Estate. Quel caldo che soffocava. Lavoro arretrato, esami da preparare. Poteva mai essere quella un’estate? La mente vagava e cercava in qualche modo di simulare fresco, vento, pioggia, temporali. Amava l’estate solo per il mare. Perdersi tra le sue onde, immergersi in quel mondo mai considerato, trascurato.
Era riuscita a raggiungere la spiaggia, solo per poche ore. Il bello di abitare in una località marittima. Giaceva sotto il suo ombrellone. Un cappello di paglia in testa, un succo tra le mani, seduta alla sua comoda sdraio. Perfetta imitazione di una ragazza in vacanza. Peccato che accanto, nella sua borsa, appunti e libri litigavano per uscire, per attirare la sua attenzione.
Li osservò distratta. Sbuffò.
“Cos’hai?” una voce alle sue spalle, la fece sussultare. Era una voce strana, profonda, maschile.
Colta di sorpresa, si
voltò, sollevando gli occhiali da sole
e sfilandoli, pronta ad osservare chi le aveva rivolto parola. Alle sue
spalle,
un giovane ragazzo. Alto, biondo. Un volto spigoloso. Occhi color del
ghiaccio.
Ne rimase affascinata. Tirò un sospiro e prima di aprire
bocca, ingoiò, quasi
ad ingoiare il timore di rivolgere anche lei la parola.
Chi diamine
è? Cosa
vuole? È un maniaco? Al diavolo. È troppo sexy.
“Ci conosciamo?” disse, mordendosi immediatamente un labbro, che sgarbata, poi proseguì “Comunque ehm..stress” concluse la giovane.
Lui le sorrise dolcemente, e le si avvicinò.
I suoi occhi tracciavano i lineamenti del ragazzo, intenti a trovare un qualunque difetto, che ovviamente non v’era.
“Piacere Thomas.” Disse lui, facendosi spazio e accantonando i pensieri di lei.
“Piacere Margot.” Rispose lei cercando di mimare un sorriso.
“Allora Margot, come mai sei stressata?”
“Università, semplice no..”
“Giusto. Sbaglio o sei a disagio? Mai parlato con un estraneo Margot?”
“Ce-certo che si. E no, non sono a disagio. Tu, vacanza?”
“Si, sono qui con amici. Sono di Torino.”
“Strambo nome per un torinese.” Disse lei ammiccando
“In effetti si, sono nato in Inghilterra. Mi sono trasferito qui quando avevo dieci anni.”
Oh!
È anche inglese di
nascita! Sbam! Margot riprenditi!
“Capisco. Cosa studi?” disse ostentando coraggio.
“Per ora non studio più. Sono un avvocato. Già laureato.” Disse lui con tono superbo, e poi sorridendole.
“Bene. Io studio per diventarlo.”
“Ahahah. Strano il destino. Potrei ingaggiarti come affiliata. O socia? Potresti venire con me in Inghilterra. Conto di spostare il mio ufficio lì.”
Il sogno di
una vita. Vivere
in Inghilterra, piazzato davanti agli occhi.
“Non starai mica correndo? Sono cinque minuti che sai il mio nome! E già mi chiedi di trasferirmi con te!”
“Cosa c’è di male? Hai un bel nome. E profumi.”
“Profumo? Di cosa?”
“Di qualcosa che mi piace.”
La ragazza istintivamente corse ad annusarsi un braccio, poi spostò il viso sulle spalle. Niente. Profumava solo di crema solare.
“Ti piace la mia crema solare?” chiese sgranando gli occhi
“No, anzi, anche. Mi piace il tuo sorriso. E il profumo dei tuoi capelli. E mi piace quando sbuffi, sei buffa e tenera.”
Bene.
Inglese, bello
da impazzire, avvocato, le stava facendo più di un avance, e
lei restava lì
come una creatura imbalsamata!
“Ahahah. Il solito humor inglese!”
“Non è humor inglese.” Disse lui, avvicinandosi alla ragazza, scrutandola con quegli occhi ghiaccio, in cui istintivamente lei si perse. “E te lo dimostrerò.”
Prima che la giovane avesse il tempo di controbattere, si era ritrovata tra le sue braccia, lui che correva e la portava in mare. La loro pelle a contatto, si mischiava, vari aromi, creme profumate si confondevano. Non riusciva a non perdersi in quegli occhi. E senza più dibattersi, sconfitta, strinse le braccia intorno al suo collo.
Caddero in acqua. Ci furono schizzi, prese, rincorse. Sorrisi. Quella era estate. E quel piccolo attimo lo dovette ad un inglese sconosciuto.
“Verrai con me?” le chiese ancora una volta lui
“Certo che no. Non sono nemmeno ancora un avvocato. E non ti conosco.”
“Certo che mi conosci. Mi hai sempre aspettato.” Concluse lui con un sorriso sghembo
“Forse sei tu che mi aspettavi. Per ora devo solo ringraziarti per questa prima giornata di vera estate.”
“Fallo allora.”
“Cosa dovrei fare?”
“Ringraziami.”
E prima che potesse pensarci, le sue labbra si ritrovarono contro quelle dell’estraneo. Un bacio salato. Il bacio di un’estate che avrebbero voluto potesse non finire mai.