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Autore: livingfiamme    19/07/2011    2 recensioni
Quel semplice oggetto, però, bastò a riportargli alla mente il motivo per cui lo faceva.
Le masse.
Le lacrime.
La gente, di tutte le età.
Le emozioni che traboccavano da chiunque sapesse ascoltare davvero la sua musica.
Le parole.
Ecco perché lo faceva.
E decise che avrebbe resistito, fino alla fine.
Solo per loro.

Michael Jackson cade dal ponte idraulico.
E cosa si pensa, in situazioni simili?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La refrattarietà è qualcosa che c'inventiamo: quando cioè troviamo qualcosa che potrebbe farci male, o ferirci, d'istinto cerchiamo di proteggerci barricandoci nelle profondità della nostra mente. Così, da fuori, siamo freddi ed estranei a qualsiasi sentimento. Quasi non ci importasse nulla, diventiamo robot, automi, andando avanti per forza d'inerzia. La vita assume l'inquietante nome di esistenza e scorre troppo lenta per essere definita sopportabile. Questo lui lo capì nel suo giorno peggiore, allorché alla fine di una stancante giornata di riabilitazione, gli era stato detto che le cure avrebbero dovuto essere prolungate di un altro paio di mesi.
Era inutile nasconderlo, il suo lavoro gli mancava. Gli mancava tantissimo entrare in studio la mattina, prendere fogli bianchi ed imprimervi sopra note ed emozioni che qualcun altro avrebbe ascoltato. Gli mancava uscire dalla sede di notte fonda per andare a mangiare. Gli mancava anche solo sedersi nella sala di registrazione per cantare, anche s'era stato il primo a lamentarsi di un'esistenza sottovetro quasi fosse una gradevolissima bambola. Gli mancava, soprattutto, il mugghio assordante del palco e tutte quelle luci che affrontava da solo, perché lui era una tigre. Lui era forte, perché nessun altro avrebbe mai avuto il coraggio di rimanere lì anche quando l'onda delle voci si era fatta travolgente - in senso negativo, poi.
Però ora era bloccato lì, per colpa di uno stupidissimo ponte idraulico che non aveva voluto fare il suo lavoro mentre lui stava svolgendo egregiamente il suo, come dimostravano le urla della folla. E dunque era crollato per dieci metri, prima di sbattere la schiena al suolo con un rimbalzo così forte che v'era stato persino il contraccolpo.
Era stato quello, probabilmente, ad avere danneggiato settima e ottava vertebra, e costringerlo ad un riposo forzato che sarebbe durato altri tre mesi.
Per un ballerino come lui, sentirsi dire che aveva rischuiato di spezzarsi in due la schiena era stato shocckante quasi quanto il sollievo quando gli avevano detto che avrebbe recuperato alla perfezione.
Per una superstar come lui, quel congedo temporaneo era quasi un disastro. Sei mesi di lavoro buttati al vento, per una stupida negligenza degli addetti al montaggio. La rabbia lo aveva travolto per pochi istanti, al ricordo.
Guardò fuori dalla finestra. Splendeva il Sole, e scendeva anche una pioggerellina delicata che picchiava sui vetri come mani di una fata. Le gocce si fermavano sul vetro quasi volessero dargli il buongiorno, e poi andavano a morire sull'erba appena tagliata del cortile interno.
Le invidiava. Loro potevano uscire, essere libere, muoversi. Lui era bloccato da un dolore spaventoso ad uno stupido letto ancora per tre mesi.
La riabilitazione, poi, era durissima. Gli esercizi ginnici che svolgeva quotidianamente sarebbero parsi facilissimi e quasi banali al Michael di una volta, ma quello di adesso faticava anche solo al piccolo movimento; e i dottori non gli davano tregua. Non lo facevano riposare, ma lo spronavano ad andare avanti, a completare tutta la sessione, poco importava facesse male. Era per il suo bene, gli dicevano. E allora perché ogni giorno faceva sempre più male? Nulla sembrava cambiare col passare dei mesi...
Volse lo sguardo alla parete di fronte a lui. Gli avevano portato l'ennesimo premio, vinto per ''Miglior performance live'', ironia della sorte.
Quel semplice oggetto, però, bastò a riportargli alla mente il motivo per cui lo faceva.
Le masse.
Le lacrime.
La gente, di tutte le età.
Le emozioni che traboccavano da chiunque sapesse ascoltare davvero la sua musica.
Le parole.
Ecco perché lo faceva.
E decise che avrebbe resistito, fino alla fine.
Solo per loro.
   
 
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