino. Ne fu felice. Per un attimo si dimenticò del suo povero aereoplanino che era planato sui cespugli spinosi della scuola, dopo il lancio di Caroline. Tyler si voltò verso l’amichetta bionda. Le tese una mano e lei non indugiò molto prima di afferrarla e stringerla forte, come se si fosse aggrappata alla sua unica ancora di salvezza.
<< Andiamo via da qui >>, le disse aiutandola a tirarsi su.
Caroline si scrollò il fango dalla gonnellina come meglio poté, anche se alcuni aloni scuri erano rimasti indelebili sul tessuto. E così, mano nella mano si fecero strada nella folla di bambini e uscirono, verso i bagni delle bambine.
<< Che fai? Mica puoi entrare! >>, squittì Caroline con voce ancora nasale per via del pianto.
Tyler la guardò sbuffando e si affacciò alla porta del bagno. Non c’era anima viva.
<< Entra >>, le disse, facendo ingresso lui per primo.
Caroline era rimasta immobile sull’uscio della porta, le mani sui fianchi e la sua solita espressione contrariata che serbava solo a Tyler.
<< Vuoi davvero andare a scuola con quella cosa tutta sporca? >>, le intimò Tyler, indicando la gonnellina macchiata.
Caroline roteò gli occhi ed entrò anche lei, socchiudendo la porta, in modo da poter tenere d’occhio chi entrava senza essere visti. Tyler si avvicinò alla schiera di lavabi bianchi e ne scelse uno infondo alla stanza. Aprì il rubinetto e un getto d’acqua congelata cominciò ad uscire. Sfilò dalla tasca un paio di fazzolettini e ne porse uno a Caroline.
<< Intanto, pulisciti il viso >>, le disse.
<< C’è del fango anche lì? >>, si preoccupò la bambina.
<< No, ci sono lacrime >>, rispose con una certa ovvietà Tyler.
<< Io non ho pianto! >>, replicò Caroline, passandosi il fazzoletto sulle guance.
<< Caroline, stai scherzando vero? E’ una battaglia persa in partenza. Hai pianto, punto e basta >>, concluse il ragazzino, bagnando un fazzoletto con l’acqua.
<< Mettiti qua >>, spiegò, battendo i palmi sul bordo bianco del lavandino.
Caroline saltò su, le gambe penzoloni verso il vuoto e il capo chino verso la gonnellina imbrattata. Tyler prese a strofinare energicamente il fazzoletto sui punti macchiati della gonna, senza rivolgere alcuno sguardo a Caroline. Era calato il silenzio. In quel momento, il silenzio conciliò il ritorno di alcuni pensieri nella mente di Tyler. Le parole di Amanda echeggiavano nella sua testa, come aghi pungenti.
<< Le figlie dei gay non fanno le cheerleader >>.
Tyler, nonostante fosse un bambino vivace, non aveva mai detto una parolaccia, tranne quelle volte in cui si ritrovava chiuso in soffitta durante una delle sue punizioni. Allora, per scaricare la rabbia, cominciava a dire brutte parole ad alta voce, consapevole che nessuno lo avrebbe sentito. Ma in quel momento, quando Amanda aveva pronunciato quella frase, avrebbe voluto prenderla per le spalle, scuoterla con violenza e sputarle in faccia tutte le parolacce che conosceva. La voglia di chiedere a Caroline se quelle parole l’avevano ferita non era facile da ignorare. Tyler si diede dello stupido: era ovvio che quelle parole avessero fatto del male alla piccola Forbes, e forse, parlarne non era ciò che le serviva per tirarsi su di morale. Allora cominciò a cercare una domanda da farle, e la trovò.
<< Perché non ti sei difesa? >>, borbottò, continuando a strofinare.
<< Volevo farlo >>, si giustificò lei.
<< Con me lo fai sempre >>, ribatté il ragazzino, guardandola di sottecchi.
<< Ma tu sei mio amico >>, precisò la bambina.
<< E che vuol dire? >>, bofonchiò Tyler.
Si stava davvero concentrando nel ripulire quelle macchie e nemmeno si accorse che un fiotto di acqua gelida scese lungo il ginocchio sbucciato di Caroline e la gamba della bambina sussultò. Lei però non disse niente. Tyler alzò il capo e guardò i suoi occhi celesti, stringendo le labbra in un timido cenno di scusa.
<< Beh, vuol dire che… >>, le guance di Caroline si tinsero di un rosso vivo, <<…anche se ti dico brutte parole poi siamo sempre amici, no? Ecco perché a te rispondo sempre. E anche se ti ho rotto l’aereoplanino, giochiamo insieme lo stesso. E’ la stessa cosa, non è vero? >>.
Tyler si allontanò per gettare il fazzolettino intriso di acqua e fango. Poi ne bagnò un altro e tornò a strofinare su un altro punto del tessuto.
<< Forse >>, asserì.
Caroline serrò le labbra e rivolse il suo sguardo turchino alla zazzera scura di Tyler, che intanto cominciava a sudare freddo: quelle macchie non volevano proprio andar via.
<< Dovrebbe lavarla lei la tua gonna… >>, biascicò Tyler.
<< Ma guarda che… >>, tentò Caroline.
<< …prendersela con i più piccoli….>>, continuò lui, ignorandola.
<<…nel borsone… >>, le due voci si sovrapposero.
<< …è da stupidi… >>, concluse Tyler.
<<…ho un cambio… >>, terminò Caroline.
Un rumore molto simile alle nocche che bussano contro una porta li fece sobbalzare. Entrambi rivolsero sguardi preoccupati  verso la porta legnosa dipinta di verde.
<< Di là! >>, esclamò la biondina, indicando la porta di un bagno aperta.
Afferrò la mano paffuta di Tyler e se lo trascinò dietro.
<< Sali >>, gli ordinò concitata.
Tyler non ribatté e si mise in piedi sulla tavolozza del water, in modo che se qualcuno si fosse abbassato per controllare, avrebbe visto soltanto le scarpette nere di Caroline.
Sentirono alcuni passi avvicinarsi alla loro porta e un’ ombra ingombrante si proiettò sul pavimento. Doveva essere l’inserviente. Caroline emise un gridolino soffocato e Tyler si chinò per tapparle la bocca. Entrambi tenevano il fiato sospeso. Poi il rumore della porta che si chiudeva li fece tranquillizzare di nuovo.
Caroline si avvicinò alla porta e la spinse, affacciandosi per osservare che non ci fosse nessuno. Uscì e poi ritornò da Tyler, dandogli il via libera. Notò che il ragazzino era saltato per aria quando si era avvicinata. Forse pensava che fosse qualcun altro.
<< Ti sei spaventato! >>, ridacchiò Caroline.
<< Mmm mmm >>, scosse la testa Tyler.
I due bambini uscirono e si ritrovarono davanti i lavabi. Un fazzolettino inumidito giaceva per terra.
<< Aspetta >>, la bloccò Tyler, afferrandola per un gomito, << cos’è che volevi dirmi poco fa? >>.
<< Quando? >>, domandò evasiva Caroline.
<< Non fare la finta tonta. Hai detto qualcosa su un borsone e…Caroline! >>, la richiamò il ragazzino.
<< Che c’è? >>, chiese con innocenza lei.
<< Tu avevi dei vestiti di ricambio nel borsone, vero? >>, sillabò il bambino.
<< Può darsi >>, balbettò la bambina.
Aveva sfoderato il suo classico sorrisetto malizioso e stava giocherellando con i boccoli dorati.
<< E quindi ho pulito la tua gonna inutilmente! >>, esclamò Tyler.
<< Eri così divertente, piccolo Ty cuoricino >>, scimmiottò lei, afferrandogli le guanciotte paffute, proprio come faceva solitamente Carol Lockwood.
<< Questa me la paghi! >>, disse lui.
<< Prova a prendermi >>, lo sfidò lei, sgusciando via dal bagno delle donne.
Si ritrovò ad osservarlo dall’uscio della porta, con le mani sui fianchi e il sole che le schiariva i capelli già biondi. Gli fece una linguaccia e scappò via, guardandosi alle spalle.
<< Caroline! Torna indietro! Come faccio ad uscire da qui? >>, urlò Tyler.
Il ragazzino rimase immobile per qualche minuto, riflettendo sul fatto che se fosse uscito tutti lo avrebbero sicuramente preso in giro. Era il bagno delle ragazze, e a meno che non fosse diventato invisibile sarebbe dovuto uscire sotto le risate dei passanti. Affacciò con il capo e si guardò intorno. La campanella doveva essere suonata perché in giro non c’era quasi anima viva. Già, quasi. Caroline era in piedi accanto alla palestra, le mani sui fianchi, il piedino che batteva frenetico sull’asfalto e le codine che ballonzolavano seguendo i movimenti del visetto vivace. Tyler rientrò e si mise a tastare il muro, finché non si accorse di uno smussamento che affacciava sul bagno dei ragazzi, poco più in là. Diede un colpo con la punta della scarpa e il muro si aprì come se fosse stato una semplice botola di legno. Quante volte aveva lodato quella sorta di passaggio segreto! Tutte le mattine, soprattutto all’ora della ricreazione oltre che a quella successiva alla palestra, quella fessura era contesa da tutti i ragazzini, che a turno si mettevano ad osservare di soppiatto ciò che succedeva nel bagno adiacente. Tyler scivolò dentro e si chiuse alle spalle la botola. Cominciò a strisciare lentamente lungo il tunnel di metallo, che altro non era che una semplice conduttura dell’aria. Tirò un pugno quando si accorse della parete di fronte e a sbucò nel bagno dei ragazzi. Deserto anche quello, per sua fortuna.
Aprì la porta e sorrise, accorgendosi che Caroline stava ancora lì, poco più avanti, gli dava le spalle e sembrava aspettarlo. Tyler camminò in punta di piedi e uscì dal bagno maschile, curandosi di non fare alcun rumore. In pochi istanti si ritrovò a poca distanza da Caroline che era rimasta indifferente alla sua presenza. Con uno scatto fulmineo la afferrò per i fianchi, facendola saltare in aria.
<< Presa! >>, urlò.
<< Non ancora! >>, ribatté lei, liberandosi dalla stretta di Tyler e mettendosi a correre.
Cominciò a sgambettare lungo il cortile semideserto e, prima di scomparire dietro una struttura di metallo – forse un ripostiglio – lanciò un’occhiata divertita a Tyler, che era rimasto qualche metro dietro di lei, immobile.
<< Ti arrendi così facilmente? >>, intimò scuotendo la testolina di qua e di là.
<< Siamo in un ritardo pazzesco! >>, si giustificò Tyler.
<< Non mi sembri nemmeno tu. Che ti frega del ritardo? >>, civettò Caroline, e il ragazzino poté vedere come inarcava il sopracciglio biondo nella sua espressione di sfida, anche se era lontano da lei.
<< Tyler Lockwood è un codardo! Codardo! Codardo! Si fa battere da una femmina >>, cantilenò Caroline a gran voce, le mani raccolte a imbuto intorno alla bocca, i fianchi che si muovevano da un lato all’altro e lo sguardo rivolto a Tyler.
<< Ora sì che puoi cominciare a scappare! >>, la avvertì il ragazzino, scattando verso di lei.
<< Che paura! >>, scimmiottò Caroline, prima di svanire dietro il capannone.
Tyler riuscì a scorgere la figura mingherlina della bambina che si agitava nella sua gonnellina a coste, facendo dondolare le codine in una danza innocente. Caroline aveva uno strano modo di correre: sgambettava di qua e di là, tenendo le braccia tese lungo i fianchi, e le mani dritte. Era altezzosa anche mentre correva, quella piccola birbante.
Tyler si poggiò ad un vecchio palo della luce e si piegò in due, portandosi una mano sulla pancia.
<< Hai vinto! >>, urlò rivolto a Caroline.
Lei si voltò e gli rivolse un sorriso compiaciuto, portando le mani sui fianchi.
Nessuno si sarebbe fatto male, se quel giorno a sognare fosse stata anche Caroline.


 



_Lullaby_'s space: Eccomi qua, pronta a beccarmi i pomodori marci in faccia, per aver scritto un pasticcio del genere. Per fortuna - mia - i pomodori non passano attraverso un display. * sospira sollevata *. Quindi, o sporcate il vostro pc o me li tirate mentalmente. Quesa idea mi è venuta ieri notte, quando non riuscivo a prendere sonno.
Ho pensato ad una spilungona, smorfiosa e cattiva che prende in giro la piccola e indifesa Car * fa gli occhi a
cuoricino solo pensando alla tenerezza che le fa questa bimba *.
E Tyler che le pulisce la gonnellina, è davvero una pazzia che non so da dove mi sia uscita fuori.
Per maggiori informazioni....prendetevela anche con Saruxxa che mi ha invitata ad imbrattare questo fandom con la mia nuova...creazione * si prende gioco di sè stessa *.
Dovrei smetterla di scrivere child! su child!, o il mio pc scoppierà e la vostra pazienza si esaurirà.
Approfitto per dire a Bellamy  - se è arrivata sin qui - che ho pensato proprio a lei scrivendo Ty cuoricino.
Recensite, per favore.

_Lullaby_
  
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