Titolo:
Solo un altro bastardo senza cuore
Genere: Introspettivo/ Malinconico
Personaggi: Leslie/OC! New Orleans, Francis/Francia,
Antonio/Spagna, Alfred/USA
Rating: Arancione
Avvertimenti: Incompiuta/Yaoi
Note: Leslie è il mio OC dedicato a New Orleans, potete
trovarlo su Facebook
sotto al nome di Leslie ‘NewOrleans’ Le Noir.
CAPITOLO 1 - SAINT LOUIS CATHEDRAL
Si era svegliato al tramonto, come suo solito, abitudine presa dal suo amico di Rue Royale.
Era bello, Leslie, bello e senza cuore.
Alto, snello, quasi troppo magro, con i capelli castani mossi e legati in un codino, che andavano a ricadere negli occhi dello stesso colore. Pallido, con la pelle talmente diafana da lasciar intravedere il reticolo delle vene.
Giovane e disilluso, diciannove anni appena dimostrati, secoli reali che invece gli pesavano sulle spalle.
Già, quel ragazzo tanto affascinante era una nazione; rappresentava la Lousiana, New Orleans in particolare.
Malizioso, languido, amante del sesso, non amava nessuno oltre a se stesso, e la sua terra. E Kaitlyne, se proprio voleva essere sincero, ma era praticamente sua sorella.
Aveva dimenticato il significato della parola “amore”.
Cos’era, in fondo, se non una parola?
Quando mai qualcuno lo aveva amato? Se lo erano conteso, lo avevano preso e lasciato, venduto e comprato. Antonio e Francis, poi Alfred, avevano giocato al mercante in fiera per ottenere lui.
Francis, l’unico nome che riuscisse a dargli una scossa.
Leslie non amava, era un dato di fatto, ma gli piaceva fare sesso, ed era molto bravo in questo. Non faceva distinzioni tra uomini e donne, per lui contava solo la passione sfrenata del momento.Passava
da un letto all’altro con estrema facilità,
lasciando di sé solo
un’impercettibile traccia. Un istante rubato, una notte di
fuoco…brevi e fugaci
momenti di piacere.
Raramente frequentava le persone con le quali andava a letto. Se lo
faceva, metteva
in chiaro sin da subito che per lui era sesso, e niente più.
Non lo si poteva di certo accusare di essere scorretto, prendeva quello
che
poteva e se ne andava, ma era sempre sincero sulle sue intenzioni.
In molti lo odiavano, ma nessuno poteva fare a meno di restarne
ammaliato.
Leslie stesso si ammirava compiaciuto allo specchio, osservando con
ostentata
meraviglia i particolari riflessi della sua immagine perfetta.
Si amava, e si bastava.
Viveva alla giornata, alzandosi verso le cinque di sera per accogliere
i
turisti nel Quartiere Francese, e staccava alle otto, godendosi poi la
nottata.
Si aggirava tra il Garden District, dove abitava in una splendida villa
francese, e il Vieux Carré, spingendosi immancabilmente nel
quartiere di
Storyville, la zona a luci rosse, e sul lungo fiume.
Poi, dopo la mezzanotte, capitava spesso che si recasse a visitare i
cimiteri.
Per lui erano sempre aperti. Portava i fiori alle persone che avevano
portato
splendore e celebrità alla sua città, e lasciava
sempre qualcosa per le vittime
delle tragedie naturali che troppo spesso si abbattevano su quella
terra.
Durante queste visite, cercava di distrarsi cantando qualche canzone.
Ma finiva
sempre con l’andarsene con l’amaro in bocca.
Incapace di starsene completamente solo, dopo queste visite passava
sempre in
Rue Royale dal suo amico dai lunghi capelli biondi e gli occhi
violetti. In
fondo, tra immortali riuscivano a darsi conforto.
Leslie non aveva paura dei vampiri che si erano stabiliti a New
Orleans, come
non temeva le streghe che continuavano a prosperare, come avevano
sempre fatto
in Louisiana. Non temeva nemmeno gli studiosi del paranormale, per i
quali
aveva anche lavorato per un certo periodo.
Ormai era diventato amico con quelle creature sovrannaturali che si
nutrivano
dei criminali della Down Town, quelle creature ammalianti e immutabili.
Ruotavano tutti intorno al vampiro che era arrivato a New Orleans
nell’ultimo
decennio del 1700.
Si divertiva, con lui. Parlavano a lungo, almeno finché non
giungeva l’alba,
parlavano ma sempre con la malizia comune ad entrambi. E non
c’era notte che
terminasse senza che il vampiro non lo lasciasse nudo nel suo letto,
con il
corpo coperto di morsi che si sarebbero rimarginati nell’arco
di poche ore.
All’alba si chiudeva la porta dell’appartamento
alle spalle, e rientrava
sbadigliando a casa sua, dove avrebbe poi dormito per recuperare le
energie.
O se ne andava su un battello sul Mississippi a sonnecchiare in mezzo
ai
turisti.
Quello che non faceva mai, era fermarsi a pensare. Ricordare,
rimpiangere,
sarebbe stato la fine. Non poteva permettersi di crollare. Non sarebbe
stato da
lui. Non poteva soffrire, se non aveva un cuore.
Il suo cuore lo aveva gettato in pasto agli alligatori dei bayou nel
1803,
quando Francia lo aveva venduto ad America.
Stava
sempre sopra, Leslie, non era mai passivo.
Lo era stato solo un paio di volte con Antonio, ma si era sempre preso
la sua
rivincita.
Solo con Francis, si era lasciato sottomettere. Perché?
Perché ai tempi era
giovane, inesperto. Innamorato. Talmente innamorato che avrebbe
esaudito
qualunque desiderio del francese.
Ma ormai era passato. E il passato, si sa, non ritorna mai
più.
-Non ci credo che tu non sia mai stato innamorato in tutta la tua
vita!- lo
derideva il vampiro biondo.
-Non siamo mica tutti come te, sciocchi sentimentali che perdono la
testa per
il primo giovanotto che passa.-
Il vampiro se ne risentiva, e tirava su un broncio interminabile.
Leslie
lo lasciava sempre in mezzo a una crisi di cattivo
umore, che poi gli aveva causato lui, e si ritirava nella cattedrale di
Saint
Louis, il miglior souvenir che gli avesse lasciato Antonio.
E lì, sebbene la sua religione fosse piuttosto
ingarbugliata, tra divinità
voodoo e santi cristiani, pregava chissà chi, che Francis
continuasse a vivere
felice, lontano da lui.
Poi usciva, facendosi il segno della croce e rivolgendo una preghiera a
Papa
Legba, e tornava ad essere il bastardo senza cuore che tutti
conoscevano.